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62: Incontri, crisi e litigi

Francesca's Pov
"Perché non riesci a capire quanto sei speciale?" dice improvvisamente.
"Che... che hai detto?" chiedo.
Lui sembra non essersi nemmeno accorto di aver pronunciato queste parole.
"Che... che cosa dovrei aver detto?" chiede.
"Non lo so... mi hai detto che sono speciale!"
"Beh, ecco, il fatto è che ci stavo pensando e mi fa male vedere che ti struggi per le parole insensate di un cretino."
"Ma non riesco a non pensarci!"
"Non ti dico di non starci male perché capisco che sarebbe ridicolo. Le parole a volte sono acqua e altre sono frammenti di scrittura con l'inchiostro indelebile. Ti chiedo soltanto di non prenderle come una verità suprema. Te lo chiedo con il cuore in mano."
Lo abbraccio e lui mi fa appoggiare la testa al suo petto.
"Sfogati Francesca, sfogati. Libera la mente e lascia che tutto il dolore che senti dentro di te scivoli via."
Continuo a singhiozzare come una bambina e lui, senza fare una piega, mi abbraccia lasciandomi sfogare e mi accarezza ripetutamente la testa per farmi capire che lui, nonostante quel che abbiamo passato, c'è e ci sarà sempre quando avrò bisogno di lui.
Mi addormento singhiozzando tra le sue braccia e so di essere al sicuro perché lui non mi farebbe mai del male intenzionalmente, come purtroppo hanno fatto molte persone...
"Lasciami! Per favore, lasciami!" dico, ma Samuele mi stringe forte le braccia e mi spinge sott'acqua. Siamo in mezzo al Mare e non mi sono mai sentita tanto in pericolo quanto mi ci sento in questo momento.
"Chi vuoi che venga a liberarti, piccola ingenua? Tu non vali niente! Tu non sei nessuno!" mi schernisce lui.
"LASCIAMI!" lo stordisco con un grido più che disperato.
Lui inizia a graffiare la mia pelle infilando le unghie nelle mie braccia e mi spinge di nuovo sott'acqua. Il suo respiro mi brucia sul viso.
"LASCIAMIIII!"
Comincio a gridare e a divincolarmi, finché non mi sento sollevare dal letto... un momento... DAL LETTO? Ma... stavo sognando?
"Francesca!" mi sento chiamare.
"La lasci! Dobbiamo portarla via subito, la sua temperatura corporea è troppo elevata!"
"La prego, mi lasci venire con lei! Non posso lasciarla sola! Mi permetta di accompagnare... mia cugina! La prego dottore!"
"D'accordo, ma stia attento a quella ferita!"
È Daniel che vuole accompagnarmi! È lui!
"Resisti tesoro mio, resisti!" mi sussurra all'orecchio.
Immagini orribili passano nella mia mente. Sto combattendo contro una me catsiva che fa del male a tutti coloro che le si avvicinano. No, è orribile!
"Vattene!" dico ansimando.
"Con chi parli? Che succede?"
"Vattene via! Lasciami in pace! Io non sono un mostro!"
Sento la sua voce maligna dire: "Io ti trascinerò nell'oblio oscuro in cui si trovano i malvagi come Samuele, perché tu non vali niente!"
"VATTENE!" urlo agitando le braccia.
Sento due mani tiepide fermarmi i polsi e una voce gentile che dice: "Calma."
Sento le lacrime bruciare il mio viso. La febbre invece fa bruciare più che altro la mia pelle e le immagini di una me cattiva mi sfrecciano nella mente come delle locomotive impazzite. Non so proprio cosa fare o pensare.
Colui che mi ha parlaso prima, che a quanto pare altri non è che Daniel, mi dice: "Sono sicuro che andrà tutto per il meglio."
Non riesco più a riconoscere le voci delle persone che ho intorno e mi ritrovo in uno stato di torpore, sempre che il mio stato si possa definire così.
Daniel's Pov
Non è possibile! Cos'altro dovrà succedere a questa poverina?
Adesso è qui, tra le mie braccia, e delira per la febbre! Non fa altro che dire: "Vattene!", e agitarsi.
Non sapendo che altro fare la tengo più stretta mentre i medici fanno di tutto per abbassarle la febbre.
"Va tutto bene, va tutto bene."
"Non lasciarmi" sussurra lei. "Se te ne vai via... l-lei verrà a prendermi e mi porterà nell'oblio dei malvagi, quello in cui si trovano Samuele e il professore di musica..."
Possibile che l'abbiano traumatizzata fino a questo punto? Sono diventati i suoi demoni!
D'istinto mi avvicino a lei e le bacio la fronte bollente.
"Piccola, non aver paura... io resto qui con te e loro non ti porteranno da nessuna parte... nessuna lei ti farà cadere nell'oblio, qualunque cosa io debba fare per difenderti!"
La stringo forte a me e mi accorgo del fatto che lei si calma un po' alla volta. Il suo corpo sembra un termosifone per quanto scotta, ma almeno lei è più calma e spero che non abbia niente per cui stare così male.
"È stabile" dicono i medici.
Ricevo un cenno e la riporto in camera sua. Finalmente si è riaddormentata.
La metto sul letto e le dico: "Sogni d'oro."
Francesca's Pov
...IL GIORNO SUCCESSIVO...
Sono tranquilla. Sono in un morbido letto e anche se sono sotto la pressione di circa cinque enormi macchinari sento due mani accarezzare le mie guance e la mia fronte ancora infuocata e purtroppo anche imperlata di sudore a causa dell'agitazione che a quanto pare c'è stata durante la notte.
"Buongiorno Francesca!" mi dice con un tono dolcissimo la persona che con quel tocco così dolce e delicato si dimostra capace di donarmi un senso di calma quasi assoluto. Non credevo di provare niente di simile dopo l'incubo che ho avuto questa notte... una delle poche cose che ricordo in maniera molto nitida e dettagliata, nonché la prima delle cose che vorrei rimuovere dalla memoria.
"Ciao." saluto timidamente colui che mi ha fatto del bene fin dall'inizio.
"Come ti senti oggi?" chiede premuroso.
Cercando di tirarmi su a sedere, con la mia consueta voce flebile gli rispondo: "M-molto meglio... ti ringrazio. E... perdonami... non doveva essere poi così bello lo spettacolo al quale hai dovuto assistere... Ti... ti chiedo scusa..."
MA PER QUALE MALEDETTO MOTIVO CONTINUO A BALBETTARE COSÌ?
"Ehi, non parlare come se avessi fatto chissà quali cose orribili! Sembrava... sembrava quasi che... che tu ti stessi difendendo da qualcuno che ti stava facendo qualcosa. Forse non ricordi più nulla di ieri notte, ma nel caso in cui dovessi ricordare qualcosa... qualunque essa sia, anche il più piccolo dei dettagli... per favore, vieni a dirmela. Mi preoccupa molto il fatto che tu sia così provata da quello che è successo."
"Te lo prometto." dico abbracciandolo.
Lui mi cinge la vita con le braccia e mi lascia un tenero bacio sulla guancia che purtroppo o per fortuna istantaneamente mi fa arrossire.
Improvvisamente la porta si apre ed una voce gentile mi dice: "Ehi, come stai? Come si sente oggi la mia paziente preferita?"
"Non... non ho più la sensazione della febbre... mi sento abbastanza in forze."
"Très bien, ma chérie!" mi dice lui con voce impostata. "Allora, adesso dovrai fare una cosa un po' noiosa, ma non posso fartela evitare e se tutto andrà liscio potrò anche dimetterti, va bene?"
Mi alzo dal letto un po' tremante e il dottore mi prende gentilmante la mamo e cice: "Vieni con me tesoro mio, vieni!"
Alla parola: "Tesoro" il mio cuore accelera i battiti e la mia testa inizia a brulicare di meravigliosi ricordi. I miei occhi devono essersi illuminati... per fortuna lui è davanti a me, voltato di spalle e non può vedermi... perché da lì non può vedermi... non può... vero?
Arriviamo in una sala e il dottore mi fa sdraiare su di un lettino. Sento una specie di gel che mi bagna il petto. È freddo, ma non tanto da essere difficile da sopportare.
"Tranquilla, non ti faccio niente." dice avendo evidentemente notato il rossore sulle mie guance.
"Okay." rispondo abbastanza tranquilla.
"Ultimamente hai avuto una vita difficile, vero?" mi chiede gentilmente.
"Beh... sì, abbastanza direi" rispondo.
"Si vede dalle tue occhiaie. È un periodo un po' buio della tua vita, no?"
"Sì... e dormo poco perché mi metto a pensare o mi capita di avere incubi..."
"Tranquilla, non ho intenzione di giudicarti per questo. Al contrario: se potessi aiutarti lo farei con piacere."
Ma da dov'è uscito quest'uomo? È la copia esatta del figlio, accidenti!
"Grazie." gli dico mentre lui mi attacca al petto un macchinario.
Cambiamo anche argomento visto che lui sta cercando di alleggerire il più possibile la visita. Ne abbiamo approfittato per fare un prelievo e una visita di routine con tanto di controllo di altezza e peso. Ammetto che è la parte che mi spaventa di più, perché se incontri uno di quei medici con la luna storta e ti trovano un "difetto di modalità vitale", come lo chiamo io, riversano tusta l'eventuale rabbia repressa facendoti sentire una specie di verme ed è un atteggiamento che io odio. Come i professori con gli alunni che non studiano. È un atteggiamento che io detesto, perché è un deterrente del fare quello che viene detto, almeno secondo me. Lui deve averlo intuito dato che è stato molto gentile in ogni caso.
"Sei a posto, cara! Puoi tornare a casa!" mi dice e mi sembra quasi che stia sorridendo!
"Grazie di tutto!" dico rimettendomi le scarpe e uscendo dalla stanza.
"Aspetti... e Daniel?" chiedo fermandomi improvvisamente.
"Beh, credo che lui dovrà attendere ancora qualche giorno... vedi, il colpo che ha preso non è stato certo una sciocchezza! Ma si rimetterà presto, vedrai!" mi dice. "E tu puoi venire a fargli visita tutte le volte che vuoi, cara!"
"Oh... grazie... Beh... arrivederci!"
"Arrivederci cara! Possibilmente fuori di qui!" chiarisce immeeiatamente. "Non mi piace vedere gli ospedali pieni, soprattutto di persooe belle come te!"
"Belle dentro, voglio sperare!"
"Anche." risponee lui tranquillamente.
"Senta... Daniel non corre il rischio di aggravarsi essendo stato in contatto con me, vero?" chiedo preoccupata.
"No, tranquilla, e se anche fosse stato possibile lui sarebbe rimasto con te."
Sorrido per poi andarmene davvero. Prima, però, passo a salutare Daniel.
"Ti hanno davvero dimessa?" mi domanda, eufor,co, forse anche più di me.
"Sì, mi fanno uscire!" rispondo felice.
Lui mi stringe in un abbraccio che da sempre considero speciale. Di colpo, però, percepisco un'eccessiva vicinanza delle nostre labbra. Vorrei baciarlo, e sembra che lo voglia anche lui, ma...
"N-no!" dico staccandomi da lui. "Non possiamo... fare questo... Proprio no!"
"Perdonami" dice lui per poi lasciarmi.
Lui non ha colpa. Nessuna colpa. L'unica colpevole sono io. Avrei dovuto accorgermi del fatto che quello che provavo era del tutto sbagliato. Il mio batticuore, i baci innocenti, tutto era sbagliato. Lo è sempre stato e lo sarà sempre. È inutile sperare ancora. Eppure, ogni volta che mi prefiggo l'obiettivo di cancellare quell'angelo dal mio cuore e di iniziare a vederlo in modo differente la frase di Calum ritorna nei miei pensieri. Come può lui essere tanto sicuro del fatto che io ed il mio angelo non abbiamo alcun legame?
Di tipo sanguigno, sia chiaro.
Corro via dall'ospedale e non riesco a trattenere le lacrime. Credo che se i miei occhi potessero parlare mi denuncerebbero mer sfruttamento del condotto lacrimale, che peer la troppa usura potrebbe rompersi.
"Per favore, smettila di piangere! Sai che ti stanno guardando tutti?"
Mi volto di scatto riconoscendo la voce di Ernesto. Accidenti, se fa una scenata anche a me io per quanto sono nervosa gli urlerò contro senza sconti, che sia o meno il fratello di colui che amo.
"Non importa. Io di solito sento gli sguardi addosso, ma adesso non li percepisco più." rispondo sempl@cemente.
"Non fare la bambina, Francesca! Ti stai rendeodo ridicola!" mi dice Ernesto.
"Beh, allora adesso tu v,eni con me e te lo spiego io perché sono tanto "ridicola", come dici!" gli dico a denti stretti, andando in uno spaz,@o del tutto isolato. Una volta giunta là inizio a urlargli contro come per l'appunto ho detto pochi secondi fa.
"SAI PERCHÉ MI RENDO RIDICOLA? PERCHÉ IERI STAVO ANDANDO A TROVARE TUO FRATELLO IN UN MALEDETTISSIMO OSPEDALE, MA MI È SALITA LA FEBBRE AL PUNTO TALE CHE RIUSCIVO A STENTO A PARLARE! COME SE NON BASTASSE QUEL FALSO GENTILUOMO DI SAMUELE E QUELL'ALTRO FALSO DI UN PROFESSORE MI HANNO SEQUESTRATA, SOTTOPONENDOMI AD UNA TORTURA PSICOLOGICA CHE IO NON TI SPIEGHERÒ, PERCHÉ MI RISPONDERAI CON LA SOLITA CANZONCINA STUPIDA, RIDICOLA E NOIOSA DEL: "DEVI AFFRONTARE LE TUE PAURE!" DOPO QUESTO MI HA LIBERATA Tuo FRATELLO E HO TRASCORSO UNA NOTTE DAVVERO INFERNALE TRA UN INCUBO E L'ALTRO, CON LA FEBBRE ALTA! E PER FINIRE IN BELLEZZA IO E TUO FRATELLO STAVAMO PER BACIARCI, MA SAREBBE STATO UN MALE POICHÉ NOI SIAMO PARENTI! MI SPIEGO?"
Ernesto's Pov
Non avrei mai credu!o che una ragazzina tanto timida e fragile potesse spaventarmi. Non avrei mai immaginato che mi gridasse contro in quella maniera né che definisse una cosa che avevo detto a Serena con il termine: "Ridicola". Sento qualcosa di spiacevole impossessarsi di me. Credo che lei, per farmi sentire l'amarezza delle mie parole con le lacrime e per la rabbia che prova, potrebbe tirarmi uno schiaffo da un momemto all'altro.
Lei, invece, si libera semplicemente dalla presa del mio polso e dice: "Lasciami stare! Non devi, (mi senti?), non devi avere a che fare con le "ragazzine ridicole e piagnucolone"!"
"Aspetta..." dico afferrandola per un braccio.
"Io non aspetto un bel niente!" mi dice freddamente lei. "Abbiamo parlato fin troppo e io ho cose più importanti da fare che sentirmi dare della debole e della ridicola!"
"Francesca..." provo ancora, ma lei è furibonda e continua a parlare, anzi, continua a gridarmi contro.
"E ti dirò un'altra cosa mio caro Superman dei miei stivali, tu mi chiami debole perché il vero debole sei proprio tu, ma te ne vergogni a tal punto da prendertela con chiunque si mostri ai tuoi occhi fragile! Io mi sono stufata di sentirmi dire cavolate come: "Sembri una bambina, in questo modo ti stai piangendo addosso" e altre cretinate di simile portata!"
"Francesca..."
"Francesca niente! E adesso apri le orecchie perché ti dirò un'altra cosa: un giorno tutto il dolore che ora reprimi così facilmente verrà fuori con una... crisi di pianto violenta e incontrollabile, davanti a tutti, forse nel bel mezzo di una festa! Te lo dico perché le possibilità sono due: se cadi sempre in piedi uno spintone ti farà cadere a terra e farai moltissima fatica a rialzarti, perché non sai cosa voglia dire cadere! In altri casi consumerai tutte le tue forze per costruirti una maschera da duro, ma quando soffrirai non avrai più la forza necessaria a combattere!"
Si libera dalla mia presa spingendomi via e si allontana correndo e restando immersa dalle sue stesse lacrime. Non mi è mai capitato di sentire qualcuno parlarmi così e la cosa mi mette paura.
La guardo andare via e la seguo, poi vedo un ragazzo che l'abbraccia. È un abbraccio semplice, innocente, da amico.
Francesca's Pov
"Ehi! Che cos'hai?" chiede Franco mentre mi stringe forte al suo petto... credevo fosse una sottospecie di uomo di ghiaccio, invece è un ragazzo dolcissimo. "E io che ti credevo felice!"
"Felice? E per che cosa?" gli chiedo tremando.
"Perché tu hai salvato la vita a mio fratello!"
"N-non riesco a dimostrartelo a pieno, davvero, ma... ma tu non puoi immaginare quanto la cosa mi renda felice! Pe-perdonami."
"Sai... Nico è rimasto a casa. Io sono venuto per parlarti di persona e dirti grazie, e anche per il bar. Ma adesso ascolta: tu mihai dato il tuo aiuto ed ora è il momento di ricambiarti. Posso aiutarti con la faccenda del DNA, sai? Ma finché non ci sarò riuscito ti dico solo una cosa: vedrai che verranno tempi migliori."
"Grazie di cuore Franco." gli dico. "Ora perdonami, ma... io devo andare. Scusami tanto, ma sono stanca. Ultimamente mi va tutto male."
"Tranquilla, va tutto bene." mi rassicura lui.
Ci salutiamo baciandoci le guance rispettivamente, poi io mi dirigo verso casa.
Arrivata a casa trovo i miei genitori infuriati.
"Si può sapere dove sei stata?" mi chiede mia madre.
"Ero andata in ospedale a trovare Daniel... o meglio stavo per andarlo a trovare, poi mi è salita la febbre."
"Tutto questo per un giorno intero(" mi blocca subito mio padre.
"MI LASCIATE PARLARE?" urlo a mia volta.
"Non alzare la voce! Ricorda chi ti ha messa al mondo!" mi fulmina la mamma.
"Io non dimentico niente e ancor meno... chi mi ha messa al mondo, allevata e cresciuta! Siete voi che dimenticate di guardarmi i polsi o le caviglie! Salvatore, il capo animatore della CSC, mi ha portata a casa sua per curarmi, ma sono arrivati Samuele e il professore di musica, sempre che si possa definire tale, che mi hanno sequestrata! Chiaro? S-E-Q-U-E-S-T-R-A-T-A!" scandisco bene.
Sono sul punto di scoppiare di nuovo in lacrime e sono stufa di soffrire. Loro non avrebbero dovuto farmelo! I miei genitori no... Loro no!
Alzo i polsi, poi le caviglie, come se dovessi fare un check in o qualcosa di simile. So che i due segni rossi sui polsi sono ancora presenti e lo stesso dicasi per i denti dei finti cani che mi hanno riempita di piccolissimi graffi. Anche se non li vedo so che ci sono perché braccia e gambe mi fanno male.
"Francesca..." sussurra mia madre abbracciandoki.
"No!" dico staccandomi e rifugiandomi nella mia stanza, dopo aver spostato il computer che ho portato altrove in modo che loro non entrino per prenderlo.
Mi chiudo a chiave, mi tuffo sul divano-letto e piango silenziosamente.

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