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75: Sorprese per Serena [parte 1]

Serena's Pov
È passata una settimana dal giorno in cui ho scoperto di non avere più la possibilità di vedere. In tutto questo tempo tutti coloro che mi vogliono bene mi sono stati molto vicino, ma senza soffocarmi. È stato un sollievo sapere che mi vogliono bene nonostante tutto quello che è successo. In particolar modo Francesca, che mi ha portata, come promesso, tutti i giorni a fare un giro in cortile. Sono tanto felice di avere una cognata buona come lei. È la mia guida in quest'avventura.
Diana mi aiuta a mettere tutte le mie cose nel borsone e mi dà i miei vestiti. Avevo paura di non poterlo fare da sola, ma se ci riesce Francesca che è praticamente una "veterana" forse posso farcela anch'io.
"Sei pronta tesoro?" chiede.
"Sì... Dì, per caso c'è qualcosa davanti a me?"
"C'è il tuo letto e andando a sinistra trovi il comodino." mi risponde lei.
Piego un po' le ginocchia e percorro il bordo del letto, aiutandomi con le mani. Ho sempre un po' di paura quando cammino da sola, ma non ne ho se cammino con qualcuno che sta meglio di me, come direbbe Francesca, o proprio con lei.
Quando camminiamo insieme mi sento sicura, anche se lei è nella mia stessa situazione. Forse è per il fatto che la sua gentilezza, il suo approccio con gli altri e la sua disponibilità metterebbero a proprio agio anche un alieno.
Sento bussare alla porta e dico un timido: "Avanti!"
"Ehi, Sery!"
Parli dell'angelo e spuntano le ali.
Lo so, il proverbio dice un'altra cosa, ma per me lei è un angelo, il mio angelo che mi sta risollevando, un po' alla volta.
"Francy!" dico quando lei mi viene vicina e mi abbraccia, capendo che per ora ho paura di camminare in posti che non conosco.
"Serena, che ne dici se ti porto io fuori di qui? C'è anche Diana, e lei può guardare. Ti va?" chiede.
"Posso appoggiarmi a te come l'altra volta? Ho un po' paura di camminare da sola, capisci? Non ci sono abituata."
"Sery, non c'è bisogno che mi spieghi nulla, sono qui apposta! Ti staccherai da me o da chiunque quando sarai pronta per farlo, va bene?"
Faccio un cenno d'assenso, poi mi accorgo della gaffe che ho fatto e lei mette una mano sulla mia testa.
"Era questo che stavi facendo?"
Annuisco nuovamente visto che lei non ha ancora spostato la mano.
"Accidenti, scusa." le dico.
"Mi è capitato di peggio, tranquilla." dice lei staccandosi dall'abbraccio e voltandosi di spalle in modo che io possa appoggiarmi ad esse.
"Come hai fatto a saperlo?"
"L'ho intuito a dire il vero... dato che tu non parlavi e il più delle volte mi rispondi verbalmente ho pensato che avessi dimenticato quel piccolo particolare!" mi risponde mentre apre quello che lei definisce il suo "occhio a rotelle", ovvero il bastone. Credo che l'abbia tirato fuori da questo sacchetto di tela che ha sulle spalle dato che ritengo improbabile che l'abbia tenuto in mano tutto il tempo visto che quando mi ha abbracciata non lo aveva con sé.
Lei non parla, cammina lentamente per non rischiare di farmi disorientare e so che davanti a noi c'è Diana la quale in caso di necessità ci guida.
"Di solito cammini più spedita" le dico timidamente.
"Non vorrei mai che ti sfuggisse la presa dalle mie spalle" risponde tranquilla, "so che non sei abituata e che hai paura, per questo lo sto facendo."
"Sei empatica!"
Confermo per la millesima volta la mia ipotesi.
Lei ha un passo sostenuto ed io la seguo tranquilla.
All'improvviso mi accorgo del fatto che Francesca sta scendendo uno scalino e la seguo. Non ho paura, anche se lei, come me, non può vedere nel modo canonico.
"Francesca, il cancello!" dice Diana, e lei si ferma.
Diana apre il cancello, credo premendo un pulsante, e passiamo oltre.
Sento un battito di mani e il cuore di Francesca aumentare i suoi battiti. Credo che abbia riconosciuto chiunque sia davanti a noi, altrimenti perché avrebbe avuto una reazione simile?
"Sei Dan, vero?" chiede.
"Sì, piccola." risponde lui, ma il suo tono non sembra sorpreso.
Come ha fatto a capire chi era?
Eppure lui ha battuto le mani, nient'altro!
"Ogni individuo ha un diverso battito di mani, anche se non li si può descrivere" dice capendo che sono sorpresa. "E poi abbiamo trovato un accordo, perché volevo sperimentare la mia memoria. Lui ha battuto due volte, con un ritmo veloce, e ognuno degli altri batte le mani un certo numero di volte o con un certo ritmo."
Un altro battito di mani mi fa sussultare. Sono quattro. Due battiti veloci, una pausa e poi altri due battiti, sempre veloci.
Francesca si volta verso di me, staccando la mia mano daLa sua spalla destra e sussurra: "Franco."
Sento il cuore fare un balzo al suono del nome del ragazzo biondo. Sorrido leggermente e lei se ne accorge, infatti mi stringe la mano.
"Vuoi andare da lui?" mi chiede dolcemente.
"E se incontrassi ostacoli?"
"Ti accompagno io, tanto ricordo dove si trova. Vieni!"
Mi porta da lui e mi fa togliere le mani dalle sue spalle solo quando io sono accanto a Franco.
"Principessa!" mi saluta lui prendendomi per mano e facendomi voltare verso di lui. Le sue labbra sfiorano le mie, passando poi alle guance e alla fronte. Infine mi lascia dei baci intorno agli occhi e sulle palpebre, senza mai staccare completamente la sua bocca dalla mia pelle.
"Riesci a respirare così?"
"Non ci riuscirei se non facessi questo" mi risponde lui. "Tu sei il mio ossigeno!"
Arrossisco violentemente alle sue parole.
"Serena... io vorrei portarti in un posto." mi dice.
"Davvero? E dove?"
"Sulla spiaggia, ma ho solo la moto" mi risponde lui.
"Franco... non mi piace la velocità. L'ultima volta per correre ho perso la vista."
"Sery, ti giuro che non correrò come un folle."
"Franco... non è il momento" m'irrigidisco.
"Serena, lo sai che non puoi scappare dalle tue paure!" dice Franco.
Mi stacco dalla sua presa con forza e corro in una direzione a caso, inciampando e cadendo miseramente.
Lui mi afferra per un braccio e io mi stacco da quella presa in maniera brusca.
"Preferisco cadere cha farmi aiutare da te dopo quello che hai detto!" dico furiosa.
"Serena, io..."
Lo sento accarezzarmi il braccio, ma sono così arrabbiata da fare scintille, infatti gli intimo urlando di non toccarmi.
"Serena, non fare così... ti prego!" mi dice.
"Ti ho detto di non toccarmi." dico togliendo la sua mano dal mio braccio e alzandomi, con le braccia tese.
Afferro la prima cosa che abbia la parvenza di un bastone dalla mia valigia e mi faccio strada con quello. Non m'importa di avere difficoltà perché mi basta allontanarmi in fretta da lui. Sono infuriata.
Lo sento rincorrermi, ma non ho nessuna intenzione di fermarmi.
"Serena, fermati un attimo, per amor del cielo! Sei convalescente!"
Mi prende per una spalla e mi blocca stringendo la presa.
"Franco... mi stai facendo male!" gli dico, e lui allenta un po' la presa.
"Scusami, ma avevo paura di perderti." dice.
"Perché tutti mi dite questo?"
"Tesoro, io..."
"Perché nessuno cerca di capire le persone? Perché tutti si mettono a giudicare, a dire: "I problemi si affrontano" e blablabla? Perché, perché, perché?"
"Ho sbagliato."
"No... Sono io la persona sbagliata, a quanto pare."
"Non dirlo nemmeno per scherzo, chiaro? Non avrei dovuto pormi in quel modo con te per la storia della moto! È solo che pensavo che non avessi fiducia in me!"
"Non è questo."
"Lo so, ma l'ho capito quando ti ho vista e sentita piangere disperatamente. Piccola mia... ti prego, vieni con me. Fidati di me, cercherò di recuperare."
Gli sorrido e dalle mie labbra esce un debole: "Va bene."
Lui mi fa indossare un casco e lo sento togliermi di mano un rametto preso a scuola, nel giardinetto, che ho usato come un bastone.
"Ecco la moto!"
Mi fa salire dopo essersi sistemato e aver messo il casco, poi partiamo.
Io stringo fortissimo la sua vita, ho una paura terribile, infatti lui se ne accorge e dice: "Ci siamo piccola, vedrai che quando arriveremo ne sarà valsa la pena."
Arriviamo in fretta, anche se lui cerca di non andare troppo veloce... non è così male come sensazione quella della moto, sul serio!
"Ci siamo!" mi dice Franco e io, di riflesso, allento la presa sulla sua vita e mi calmo.
Ho cercato di godermi quella sensazione, ma non ci riesco: è una cosa molto più forte di me.
"Rilassati." mi rassicura lui.
Scendiamo dalla moto e lui mi prende per mano.
Non ci vuole molto prima di arrivare sulla spiaggia.
"Ti va di vedere una cosa, piccola?" mi chiede.
Capisco che non intende quel: "Vedere" e annuisco. Lui mi prende sulle spalle e mi fa avvicinale le labbra alla sua tempia destra.
"Cosa pensi che abbia fatto?" chiede.
"Hai... chiuso gli occhi?" provo.
"Esatto! E ora tu rilassati e ascolta. Okay?"
"Va bene."
Lui continua a camminare, credo con le mani avanti, e di colpo mi toglie le ballerine a fa altrettanto, credo, con le sue scarpe. La conferma mi viene dal suo: "Questa sabbia scotta tantissimo, accidenti!", ed io rido.
Lui mi fa scendere solo quando entrambi abbiamo i piedi immersi nell'acqua fresca e pulita.
Non ci sono alghe né altro e questo mi solleva non poco.
"Tesoro, credo sia il momento di uscire dall'acqua, anche perché c'è un'altra sorpresa che ti aspetta." dice.
Ci puliamo il corpo con delle salviette e ci asciughiamo al Sole per poi recuperare le nostre cose.
Lui mi tappa le orecchie con un paio di enormi cuffie e mi conduce verso un posto ignoto. Stavolta trascina lui la moto, forse gli ho fatto male.
Franco mi toglie le cuffie e io resto in ascolto... dei nitriti! Ma che cosa significa?

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