Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

71: Ti amo per quello che sei

Francesca's Pov
Non so davvero cosa fare. Sery è molto scossa, non riesce a tranquillizzarsi... ho provato a dirle che loro staranno bene, che non si faranno troppo male, ma lei è preoccupata, tanto per Ernesto, (nonostante tutto è suo fratello, per quanto sia una bestia con i suoi modi di fare), quanto per Franco.
"Sery! Ehi! Vuoi dell'acqua? Magari ti sentirai meglio" le dico, usando la massima dolcezza di cui sono capace.
"N-no, non v-voglio nulla."
Mi limito ad abbracciarla, so che quando stai male non riesci a pensare ad altro che alla ragione della tua sofferenza e ho imparato che qualsiasi parola detta può risultare vana.
Finalmente Franco ed Ernesto escono dal bar.
Non so in che condizioni siano le loro facce, ma Serena mi stringe più forte e capisco che c'è qualcosa che non va.
"Smettila di fare la stupida!" le dice duramente Ernesto.
No, io sto per... esplodere! Se non la smette giuro che questa volta gli mollo un ceffone!
"Che t'importa di me? Tu non fai altro che ferirmi, quindi chiudi quella boccaccia e lasciami in pace!" dice Serena, scontrosa.
In un momento diverso avrei provato a calmarla, ma come biasimarla?
È da giorni che Ernesto ripete questa ridicola frase come un pappagallo! Solo oggi gliel'avrà detto quattro volte!
"Portami rispetto, ragazzina!" le dice Ernesto.
"Ne vuoi ancora, idiota?"
Franco interviene con una prontezza incredibile e la cosa un po' mi fa piacere, ma da un'altra parte mi fa prevedere un momento non esattamente pacifico tra quei due.
"Avanti, fammi vedere cosa vuol dire per te essere un uomo!"
Non so da chi sia partito il primo pugno, ma io mi metto in mezzo, separandoli.
"Ma insomma, basta! Siete dei selvaggi!" dico. "Non sapete parlare per risolvere le vostre divergenze?"
"Intanto Serena verrà con me!"
"Non ci pensare nemmeno, Ernesto! Deciderà lei dove stare per questa notte e tu lo accetterai, che ti piaccia o no! Non puoi imporle il tuo modo di fare e pretendere che lei sia anche d'accordo! E poi stupido ci sarai, perché ripeti quella cavolata dell'essere forti e della forma come un pappagallo! Non dirglielo più!"
"È mia sorella e dev..."
Sento la mano di Franco spingere contro il mio braccio e lo blocco.
"Non cercare risse, Franco!"
"Senti, io non posso sopportare il suo modo di trattare Serena, non lo posso davvero sopportare! E poi, caro l mio signor Io So Tutto Della Vita, se lei fosse fragile o stupida non credi che sarebbe già scappata da te e dalla tua tirannia idiota a gambe levate?"
Serena dev'essere rimasta immobile per tutto il tempo dietro di me dato che la sento stringermi le spalle. Lei ha cercato di trattenermi dal mettermi tra Franco ed Ernesto, che per fortuna non mi hanno urtata con un pugno, ma... meglio fermarli subito!
Serena si sposta verso sinistra e dice: "Io a casa non ci torno!", per poi togliere la mano di Franco dalla mia.
Ernesto si agita, ma io gli dico: "Lasciala in pace e tornatene a casa!"
Per una volta lui mi dà retta, mi lascia la mano e se ne va.
Comincio a camminare, ricordo dov'è casa mia, ma per sicurezza attivo il navigatore. Non sono proprio riuscita a rincasare, oggi!
Improvvisamente mi accorgo che qualcuno si avvicina e ritraggo il braccio che regge il mio occhio a rotelle. Evidentementea persona che si è avvicinata è messa peggio di me, infatti mi ritrovo a faccia in giù sul lastrico della strada.
"Accidenti brunetta, perché non guardi dove vai?"
"Mi scusi, ma non posso!" spiego con calma voltandomi verso di lui.
Possibile che non abbia visto i miei occhi o questo benedetto oggetto che uso per camminare? Mi ha chiamata: "Brunetta", accidenti!
"Scusami ragazzina, ma potevi stare più attenta! Non ti ho vista e con quel coso potevi farmi cadere!"
Oh, al diavolo!
Questo tizio è proprio... come si dice... idiota, cretino, cose così, ecco!
Salgo su un marciapiede, seguo un loges che porta (un percorsoin rilievo), all'entrata di un negozio e mi appoggio a un muro per evitare che qualcuno mi venga addosso. Leggo il messaggio che mi è appena arrivato.
Dan: "Ehi, bellissima! Non so se ti fa piacere o no, ma ho preso qualche giorno di "congedo" dal lavoro... so che tra Ernesto e Serena non scorre buon sangue neanche per mezzo secondo... spero di capire il motivo del peggioramento del carattere che ha Ernesto. Se vuoi possiamo vederci alla stazione."
Io: "Basta che tu mi dica quando vuoi che ci vada alla stazione, per la strada ho i miei metodi. :)) P.s.: non sai quanto mi renda felice rivederti!"
Credo che non sia il caso di dirgli subito quello che mi è successo... lo farei soltanto per non nascondergli le cose, non per altro, ma ho anche paura che si arrabbi... ha già abbastanza problemi. Che faccio?
Serena's Pov
Siamo arrivati a casa di Franco ed io mi sento un po' meglio. Solo che... accidenti, mi fa talmente male il commento di mio fratello! Dico che non so cosa gli farei, ma soffro molto per quello che mi sta facendo.
"Sery, va tutto bene?" mi chiede Franco.
"Sì... adesso va meglio." gli rispondo.
"Ehi! A me lo puoi dire che ci sei rimasta male per quello che è successo."
"Forse, però... sto iniziando a pensare che lui abbia ragione."
"La ragione non è dalla parte di nessuno, Serena! La ragione può essere mia, tua, di tutti, di nessuno. Ognuno ha la propria e tutti abbiamo il dovere di rispettare quello che spinge gli altri a fare questa o quella cosa, lo sai benissimo."
Mi abbraccia e mi dice: "Vieni con me, vorrei che ascoltassi una cosa."
Lo seguo con un po' di curiosità ed entriamo in una grande stanza. Lui mi fa indossare un laccio con della stoffa e mi copre gli occhi.
"Questo me l'ha procurato Francesca." mi spiega. "Sai, una volta, dopo il lavoro, le ho chiesto di bendarmi."
Sorrido e lui m'infila qualcosa di minuscolo in un orecchio.
"Ti ho bendata perché l'importante ora è che ascolti ed è superfluo che ti guardi attorno."
Parte una strofa di una canzone che a me piace tantissimo e si chiama: "Uomini semplici".
"Amo te che non sei diva, superstar,
nei tuoi occhi limpidi la vita mia...
perché per me sei la più bella,
perché ognuno ha la sua stella."
All'inizio della parola: "Stella" lui mi prende le mani e lo sento attirarmi a sé. Mi ritrovo tra le sue braccia, con le labbra splendidamente appoggiate alle sue. È bello stare così... mi sento libera e tutto quello che sentivo fino a poco fa svanisce nel nulla. Ora ci siamo soltanto lui ed io, stretti l'una all'altro.
Francesca's Pov
Mi sveglio verso le nove e trenta. L'incontro con Daniel alla stazione è alle dieci e da casa mia ci vogliono pochi minuti a piedi.
Mi preparo con l'occorrente che mi ha fornito mia madre e, con la busta del mio occhio a rotelle sotto il braccio, giungo nei pressi dell'ascensore per poi aprirlo.
Arrivo ad una panchina e sto per sedermici quando qualcuno mi dà una forte spallata facendomi cadere per terra.
"Perché non fai attenzione a dove ti metti?" chiede una voce maschile.
"E perché lei non guarda dove va?" chiede un'altra voce, stavolta familiare. "Lei non può farlo!"
Sento due braccia tirarmi su e i passi dell'uomo allontanarsi.
"Ti sei fatta male?" mi chiede premuroso Daniel.
"No, non è nulla, sto bene" dico con calma.
Lui, però, ha capito benissimo che in fondo c'è qualcosa che non va. Crollo tra le braccia del mio angelo e scoppio in un pianto a dir poco disperato.
"Principessa... ricorda che le cose più belle e coinvolgenti si vilono ad occhi chiusi. Okay?"
Credo lui abbia capito che ho un calo di autostima e per quello non c'è cura migliore di un abbraccio e di qualche parola affettuosa, cose di cui lui mi fornisce spesso, facendomi il miglior regalo di questo mondo.
"Chi altro ti ha gettata per terra?" mi chiede.
"Beh... ieri... un uomo mi è venuto addosso e ha detto: "Guarda dove vai"!" spiego. "Ma non mi ha tanto infastidita questo, più che altro il fatto che abbia perseverato anche dopo che io gli ho spiegato che..."
"Ho capito." mi dice lui. "Non preoccuparti, è una cosa comune questo usare le parole a caso."
Sorridiamo entrambi e lui porta le mie mani al suo viso e le ferma davanti ai suoi occhi.
"Perché lo fai? Cosa vuoi fare facendomi mettere le mani in questa posizione?"
"Te l'ho detto. Ho voglia di sperimentare e che tu veda che non sto barando!" mi spiega lui con calma.
Sento la pelle della sua fronte muoversi dato che le punte delle dita le ho posizionate lì.
Inizio a pensare ai termini che la gente usa per descrivermi: disabile, non vedente, cieca, portatrice di... okay, basta! Ammetto che sono uno peggio dell'altro, tutti da bocciare subito, ma quello che mi sta meno stretto forse è: "Cieca", perché si usa anche per dire: amare dando completa fiducia all'altra persona, ad esempio. Queste altre "belle" cose, per che altro possono essere usate? Niente!
Ricordo che una volta un medico utilizzò con me uno di quegli appellativi ed io ci restai parecchio male. Fu allora che mia madre mi disse parole bellissime: "Tu non sei né disabile né questo né quell'altro! Tu sei Francesca! La mia Francesca, la mia bambina, quella di cui io vado fiera, quella che un giorno farà parlare di sé e che sarà conosciuta come Francesca Bernardi, non come la ragazzina dagli occhi non funzionanti!"
Un sorriso si espande sul mio volto a quel fantastico ricordo. La mamma, Linda, tutti coloro che amo, hanno sempre avuto una buona parola da dirmi, e questo mi ha fatta diventare quella Francesca per la maggior parte del tempo felice, sorridente e impavida (quando lo desidero...)
"A cosa pensi?"
La voce del mio angelo mi riporta alla realtà.
"Pensavo... al perché le persone hanno bisogno di dare un nome alle caratteristiche fisiche."
"Tipo questa?" chiede lui coprendomi gli occhi.
"Sì... mi sento etichettata dai termini medici" spiego. "È come se quelle parole che vengono usate per descrivere i miei occhi fossero un marchio che porto in fronte, il marchio della ragazza diversa, e non mi piace molto."
"Quindi mi stai dicendo che se ti dicessi che hai degli occhi color castano scuro, profondi, innocenti e stupendi ti offenderesti?" mi chiede.
Quelle parole mi lasciano spiazzata. Credo che lui le abbia usate per ripetere le parole di mia madre, solo che non sta usando esattamente gli stessi termini.
"Tu non avresti alcun bisogno di quei nomi, ma lo sai, agli uomini piace dare nomi alle caratteristiche di una persona."
Chiudo il mio occhio a rotelle che ho tenuto stretto nel pugno per tutto il tempo e spengo la macchinetta dopo aver messo in blocca schermo il cellulare.
Lui mi prende a braccetto e mi dice: "Vogliamo andare?"
"D'accordo" gli rispondo con un timido sorriso.
Serena's Pov
Ho scritto un biglietto a Franco e gli ho detto che mi andava di fare un giro quando, per un puro caso, incrocio Ernesto.
"Serena! Sei sempre in giro?"
"Che t'importa? Lasciami in pace, idiota!"
"Ho bisogno di parlarti! Dammi un momento, per favore!"
"NON VOGLIO ASCOLTARTI, È CHIARO? MI HAI STUFATA, IO NON TI REGGO PIÙ!"
"Serena, aspetta!"
Che vada al diavolo! Prima mi tira uno schiaffo, poi mi dà della debole e ora fa il bambino pentito!
No... non me ne importa niente!
Ho smesso di credere in lui da ieri pomeriggio. Che si arrangi da solo, adesso!
Sento i suoi passi alle mie spalle e accelero i miei.
Improvvisamente gli sento gridare: "ATTENTA!", ma ormai è tardi e l'automobile mi viene addosso, gettandomi a terra. Avverto un dolore tremendo alla testa, poi tutto diventa completamente buio...
Ernesto's Pov
L'automobilista, appena si accorge di quello che è successo, scende dal veicolo e si avvicina a Serena prendendola in braccio.
Salgo in auto e l'uomo ci porta subito in ospedale.
"Non l'avevo vista, lo giuro" mi spiega.
"Lo so. Non si preoccupi" dico torturandomi le mani.
Come ho potuto essere tanto idiota? Come ho potuto? E tutto per colpa di quella ridicola di Natasha. Lei, con quel viso angelico, quelle lacrime che io asciugavo, mi ha congelato il cuore quando ho scoperto che non teneva davvero né a me né a nessun'altro dei ragazzi che per lei provavano un'ammirazione sconfinata. E da allora ho odiato le lacrime. Ho cominciato a ferire chiunque, per un caso sfortunato, fosse tra le mie conoscenze e si trovasse a piangere davanti a me. Me la sono presa con le mie sorelle, poi addirittura con Francesca che, poveretta, non mi aveva fatto assolutamente nulla di male... finché non si è stancata di ascoltarmi e mi ha detto che un giorno sarei scoppiato, davanti a tante persone. Penso che quel giorno sia molto più vicino di quanto io immagini.
""Un giorno tutto il dolore che ora reprimi tanto facilmente verrà fuori con una crisi di pianto, violenta e incontrollabile, davanti a tutti, magari ad una festa"..."
Quelle parole, ora, acquistano più forza di quanta ne avessero quel giorno di circa due settimane fa. Maggio. La fine di maggio.
Ora, invece, ad inizio giugno, io sono qui ad osservare la mia sorellina, che per il mio maledetto egoismo adesso è distesa sui sedili posteriori di un'auto, l'auto di un uomo che l'ha involontariamente travolta dato che lei stava scappando da me.
Sento qualcosa spingere contro i miei occhi, ma ingoio tutto... fa troppo male.
Francesca aveva un po' di ragione quando mi diceva che trattenere le lacrime non è come trattenere la rabbia. Per me, però, non fa molta differenza ora che ho combinato un vero e proprio disastro.
Afferro il telefono e cerco il numero di mio fratello.
Daniel's Pov
Io e Francesca stiamo tornando a casa mia dopo il dialogo alla stazione quando il suono del cellulare mi fa sussultare. Afferro l'oggetto e sullo schermo vedo il nome: "Bro", con il quale ho segnato Ernesto avendone più di uno in rubrica.
"Pronto?" dico.
La voce dall'altra parte e le parole che seguono la mia mi fanno crollare nel più profondo sconforto.
"Come? Come è stata investita?"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro