50: La paladina delle anime spaventate
Francesca's Pov
Sono veramente emozionata, ma allo stesso tempo sono anche nervosa. Oggi conoscerò tutti i miei cugini comprendendo anche queli che già conosco: Denise e Daniel. Questo avverrà a casa di Denise, la quale mi ha detto che posso stare tranquilla e che lei non ha adottato cani.
Sulle case di per sé è la prima domanda che faccio, giusto per capire come comportarmi e che misure prendere.
È venuta a prendermi Diana, la sorella di Daniel, ed è simpaticissima.
"Sai, se non fossi mia cugina... io sarei ben felice di averti come cognata" mi dice tranquilla, ma subito dopo, coprendosi evidentemente la bocca con le mani come faccio io prima di dormire, dice: "Oddio, scusami!"
"Tranquilla Dì, va tutto bene!" dico sorridendo, ma in realtà mi manca tantissimo quel periodo.
"Siamo arrivate Fra!" mi dice lei. "Vuoi che ti accompagni?"
"No, grazie! Dimmi solo se siamo in un condominio o in una villetta."
"È un condominio" risponde lei.
"Grazie."
Saliamo i primi quattro gradini e prendiamo l'ascensore per poi arrivare al secondo piano.
"Sai che mi stupisci molto?"
"Io? Perché?"
"Perché con un navigatore e un bastone o con una bicicletta vai dappertutto!"
"Beh, io l'ho sempre desiderato, ma non con una classica guida" dico, e lei ride, avendo probabilmente capito a cosa, o meglio a chi, mi riferisco.
Entriamo in quella casa e mi si presentano gli altri due fratelli: Ernesto, il terzo figlio, e la più piccola: Serena.
Ci salutiamo e iniziamo a parlare.
"D-Denise... cos'è quello?" chiede Serena di punto in bianco, con voce tremante.
Io sono seduta accanto a lei e istintivamente le prendo la mano: è rigidissima, sembra un pezzo di ghiaccio!
Ma che le prende?
"È un... Oddio Sery, scusami!" dice Denise. "Francy, potresti togliere quel pupazzo dal mobile?"
Lei tiene strettissima la mia mano, almeno finché Daniel non le si avvicina per abbracciarla.
"Sery, tranquilla, ci siamo noi ad aiutarti." la rassicura, ma lei è ancora troppo scossa.
"Calmati Sery, adesso lo tolgo da lì, va bene? Non guardarlo più."
Per fortuna c'è solo un mobile davanti a me, altrimenti avrei fa!to aspettare molto quella povera... No, povera no, altrimenti crederà che io la compatisca quando invece la capisco in pieno! La mia paura è diversa, ma neanche io posso controllare il mio corpo in quelle circostanze.
Porto il pupazzo in una stanza qualunque e lo infilo in un cassetto, poi torno da Serena che mi ringrazia con voce da singhiozzo.
"Sery! Ehi, ora puoi stare tranquilla, è tutto passato" la rassicuro abbracciandola e Daniel fa altrettanto, ma dalla parte opposta.
"Vuoi dell'acqua, prendere un po' d'aria, qualcosa del genere?" le chiedo gentilmente.
"Sì... grazie."
Prendo un bicchiere dal ripiano della cucina, (ho imparato velocemente com'è la casa, per fortuna), e lo riempio d'acqua per poi portarglielo.
"Di solito l'acqua funge anche da calmante, sai? E te lo dice una che di paure ne ha bizzeffe!"
Daniel's Pov
Un'altra cosa che mi fa innamorare ancora di più della mia piccola: è incredibilmente comprensiva! Si prende amorevolmente cura della mia sorellina, ma non per semplice pietà come afferma spesso mio fratello Ernesto perché anche lei, per le sue paure, ha sofferto tanto quanto mia sorella.
"Senti Serena, adesso basta!" scatta Ernesto.
"B-basta cosa?"
Cavolo, è ancora scossa, se mio fratello fa una scenata io giuro che potrei non rispondere delle mie azioni e dalla faccia di Francesca capisco che lei è del mio stesso avviso: ha già capito dove vuole arrivare.
"Ernesto, per favore!" dice Diana appoggiando una mano sulla spalla di Serena per rassicurarla.
"Senti, questa cosa deve finire! Tu devi sconfiggere questa paura! O preferisci essere presa ancora in giro, eh?"
Serena scatta come una molla, si alza e si sente un rumore secco provocato dallo schiaffo che colpisce la guancia di mio fratello.
Francesca è là, impietrita da quello che è appena successo.
D'altronde come biasimarla? Il rumore di uno schiaffo fa venire i brividi!
"MA COSA DIAVOLO NE VUOI SAPERE TU, EH?" grida Serena. "NON SEI TU QUELLO A CUI SONO STATI LANCIATI ADDOSSO DEI PUPAZZI DOPO UN FILM HORROR E TUTTI, NESSUNO ESCLUSO, CON IL MECCANISMO ATTIVATO, DICEVANO: "I LOVE YOU"!"
La mia piccola si riprende e si mette accanto a Serena.
"Sery, ora calmati. E tu, Ernesto, dacci un taglio! Non si possono imporre le proprie condizioni agli altri perché come la proibizione eccita il desiderio, altrettanto accade tra l'obbligo e la trasgressione, se così vogliamo chiamare il fatto di avere una paura che ti segnerà per tutta la vita!"
"Francesca, ma è ridicolo!" dice Ernesto. "Se qualcuno la vedesse in questo stato penserebbe che è una debole o che vuole la compassione della gente!"
La mano di Serena sta per scattare di nuovo, ma Francesca la blocca prontamente.
"Sery, non farlo! In fondo lui lo fa perché ti vuole bene, anche se io non sono affatto d'accordo! Non puoi venire a fare certi discorsi proprio a me che la compassione della gente me la trovo davanti tutti i santi giorni, Ernesto! E tua sorella non è affatto fragile: questa cosa è una sua debolezza, il che è completameote diverso, chiaro? Inoltre certe emozioni non si possono controllare! È inutile che tu faccia il superuomo, quello contenuto e tutto il resto, perché stai dando chiaramente a intendere che non lo fai nemmeno tu!"
"Hai la memoria corta? Lei mi ha mollato un ceffone quando le ho detto cosa pensavo!"
"Ma stiamo parlando di paura, non di rabbia! Sai, a volte la rabbia è molto più facile da controllare perché uno sfogo eccessivo ci farebbe sentire in colpa, ma la tristezza e la paura no! Per quelle mon ci si può sentire in colpa, quindi sono emozioni molto difficili, se non del tutto impossibili, da tenere a freno!"
Beh, direi che questo ragionamento non fa una piega. Chissà quante volte le sarà toccato sentire questi discorsi!
"Lei non si controlla in nessun caso! Ti ricordo che mi ha appena tirato uno schiaffo!"
"E ti sei chiesto il perché?"
"No, però..."
"Cavolo Ernesto, ma se sei della coalizione del: "Lo faccio per il tuo bene" potevi dirmelo anche subito! Non si possono fare discorsi del genere ad una persona che è appena uscita da una crisi di panico, lo capisci o no?"
"Secondo me tu sei troppo accomodante."
"Non sono accomodante, sono semplicemente un essere umano che, come tua sorella, ha una fobia e questa fobia è una di quelle che lascerà il segno per sempre!"
Serena è completamente sconvolta poiché escludendo me e Diana nessuno ha mai parlato così.
"Fra, posso parlarti un attimo?" chiedo.
"Sì, ovvio, cioè... ecco..." risponde lei tornando la ragazza timida che ho conosciuto al villaggio.
La prendo istintivamente per mano e la porto in camera di Denise per poi chiudere la porta.
"Sai, nessuno ha mai difeso mia sorella in questo modo!" le spiego. "Solo io e Diana. Beh, non nego che mi dispiaccia vederla tanto spaventata da oggetti inanimati, ma non potrei mai dire che questa è una paura stupida se la riduce in questo modo."
"Ho fatto male?" chiede.
"No, affatto! Sai, mia sorella cerca rifugio in qualcuno che la capisca... e forse l'ha trovato oggi!"
"Sai, non vorrei essere stata scortese con tuo fratello, ma non sono riuscita a sopportare quei discorsi che faceva! Per quanto siano ragionamenti fatti su base logica io non ne sono convinta!"
Il suono del suo cellulare la fa sussultare e lei afferra il telefono e la macchinetta.
Francesca's Pov
Un messaggio da mia madre.
"Tesoro, oggi dovremmo andare a trovare Matilde, ti stiamo aspettando!"
Beh, non mi dispiace l'idea di vedere la mia cuginetta.
Oddio, non ho portato la mia bicicletta! E adesso dove vado?
"Io... io devo andare... ma non so come, non ho la bicicletta!"
"Non è un problema, ti accompagno io!"
"Beh, grazie, ma..."
Ho una voglia matta di baciarlo, ma non posso, non posso!
"Dai, non fare complimenti!" mi dice dolcemente lui e alla fine accetto.
So che lo fa senza malizia, ma più siamo vicini più vorrei stargli accanto. Se non fosse per quel maledetto DNA io potrei essere felice con lui.
Arriviamo a destinazione e lui mi accompagna nei pressi del condominio in cui abito. Mi saluta con un veloce bacio sulla guancia ed io entro nel palazzo per poi arrivare al mio appartamento.
Ripenso a quel gesto veloce ma intenso e sento entrambi gli occhi farmi male. So cosa sta per succedere, quindi li strizzo più volte per reprimere le lacrime. Inutile dire che non mi è servito a nulla.
Mentre sono in ascensore appoggio la fronte ad una di quelle specie di pareti e in quella posizione verso alcune lacrime. Non riesco proprio a trattenermi quando si parla di tristezza, ma non per i miei occhi. Tutt'altro: a volte addirittura dimentico che i miei occhi non possono vedere perché guardo le cose da una prospettiva differente. Reagisco in questo modo solo perché sono io: Francesca Bernardi, e per quanto io non voglia la pietà di nessuno non ho il controllo su tutto quello che succede al mio corpo. Posso controllare la rabbia per scrupolo di coscienza, ma il dolore no.
Arrivo a casa e prima che i miei mi vedano corro in bagno e mi sciacquo il viso con acqua ghiacciata. Non ho proprio voglia di sentire eventuali prediche o interrogatori, non oggi almeno.
Esco dal bagno, prendo la mia bicicletta per eventuali necessità e salgo in auto con i miei genitori.
Infilo gli auricolari e metto la musica a riproduzione casuale. La prima canzone che parte è: "Un grande prato verde" di Gianni Morandi e Claudio Baglioni. Ho sempre amato questa canzone! Mi piacciono molto le quattro regole dell'amore, anche perché penso al fatto che non tutti le rispettano come dovrebbero. In compenso io ho conosciuto qualcuno che quelle regole le rispetta sempre e comunque. Mi dispiace solo che non sarà lui quella presenza nel mio domani.
Una dopo l'altra le canzoni vengono riprodotte, almeno finché non arriviamo a destinazione.
Scendo dalla macchina e ci dirigiamo verso il condominio in cui Matilde vive con sua sorella Clelia, la minore, e gli zii.
Appena arrivata vengo salutata da Matilde e Clelia con abbracci affettuosi, poi tutte ci dirigiamo nella cameretta delle ragazze.
Stiamo chiacchierando, facendo battute e ricordando un po' le estati trascorse con la loro comitiva/famiglia quando sento la voce di mio padre che dice: "Io credo che sarebbe opportuno trasferirci, allontanarci da questa città così caotica!"
Finisco seduta sul letto e porto le mani al cuore che batte fortissimo. Scivolo lentamente giù e mi porto le ginocchia al petto, abbracciandole come si fa con un cuscino.
"Checca, stai bene?" mi chiede Matilde prendendo le mie mani e aiutandomi ad alzarmi.
"S-scusate... i-io devo andare a chiedere una cosa ai miei genitori." dico barcollando e uscendo dalla stanza.
Corro fuori e sono sicura di essere diventata pallida.
"Che... che cosa significa("
"Di cosa parli, Francesca?" chiede la mamma.
"Cosa significa che dobbiamo trasferirci?" chiedo con voce tremante.
"Ma niente, era una riflessione! In alcune città ci sono molte più risorse, anche per te!"
"Ma voi avete entrambi un lavoro, cos'è questa storia?"
"Sarebbe per te Francesca, lo capisci? In alcune città ci sono addetti che vengono a prenderti per portarti dove devi andare, ai corsi ad esempio!"
"Ma se io ci sono sempre andata da sola!"
"È tropfo pericoloso qui!"
"Smettila Fausto, non continuare! Sai che a lei e a me piace stare qui e non è il caso di stravolgere la nostra vita di punto in bianco! Oltretutto sai che lei è sempre un po' sul chi va là, quindi basta con gli scherzi!"
"Ma dico: potresti avere una vita migliore!"
"No, io non ci credo! Se non sento un posto come casa mia non potrò mai avere una vita migliore, in nessun caso! E poi stai parlando come uno di quegli emigranti che andò in America a fare fortuna! Beh, io non voglio andarci! Non voglio fare fortuna!"
Corro a prendere la bici, chiedo scusa agli zii e alle ragazze e, sentendomi sul punto di scoppiare, corro verso l'ascensore e appena uscita dal condominio monto sulla bici e scrivo la destinazione: spiaggia consueta!
Rimetto quella canzone e penso che i miei genitori, pur senza cattive intenzioni, sono riusciti a infrangere quelle quattro regole più di una volta e in ogni caso io ne ho sofferto.
Lo so, a volte si ferisce qualcuno senza volerlo, ma le parole pronunciate non sono come quelle scritte: se si usa una penna speciale, (o nel mio caso il telefono e la macchina da scrivere), possono essere cancellate, ma dalla memoria no, soprattutto se fanno male.
Io detesto le cose canoniche, (nel senso di tipiche), e questi pensieri lo sono. Per certe cose non sopporto di mettermi dove c'è la massa, preferisco stare in un posto meno affollato, ma con persone di cui ci si può fidare. Non m'interessa la moda, cerco di vestire semplicemente nel modo che mi è più comodo, e non m'interessa fare quello che fanno tutti se non è una cosa che mi piace. Sono fatta così e questo è quanto, non cambierò mai radicalmente. Sarò io quella sbagliata? Forse, ma se le cose stanno in questo modo preferisco essere sbagliata piuttosto che giusta ed eternamente annoiata.
Non posso dire di essere una vera e propria ribelle, ma per certi versi mi comporto come tale. Posso ascoltare, ma non faccio cose di cui non sono affatto convinta o che non mi convincono pienamente.
Traslocare. Che parola difficile da digerire, almeno per me. Un'altra casa, forse un'altra città, agli estremi un altro paese o continente. Nuova scuola, nuove conoscenze e via dicendo. Io non mi fido facilmente, sarebbe difficilissimo e se posso evitare di stravolgere la mia vita in questo senso non mi dispiace affatto farlo.
""Francesca, ma è ridicolo! Se qualcuno la vedesse in questo stato penserebbe che è una debole o che vuole la compassione della gente"!"
Tutte stupidaggini! Non è vero che chi versa lacrime è debole. La vera forza sta nel mostrare il proprio essere, volendolo o no, senza vergognarsene. Io non l'ho fatto, mi sono vergognata di me stessa quando ho sentito quel fastidio agli occhi e sono scappata subito.
Ora come ora vorrei soltanto una persona qui accanto a me, ma non posso chiedere aiuto proprio a lui, mi farebbe troppo male distaccarmene di nuovo.
Sarò costretta a cavarmela da sola, come ho sempre fatto, e spero tanto che possa servirmi a qualcosa. Per ora ricordo nuovamente le sue parole, quelle che mi hanno confortata più e più volte, e anche stavolta non fanno eccezione perché il mio problema è che mi vergogno di me stessa quando sto semplicemente dimostrando di essere umana e non uno stupido robot o un blocco di ghiaccio.
""Io ti guardo negli occhi e vedo una ragazza meravigliosa"!"
È incredibile, lui riesce a confortarmi anche da lontano. Se solo potessi ringraziarlo in qualche modo sarei ben disposta a farlo!
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