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64: Di nuovo insieme... FINALMENTE!

Francesca's Pov
Sono stata una stupida! Stupida, stupida, stupida! Come ho fatto a credere al falso risultato di quel maledetto test? Come ho fatto a pensare che lui fosse mio parente? Sono una cretina! E come se non bastasse questo non ho neanche la possibilità di raggiungerlo per spiegargli tutto per filo e per segno, inoltre non so se a lui va di ricominciare, mentre io lo desidero con tutta me stessa.
"Francesca! Va tutto bene?" mi chiede Franco.
"Sì... sto bene Franco... Non preoccuparti." gli rispondo con la maggior tranquillità di cui sono capace.
"Vuoi che ti accompagni a casa?" chiede.
"No, tranquillo." gli rispondo per poi salutarlo con un: "Grazie di cuore" unito ad un abbraccio che dimostra la mia riconoscenza nei suoi confronti.
Mi dirigo verso la fermata del bus e chiedo ad un uomo di indicarmi il solito 201. Per fortuna non ci vuole molto prima che arrivi ed io, con le solite tre fermate, torno al punto di partenza.
"Ehi! Guarda un po' chi si rivede!" mi dice una voce un po' troppo familiare per i miei gusti.
"S-Sa-a-amue-e-le..." balbetto terrorizzata.
"Oh, vedo che mi riconosci! Peccato che tu non possa vedermi né potrai mai farlo!"
Mi metto alle sue spalle in modo che non possa colpirmi e stavolta sono io a prendere il controllo della situazione. Non era sbagliato il mio pensiero: le persone che appaiono deboli possono diventare forti, agli occhi altrui, perché lo sono sempre state, ma a modo loro.
"Beh, tanto meglio! Non potrai irritarmi più di quanto tu non faccia già, stupido, spregevole e bugiardo come sei!"
Samuele si gira di scatto. So bene cosa sta per fare, ma non importa. Alzo la mano e spingo giù la sua.
"Non azzardarti a toccarmi!" lo minaccio. "Non ne hai alcun diritto!"
"Ah no? Beh, lo vedremo!" dice afferrandomi il viso con la mano libera. Non mi colpisce, sa che non glielo permetterei, ma mi tiene ferma la testa come se volesse indirizzare il mio "sguardo espressivo" verso di lui.
I miei lineamenti sono contratti. Sono così arrabbiata da sentire addirittura dolore alle guance.
"E adesso, cara la mia Francesca, mi spiegherai perché mi hai accusato di essere una persona stupida, spregevole e bugiarda!"
Gli do uno spintone togliendomelo di dosso e grido: "E HAI IL CORAGGIO DI CHIEDERMELO? TU MI HAI MANDATO UN MESSAGGIO IN CUI DICEVI: "L'UOMO DI CUI TI SEI INNAMORATA È TUO PARENTE" ED IO, COME UNA STUPIDA, TI HO CREDUTO!"
Sta per alzarmi le mani addosso, me lo sento, ma qualcuno mi tira indietro.
Io allungo il braccio e lascio il mio marchio sulla sua faccia da schiaffi.
Mi volto di scatto e due braccia mi stringono forte.
"Ehi! Adesso è tutto finito." mi rassicura.
"Ma tu... tu... Stefano!" dico abbracciandolo.
"Ehi! Lui non ha il diritto di farti del male, chiaro?" dice.
È la prima volta che io e lui parliamo in questo modo, senza battute, semplicemente... stringendoci l'uno all'altra.
"Stai meglio?" mi chiede tranquillo.
"Sì... molto." gli rispondo.
"Se mi dici dove abiti ti riporto a casa."
"No Stefano... non c'è bisogno che mi riaccompagni, davvero!" dico.
"D'accordo, ma stai attenta!" mi avverte lui.
Vado a casa e appena arrivata chiamo Ginevra.
"Pronto?"
"Ginevra, per favore, potresti venire qui?" le chiedo agitata.
"Sì, ma... se non ti dispiace vorrei farmi accompagnare da Giorgio che è qui con me... dopo l'ultima volta non amo molto l'idea di uscire da sola."
"Tranquilla, va bene. Anzi, è meglio che venga anche lui. La cosa riguarda... Da-Daniel..."
"Okay, arriviamo subito."
"Grazie! Siete entrambi degli amici meravigliosi!"
Chiudo la chiamata, mi butto sul letto e piango sulle note di: "Mentecuore" di Valentina Stella. (Non è un errore ortografico fatto per mancanza di attitudine alla grammatica, è il titolo della canzone ad essere scritto in questo modo.)
Mentre ascolto quella voce dolce che canta tutto quello che provo penso che con un abbraccio dell'uomo che amo potrebbe passare tutto. La paura, il dolore... tutto!
"Si stanotte me metto paura chiudo ll'uocchie e me metto a 'spettà, e m'addormo sunnanno, sunnanno ca staje ccà. Sì, hai ragione ca song 'na scema, ma cu ll'ate che tengo 'a vedé? Tu si semp tu e nisciuno è meglio 'e te..."
["Se stanotte dovessi aver paura, chiuderò gli occhi e inizierò ad aspettare, e mi addormenterò sognando che tu sia qui. Hai ragione a dire che sono una scema, ma con gli altri cos'ho da spartire? Tu sei sempre tu e nessuno è migliore di te."]
Daniel's Pov
Calum è venuto al villaggio in cui attualmente lavoro e mi ha portato il vero test del DNA. Quando ho scoperto che la mia piccola non è mia cugina per un istante sono stato felice, ma... ma adesso che faccio? Credo di averla persa per sempre. Sono stato un idiota a credere a quella stupida storia! Ma perché non ho approfittato del sequestro per parlare a quattr'occhi con Samuele, magari dicendo che avrei chiamato la polizia e l'avrei fatto arrestare! No, figuriamoci! Uno come lui che se ne fa di queste minacce?
Ora per colpa sua ho solo una "maschera" di allegria, anche se fino a un certo punto. Mi piace quello che faccio e sono più che felice di trascorrere il mio tempo tra la gente, specie con i bambini. C'è una bambina in particolare che ha attirato la mia attenzione. Si chiama Francesca, come lei, solo che è molto più piccola.
"Ehi, Dan! Ti senti male?" mi chiede proprio lei.
"Ehi Francesca! Sta tranquilla, non è niente! Tu, piuttosto, cosa ci fai lì per terra?"
"Mi sono sbucciata un ginocchio." dice a bassa voce.
"Vuoi farmelo vedere?" chiedo.
Accidenti, è quasi la stessa cosa che mi è successa con la mia Francesca!
""Cos'hai fatto al ginocchio"?"
Quella frase insieme all'immagine del suo ginocchio ferito sfreccia nella mia testa mentre guardo il graffietto della bambina.
"Sono tanto grave?" chiede.
"Ahah, no, stai tranquilla! Il problema è che dovrei disinfettarti la ferita e credo che non ti piacerà tanto."
"Tanto lo so che ci farai attenzione." mi dice.
"Ovvio che lo farò, ma quello che devo usare sarà un po' meno gentile, okay?"
È stato il primo aggettivo che mi è venuto in mente per spiegarglielo.
"Va bene..." mi dice aggrappandosi al mio braccio per mettersi seduta sul lettino.
Prendo l'acqua ossigenata e la faccio scorrere sul suo ginocchio. Lei si morde le labbra a causa del bruciore provocato dal liquido.
Le metto un cerotto cercando di fare il prima possibile e di non farle male. Qualunque cosa di questa bambina mi fa pensare alla mia Francesca, la ragazza bruna con gli occhi chiusi, ma più profondi e al contempo più luminosi di quelli di qualsiasi altra ragazza. Vorrei che lei fosse qui, vorrei dirle che mi manca tanto e che nessuno potrà più impedirci di essere felici... ma lei non c'è.
Francesca's Pov
"E quindi avevamo visto giusto!" scatta Giorgio. "Quel bamboccio ti ha ingannata! O, per meglio dire, vi ha ingannati!"
"Sì, Giorgio" rispondo con un tono che è l'intermezzo t!a felicità e rammarico. "Solo che adesso lui è partito e sinceramente io dubito che nel suo cuore ci sia ancora spazio per me."
"Può darsi, ma tentar non nuoce." salta su Giorgio. "Francesca, che ne dici di preparare le tue cose? Posso portarti i) da lui, se lo desideri."
"Lo faresti sul serio?" chiedo.
"Ovvio! Soprattutto dopo quello che hai appena detto!"
"Ha ragione" dice Ginevra che fino ad ora si è limitata all'ascolto assoluto. "Potresti parlare con lui e, magari chissà, passereste un po' di tempo insieme, non ti sembra?"
Abbraccio entrambi, poi Giorgio si stacca ed inizia a prepararmi lui stesso uno zaino, avvertendo la mamma che tutti e tre mancheremo per qualche giorno.
Ginevra chiama sua madre per avvisarla e tutti e tre saliamo in auto.
...TRE ORE PIÙ TARDI...
"Ginevra! Ehi principessa, siamo arrivati!" dice Giorgio schioccando un bacio sulla fronte della mia amica... almeno credo. A quanto pare Ginevra è crollata in un sonno profondo sul sedile accanto. "Ehi! Siamo arrivati!"
"Mmm... mamma, non voglio andare a scuola." dice Ginevra, ancora intontita dal sonno.
"Non è che ti è salita ;a febbre, Ginevra?" chiede Giorgio.
NO, TI PREGO, TI SCONGIURO, NON FARE QUELLO CHE STO PENSANDO! FALLO PER LA MIA PRECARIA TRANQUILLITÀ, TI PREGO.
Percepisco un piccolo movimento e... ecco, come non detto! L'ha fatto! Non posso vederlo, ma posso giurare che lui le abbia... sentito la temperatura in quel modo. Accidenti, basta agitarsi! Mi conviene calmarmi, altrimenti con che faccia mi presenterò davanti a lui a parlargli della nostra finta parentela?
"No, non hai la febbre, sei solo un po' frastornata... non è vero principessa?"
Lei capisce la situazione e, non pensando a quello che ha detto pochi secondi fa, dice: "Ehm... Giorgio..."
"Che cosa ti succede, piccola?"
"Girati" sussurra lei, ed io percepisco lo sguardo di Giorgio spostarsi su di me, cosa che conferma la mia ipotesi sul gesto che ha compiuto pochi secondi fa.
"Va tutto bene, Francesca?" mi chiede.
"Sì, sì, ovvio. Tranquillo, sto bene."
"Comunque vieni, a quest'ora i ragazzi sono liberi." mi avverte avvicinandomisi per aiutarmi a scendere dalla macchina.
Siamo appena entrati nel villaggio quando, neanche fosse stato programmato, incontriamo proprio... proprio Daniel!
"Giorgio! Francesca! Ginevra! Ma che ci fate da queste parti?" ci chiede.
"Beh, a dire il vero io e Ginevra siamo venuti qui ad accompagnare Francy... lei vorrebbe dirti una cosa."
Detto questo Giorgio mi lascia la mano e si aklontana, probabilmente insieme a Ginevra. Io cerco di mettere insieme una frase di senso compiuto, ma ora come ora è soltanto un'impresa ardua, forse più di tutte quelle che mi sono toccate fino ad oggi. Per farla breve mi ritrovo tra le sue braccia, a chiedergli perdono per non aver capito prima che non siamo affatto parenti.
"Sai... l'ho saputo anch'io" mi dice. "Ehi, non fare così, non piangere. Ora siamo libari e se tu vuoi... possiamo ricominciare tutto da zero. Ti va?"
Per tutta risposta io reagisco in modo istintivo, anche se dopo qualche secondo, e stavolta sono io a cercare le sue labbra. Non m'importa se per trovarle ci metterò tutto il giorno, non è un problema. Mi basta essere qui, tra le sue braccia, con i nostri cuori che, fondendo i rissettivi battiti, fanno nascere una musica di cui soltanto noi conosciamo tutto... ogni nota, ogni accordo, tutto! Continuiamo a baciarci e stringerci l'uno all'altra come se non ci fosse un domani, iinché lui non si accorge del fatto che il "momento relax" si è concluso.
"Sarà meglio che vada." gli dico per poi staccarmi da lui e voltarmi.
Sento una mano prendere il mi) polso con delicatezza, ma al tempo stesso con la forza sufficiente a non farmi sfuggire dalla presa della sua mano.
"Ti prego, resta..."

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