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60: Sequestro e incubi

Giulia's Pov
Mi si ghiaccia il sangue quando Salvatore mi dice quello che è successo in ospedale. Questa storia dei presentimenti mi è già capitata.
È stato grazie a questo che Alessandro ha trovato Francesca svenuta.
"N-non... n-non può essere così Salvatore. Ma che... che cosa vuol dire che lui ha sentito Samuele e quell'altro tizio dire che avevano in programma di sequestrarla?"
"Non lo so, era molto agitato!"
Improvvisamente sentiamo qualcuno bussare alla porta e io m'irrigidisco.
"Oh no!" sussurro stringendo forte il braccio di Salvatore. "Vai a vedere."
"Sì... tu resta lì, chiaro?" mi dice per poi liberarsi dalla mia stretta. "È pericoloso che tu ti avvicini!"
Va verso la porta e dopo un paio di secondi inizia a mettere delle sedie davanti alla porta e impilarvi sopra delle grosse scatole. Con le mani fa dei gesti che stanno a significare: "Pericolo!"
"Giulia, vai a sprangare tutte le finestre, sbrigati!" dice.
Io corro verso le finestre e mi appresto a sprangarle una ad una. Inizio ad impilare degli altri scatoloni di legno davanti ad ogni finestra e prendo in braccio Francesca che non ha neanche la forza di alzarsi in piedi e la porto su in soffitta.
"Giuly..." dice lei a bassa voce.
"Dimmi tesoro!"
"Loro... s-sono venuti qui per portarmi via..."
"No, nessuno ti porterà via, te lo giuro!" dico abbracciandola.
"N-no... l-loro mi troveranno e mi porteranno via da qui! Loro vogliono qualcosa da me."
Di colpo sento degli oggetti rovesciarsi.
"Povero Salvatore! Non credevo fossi tanto delicato!"
Francesca's Pov
Giulia mi lascia e fa uno scatto in avanti per scendere di sotto, ma io la fermo trattenendola per un braccio.
"No Giuly, no! Quei due hanno già messo fuori combattimento Salvatore" dico alzandomi a fatica, "è... è me che vogliono, anche se non ne so il perché."
Non faccio in tempo a finire la frase poiché sento la porta spalancarsi e sento una mano stringermi forte le labbra. È una mano forte e fredda. È la mano di... Samuele!
"Stai calma bellezza!" dice.
"Lasciala stare disgraziato!" grida Giulia, ma qualcuno la blocca non so come e dice: "Stai buona ragazzina perché ce n'è anche per te, chiaro?"
Mugolo qualcosa sulla mano di Samuele quando sento qualcosa posarsi sui miei polsi e legarli strettamente.
Sento il rumore di uno schiaffo e Giulia dice: "Non toccarmi, brutta bestia!"
"Oooh, ma che paroloni usi, ragazzina!" dice il professore.
Non potendo far altro poiché ho le mani legate, letteralmente, gli do una ginocchiata nel fianco e lui mi lascia le labbra.
"Lasciala stare ora, ti prego!"
"Tu... mi stai supplicando?" mi deride lui.
"Senti... io ho sopportato un bel po' di cose, quindi lasciala stare e andiamo visto che ci tenete tanto!"
"Oh, vedo che almeno sei una ragazza intelligente!" dice Samuele utilizzando lo stesso tono derisorio.
Sento un oggetto calare sulle mie labbra e un altro sta per essermi posato sugli occhi, ma di colpo i miei persecutori si fermano e Samuele dice: "A che ti serve la benda?"
In un momento differente credo che gli avrei mollato un sonoro ceffone, ma ora sono terrorizzata al solo pensiero di muovere un solo passo fuori da qui, ancora meno con quei due... ho molta paura.
I due mi prendono di peso e mi portano di sotto. Ho la netta sensazione che la febbre mi stia salendo.
Sento qualcuno lanciarsi contro quei due e dalla voce capisco che si tratta di Giorgio.
"Lasciatela subito andare!" dice spingendoli all'indietro, ma io cerco di fare segno di no con la testa.
"Non hai visto la tua amichetta senza voce?" lo schernisce lui.
Sento una mano abbandonare il mio corpo e mi trovo in bilico.
"Lasciala stare o te ne farò pentire, okay?" dice stringendo i denti.
"Tu occupati di portarla via." dice il prof per poi abbandonare la presa sul mio corpo.
Samuele mi prende di peso e mi porta con sé in un posto che non saprei descrivere. È un posto freddo, grande, non so, mi mette paura.
Facendo una grande fatica mi strappo via il cerotto dalla bocca e lo butto per terra.
"Allora carina, veniamo a noi."
"Che... cosa mi vuoi fare?" gli chiedo tremando come una foglia sia per la febbre che per il terrore che lui riesce ad incutermi.
"Voglio che tu mi prometta che starai con me." mi dice a denti stretti.
Mi sento afferrare le caviglie da qualcosa... o... qualcuno. Ma è orribile, cosa diavolo...?
Capisco di cosa si tratta... o meglio di chi... no, anche questo no!
"Allora? Vediamo tesoro, ci sono due cose che dovrai fare: stare con me e dirmi subito dov'è il tuo... cuginetto Daniel."
Per la prima volta nella mia vita mento senza dire che sto bene.
"Non lo so!" gli dico.
Lui tira la corda che lega le mie braccia e mentre il forte dolore mi fa stringere gli occhi anche le mie caviglie vengono strette e sento urla e latrati.
"Allora?" insiste Samuele con sicurezza.
"È inutile che tu faccia queste cose, ti ho già detto che non lo so!" ripeto.
Lui tira ancora la corda e tutto si ripete.
Le mie paure e le mie angosce si presentano tutte in un solo istante e nello stesso momento lui mi spinge contro la parete che si trova alle mie spalle.
"Vediamo se ora capisci! Dov'è quell'idiota di tuo cugino?" mi ripete lui a denti serrati.
"TI HO GIÀ DETTO TUTTO QUELLO CHE POTEVO DIRTI E POI SE QUI C'È UN IDIOTA DEVO INFORMARTI... DEL FATTO CHE QUELLO SEI TU!" gli grido contro.
Lui dà un altro strattone alla corda e la scena si ripete per la terza volta.
Io, per quanto quei... non so se siano animali veri o meno, ma mi stringono lo stesso le gambe ed io, facendo molta fatica, mi giro rivolgendo la faccia verso la parete. Non so come, ma riesco a mettere i palmi delle mani contro di essa.
"Va bene! Vedo che non vuoi proprio saperne di parlare, eh?"
Lui mi affianca e tira con maggior forza la corda e quella scena si prolunga oltre i limiti.
"Ti lascio alle tue paure" dice sghignazzando. "Ciao bambina!"
Trascinandomi per quello spazio capisco di trovarmi in una cantina. Mi viene voglia di piangere e non ho la forza di toccare quei cosi che mi stringono le caviglie.
Daniel's Pov
C'è una cantina buia. Mi trovo in una casa abbandonata, con le travi marce, cade a pezzi... ma che razza di posto è questo?
"AAAAAAAAAAH!"
Un grido disperato mi fa sussultare. Proviene da lì, da quella cantina!
"DOV'È LUI? DOV'È?" urla una voce maschile.
"NON LO SO SAMUELE!" gli risponde la ragazza che ha gridato poco fa.
No! Quella voce... E quel: "SAMUELE"... No, non può essere lei! No!
Mi risveglio di soprassalto e mi ritrovo per terra, con la flebo che avevo attaccata al braccio pendente a mezz'aria. È stato orribile!
Sento un dolore atroce al petto e mi rialzo con molta fatica... ma io non posso rimanere qui ad aspettare che qualcuno venga a dirmi che hanno preso la mia... mia... cugina.
Guardo la flebo e vedo che tutto il liquido è sceso nelle mie vene, poi mi alzo dal letto ed esco di soppiatto.
Riesco finalmente a uscire dall'ospedale e corro via, verso una destinazione ignota... poi mi viene un'idea.
Io porto sempre con me una foto di Francesca e decido di mostrarla alla gente.
Dopo aver camminato a vuoto per ore ed ore, sentendomi anche stremato, vedo una signora immobile su una panchina.
"Signora..." la chiamo attirando la sua attenzione, "mi scusi... potrei chiederle un'informazione? È... urgente."
Lei cerca di rialzarsi, ma il suo volto è pallido come uno straccio.
"Si sente bene? Posso aiutarla in qualche modo?" le chiedo avvicinandomi.
"Vorrei solo... un po' d'acqua" mi risponde lei a bassa voce.
Mi dirigo verso una fontana e afferro un bicchiere che riempio fino all'orlo.
"Ecco, prenda!"
Lei butta giù il contenuto del bicchiere nel giro di pochi secondi.
"Sei così caro" dice dolcemente la signora, "io credo che la ragazza che è passata di qui poco fa si stesse riferendo a te."
"Quale ragazza? L'ha vista in faccia?" chiedo.
Il mio cuore batte a precipizio.
"Sì, l'ho vista in faccia! Era bellissima, ma a deturpare il suo viso c'era un cerotto che le copriva la bocca e aveva i polsi legati e muoveva le dita. Scriveva nell'aria un: "Dove sei?", e piangeva mentre un ragazzo... la portava con sé. Credo anche che i suoi occhi fossero... color castano scuro, e un particolare che mi ha colto di sorpresa era il suo continuo sbattere le palpebre."
"Era... era una ragazza... come lei?" chiedo estraendo la fotografia dalla tasca della giacca.
"Sì, esatto, era fatta così!"
"E... e ha visto dove l'ha portata il ragazzo?" chiedo sempre più agitato.
"Da quella parte." risponde la donna indicandomi con un dito una casa diroccata a pochi passi da qui.
"Grazie... dico davvero, grazie mille!" le dico salutandola con un abbraccio sincero.
Vengo a prenderti piccola mia... resisti ancora un po', dopodiché sarà tutto finito, te lo prometto.

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