58: L'angelo custode
Daniel's Pov
"Ti prometto... che non proverò più a scoprire la verità sulla nostra parentela" mi dice lei.
"No, non farlo! Non devi farlo!" le dico, ma lei continua a piangere e a parlarmi... Non mi sente.
"Ti prometto di togliermi di mezzo se vuoi... e lascerò che tu e Vanessa... stiate insieme, ma non andartene, ti prego!"
"Non promettere queste cose" le dico. "Anzi, se vuoi farmi una promessa... giurami che cercherai la verità anche per me!"
Finalmente lei si volta nella mia direzione ed io le passo una mano su un braccio. La sua mano, che tocca il punto che sto toccando io, attraversa la mia, e lei diventa rigida.
"No! Non puoi avermi lasciata, non puoi!" dice Francesca tra i singhiozzi.
Francesca's Pov
"No! Non puoi avermi lasciata, non puoi!" dico singhiozzando.
La sua voce, all'apparenza lontana, mi dice: "No tesoro, non è così! Io non me ne sono andato! Ascolta il suono che fanno le macchine che mi controllano!"
Resto immobile, in silenzio, e tendo l'orecchio per ascoltare quel ritmico beep che per una volta mi ha dato sollievo. Lui è vivo, ma allora... com'è possibile che mi stia parlando?
"Posso parlarti perché adesso ho le sembianze di un fantasma."
"Ma... ma i... i fantasmi n-non sono visibili a noi, e neanche la loro voce può arrivarci..." sussurro.
"Se ci concentriamo sì" mi spiega lui. "E io speravo di rivederti..."
"Cosa... cosa volevi dirmi?" gli chiedo.
"Di non arrenderti mai!"
"Cosa?"
"Hai capito bene, Francesca. Non arrenderti. Continua la tua ricerca della nostra verità e vedrai che la nostra storia... finirà bene..."
Mi volto come se volessi abbracciarlo, ma mi ritrovo a stringere il vento.
"No, lascia, ci penso io!" dice lui tranquillo.
Mi stringe a sé e mi rassicura.
Improvvisamente, mentre il mio cuore riprende un battito più o meno regolare, sento quel piacevole calore andare via dal mio corpo.
"Devo andarmene adesso, ma stai tranquilla, non ti abbandonerò" mi rassicura.
"Aspetta..." provo a dirgli, ma lui se n'è già andato e nella stanza è tornato a regnare il silenzio più assoluto. Sento delle lacrime silenziose abbandonare i miei occhi e scendere lungo le mie gote, fino a raggiungere il mio collo.
Resto lì altre due ore, poi una stranissima sensazione mi pervade. È come se qualcuno mi dicesse: "C'è un grave pericolo in casa tua!" Vado via a malincuore da quella stanza e afferoo tutte le mie cose per poi correre via.
La pioggia inizia a cadere, peccato che siamo a maggio e non a marzo e che io sono sprovvista di ombrello, infatti quando lascio il cortile dell'ospedale sono già bagnata come un pulcino come si suol dire. Aspetta un momento... bagnata come un pulcino?
""Scusami, è solo che mi è venuta in mente un'immagine tenera, ma anche ridicola." mi dice lui.
"Ovvero?" chiedo.
"Quando ti ho vista bagnata e infreddolita mi sei sembrata un pulcino! Per carità, nel senso buono della parola"..."
Quel ricordo mi passa di fronte come una specie di freccia e mi viene voglia di versare ancora altre lacrime di dolore perché ho davvero paura di perderlo per sempre e non voglio.
Sono quasi arrivata a casa, mi manca poco a scoprire quello che sta accadendo.
Di colpo sento dei latrati e un cane mi si para di fronte. No, anche questo no, per favore!
Comincio a gridare mentre il cane mi stringe forte la caviglia finché non mi sento afferrare per le spalle e trascinare via dalla stretta... provo a toccare la mano che mi ha "salvata" e quando passo attraverso di essa capisco chi mi ha aiutata.
"Non entrare, non entrare!" dice una voce nella mia testa.
"I tuoi sono in pericolo!" mi avverte un'altra voce.
Da una parte ho paura, ma dall'altra sento di dover entrare subito. Ho paura per i miei genitori... spero che il mio sia soltanto un momento di soggezione dovuto alla tensione che ho già addosso, ma temo proprio che dovrò ricredermi.
Busso alla porta di casa, ma di colpo mi blocco.
"Non si azzardi a muoversi, signora!" dice una voce maschile. "Potrebbe partirmi un colpo!"
"SEI UN MALEDETTO DISGRAZIATO!" grida mia madre.
"STIA ZITTA! LE HO APPENA DETTO DI RESTARE IN SILENZIO! O PREFERISCE CHE PROVVEDA IO A CHIUDERLE LA BOCCA?"
Ma io conosco questa voce! No, non può essere lui! Non può essere caduto così in basso! Non può essere successo!
Quella sottospecie di professore sta minacciando mia madre!
Afferro le chiavi dalla mia tasca e apro la porta.
"Francesca, stai attenta!" mi dice la voce dell'uomo che amo. Ma come...
Apro la porta e corro in casa.
"FRANCESCA, È PERICOLOSO!" grida la mamma. "NON FARLO!"
"Ah, ma guarda che bella sorpresa! Ecco la piccola incapace!" dice il professore di musica, sempre che si possa chiamare così.
"FRANCY, NON AVVICINARTI!"
"Se non vuole che faccia del male a suo marito o a sua figlia le conviene tenere chiusa quella bella boccuccia" sussurra lui.
Sento una voce maschile che dice parole incomprensibili.
No! Ha imbavagliato mio padre!
"Francesca, ti conviene restare dove sei se non vuoi che mi parta un colpo."
"Tesoro, fai quello che dice, è armato!" dice la mamma scoppiando in lacrime.
A quel punto la rabbia prende il sopravvento ed io mi getto su di lui e gli strappo di mano quella maledetta pistola.
"Mamma, reggimi questa!" dico trattenendo l'uomo per i polsi.
"Però! Per non essere una ragazza normale sei svelta!" mi deride l'uomo.
A quel punto la rabbia prende il sopravvento e io, per la prima volta in diciassette anni di vita, tiro uno schiaffo a qualcuno... a quella sottospecie di professore.
"Non ti permettere di ripetere ancora una cosa simile, chiaro? Se qui c'è qualcuno di "anormale", mi rincresce dirti che sei tu!" gli dico.
Lui mi spinge indietro. Sono sicura che mi prenderà a pugni e visto che non ho mai ricevuto uno schiaffo la cosa mi preoccupa. Beh, anche stavolta mi salvo perché percepisco una presenza che si frappone tra di noi. Io comincio a gridare affinché qualcuno chiami aiuto poiché io sto cercando di tenerlo a bada, mia madre ha la sua pistola in mano e mio padre purtroppo è impossibilitato ad agire. Grido fino a sfinirmi per lo sforzo, ma lui mi tappa la bocca.
"Shh, sta zitta! Se non vuoi finire in ospedale come il tuo amichetto è meglio che resti in silenzio!"
"Francesca, non ascoltarlo!" mi sussurra Daniel pur sapendo che solo io posso sentirlo.
Mugolo qualcosa su quella mano, la stessa che era sul punto di colpirmi quando non potevo parlare.
Inizio a battere i piedi sul pavimento in modo che qualcuno mi senta.
Sento che non reggerò a lungo, infatti provo a togliermelo di dosso. Dopo un po' ci riesco e lo prendo per le braccia per poi chiuderlo nella mia stanza e chiamare la polizia.
"Tesoro mio!" mi dice la mamma abbracciandomi.
"Va tutto bene" la rassicuro.
"Piccola, ma sei fradicia!" mi dice lei.
"Non ti preoccupare, non è niente!" la rassicuro.
Finalmente qualcuno bussa alla porta ed io corro ad aprire.
"Signorina, dov'è la persona che si è introdotta nella sua casa?" mi chiede un poliziotto.
"È di là, venga con me..." dico conducendolo in camera mia.
"Sei stata bravissima!" mi dice Daniel.
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