61: Liberazione, febbre e dolore
Francesca's Pov
Visto che sono sola do libero sfogo alle lacrime di terrore e tristezza che da troppo tempo mi davano fastidio agli occhi. Mi lascerei cadere sul pavimento e continuerei a dar libero sfogo al mio dolore, ma gli esseri che mi stringono le caviglie mi fanno rinunciare all'idea, non per impraticabilità, bensì per paura che mi facciano qualcosa.
Dei passi mi fanno trasalire, i miei occhi si stringono in delle fessure, ma per quanto io possa strizzarli vivrò per sempre nel mio buio eterno.
Sento una mano prendere le mie braccia e inizio ad agitarmi, ma il tentativo risulta inutile.
Usando l'altra mano la persona accanto a me mi copre la bocca.
"Shhh, non dire niente, ti prego! Non ti farò nulla di male piccola, te lo prometto, ma non gridare, te lo chiedo per favore!"
Chiunque sia ha camuffato la voce, quindi, non riconoscendolo, scatto mettendomi sulla difensiva mentre lui mi slega i polsi.
Agitandomi come un'ossessa riesco a liberarmi dalla sua presa per parlare.
"Chi sei tu? E poi... che cosa vuoi da me?" lo fulmino verbalmente. "S-sei un altro s-socio di quei due? AIUT..."
Lui mi copre di nuovo la bocca.
"Per favore, smettila di agitarti e gridare in questo modo! Non sono il socio di nessuno, capito? Voglio solo farti uscire da qui, non voglio farti del male!"
Non riconoscendolo ancora continuo ad agitarmi, poi lui mi accarezza una guancia con il pollice della mano con la quale mi copre le labbra.
"Sono Daniel."
Quelle parole, seppure sussurrate, riecheggiano nella mia mente.
Mi calmo e gli lascio campo libero. Lui armeggia sulla corda che mi lega le braccia, ma appena la muove un po' di più si sentono grida e latrati.
"AIUTAMI! MI STRINGONO!" grido, ma lui stringe la presa sulla mia bocca per evitare che qualcuno mi senta.
"Non gridare, è tutto okay. I cani che quei due idioti ti hanno attaccato alle caviglie sono meccanici."
Resto stupita e cerco di contenermi mentre lui mi stacca di dosso la corda e quei maledetti cosi meccanici.
Dopo avermi liberata mi prende in braccio e usciamo velocemente dalla cantina.
Sento un dolore atroce alla testa e la appoggio sul suo petto nel tentativo di attenuare il mio dolore.
"Che ti succede tesoro?" chiede lui dolcemente.
"È che... quando lui mi ha portata via io avevo... la febbre." spiego.
Cavolo, sto anche gelando e lui se ne accorge subito, infatti percepisco un movimento e capisco che sta togliendo la giacca.
"Tieni" dice mettendomela sulle spalle.
"E... e tu come farai?" chiedo.
"Starò senza." mi risponde lui.
"M-ma... io..."
Lui prende le mie mani tra le sue e le stringe per scaldarle.
"Hai le mani gelide, Francesca, e la febbre non ti aiuta." mi dice.
Beh, non posso dargli torto!
"Okay, allora grazie" rispondo timidamente.
Arriviamo in ospedale, anche perché, per quello che ho potuto capire, sia io che lui dovremmo andare in ospedale, io per la febbre e lui per la ferita ancora aperta che ha sulla fronte. Lo so perché lui stesso me l'ha fatta toccare e il pensiero che lui sia uscito di nascosto dall'ospedale per venire a salvarmi mi fa ricordare quanto io ami il suo essere così dolce e coraggioso. Come diavolo faccio a pensare solo al nostro legame di sangue? Io tengo troppo a lui e dimenticarmi di lui è semplicemente impossibile, ma non possiamo stare insieme per il semplice fatto che siamo parenti.
""FRANCESCA... Daniel non è tuo cugino"..."
Le parole di Calum risuonano nella mia testa facendo eco e i miei dubbi si moltiplicano.
"Se non fossimo parenti... tu staresti insieme a me?" domando.
Credo che questa domanda improvvisa, per quanto io possa avergliela posta innocentemente, lo abbia un po' sorpreso, io stessa lo sono dato che quando l'ho conosciuto, per quanto gli fossi stata legata fin da subito e desiderassi vederlo in ogni momento, non ero così coraggiosa da avvicinarmi.
"Se potessi tornare indietro distruggerei il nostro legame di sangue, perché ti amo... ma forse non è il caso di ripetertelo dato che rischierei di trascinarti nel mio errore."
È tanto buono lui! Come diavolo avrà fatto una persona come lui ad innamorarsi di una ragazzina come me? Come?
Arriviamo in ospedale e lui ritorna nella sua camera mentre un'infermiera mi chiede: "Dimmi tesoro, cosa ti è successo?"
"Non mi sento molto bene... mi hanno detto che ho la febbre molto alta e..."
"Va bene, vieni con me." dice prendendomi la mano e portandomi con sé.
Adesso mi trovo in una stanza e un uomo mi sta visitando.
Spero tanto che non sia come uno di quei medici-robot che per quanto conoscano la materia sono molto più bravi a metterti a disagio che ad aiutarti e lo fanno facendo i saccenti e i superiori oppure sforzandosi di fare i simpatici per ottenere un risultato del tutto diverso.
"Ehi tesoro, va tutto bene!" mi tranquillizza il dottore che è al mio fianco. "So che avere a che fare con la febbre non è esattamente il meglio che possa capitare, ma io credo che tu sia una ragazza molto coraggiosa e che ne abbia già parati molti di colpi, vero? Moltissimi..."
"Credo di sì" rispondo velocemente, arrossendo.
"Di' un po', come ti chiami?"
"Francesca Bernardi, dottore."
"Ah, Francesca Bernardi! Sai che c'è anche un altro Bernardi ricoverato qui?"
"Intende Daniel Bernardi?"
"Sì, proprio lui! Aspetta... tu sei la ragazza che era nella sua stanza qualche giorno fa, non è vero?"
"S-sì, ero io."
Sento gli occhi pizzicare e li stringo forte per evitare che le lacrime possano uscirne.
"Okay, okay, lasciamo perdere questa faccenda cara, va bene?"
"La ringrazio."
La sua voce è dolce e il suo modo di fare gentile e accomodante mi permettono di stare un po' più tranquilla dopo l'avventura che ho vissuto questa notte.
"Stai soffrendo molto, vero?" mi chiede lui.
Ma è empatico o cosa?
"Io... io..."
"Va bene, dai!"
Mi lascia un leggero bacio sulla guancia e dice: "Se hai bisogno chiedi del dottor Bruno Bonaventura."
"Bonaventura?"
"Sì, esatto!"
"Per caso conosce un certo Salvatore che porta il suo stesso cognome?"
"È mio figlio."
"Oh, che bello! Sa, io l'ho conosciuto l'estate scorsa, quando ha lavorato al villaggio La Fenice come capo animatore."
"Ah! Quindi tu sei la famosa Francesca, la ragazza che per affetto lo chiama "Boss"!"
"Veramente è un soprannome che gli hanno dato i ragazzi con cui lavora. Io ho soltanto preso spunto da loro."
"Sembri stanca. Vuoi riposare un po', tesoro?"
"Beh, io... non saprei."
"Va bene. Dato che con la visita abbiamo finito ti accompagno nella tua stanza e ti lascio tranquilla, d'accordo?"
"Oh... va bene, grazie mille."
Detto questo mi accompagna nella stanza e va via, lasciandomi sola con i miei pensieri.
Mi viene in mente una canzone che si chiama: "Principessa" e racconta la storia di una ragazza che soffre molto a causa del padre.
Poi, un bel giorno, arriva un uomo che se ne innamora e decide di portarla via da lì per sempre. Non so se lei fosse o meno una principessa, ma lui la chiama così. Questa storia ha troppe cose in comune con la mia: le sofferenze, un uomo che ti salva... l'unica differenza è che io non soffro a causa dei miei genitori, ma per un ragazzo e un uomo che odiano i "diversi", ed io sono una ji loro. Metto quella canzone sul cellulare ed i miei occhi si riempiono di lacrime ancora una volta.
Mi copro il viso con la coperta e inizio a singhiozzare.
Non vorrei piangere, ma non posso far altro che questo. Mi sento stupida e vorrei evitarlo con tutta me stessa, ma non serve a niente.
Penso al fatto che spesso uno sconosciuto ci dà molto di più di quanto possa darci tutta la gente che conosciamo senza nemmeno rendersene conto e quando diventano anche loro persone che conosciamo proviamo un grande senso di gratitudine nei loro confronti. A me è successo proprio con colui per il quale ora verso tante lacrime, perché il destino ha voluto che noi ci separassimo definitivamente.
Quando l'ho conosciuto in quel villaggio lui per me era un estraneo, eppure gli è bastato un semplice: "Ciao" sussurrato per capire che io sono Francesca la ragazzina fragile, quella troppo timida, quella insicura.
Per lui non ero soltanto la povera ragazzina cieca e me l'ha più volte dimostrato. Ho usato un termine che prima mi faceva troppo male per descrivermi e sono felice di aver conosciuto qualcuno che mi considerava semplicemente Francesca, un'ospite di un villaggio come qualunque altro, e mi coinvolgeva in tutto, magari in un modo... un po' stravagante, ma lo faceva. Non posso metterci la mano sul fuoco, ma giurerei che spesso lui mi guardava, soprattutto le mani, dai cui movimenti deve aver capito molte cose di me e ha saputo comprendermi più di chiunque altro.
Ora lui per me non è più uno sconosciuto. Lo conosco da un po' di tempo e gli sarò per sempre grata per tutto quello che ha fatto e tuttora sta facendo per me. Sì, gli sono grata!
Peccato che non potrò dargliene una dimostrazione donandogli il mio cuore per colpa di questo stupido DNA! Forse Samuele ha ragione ed io non merito un amore così puro.
Perché non lo merito? Cos'ho fatto di male?
Daniel's Pov
Per fortuna mi è stato concesso di andare a trovare la mia piccola che è nella stanza che si trova proprio accanto alla mia.
Mi avvicino alla porta e busso con molta delicatezza. Mi fermo di colpo e resto in ascolto. Dei singhiozzi soffocati. Ma che le succede?
Apro la porta e mi precipito verso il letto. La coperta fa dei piccoli movimenti. La sposto un po' e vedo il volto della mia Francy pieno di lacrime. Provo a toccarlo e mi accorgo che è bagnato, ma febbricitante.
"Ehi! Che ti succede Francesca?"
"È che... io... forse non meritavo una persona come te" risponde. "Per questo siamo consanguinei..."
"Ehi, vuoi spiegarmi che cosa stai farneticando?" le chiedo.
"Solo la verità. Io non ti merito. Non merito niente."
"Non dire così, principessa!" le dico stringendola al mio petto mentre lei continua a singhiozzare e sussultare. Temo che anche respirare le sia difficile in queste condizioni.
Credevo di averla liberata, e invece ora lei è in una prigione di sensi di colpa collegati a delle colpe che per fortuna non le appartengono.
Perché Samuele le mette in testa certe stupidaggini, perché lei non riesce proprio a capire di essere una ragazza speciale? Non parlo dei suoi occhi, ma della sua dolcezza, della sua empatia e del suo prodigarsi tutti i giorni nell'aiutare gli altri. È speciale nel suo essere Francesca Bernardi, la ragazza che non indossa maschere e che è forte proprio grazie alla sua apparente fragilità. Apparente perché gli altri considerano fragilità il suo lasciar andare le lacrime con frequenza, senza sapere che per lei è un modo di trovare la forza necessaria a rialzarsi dopo essere caduta.
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