90: Compagni di avventura
Francesca's Pov
È passata una settimana da quando sono arrivata qui all'ospedale, ma purtroppo, dato che non ho ancora recuperato del tutto, mi terranno qui ancora per qualche tempo. Dopo la botta molto spesso ho le vertigini, in più giro ancora in carrozzina dato che la mia gamba destra è messa un pochino male, ma mi diverto un mondo perché posso scorrazzare per l'ospedale e ho imparato la posizione di alcuni reparti nei quali ho incontrato molti amici a dir poco fantastici.
Lui è dovuto andare via. Beh, penso sia chiaro a chi mi riferisco. Quel giorno, anche se non volevo per non dargli un dispiacere, ho pianto tanto.
Lui mi ha detto che andrà tutto bene, e che se avrò bisogno del suo aiuto lui ci sarà sempre.
Il battaglione Fritzenwalden non mi ha mollata un attimo e ne sono stata felice. Anche Franco, nonostante sia ancora al villaggio con Serena, è stato molto presente.
Fede, Flor, Maya e Nico vengono a turno.
I bambini non possono entrare, purtroppo, ma sono /olto affettuosi anche da lontano ed è meraviglioso... non so se sono mai stata circondata da tanto affetto in vita mia, ma in ogni caso, che sia accaduto o meno, io sono davvero felice.
Giulio non ha il permesso di entrare nella mia stanza. I dottori hanno capito che la sua vicinanza mi provoca attacchi di rabbia che non dovrei avere perché rischio di compromettere la mia salute.
Come già detto, ho incontrato molte persone fantastiche qui in ospedale. Credo sia il caso di presentarli, no?
Rocco: un ragazzino poco più piccolo di me che è stato in coma per ben otto mesi a quanto sembra. Beh, io sono entrata e uscita dal coma per un periodo! Tony: un mio concittadino che viene qui tutti i giorni per sapere come se la passano i suoi amici, e anche se siamo coetanei lui ogni tanto mi chiama: "Picceré!", ovvero: "Piccola" in napoletano. Leo: un ragazzo che sta lottando contro un tumore da un bel pezzo. All'inizio non mi avvicinavo a lui perché mi sembrava un tipo indurito dalle circostanze e ho preferito che fosse lui a fare il primo passo.
Poi c'è Chicco: sembra il tipico teppistello, ma ha un gran cuore. Visto che ha un'altra amica nelle mie stesse condizioni visive, ovvero quella meraviglia che è Flam, una bambina dolcissima, chiama lei con un soprannome particolare e per quanto riguarda me dice sempre: "A Francé!", per farsi riconoscere. E infine c'è Beatrice, che è in uno stato di coma profondo a causa di un incidente in moto che ha portato qui anche Chicco.
Inoltre ho conosciuto anche Carmine, il bambino che è stato accanto a me durante tutto il periodo del coma. Lui sta facendo riabilitazione e per la maggior parte del tempo è in carrozzina.
Dato che non è ancora orario di visita ma ho la possibilità di uscire dalla stanza decido di andare a fare un saluto ai ragazzi. Faccio un piccolo balzo ed approdo sulla carrozzina per poi dirigermi a spron battuto verso la porta. Vado alla zona degli ascensori, entro nell'abitacolo e clicco il tasto con scritto il numero 2. Visto che non ci sono i numeri in Braille ho dovuto sfruttare la mia memoria.
Quando le porte si aprono corro fuori e vado in una sala adibita agli incontri con i ragazzi, nata da poco, immagino.
"EHI!" chiamo.
Subito un Rocco elettrizzato mi corre incontro e mi saluta con un abbraccio. Quel meraviglioso ragazzino è davvero l'amore!
"Ehi Francy!" dice, facendomi quasi cadere. "Un giorno mi spiegherai come fai ad arrivare fin qui da sola, vero?"
"Meeemoriaaa!" rispondo toccandomi la testa, ma lo faccio in modo che sia anche udibile. So per certo che anche Flam è qui. Infatti qualche secondo dopo mi raggiunge e mi travolge con un abbraccio caloroso.
"Ehi! Come stai, Meraviglia?" le chiedo ridendo.
"Abbastanza bene, grazie!" mi risponde lei.
D'istinto tocco il suo viso per sentirla sorridere anche con le mani e il suo sorriso si allarga.
Tempo qkalche secondo e mi sento toccare la spalla sinistra da delle dita infuocate. Non ho bisogno che parli per riconoscerlo: è l'unico che mi saluta così.
"A Francé!" mi dice per confermare la mia ipotesi.
"'O Chì!" dico di rimando.
Ogni tanto il muro che m'impedisce di parlare in napoletano sembra dissolversi, poi ritorna, più prevaricatore di prima.
"Quando ti toglieranno questa cosa?" chiede toccando un "bracciolo" della mia carrozzina.
"Se qualcuno mi vuole bene me la tolgono domani" rispondo con un sorriso.
"Vuoi vedere una cosa?" chiede Leo, che fino ad ora non ha spiccicato parola.
"E me lo domandi? Con piacere!" rispondo.
Leo si posiziona dietro di me e spinge la carrozzina. Forse lo fa per condurmi ad un posto che non conosco.
Arriviamo davanti ad un armadietto, lo so perché lui mi ha detto di tenere almeno una mano avanti.
"Aprilo!" dice.
"Come?" chiedo.
"Hai sentito bene! Aprilo!"
"Va bene" dico, poi mi sposto un po' all'indietro e apro l'armadietto. Inizio a tastare finché non mi accorgo di uno strumento musicale e un oggetto di forma circolare. Una chitarra acustica con tanto di plettro e una custodia!
"Ti piace il regalino Francy?" chiede Rocco.
"Se mi piace? È un sogno!" esclamo felice, percorrendo con le mani ogni centimetro di quella chitarra e giocherellando con il plettro.
Improvvisamente, però, ricordo un particolare.
"Ma... io non la so suonare."
"E dov'è il problema, Francesca? Te lo insegno io!" mi dice Leo.
"Dici davvero?"
"Quant'è vero che ne ho le tasche piene di stare in questo post!!" risponde Leo, facendomi ridere.
"Okay, okay, okay, ti credo!"
Tutti scoppiano in una risata generale.
"Ragazzi... e Bea?" chiedo.
"Vieni che ti porto da lei." dice Rocco posizionandosi al posto di Leo che, intanto, sta portando il mio regalo nella mia stanza.
Entriamo nella stanza ed io mi avvicino al letto e vi metto il palmo, alla ricerca della mano della ragazza.
"Cosa dicono i medici?" chiedo, naturalmente a bassa voce.
"Dicono che c'è stato qualche miglioramento... ma non sanno se si sveglierà o meno... dicono che non ne sono ancora sicuri." risponde Rocco.
"Speriamo! Ehi Beatrice... ti ricordi di me?"
Naturalmente non mi aspetto una risposta da lei.
"Sono Francesca e qui con me c'è Rocco" le dico.
Sento la mano di Beatrice stringere leggermente la mia.
"Bea, io so che puoi farcela!" le dico. "E se vuoi tornare nel mondo... continua a lottare, io sono sicura che tu ti riprenderai!"
Rocco si mette al mio fianco e mi stringe a sé.
È tanto dolce questo ragazzo!
"Rocco, puoi chiamare la dottoressa che si occupa di lei, per favore? Hai visto che Bea mi ha stretto la mano, non è vero?"
"Sì, l'ho vista! Vado a chiamare la dottoressa, tu resta con Bea!"
Sento Rocco uscire dalla stanza e mi sistemo meglio accanto al letto di Beatrice.
"Dai, Bea! Se sei riuscita a stringere la mia mano io credo che tu possa anche svegliarti, no?"
"Eccoci Fra!" mi avvisa Rocco entrando nella stanza insieme alla dottoressa.
"Cos'è successo?" mi chiede lei.
"Ecco... io ero venuta a vedere come stava Beatrice, le ho parlato e... mi ha stretto la mano!" rispondo.
Retrocedo un po' e la dottoressa si mette accanto al letto sul quale è sdraiata Beatrice. Aspetto qualche istante, poi la sento sospirare e non so se sia un gesto di frustrazione o una cosa positiva, ma il mio istinto mi suggerisce che la prima è la causa più probabile di questo tipo di sospiro.
"Ragazzi... non so cosa dirvi."
Questa risposta non me la sarei mai aspettata.
"In che senso?"
"Nel senso che il fatto che Beatrice si sia mossa può essere un buon segno, ma non è una cosa troppo scontata dato il movimento minimo. La ragazza potrebbe ancora incorrere nel rischio di non svegliarsi più."
"Ah... capisco" dico, spostando la carrozzina a destra e dando un bacio sulla fronte a Beatrice. "Ci vediamo, Bea!"
Ricordo che a quest'ora Leo ha da fare una terapia della quale non ricordo il nome.
"Sai se Leo ha già finito?" chiedo rivolta a Rocco.
"Non lo so, ma ultimamente dopo la terapia non è consigliabile andare da lui... diventa molto irritabile se lo si prende in questi momenti!"
"Ah, d'accordo" dico lasciando la stanza.
Usciamo dalla stanza di Bea ed io cammino al fianco di Rocco.
Improvvisamente sento un suono di pugni battuti contro qualcosa e mi dirigo verso la camera di Leo.
Apro la porta e lui sbatte i pugni contro la parete. Giro le ruote più in fretta e mi trovo proprio alle sue spalle.
"Leo, smettila! Così ti farai solo del male!" dico fermandolo.
Lui si volta e sento il suo sguardo bruciare su di me.
"Che ci fai qui Francesca?" mi chiede freddo.
"Ho sentito dei colpi e volevo sapere come stavi" rispondo.
"VOLEVI SAPERE COME STO? BEH, STO MALE, VA BENE? ORA PUOI ANCHE ANDARTENE E LASCIARMI DA SOLO!" grida.
"Leo... io non sono venuta per semplice curiosità." dico in un sussurro.
"Raccontala a qualcun'altro!" risponde secco.
"VA BENE! SE TI FA TANTO PIACERE CONTINUA A PRENDERE A PUGNI IL MURO, RIEMPITI DI FERITE, RITROVATI IN QUEL LETTO! TI LASCIO AL TUO AUTOLESIONISMO!" urlo furiosa.
Esco immediatamente da quella stanza e mi volto solo per sbattere la porta. Ci mancava soltanto lui al quadretto delle persone che non fanno altro che farmi star male!
"Ehi!" dice una voce familiare.
"Tony!" sussurro voltandomi nella sua direzione e fermando la mia carrozzina a pochissima distanza da lui.
"Picceré!" mi dice abbracciandomi.
"Ancora con questa storia della piccola? Guarda che abbiamo soltanto qualche mese... di differenza!"
La mia voce si spezza improvvisamente.
Sento le braccia di Tony cingere per quanto possibile la mia vita e lui mi abbraccia forte, fino a prendermi in braccio. Lui prima, per quanto ne so, usava le stampelle.
"Cos'è successo Francesca?" mi chiede premuroso.
"N-niente... io non..." gli dico a bassa voce.
"Hai litigato con Leo?" chiede.
"Ecco... io..."
"Fra!" sussurra Tony facendomi sedere di nuovo sulla sedia. "Vuoi dirmi che ti è successo?"
"È che... l-lui era furioso per non so quale motivo... e... e stava prendendo a pugni una parete... Io... io sono entrata nella stanza e l'ho bloccato... ma lui... lui ha iniziato a gridarmi contro" spiego con voce tremante.
"Dai, non te la prendere." dice Tony. "Lui è in un momento difficile, anche se non è un modo per giustificarlo... È solo che ne ha passate tante e ultimamente si arrabbia molto spesso per colpa di queste visite continue."
"Va bene, ma... ma io ti giuro che non sono andata a vedere per curiosità o per compassione" dico tra le lacrime.
"Lo so, lo so!"
"Tu sì, ma forse lui no..."
"No, lui è solo nervoso per via delle visite... quando si prova rabbia a volte si dicono cose che nemmeno si pensano, stai tranquilla."
"Forse... ma... ma non..." dico sottovoce, sentendo la testa girare.
È anche per questo che mi tengono sulla carrozzina, per non farmi cadere in mezzo ad un corridoio.
"Francesca mi senti?" chiede Tony schioccando le dita davanti a me, per il suono più che altro.
"Sì... sì, ti sento... però... mi gira tutto!"
Tony si affretta a mettersi alle mie spalle, mi tiene ancorata alla carrozzina e contemporaneamente la spinge per non farmi muovere. Entriamo in ascensore e poi di filato per la mia stanza. Lui mi prende di nuovo in braccio e mi fa sdraiare sul mio letto.
"Okay, ci siamo." mi dice.
Cerco di stare calma il più possibile, ma mi sembra davvero un'impresa paragonabile alle 12 fatiche di Ercole, (e non è poco!)
"Okay... adesso cerca di stare calma, il più calma possibile" mi dice Tony.
Provo a fare quello che lui mi ha appena consigliato, ma mi sembra molto difficile.
Tony mi tiene le mani, per impedirmi di agitarmi e sbattere la testa contro la carrozzina.
Mi riappare davanti la scena di quel lontano giorno: quella in cui Samuele lanciava in aria il mio bastone.
È un ricordo che non riesco a sopportare, per cui inizio a sentire la voce del mio amico allontanarsi, ma lui non si sta muovendo! Tempo qualche secondo e svengo.
Tony's Pov
"FRANCESCA! FRANCESCA! OH MALEDIZIONE, FRANCESCA, DI' QUALCOSA!" La mia agitazione, giunta alle stelle, mi porta a gridarle di parlare, ma temo che ora lei non possa sentirmi.
"Oh mio Dio tesoro, parlami!" le dico scuotendola dolcemente.
Sento la porta aprirsi, mi volto e vedo Leo sulla porta della stanza.
"Fra... Tony!"
"LEO, NON STARTENE LÌ IMPARATO, VAI A CERCARE AIUTO!" grido.
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