74: Amicizia e amore
Serena's Pov
Ho bisogno di prendere un bicchiere d'acqua. Provo a raggiungerlo, concentrandomi sulle percezioni come mi ha insegnato Francesca, ma nonostante io ci provi non ci riesco... Cavolo, perché?
Vado a sbattere contro qualcosa che immagino sia il comodino, cadendo a terra a faccia in giù.
"PERCHÉ NON POSSO FARE ANCH'IO COME GLI ALTRI? O COME FRANCESCA?"
Urlo, piango ed inveisco contro me stessa e non so cosa fare.
Sento la porta cigolare ed una persona corrermi incontro e cingermi le spalle.
"Ehi piccola... Shhh, va tutto bene."
Continuo a piangere, nonostante abbia riconosciuto la voce di Ernesto. Lui non vuole che io sfoghi la mia frustrazione.
"Tu non vuoi vedermi piangere, quindi che cosa ci fai qui dentro?" lo accuso mettendomi sulla difensiva.
"Serena, questo no! Non voglio più ferirti, te lo giuro! Non pensavo ad altri che a me stesso e... e non ho notato quanto tu soffrissi. Ti chiedo perdono."
"Lasciami stare Ernesto! Sono stanca dei tuoi continui cambiamenti! Mi hai stufata, ti è chiaro?"
Lui non fa una piega e mi accarezza il viso. Noto qualcosa: le sue mani sono... ruvide! Istintivamente tocco le nocche delle sue dita e lo sento sussultare oltre a notare delle ferite sulle sue dita. Continuo a sfiorare le sue mani e sento le lacrime continuare a scendermi lungo le guance.
"Che... che cosa sono quei graffi? Cos'hai fatto?" chiedo.
"Ero arrabbiato con me stesso e ho preso a pugni un muretto per sfogarmi." spiega con calma.
Calma. La cosa che a me manca.
"E-Ernesto..."
"Lo so... Stai tranquilla." mi dice lui. "Tu sei furiosa con me, non arrabbiata, però ti chiedo... di metterti anche nei miei panni."
Un'altra persona entra nella stanza e sento delle dita femminili accarezzarmi le guance. Non so chi sia, anche se forse un'idea potrei averla poiché ho sentito la rotellina del bastone girare sul pavimento... è lei! Ne sono più che sicura!
"Serena, adesso calmati, per favore!" mi dice per l'appunto Francesca, confermando la mia ipotesi. "È pentito di quel che ha fatto... ti vuole bene."
Mi abbraccia da dietro, stringe le mie spalle e mi lascia un bacio sulla guancia umida di lacrime. Sento che di lei posso fidarmi, ma ho paura che Ernesto ritorni a colpirmi come un arciere che trafigge di continuo il cuore della sua vittima.
"Noi vogliamo solo aiutarti ad alzarti e uscire da questo baratro Sery."
"Hai sentito?" mi dice Ernesto con voce dolce.
È quasi assurdo dire che due giorni fa mi ha dato uno schiaffo per avermi vista con Francesca senza che io lo avvertissi e perché sono scoppiata a piangere davanti ai suoi occhi. Quel ricordo diventa improvvisamente troppo vivido nella mia testa, mi mette paura.
"Vattene via Ernesto... per favore!" dico con un filo di voce.
"Serena, io..."
"VATTENE!" gli grido contro, spostandomi bruscamente dalla sua presa.
"Ernesto... vieni con me. È meglio lasciare che si sfoghi e si riprenda, fidati! Dopo un po' le cose andranno meglio tra te e lei..."
Ernesto's Pov
Francesca aiuta me e Serena ad alzarci dalla nostra posizione inginocchiata e mi porta fuori dalla stanza. Mi stringe la mano mentre mi accompagna fuori. Sembra che conosca questo posto quasi come le sue tasche, infatti è lei a condurre me.
"Come fai?" le chiedo con voce tremante.
"A fare che?" chiede lei, non capendo.
"Ad essere così forte." spiego.
"Ho lasciato che i miei sentimenti fossero liberi e venissero espressi e ho sentito il bisogno di farmi forza, per Serena. Sai, tuo fratello ha fatto tantissimo per me, come tutti voi del resto, e sento che l'unico modo che ho per... per sdebitarmi è fare qualcosa."
"Cosa, di preciso?" chiedo.
"Serena non merita quello che sta passando perché è buona, ma visto che le sta accadendo io... io vorrei aiutarla, nei limiti delle mie possibilità, si capisce. Vorrei aiutarla con le cose che anche a me sono toccate, anche se prima. Con questo non intendo fare dei paragoni perché non farei altro che ferirla e non voglio. L'ho sentito sulla mia pelle il dolore di quando qualcuno ti viene a dire: "Io faccio questo io faccio quello". È inutile fare dei paragoni perché ogni persona è diversa da un'altra, ha bisogno dei suoi tempi, delle sue modalità e delle sue strategie per poter fare qualunque cosa."
Il suo discorso non ha una virgola fuori posto. Il suo ragionamento non fa una piega. Ha ragione. Ha maledettamente ragione.
"Io... io non ho saputo capirla, Francesca! È per questo che Serena adesso è in ospedale, per di più è diventata cieca e... perdonami."
Perché non sto mai zitto? Mia sorella ha fatto bene a mandarmi via dalla sua stanza. Sono un insensibile. Le ho sbattuto in faccia la sua diversità. Le ho dato, anche se implicitamente, dell'invalida. Le ho detto che le persone come lei non possono fare nulla. Ma lei, quasi come se le mie parole le fossero passate attraverso dice: "Ehi! Non preoccuparti, io non me la sono presa!"
"Con quel "per di più" non intendevo quello che sembra, credimi! È solo che..."
"Su, fatti coraggio Ernesto! Cerca di pensare che ora puoi fare di più per tua sorella perché hai aperto gli occhi per vedere che lei ha bisogno del tuo aiuto, le orecchie per sentire le sue richieste di essere ascoltata e soprattutto il cuore... per cercare di capirla."
"Francesca, non so cosa fare... vorrei soltanto piangere."
"E allora fallo, Ernesto! Fallo, piangi, sfogati!" dice.
Mi avvicino a lei, stringendola in un abbraccio che probabilmente non ho mai dato, un abbraccio speciale. Lei è speciale, con la sua dolcezza, la sua generosità e la sua innocenza... il suo tutto.
"Grazie per tutto quello che fai per noi." le dico senza smettere di stringere il suo corpo un po' scosso dai brividi. "E ti ringrazio di cuore... anche per tutto quello che stai facendo per me."
Lei afferra le mie mani e prova a rassicurarmi.
"Dai, adesso io vado a vedere come sta tua sorella e ti riferisco se lei vuole vederti."
Si stacca da me ed entra nella stanza di mia sorella, avvicinandosi a lei. La vedo dall'esterno e i miei occhi s'illuminano quando lei abbraccia la mia sorellina, svuotata da ogni forza.
Proprio qualche attimo dopo vedo mio fratello avvicinarsi e prendermi una sedia.
"Serena non è l'unica che sta soffrendo." dice con calma. "Tu stai male, e molto. Un po' per Natasha, un po' perché per te le lacrime degli altri erano una minaccia. Spero che tu recuperi presto la forza di reagire dopo tutto il tempo che hai passato reprimendo le tue sofferenze."
"Mi dispiace di averti fatto correre qui bro. Tu eri al lavoro, mi dispiace davvero di averti fatto preoccupare."
"Vuoi smetterla di recriminare? Tu l'avresti fatto per me, anche se avevi un velo davanti agli occhi!"
I miei occhi blu sono immersi in quelli castani di mio fratello. Sembriamo così diversi, io e Daniel... lui è forte e al contempo comprensivo, mentre io ero un falso forte e quasi oserei dire tutt'altro che comprensivo.
Da bambino avevo problemi di bullismo e ne parlavo spesso con lui. Beh, ad essere sincero una volta mi avevano ridotto proprio male e lui se n'era accorto.
""Ernesto! Chi è stato a farti quel livido sotto l'occhio?"
"No, non è successo niente, davvero. Non è stato nessuno."
Lui mi prese con delicatezza il polso e mi portò nella mia stanza, facendomi accomodare sul letto. Mio fratello, dodici anni all'epoca, era già maturo, e anche molto.
"Proprio non ti va di dirmi chi è stato?" mi chiese gentilmente.
Non me la sentivo di continuare a mentire, quindi, anche se mi costava, gli confessai la verità.
"Dei ragazzi... mi hanno deriso e dopo avermi preso a pugni mi hanno rubato tutto quello che avevo." spiegai vergognandomene terribilmente.
Mi aspettoav un rimprovero da mio fratello perché ogni volta mi ritrovavo con la cartella semi-vuota e i miei si arrabbiavano.
"Va bene. Ora, però, è meglio che tu venga a disinfettarti le ferite." disse mio fratello prendendomi la mano e portandomi in bagno dato che non mi reggevo quasi in piedi."
"Ernesto! Ehi! A cosa pensi?"
"Penso a quando mi hai aiutato, quel giorno in cui mi hanno preso a botte." rispondo.
Il ricordo fa più male dei pugni stessi. E io con mia sorella sono stato peggiore di quei maledetti bulli.
L'ho fatta star male, ignorando le sue manifestazioni di dolore, continuando fino a farla fuggire da me, investire da un'auto, battere la testa e perdere l'uso della vista.
"Perché ti è venuto in mente proprio questo?"
"Perché tu mi hai aiutato. Io non ho fatto la stessa cosa con Serena... anzi l'ho trattata male, malissimo! Maledizione!"
Sto per colpire il muro accanto a me con un pugno quando mio fratello blocca il mio braccio.
"Cosa pensi di risolvere con quest'atteggiamento?" mi chiede.
"Non lo so, ma io..." rispondo, anche se la mia voce trema.
"Non importa... sta tranquillo. Adesso lei è con Francesca e sono sicuro che lei riuscirà a rassicurarla..."
Improvvisamente sento il sangue ghiacciarsi nelle vene. Vedo apparire Francesca con il volto completamente bianco, che sostiene mia sorella tenendola per le braccia e cerca di rianimarla.
"Francesca... cosa le è successo?" le chiede Daniel.
"N-non lo so... Stava parlando con me, i-io le tenevo la mano, ma... ma lei... All'improvviso ha cominciato a tremare ed è caduta a terra!"
Francesca's Pov
La mia voce trema ancora terribilmente ed ho paura per la ragazza che ho tra le braccia e che non accenna a riprendersi.
Sento Daniel avvicinarsi e il corpo di Sery mi viene tolto dalle braccia.
"Francesca, lei è ancora viva!"
Mi avvicino e mi accorgo che lui le sta sentendo il polso, come ha fatto più volte con me quando sono svenuta, (cose che mi sono state riferite.)
"Ma... non hai suonato il campanello?" domanda improvvisamente Ernesto.
"Non lo trovavo da nessuna parte" rispondo.
"Va bene, va bene, sta calma" mi dice Daniel posando una mano sul mio braccio per rassicurarmi. Mi accorgo del fatto che si sta chinando su sua sorella, che probabilmente la sta osservando, e i miei occhi diventano lucidi per il senso di colpa. Lui se ne accorge dal leggero tremito del mio corpo visto che non credo mi stia guardando e stringe di più il mio braccio per tranquillizzarmi, come faceva ogni volta che, al villaggio, mi mettevo in gioco e avevo il terrore di sbagliare o quando lui mi vedeva in una posizione che per me risultava "e risulta tuttora" imbarazzante, quella sdraiata, per esempio, e dicevo di aver combinato un "guaio". Per me il "combinare un guaio" corrisponde al fare una pessima figura e lui mi aveva capita fin dall'inizio.
"Ehi! Non è il caso che tu ti senta in colpa!"
"È stata colpa mia, invece! È colpa mia se adesso Serena è in queste condizioni, ma io avevo solo buone intenzioni, te lo giuro!" dico.
"Non tormentarti." mi dice lui, ma non con un tono di rimprovero come si potrebbe pensare, con la dolcezza che lo caratterizza, per quanto ne so da quando lo conosco, ma credo da sempre.
Il dottore che Ernesto ha appena chiamato si avvicina, inginocchiandosi accanto a Sery e visitandola, anche se non so con quale procedura.
"Tranquillizzatevi, vi prego... la ragazza sta bene, ha avuto soltanto un mancamento."
"E... e questi svenimenti cosa vogliono significare?" mi azzardo a chiedere, anche se ho paura della risposta.
"Probabilmente si può considerare un segno di ripresa per i suoi occhi. Vedete, la sua attuale condizione forse non è permanente e questi mancamenti potrebbero significare molto per la sua guarigione."
Guarigione. La sconfitta di una malattia. Quindi Serena è malata? Io sono malata? Perché utilizzare questo termine?
Sento la mano di Daniel stringere un po' troppo il mio braccio. È come se in un certo qual modo lui... avesse sentito i miei pensieri.
"Piccola! Ehi! Calmati ora."
Cerco di stare il più calma possibile, ma non so se ne sono capace. Le lacrime scendono copiose dai miei occhi, ma non tanto per le parole utilizzate dal dottore quanto per lo stato in cui è Serena... la mia amica.
Ho un disperato bisogno di allontanarmi, ho bisogno di fare qualsiasi cosa, ma devo andare via da qui.
"N-non... non è possibile... io non... Non..."
Ernesto afferra il mio braccio, ma poi sento una voce più che familiare.
"No, Ernesto!"
Ginevra? Ma che ci fa qui?
"Lascia che si sfoghi, lasciala andare" gli dice con la massima dolcezza di cui è capace.
Ernesto lascia il mio braccio e io mi allontano correndo come una pazza. Una lacrima, un'altra e un'altra ancora, quante ne dovrò versare ancora?
Improvvisamente, quando crollo nello sconforto più assoluto, sento due braccia cingermi la vita e sento le mani della persona che mi abbraccia salire leggermente... e quando mi accarezza il viso la riconosco: è la mia migliore amica: Ginevra!
"Ci sono io qui con te!" dice con la sua voce dolce e gentile.
"Ginevra... non lasciarmi sola, ti prego!" dico tra le lacrime.
"Non ti lascio, amica mia! Non dimenticare mai quello che ci diciamo ogni volta: io sostengo te, tu sostieni me. Io ci sarò sempre per te, sempre!"
Ci stringiamo fortissimo l'una all'altra, io piango sul suo petto e lei mi sfiora delicatamente i capelli, come fa spesso Daniel.
"Rilassati." mi dice molto più che dolcemente. "Tu puoi fare molto per Serena, anche se... tu non te ne rendi conto."
Daniel's Pov
Sono preoccupato per Francesca e per mia sorella che non accenna a reagire nonostante sia passata un'ora. Vedo entrare anche Franco, tutto trafelato, con Diana e un'altra ragazza bionda che fissa subito i suoi occhi celesti in quelli di mio fratello, del medesimo colore.
"Andrà tutto bene." gli dice.
Lui le si avvicina, accarezzandole i riccioli biondi che ricordano il Sole.
Io stringo la mano sinistra di mia sorella mentre Franco le tiene stretta la destra. Grazie a questa posizione la sento scuotersi, la guardo e mi accorgo che ha aperto gli occhi.
"Chi... chi c'è?" sussurra lei, ma strizza subito gli occhi, avendo evidentemente un gran mal di testa, confermato dal fatto che mi lascia la mano e porta la sua sulla fronte, come ad attenuare il dolore.
"Non sforzarti" le dice Franco accarezzandole il viso per aiutarla a sopportare quel famoso dolore.
"Franco... Sei tu?" gli chiede Serena con voce tremante.
"Sono io, angelo mio." le risponde lui baciandole delicatamente la fronte. "Sta tranquilla. Non me ne andrò, te lo giuro, ma ora riposati che ne hai bisogno, e anche molto."
I medici ci permettono di riportare Serena in camera sua e la facciamo sdraiare sul letto.
Lei scoppia improvvisamente a piangere, nascondendo il volto sul cuscino, e dice: "Mi sento maledettamente incapace! Come fate voi a sopportarmi?"
Ci avviciniamo tutti a lei, ognuno con un gesto d'affetto per lei, ognuno con una carezza in serbo per la testa dolente di questa ragazza che ha bisogno di riprendersi dal suo dolore, ognuno con un bacio da darle, senza malizia, solo con un affetto familiare. Ognuno di noi che, sono sicuro, in cuor suo darebbe il compito di fare da guida a Sery in questa situazione nuova come non mai a quella splendida creatura che è diventata un tutt'uno con il mio cuore. Io spero che lei riesca a farla "ambientare" presto, ma se non dovesse riuscirci, o se non avvenisse subito, giuro a me stesso, a mia sorella, a tutti loro, che ci sarò sempre. SEMPRE! Non m'importa di dover fare le cose al contrario, di andare contro corrente, perché ho imparato a farlo molti mesi fa, quando ho conosciuto quella dolcissima e sorprendente brunetta che ora sta aiutando me e la mia famiglia, soprattutto Serena ed Ernesto, anche se le ragioni sono diverse.
"Noi ci saremo sempre, piccola" le dice Franco dando voce ai miei pensieri. "La vita è difficile per tutti, ma dandoci forza l'un l'altro ce la faremo!"
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