81: Con loro sto bene
Francesca's Pov
Facendo una fatica immane riesco a raccontargli quello che mi è successo, e anche se non ho la possibilità di vederlo sono sicura che abbia serrato i pugni nell'aria, come se si stesse trattenendo dal picchiare qualcuno: Samuele, per esempio.
"Nico... adesso io non riesco a prendere questo tra le mani" dico indicando il sacchetto di tela contenente il mio bastoncino bianco. "È... è come se tenerlo tra le mani mi riportasse indietro nel tempo, capisci?"
"Infatti quando te l'ho dato ti tremava la mano come se stessi per sentirti male." mi dice.
"Santo cielo Nico... avrebbe potuto colpire qualcuno!" dico.
Lui si avvicina e mi mette le mani sulle spalle. Tremo e cerco in tutti i modi di non piangere... beh, niente da fare!
"Ehi!" lo sento girarmi intorno e cingere il mio corpo con le braccia. Sento gli occhi farmi sempre più male finché non scoppio di nuovo in lacrime, davanti a lui. I miei occhi mi potrebbero denunciare per sfruttamento se fossero delle persone che lavorano per me!
"Sfogati." dice con tono dolce.
Gli do ascolto, tiro fuori tutto il dolore, tutta la rabbia che ho provato nel momento in cui loro mi hanno lasciata lì, su quel marciapiede, con la paura che il lancio di quell'oggetto che non doveva servire a fare del male avesse potuto provocare danni seri a qualcuno che magari si trovava a passare per caso per quella strada. È stato frustrante non riuscire a muovermi da quel marciapiede.
"Nicolas... non c'era... sangue a terra, vero?"
"Tranquilla, ti posso assicurare che nessuno si è fatto male, fidati!"
Mi sento meglio a quella rivelazione, ma con quel gesto Samuele e Giuditta hanno distrutto il mio mondo. Ora non ho più la forza di recuperare il mio occhio a rotelle, non ne ho più la forza!
"Povera amica mia! Mi... mi dispiace tanto!"
"N-non... non ti preoccupare."
"E come faccio? Non ti accorgi di come stai? Sei bianca come u-un fantasma e ti reggi in piedi a stento."
Continuo ad abbracciarlo e cerco di sorridergli, anche se a dire il vero ora come ora è molto più difficile di quanto sembri. Io sto bene con me stessa... beh, a dire il vero stavo bene con me stessa fino a un'ora fa, poi i fratellini idioti hanno distrutto tutto!
Il mio mondo è crollato, finito in mille pezzi, e chissà se riuscirò mai a ricostruirlo, a ritornare quella Francesca che fa tutto da sola e che cerca di aiutare gli altri? Chissà se riuscirò a rialzarmi anche dopo questa "bella" trovata?
"Rilassati, non ti preoccupare" dice dolcemente Nicolas. "Non sei il tipo che sopporta troppo a lungo certe situazioni."
"Nico... Tu lo dici perché non mi conosci bene..." gli dico, ritornando con la mente ai tempi dell'asilo.
"Cosa vuoi dire Francesca?" mi chiede Nico.
"Nicolas, io... n-non vorrei... parlare di... di questa cosa."
"Va bene, va bene" mi dice con calma. "Ti va di andare a fare un giro? Magari ti distrai un po'."
"Grazie, però io... io non posso camminare da sola senza il mio..." sussurro.
"Beh? Dov'è il problema?" dice lui. "Io posso camminare davanti a te e tu mi tocchi ogni tanto e non ti perdi... va bene?"
"Lo facevo prima con mia madre, lo sai?"
"Allora sei già allenata! Dai, vieni" mi dice.
Dopo essere usciti io chiudo a chiave la porta, poi prendiamo l'ascensore e iniziamo a camminare. Io sono dietro Nicolas ed ogni tanto lo tocco.
"Sei brava!" mi dice sorridendo e prendendomi il braccio destro.
"Perché sorridi in quel modo?"
"Senti, mi vuoi spiegare come fai a sapere che sto sorridendo? Non solo per gli occhi, anche perché sei dietro di me!"
"Ti ascolto" rispondo.
"Ma ti ho già fatto la domanda!"
"Ti ascolto nel senso che ti sento sorridere" cerco di spiegarmi meglio.
"Ah, ecco!" dice lui continuando a sorridere e a camminare davanti a me.
Arriviamo ad un parco. Lo capisco dalle voci allegre dei bambini che corrono e dal rumore delle catene delle altalene che si muovono avanti e indietro, provocando anche un piacevole venticello. Amo i parchi e sono sicura che Nico se ne sia accorto.
"Vuoi sederti?" chiede risvegliandomi dai miei pensieri.
"E dove, scusa?" chiedo.
"Davanti a noi c'è una panchina all'ombra." mi dice. "Vieni?"
"Va bene, vengo subito" rispondo seguendolo. "Tu però parlami, altrimenti se non ti tocco ti perdo!"
"Tranquilla" mi dice. "Vieni sempre dritta!"
"Okay" dico continuando a camminare finché non tocco una panchina con le ginocchia.
"Intendevi questa?"
"Sì, è quella di fronte a te."
"Ma tu... ora sei dietro di me?"
"Sì, infatti mi sto chiedendo come tu abbia fatto a passarmi davanti!"
"Veramente non so dirti come ho fatto." spiego.
"Oh, wow!"
Ci sediamo sulla panchina e restiamo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.
All'improvviso sento una voce femminile che ci chiama.
"EHI RAGAZZI!" urla contenta la piccola Roberta.
OH MIO DIO, COME L'HO CHIAMATA?
"ROBYYYY CIAO!" le dico dirigendomi verso di lei che mi salta al collo e mi abbraccia forte.
"Come mai qui?"
"Niente, stavamo facendo una passeggiata" risponde Nico.
"Allora perché non ci andiamo tutti insieme?" propone Thomas.
"Wow! Sarebbe bellissimo!" gli dico.
"Bene! Allora dai, andiamo!" propone Flor. "Che ne diresti di venire con me, Francesca?"
"Direi che mi va benissimo sig... Flor." dico ricordando la mia promessa.
"Oh, benissimo! Dai, vieni!" mi dice prendendo la mia mano. "Che ne direste di camminare due a due?"
Che carina! Lo fa per farmi sentire uguale agli altri... credo!
"Grazie Flor!"
"Per che cosa?"
"Per questa cosa del tenerci per mano, io... Ti ringrazio!"
"Tesoro, tu sei come gli altri, non sei mica un'aliena!" dice dolcemente lei.
Continuiamo a camminare e ridiamo come dei pazzi. È bello stare con loro.
"Ragazzi... lo so, sembrerò infantile, ma... potete spingermi sull'altalena?" chiede Roberta.
"Non sei infantile! Posso spingerti io?" le chiedo.
"Perché no?" mi risponde lei, (anche se sembra una domanda.)
Roberta mi prende per mano e mi porta dietro un'altalena. Io le tengo ferma l'altalena e lei si arrampica su di essa.
"Pronta?" le chiedo.
"Pronta!"
Inizio ad andare avanti e indietro spingendo l'altalena di Roberta che ha le mani proprio sopra le mie. La sento ridere e rido con lei.
"Sei fantastica lo sai?" dice Thomas.
"Come vedete... anche una come me può spingere un'altalena!" dico scherzando.
"Cavolo, non ho mai pensato che ti sentissi a disagio."
"Ma no Nico, scherzavo" dico.
"Sei stanca?" chiede Roberta.
"Un po', però mi sto divertendo un mondo!" rispondo senza smettere di ridere.
"Francesca. Ma tu... non avevi un oggetto per muoverti?" mi chiede Thomas.
"R-Roberta, ti dispiacerebbe fare da sola?" chiedo esitante.
"Tranquilla, ci penso io." dice la bambina.
"Grazie tesoro" dico con calma, staccandomi dall'altalena.
Inizio a camminare con le mani avanti e mi nascondo dietro un albero.
Dei brividi scuotono tutto il mio corpo, brividi così violenti da gettarmi a terra, brividi che non lasciano scampo. Inizio a sentire un forte bruciore agli occhi che si riempiono di lacrime nel giro di pochi secondi. Sento delle dita sfiorare le mie spalle e riconosco le mani di una donna.
"Tesoro! Ehi!"
Mi volto e mi getto tra le braccia di Flor in cerca di conforto.
"Ehi! Cosa ti è preso?" chiede lei dolcemente.
"No... niente."
"Se non ne vuoi parlare va bene Francesca, ma non dire che non hai niente perché ti ferirai di più."
"Ecco... io..."
"Preferisci che parli io?" mi chiede Nicolas.
"Sì... se non ti dispiace. Io non ci riesco."
"Okay. Venite, venite più vicini..." dice, poi inizia a raccontare tutto quello che mi è successo.
"Santo cielo... ma questo tizio è... è..." dice Martin.
Sento altre due braccia cingere le mie spalle e volto la testa di scatto.
"Perdonami, non lo sapevo" dice Thomas.
"Ehi... non ti preoccupare, non è successo niente." provo a rassicurarlo. "Come vedi io sono qui e sto bene... e poi tu non hai colpa."
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