56: L'incidente
Francesca's Pov
"E io come faccio a fidarmi di te?" chiedo.
Sono ancora risentita, anche se pochissimo, per quello che è successo quel giorno di poco più di un mese fa.
"Se vuoi vado a prendere quei risultati. Sono riuscito a prenderli e puoi farteli leggere da qualcuno di cui ti fidi." mi suggerisce lui.
"Vorrei tanto che fosse come dici tu! Se li hai... ti prego, potresti farmeli avere il prima possibile?"
"Sarebbe il minimo dopo quello che ti ho fatto" mi dice.
"Calum... ora non esagerare" cerco di dirgli.
"Davvero, io... ti chiedo scusa per quel bacio" dice con un tono che esprime una tristezza eccessiva.
Mi prende le mani e mi accorgo che si è inginocchiato.
"Calum, che fai adesso? Perché sei in quella posizione?" gli chiedo.
"Per chiederti scusa" risponde.
"A-alzati da lì Calum, per favore! Io non sono il Padreterno, alzati!"
Lui si rimette in piedi ed io lo abbraccio. È assurdo, quella che dovrebbe stare male sono io e invece mi trovo a consolare un'altra persona. Il mio viso è vicino al suo, ma sono girata dalla parte opposta e sento le sue guance inumidirsi sempre di più...
"Ehi! Calmati adesso, va tutto bene." cerco di rassicurarlo.
"Scusami." dice a bassa voce.
"Va tutto bene, sta tranquillo. È passato, non pensarci più." gbi dico senza sciogliere l'abbraccio.
Stavolta sono io a strofinare una mano su e giù per la sua schiena, come i miei amici fanno con me. Calum, dopo un po', si calma.
"Sjai meglio?" gli chiedo.
"Sì, adesso va molto meglio." mi risponde lui.
Tiro un sospiro di sollievo e tiro fuori dalla tasca un fazzoletto per poi passarglielo in modo che possa asciugarsi il viso.
"Sei sempre così buona tu!" dice dolcemente.
"Seguo soltanto il mio cuore." ribatto io.
"Beh, allora hai un cuore molto generoso."
Mi lascia un bacio sulla guancia, ma dal tocco delle sue labbra sulla pelle del mio viso percepisco molta esitazione.
"Siamo di nuovo amici, tranquillo." gli dico.
"Beh, allora... ci vediamo a scuola." mi dice lui.
"A domani" dico con un sorriso.
Ci separiamo ed io vado avanti per la mia strada quando mi sento chiamare nuovamente.
"Francesca... aspetta" mi dice qualcuno che a quanto pare si trova alle mie spalle.
Capisco che si tratta di Nicolas, il fratello gemello di Franco nonché suo socio nella gestione del bar in cui lavoro.
"Nicolas..." lo chiamo esitante girandomi nella sua direzione.
"Io... io volevo parlarti" mi dice.
Dal tono della sua voce capisco che è sul punto di scoppiare in lacrime. Ma cos'hanno tutti i ragazzi oggi? C'è un'epidemia che provoca un'eccessiva produzione di lacrime o cosa?
"Nicolas, che succede?" gli chiedo.
"Scusami per il modo in cui ti ha trattata mio fratello." dice.
"Oh, Nico! Ma proprio di lui dovevi parlarmi? Guarda, non so cosa gli sia preso, ma se mi parla di nuovo di questioni di forma o contegno sul lavoro... io... io non..."
"Scusalo, è che lui è il primo a non riuscire a controlla!si" mi spiega colui che io a volte considero il gemello taciturno e sensibile.
"Nicolas, perché dici questo? È successo qualcosa? Io posso aiutarvi?"
"No Francesca, purtroppo nessuno può aiutarci... eccetto un miracolo!"
"Perché? Cos'è successo?" chiedo iniziando a preoccuparmi.
"Sai, noi abbiamo altri fratelli... ma stiamo per perdere il più grande" risponde Nicolas. "Non sapremmo dove sbattere la testa se qualcun'altro della nostra famiglia ci abbandonasse..."
Lui si accascia a terra cadendo su di me come se avesse perso un sostegno e ne cercasse un altro. Io gli afferro la mano destra e lo faccio appoggiare a me, poi, con il mio occhio a rotelle, cerco una panchina che per quanto ricordo si trova nelle vicinanze. La trovo e lo faccio accomodare lì.
"Nico! Ehi! Ora calmati, le cose si complicano quando si è molto scossi."
"È da un anno che mio fratello è in uno stato di coma e i medici hanno chiamato dall'Argentina. Ci hanno detto che se non dovesse reagire entro quarantotto ore staccheranno le macchine che lo tengono in vita, ti rendi conto? Lui è l'unico punto fermo che abbiamo da quando i nostri genitori... Maledetto il giorno in cui quel pazzo l'ha investito!"
Capisco che il suo cuore si sta riducendo in briciole mentre mi racconta quelle cose.
"Okay... se non vuoi continuare basta così" gli dico cercando di calmarlo. "È tutto a posto."
Mi alzo e lo stringo forte a me. Lui appoggia la testa sul mio petto e si lascia andare ad un pianto liberatorio. Lo lascio sfogare, ne ha bisogno e si capisce.
"Mi dispiace che tu abbia pagato per la nostra tensione. Mi dispiace."
"Sta tranquillo Nicolas, non è successo niente di irreparabile per quanto mi riguarda..." gli dico. "Ora sfogati e quando ti sentirai meglio procurati due biglietti aerei per l'Argentina e vai da tuo fratello insieme a Franco. Sono sicura che l'unione della vostra famiglia riuscirà a salvargli la vita."
"E come? Forse non abbiamo il denaro sufficiente per pagare due biglietti aerei" dice Nicolas.
"Allora aspetta qui." gli dico.
Sono vicina al mio palazzo, ho attraversato questa strada per non so quante volte, quindi l'ho imparata a memoria. Vado a casa e prendo un salvadanaio pieno dal mio cassetto. Dovevano essere i risparmi per un viaggio che avrei voluto regalare ai miei genitori, ma non importa, serviranno comunque per una buona azione... almeno spero.
Corro verso la panchina di prima.
"Nicolas... sei ancora qui?" lo chiamo sperando che non se ne sia ancora andato via.
"Sì, sono qui."
"Tieni" dico mettendogli tra le mani il salvadanaio.
"Ma è pieno! Da dove hai preso tutti questi soldi?"
"Tranquillo, non li ho rubati Nicolas. Mica sono una ladra! È la paga settimanale che mi danno i miei genitori. Li ho risparmiati per un viaggio, ma non immaginavo che li avrei usati adesso. Comunque tieni, vai in Argentina insieme a Franco e abbiate fiducia. Io sono sicura che la vostra presenza per vostro fratello sarà rilevante."
"Ma chi sei tu? Un angelo caduto dal cielo?" mi chiede Nicolas.
"Ma quale angelo! Un angelo io? Ma figurati!" gli rispondo ridendo per poi aggiungere: "E adesso vai, c'è un aereo che ti aspetta!"
Nico mi abbraccia fortissimo e mi dice: "Non sempre sono gli occhi a rivelarti le vere intenzioni di una persona."
"Che... che significa?"
"Vuol dire che spesso anche gli occhi mentono."
"Nico, perché mi dici questo?"
"Perché tu sei innocente, lo si capisce dalla sensazione che si prova standoti vicino. E quel ragazzo che era al bar, quello che ti teneva stretta nella foto che hai come sfondo, hai presente? Lui, ogni volta che si presenta al bar, non fa altro che guardarti. Si capisce che ti vuole veramente bene."
"Peccato che il nostro sia un amore impossibile" dico ritornando con la mente alle parole di Calum.
"Non è vero che lui è tuo cugino."
Più o meno sono state queste le sue parole.
"Sei sicura? A me non sembrate molto simili fisicamente. Di carattere più che altro."
Queste parole fanno sorgere in me dubbi sempre maggiori.
"Riflettici, mi raccomando." mi consiglia Nico con dolcezza. "Una ragazza buona come te merita di essere felice."
"Grazie,,," gli dico per poi staccarmi dall'abbraccio.
"Grazie a te, piuttosto!" mi dice lui.
Nicolas Pov
Quella ragazza è davvero un amore. Insomma: ha permesso che svuotassimo il suo salvadanaio!
Torno a casa e trovo mio fratello appoggiato al muro, con lo sguardo perso nel vuoto.
"Ehi!" gli dico calmo.
"Cosa?" chiede.
"Dovresti chiedere scusa a quella ragazza" dico con calma.
"A chi, Nico?"
"A Francesca!"
"E per cosa? Sul posto di lavoro certe scenate non si dovrebbero fare, lo capisci?"
"Ma se la scenata l'hai fatta tu! E poi che doveva fare? Restare ad ascoltare quel tizio che l'ha deliberatamente insultata nonostante dai suoi occhi si veda benissimo che... che avrebbe dovuto guardare lui per lei? Smettila, non ci credi neanche tu!"
"Nico, ma quel salvadanaio?"
"Indovina! Me l'ha dato la fatina dei denti, che ne dici? È di Francesca, me l'ha dato lei affinché io e te potessimo partire per andare a trovare nostro fratello in ospedale! Sei un idiota!"
Lui prende tra le mani il salvadanaio e guarda il soffitto. Come se cercasse qualcuno da lassù. Poi dice: "Quella ragazza è un angelo caduto dal cielo Nico! E sai cosa? Non hai proprio tutti i torti!"
Francesca's Pov
Vado finalmente a casa, indosso il pigiama e mi metto a letto. Ho una brutta sensazione, ma nonostante questo cedo alla stanchezza e mi addormento...
Grida. Colpi. Un rumore di ruote che sfrecciano sull'asfalto. Ma che succede?
Cerco di avvicinarmi e i rumori aumentano sempre di più. Allo stesso modo l'ansia cresce sempre di più dentro di me e il mio petto è schiacciato da un peso opprimente. Perché tutto questo fracasso?
Mi accorgo di riuscire a vedere e questo, invece di rendermi felice, mi fa sen!ire sempre peggio. L'ansia prende il sopravvento su di me ed io mi dirigo verso quel frastuono. Le grida mi feriscono le orecchie e vedo un'auto sfrecciare e un corpo cadere a terra. L'automobilista, evidentemente infischiandosene del fatto che ha appena investito una persona, o addirittura avendo ottenuto quello che voleva, se ne va ed io mi getto in ginocchio vicino a quel corpo inerme.
"F-Francesca... vai a casa..."
Quella voce... è la persona sdraiata davanti a me a parlare!
"S-sei... in... in pericolo..."
È lui! Non può essere! Fai che non sia come penso, ti prego!
Lui ha cercato di sollevarsi di poco da terra, ma ora è appena crollato con un piccolo colpo e non reagisce. Ti prego, dimmi che non è vero!
"NOOOOOOOOOO!"
Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo sul pavimento. Chissà quanto mi sarò agitata?
Sollevo di poco la testa, dolente a causa del colpo, e il pensiero di non vedere niente mi tranquillizza perché è un chiaro segno del fatto che stavo solo sognando.
Faccio dei respiri profondi per placare la mia agitazione e mi alzo lentamente dal pavimento. Mi appoggio al mio letto e tento di acquistare un equilibrio stabile. Quando riesco a smettere di barcollare mi dirigo in bagno e mi sciacquo il viso con acqua ghiacciata. Non voglio piangere un'altra volta, tantomeno se la causa è un incubo avuto probabilmente a causa della sensazione che ho provato mentre Nico mi spiegava cos'era successo al fratello. Mia cugina Linda mi dice sempre che io sono un po' come un quadro perché subisco i colpi del martello e i chiodi. Secondo lei dovrei imparare ad essere una scultura, perché quest'ultima viene modellata, ma io non ne ho la forza e dopo ci sto male.
Farsi scivolare le cose addosso, vero? È la teoria di tutti, ma ci sono persone, tra cui la sottoscritta, per le quali questa teoria resterà tale per sempre.
Ad esempio io non posso vedere film come: "Titanic", perché finisco sempre col restarci male.
Questa volta, però, non si tratta soltanto di una pellicola cinematografica o di un romanzo, (sempre che si possa dire "soltanto"), ma di un... PRESENTIMENTO!
Appena uscita dal bagno torno in camera mia e noto che sono le 06:30. Decido di tornare in bagno, fare una doccia veloce e uscire di casa. Forse camminare un po' mi farà bene.
Esco di casa senza far rumore e attivo il navigatore per arrivare al bosco di Capo di Monte.
Mentre m'incammino vado a sbattere contro qualcuno.
"Scusami, io... io non volevo."
"Sta tranquilla Francesca, non è successo niente." mi dice la persona che ho quasi buttato per terra.
Franco? Ma che ci fa qui a quest'ora?
"Perché sei qui a quest'ora?" gli chiedo timidamente.
"Beh, io e Nico abbiamo l'aereo tra due ore" risponde lui, "e abbiamo deciso di sbrigarci perché dobbiamo fare il check in."
"Ah, capisco."
Ammetto di essere ancora un po' risentita verso di lui, ma me ne vergogno, soprattutto dopo la chiacchierata con Nicolas.
"Aspetta, non te ne andare" mi dice il biondo, (me l'ha detto lui che è biondo.) "Scusa per ieri, avevo capito che quel tizio ti aveva fatta stare male e mi ha anche fatto rabbia, ma non ero in me."
"Lascia perdere biondo. So già tutto." dico per rassicurarlo.
"Lo so. Me l'ha detto lui e mi sono beccato un sentito: "Sei un idiota" da mio fratello e un bellissimo gesto da parte tua."
Detto questo mi stringe in un abbraccio.
"Su, adesso vai che Nico ti starà di sicuro aspettando." gli dico per poi sciogliere l'abbraccio.
"A presto principessa!" mi saluta lui.
"A presto!" gli dico anch'io.
All'improvviso, mentre torno a casa, il mio cellulare squilla. Quella sensazione di paura e angoscia torna a farsi spazio dentro di me. Con le dita che tremano per la tensione rispondo.
"Pronto?"
Dall'altra parte sento una voce tremante dire: "Francy!"
"Denise, che ti prende? Perché stai piangendo?"
"Per... per Daniel."
Mi si blocca il respiro per qualche secondo.
"Che cosa gli è successo?"
"Ha... a-avuto un incidente..."
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