78: Febbre ed esercizi di lettura
Serena's Pov
Io e Francesca stiamo tornando a casa, questa volta senza contatto fisico, quando io le chiedo: "Tu hai un idolo?"
"Più di uno" mi risponde lei. "Francesca Michielin e Louis Braille, se intendi persone famose!"
"Louis... chi?"
"Louis Braille, per l'appunto l'inventore del Braille."
"Io non conosco la sua storia."
"Vuoi che te la racconti?" chiede.
"Magari!"
"Allora andiamo al parco, ci sediamo su una panchina e ti spiego tutto là" dice con calma.
Arriviamo ad un parco, cerchiamo una panchina e una volta trovata ci sediamo.
"Allora?" chiedo.
"Allora: Louis Braille veniva da una famiglia povera. Il padre fabbricava selle per cavalli e Louis lo guardava mentre lavorava.
Un giorno in cui il padre aveva lasciato il laboratorio Louis provò ad usare un punteruolo e... beh... si fece male ad un occhio... e s'infettò anche l'altro, quindi lui... beh, hai capito! Una volta cresciuto Louis diceva che si annoiava a scuola, perché non poteva leggere, quindi il padre, con il materiale per le selle, gli fabbricò le lettere in nero.
Una nobildonna s'interessò alla sua istruzione, quindi gli pagò gli studi in un collegio che in teoria avrebbe dovuto formare i ragazzi come lui (e come noi) ma in realtà il direttore li sfruttava, anche se il suo vice non era affatto d'accordo. Una sera Louis andò a visitare la biblioteca che tanto agognava e scoprì che c'erano soltanto tre libri. Fu scoperto dal direttore, gli disse tutto e... beh, fu rimandato a lavorare. Poi nella sua scuola arrivò un generale che presentò un metodo di scrittura a puntini e Louis ebbe il compito di collaudarlo.
Quando parlò di un difetto del metodo, però, quel generale antipatico se ne fregò altamente e, almeno dal film che ho visto, disse: "A cosa servono a quelli come voi i numeri e i simboli ortografici? Ringraziate di poter leggere"!"
"CHE COSA?"
"Anch'io ho mentalmente reagito così."
"Ahahah scusami Fra, continua" dico ridendo.
"Beh... Louis tornò a casa per un po' e mise a punto un metodo alternativo di scrittura con un punteruolo. È la dimostrazione del detto: "Non tutto il male viene per nuocere." Incredibile, no?"
"Sì, in effetti..."
"Quel metodo fu collaudato, ma il direttoro non lo accettava e bruciò tutte le trascrizioni di Louis. Non ti cito le sue parole perché t'infurieresti e non è il caso."
"Ahahah, okay!"
"Beh, comunque... il sistema del generale e quello di Louis furono confrontati perché la nobildonna di prima voleva che il collegio accettasse il metodo di Louis, ma il direttore disse che solo se avesse vinto una competizione con quello del generale sarebbe stato accettato. Beh, alla fine vinse Louis ed io ne sono contenta!"
"Lo sei perché anche tu puoi leggere, vero?"
"Sì, vero! Sai, non mi piace molto la lettura con le voci robotiche... non provo nulla con questo metodo!"
"Ah, ho capito. Sai, ho voglia di imparare a leggere come te" le dico.
"Ma tu sai già leggere, ti basta solo un po' di pratica!"
"Okay, ma come faccio? Non ho libri in Braille a casa" le riferisco.
"Allora andiamo un attimo a casa mia, ti prendo un libro, anzi, qualche libro. Partiamo dai più semplici, quelli con le lettere e i righi separati, fino ad arrivare ai più complessi... quelli con le righe attaccate. Cosa ne dici?"
"Lo faresti sul serio?" chiedo.
"Naturalmente!"
"Ah, grazie!" dico saltandole al collo e dandole quasi la rotellina del bastone su di un ginocchio.
"Ehi, piano!" mi dice ridendo.
Andiamo a casa sua e lei mi dice: "Puoi anche chiudere quello se vuoi!"
Capisco a cosa si riferisce e lo chiudo.
"Adesso vado a cercarti dei libri, tu mettiti comoda!"
Mi metto seduta sul divano-letto di casa sua quando qualcosa mi cade addosso.
Afferro quel qualcosa, ma appena capisco di che si tratta lo lancio lontano e inizio ad urlare.
"NOOOOOOOOOO!"
"Serena!" sento la voce allarmata di Francesca mentre lei fa cadere dei libri e corre ad aiutarmi. "Serena! Ehi!"
"F-Francesca."
"Cosa succede?"
"Per piacere... p-portalo via!"
"Cosa?"
"Q-quel pupazzo che è... è sul pavimento!"
"Va bene, ora lo prendo e lo porto via, tu cerca di stare calma."
Mi dà un bacio sulla guancia per rassicurarmi e si allontana.
Esce dalla stanza e subito dopo la sento aprire un cassetto, credo del comò, per poi richiuderlo.
"Tranquilla, va tutto bene." mi dice per poi sedermisi affianco. "L'ho portato via, sta tranquilla."
"Grazie." dico.
"Non dirlo, non serve. Ascolta Serena: non te l'avrei mai lasciato sapendo che hai paura."
"Ma... cosa ci faceva là?"
"I miei amano i pupazzi, per questo era là. È che io l'avevo dimenticato, cioè, avevo dimenticato che il pupazzo fosse proprio lì. Mi dispiace."
"Non importa... dico davvero."
"Vuoi che vada a prendere quei libri di cui ti stavo parlando?"
"Okay, grazie."
Si alza e mi stringe la mano.
"Tranquilla, va tutto bene." mi dice con calma.
Mi prende quei libri.
Pochi minuti dopo sentiamo suonare il citofono, Francesca mi dice che è mia sorella e che è venuta a prendermi.
Inizio a leggere il libro più piccolo, (nonché il più semplice), già da dentro l'auto, in silenzio, poi, una volta arrivata a casa, mi chiudo in camera mia e leggo ad alta voce.
Passate un paio d'ore decido di fermarmi e chiamare Ginevra. Lei è stata molto gentile con me fin da subito e ho voglia di parlare un po' con lei.
Il cellulare squilla a vuoto un paio di volte, poi mi risponde una voce stanca.
"Pronto?"
"Ehi, Ginevra, sono io, Serena... ma che cos'hai, non ti senti bene?"
"Non lo so... Credo di essere soltanto un po' raffreddata..."
Ginevra's Pov
Raffreddata? Non lo so... non credo che si tratti solo di un raffreddore. Ho freddo e ho un cerchio alla testa da stamattina.
"Non so se sia solo un raffreddore, controllati la temperatura e se hai la febbre resta a letto, è un consiglio da amica!"
"Grazie Sery!"
"Figurati."
"Ho saputo che ti stai esercitando con la lettura." le dico.
"È vero. Da quando Francy mi ha raccontato la storia dell'inventore del Braille mi è venuta una gran voglia di imparare a leggerlo." dice.
C'è qualche attimo di silenzio, poi lei dice: "Riposati, mi raccomando!"
Chiudo la chiamata dopo averla salutata, poi torno a sdraiarmi.
Sento bussare alla porta e dico un debole: "Avanti!"
"Ginevra! Che cosa c'è, non stai bene?" mi chiede Giorgio.
"Non mi sento granché bene." gli rispondo.
Chiudo gli occhi per il mal di testa e sento Giorgio sedersi sul letto, accanto a me.
"Dai, vediamo."
Mi sposta i capelli dal viso e mi posa una mano fresca sulla fronte. Accidenti, se lo sapesse Francesca... me la troverei per terra, svenuta!
"Hai un'emicrania?" mi chiede.
"Sì... perché?"
"Scotti. Secondo me hai la febbre" mi dice dolcemente.
"Dovrei avere un termometro in quel cofanetto verde." gli dico indicando il comodino.
"Ah, eccolo! Dai, vediamo se hai la febbre."
Infilo il termometro dopo aver premuto il pulsante e aspetto il beep.
Arriva il momento fatidico e lui dice: "Andiamo bene!"
"Che succede?"
"38 e mezzo..."
"Giorgio... non preoccuparti per me... Vai dai ragazzi che, sono sicura, ti staranno aspettando!"
"Eh no! Io preferisco stare qui, con la mia malata preferita! Dico agli altri che stasera non sarò disponibile e mi fermo qui..."
"Giorgio..."
"Ginevra, sei febbricitante, non mi sembra il caso che resti qui tutta sola!"
"Non hai idea di chi e cosa mi ricordi!"
"Oh, sì che lo so, invece! Tu stai pensando a Francy e Daniel, vero?"
"In effetti..."
"Lo vedi che ho ragione?" ride.
"Ahahah scemo!"
Vorrei baciarlo, ma ho paura di contagiarlo. Lui mi precede, sorridendo contro le mie labbra.
"Non m'importa. Contagiami, mi sta benissimo!"
"Sei sicuro?"
"Aspetta... com'è che diceva Dan quando doveva interpretare un attore suonato?"
Oddio Francyyy meno male che non sei presente altrimenti i ricordi ti farebbero diventare la faccia color porpora, e non per la febbre!
"No, non c'è bisogno! Se sei convinto per me va bene! Anche se spero che la mia febbre non sia contagiosa!"
Lui mi bacia, ma si ritrae di scatto.
"Ahi! Mi hai bruciato le labbra!"
"Non l'ho fatto apposta!" dico.
"Lo so, è la febbre che ti fa diventare la pelle bollente!"
"Sei... sicuro di voler restare qui... con me?"
"Sicuro come è sicuro che mi chiamo Giorgio De Martino e vivo a Palermo, nonostante io e te facciamo avanti e indietro da là a Napoli!"
"Wow, un grande giuramento!" dico sorridendo.
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