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73: Mi sento troppo fragile

Serena's Pov
Spalanco gli occhi, ma... non riesco a vedere mio fratello!
"Dan, dove sei? Non ti vedo!" dico spaventata.
"Come non mi vedi? Serena... sono qui, alla tua destra!"
"Lo so, ma non ti vedo!" ripeto presa dal terrore.
"Okay... cercate di stare calmi. Io vado a chiamare il dottore..." dice Francesca, che tra tutti e tre sembra essere la più lucida...
Quella ragazza mi sorprende ogni giorno di più. Quando si rende conto del fatto che la situazione è critica cerca di mantenere la lucidità in casi come questo nei quali nessuno è lucido a sufficienza.
Sento il cigolio della porta e dei passi avvicinarsi al letto. Istintivamente mi volto per guardare la persona che si è avvicinata, ma ripiombo nello sconforto quando scopro che non posso più farlo.
O meglio, quando ricordo che purtroppo non posso farlo.
E chissà se un giorno potrò tornare a farlo?
"Serena... sono un dottore che vorrebbe cercare di aiutarti" mi dice l'uomo con voce gentile. "Girati verso di me e prova a fare quello che ti dico."
Io mi volto, ma non riesco a fare niente di quello che mi viene richiesto.
"Mi dispiace... bambina mia" mi dice il dottore con dolcezza. "Io non posso fare niente per aiutarti... Non puoi immaginare quanto la cosa mi dispiaccia."
Lacrime copiose fuoriescono dai miei occhi, che improvvisamente sembrano non appartenermi più come una volta.
"Ehi!" La voce dolce della mia amica Francy mi riscuote dal mio dolore ed io tendo le braccia. Le sue mani morbide prendono le mie, stringendole, e lei si mette in ginocchio sul letto che mi ha "ospitata" tutto il tempo e mi abbraccia forte.
So che è in ginocchio, le sue gambe sono appoggiate alla mia sinistra.
"Piangi finché senti di doverlo fare, Serena."
Continuo a piangere appoggiata alla sua spalla e lei mi stringe a sé come se fossi ancora una bambina.
"Ti aiuto io, tesoro" mi dice, "non sei sola."
Daniel's Pov
Vedo la mia ragazza abbracciare fortissimo mia sorella e sembra che per lei sia una grandissima consolazione. Lei è l'unica a sapere cosa si prova a vivere con gli occhi che non possono vedere. Lei è l'unica in grado di capire come sta mia sorella.
L'unica differenza tra di loro è che Serena si è trovata di colpo in questa situazione mentre Francesca ci conveve da anni.
"Ti aiuto io, tesoro" le dice, "non sei sola."
No! Sola no! Lei non sarà mai sola, mai! Se lo vorrà io sarò i suoi occhi e da come parla credo che Francesca sarà il suo cicerone nel nuovo mondo.
"Sery, ti va di uscire?" chiede dolcemente Francesca.
"E come faccio, Francy? Io non so niente!"
"Ti insegno io" le dice lei con calma. "Vedrai che imparerai a uscire di casa, anche da sola."
"Sery... se non ti senti sicura posso accompagnarti anch'io" le dico prendendola per mano. "Anche se so benissimo che facendoti camminare con Francesca non avrei niente di cui preoccuparmi perché lei è un'ottima guida, te l'assicuro!"
Usciamo tutti e tre in cortile.
"Serena" la chiama di colpo Francesca. "Ti andrebbe di sapere come mi muovo io?"
"Come?" chiede.
"Se ti parlassi riusciresti a raggiungermi?"
"Ho paura." le risponde lei con voce tremante.
"Dan, potresti portarla qui?" mi chiede con la sua voce dolce.
"Ma è ovvio! Vieni con me tesoro! Vieni!"
La prendo per mano e la conduco da Francesca.
"Sery... vicino a te c'è il mio occhio a rotel... Scusa, il mio bastone. Metti la mano sulla mia, ti faccio vedere come si fa!"
La vedo cercare l'oggetto e poi la mano di Francesca. Non riuscendo a trattenermi le afferro il polso e le faccio appoggiare la mano su quella di Francesca.
"Scusami Sery, non vorrei mai ferirti. Volevo solo aiutarti."
"Non c'è niente di male. Se ti sembra che lei desideri il tuo aiuto non è mica brutto che tu glielo offra. È dell'appoggio di un fratello che ha bisogno."
"Sei empatica o cosa?" chiede Serena.
"Ti capisco" le risponde lei. "Allora? Vogliamo andare?"
"Ho un po' paura... non avertene a male, ma ho paura..."
"Se non vuoi... non fa niente."
"No, io vorrei, ma perdonami se sarò un po' impacciata."
"Serena, io non sono nata con tutto il procedimento già inculcato nella mente! Anch'io ero impacciata, anzi, anche ora lo sono, cara!"
Mia sorella a quell'uscita scoppia a ridere e Francesca le dice: "Allora? Sei pronta?"
"Va bene."
Serena inizia a camminare accanto a Francesca, che in questo momento è quasi i suoi occhi. Ad un gradino Francesca si ferma e dice: "Se hai capito perché mi sono fermata continua a camminare, va bene?"
"Non lo so..."
"Aspetta. Vado avanti io, per essere sicura." dice Francesca mettendo un piede un po' più avanti e dice: "Confermo. È proprio uno scalino.", per poi aggiungere: "Vogliamo cambiare strategia? Non ti senti pronta, Serena?"
"Non proprio... cioè... io..."
"Metti le mani sulle mie spalle." le dice Francesca, con la massima dolcezza. "Ti guido io."
Serena obbedisce e Francesca la porta per tutto il cortile, per farle respirare un po' d'aria fresca.
Io le guardo e vedo la mia piccola mettere sotto la sua ala protettrice mia sorella. È una scena che mi dà molta gioia e mi fa vedere quanto sia sincera quella ragazza. Mi aveva detto che ci avrebbe aiutati e lo sta facendo. Lei è una persona che mantiene sempre la parola data.
Chiudo anche io gli occhi e mi godo la risata di mia sorella. Il motivo per cui Francesca mi ha conquistato è anche questo: è in grado di far sorridere tutti, in ogni caso, e la sua risata è così contagiosa da farti ridere anche nel momento peggiore.
Quando riapro gli occhi le ragazze hanno girato tutto il cortile dell'ospedale e la mia sorellina sembra felice.
"Allora? Che mi dici, ti è piaciuto il giro?" le chiede Francesca.
"Sì, molto."
"Beh, allora... se vuoi... posso portarti qui tutti i giorni, non ho alcun problema."
"Grazie!" dice Serena abbracciandola da dietro.
Torniamo nella stanza, ma una volta arrivati troviamo una sorpresa. Ci sono Diana e... Franco!
Franco's Pov
Quando vedo Serena la prima cosa che mi viene in mente di fare è correre da lei ed abbracciarla.
"Principessa!" esclamo stringendola al mio petto. "Come stai?"
"Beh, ecco..." sussurra lei, "è tutto a posto!"
"Potreste lasciarmi un attimo da solo con lei?" chiedo con tono calmo.
La prima ad uscire è Francesca e Daniel e la ragazza bionda, sua sorella immagino, escono subito dopo di lei.
Chiudo la porta e vedo l'espressione sconcertata di Serena.
"Piccola mia... ehi!" la chiamo con voce dolce.
"Franco..." sussurra lei.
"Tu puoi parlare con me."
"Franco... quando sono uscita fuori con Francesca... è stato stupendo. Ma ora che non siamo fuori non sono più sicura di nulla. Temo di non riuscire a fare niente."
Mi alzo dal suo letto e vado da lei, che ora è seduta su di una sedia. Vado alle sue spalle, cingendole le spalle con le braccia e posando il mento sulla sua testa bruna.
"Io desidero vedere di nuovo, Franco! Mi sento malissimo" dice sottovoce.
"Io sarò i tuoi occhi finché ti sarà necessario e ti giuro che ti starò vicino."
"Non potrei mai chiederti nulla del genere. So che non è molto semplice, e..."
Le accarezzo il viso e le dico: "Gli occhi non hanno soltanto quella funzione, Serena. Da dove credi che vengano fuori le lacrime? Dalle punte delle dita?"
"Meglio lasciar perdere le lacrime! Mio fratello me la farebbe pagare!"
"No, non lo farebbe! L'ho incontrato per caso e stava molto male!"
Serena's Pov
Non sento niente. Niente.
Provo soltanto un rancore senza più motivo dato che sarebbe una cattiveria in più fatta a qualcuno che sta già soffrendo.
Mio fratello sta male e anch'io, ma non per lui. Perché per me sì e per lui no, perché?
Eppure... provo una strana sensazione. Ho quasi paura.
Francesca's Pov
"Ragazzi, io... dovrei andare a casa. I miei mi daranno per dispersa." dico, alquanto dispiaciuta... anzi, molto considerando che Serena è ancora scossa da quello che le è successo. "Se ne avete bisogno chiamatemi."
"Grazie tesoro, sei un angelo."
Il complimento di mia cognata Diana mi fa sorridere e arrossire. Tesoro! Quante cose sono cambiate dal primo: "Tesoro", pronunciato dal mio salvatore... dal mio angelo.
Esco dall'ospedale, dirigendomi verso casa, ma di colpo... Bum! Colpi secchi dati contro dei mattoni. Oh no, che non sia quello che sto pensando, per favore!
A volte detesto questo mio avere dei presentimenti, è frustrante sapere che quelli negativi spesso sono veri. Dalla voce che geme di rabbia e dolore al contempo capisco chi sta utilizzando un tipo alternativo di... di autolesionismo: Ernesto. Sta tirando pugni al muretto. Ma... ma perché?
Mi avvicino, andandogli alle spalle, e con molta fatica lo blocco.
"Ernesto, basta!" dico sentendo sotto le dita il sangue che sgorga a fiumi dalle sue nocche. Sfioro il muro, intatto ma imbrattato di sangue! Ma per quanto tempo se la sarà presa con il muro?
Per fortuna c'è una fontana non lontano da qui.
Io lo porto con me, non vorrei mai che si accanisse di nuovo con i mattoni, e metto un fazzoletto sotto il getto d'acqua gelida per poi passarlo sull_e sue nocche.
"Sono stato uno stupido." dice.
"Perché sei stato uno stupido?"
"Perché non ho saputo ascoltare mia sorella e ora so che è diventata..."
"Sì, ma tu non sei mica Irene" dico ricordando la regina che fece "giocare" entrambi gli occhi al figlio per prendere il potere. "E poi... lei ha una possibilità. Forse con il tempo... potrà recuperare l'uso della vista, ma nel frattempo è meglio avviarla anche a questo. Piano piano, s'intende... con le dovute precauzioni, e secondo il suo benestare."
Mentre medico le ferite di Ernesto e gli dico queste cose lo sento rilassarsi.
"Un giorno mi spiegherai da dove salti fuori, vero?"
"Perché dici questo?"
"Perché sei un angelo."
"No... sono un semplice essere umano che ha imparato dalle sue ferite! E... Ernesto... Sery avrà molto bisogno anche di te... stalle vicino, va bene? Forse all'inizio ti porterà rancore, ma non sarà una cosa eterna..."

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