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47: A cosa ti porta il dolore?

Alessandro's Pov
"Oh mio Dio, Francesca! Francesca! Per favore, reagisci! Ehi!"
M'inginocchio accanto a lei ed inizio a scuoterla, ma la sua pelle sembra fatta di ghiaccio per quanto è fredda.
"Francesca! Ti prego, ti prego amica mia, dimmi qualcosa!"
Angelica sembra una statua di ghiaccio, è completamente immobile. Cerco di rimettermi in piedi e vado a chiamare un'ambulanza.
"Okay, adesso cerchiamo di farla distendere sul letto" dico prendendola in braccio e stendendola sul suo divano-letto.
"Oh santo cielo, non reagisce!" sento dire alla madre di Francesca.
"Calmati, il polso c'è ancora Angelica, ma ora dobbiamo aspettare l'arrivo dell'ambulanza."
Finalmente, "sempre che si possa dire così", udiamo il suono delle sirene che preannunciano l'arrivo dell'ambulanza e corriamo fuori.
Un uomo mi porta via Francesca e lei viene fatta sdraiare su di una barella. La sola cosa che riesco a vedere prima che la barella venga coperta da una tenda sono le sue labbra, bianchissime. È quasi assurdo pensare che... che Daniel avesse avuto una specie di... di presentimento! Cavolo, meno male che non sono un tipo troppo scettico!
Oddio, Daniel!
E adesso che gli dico?
Decido di inviargli un messaggio e dirgli la verità sullo stato in cui ho trovato la povera Francesca.
Io: "Dan... lo so che non è un buon momento... ma devi venire all'ospedale che ti indicherò il prima possibile perché Francesca è..."
Il messaggio di risposta arriva quasi subito.
Dan: "Francesca è... CHE COSA?"
Io: "È in uno stato di incoscienza..."
Daniel's Pov
Un colpo al cuore. Ecco cosa mi è toccato, un colpo al cuore! Non posso credere che lei sia... No maledizione, non può essere!
"Dan, che cosa ti è successo? Che ti ha detto Alessandro?" chiede Diana.
"Mi è arrivato un messaggio da parte di Ale... ha detto che Francesca è in uno stato d'incoscienza ed io devo andare da lei il prima possibile!"
"Calmati, così ti sentirai male e all'ospedale ci andrai per ricoverarti!" mi dice mia sorella.
"Dì, io devo... devo andare da lei!"
"Sì, okay, ma dove credi di andare se non sai nemmeno dov'è ricoverata Francesca?"
"Hai ragione... ma non so cos'altro fare."
"Te lo dico io: devi calmarti e aspettare che arrivino in ospedale e che Ale ti dica qual è e dove si trova!" mi dice Diana cercando di calmarmi.
Ha ragione! Ha maledettamente ragione! Agitandomi così non otterrò nulla di buono.
Mentre cerco in tutti i modi possibili di tranquillizzarmi mi arriva un messaggio e vedo che è Alessandro a scrivermi.
Compagno Boss: "È ricoverata in quell'ospedale che si trova di fronte a casa tua!"
Così lontano da casa sua? Ma che cos'hanno in testa quei... Un momento! È qui di fronte, è qui di fronte! Questo vuol dire che posso raggiungerla anche subito!
"Diana... ora so dov'è!" dico.
"Voglio accompagnarti" mi dice lei, "in questo stato non reggerai da solo vedendo il suo stato."
È sempre così cara la mia Lady!
"Grazie Diana" le dico davvero riconoscente. "Grazie mille!"
Usciamo di casa e arriviamo nel giro di pochi minuti che però mi sembrano eterni. Il mio cuore batte a precipizio e vedo Diana guardarmi con estrema preoccupazione.
Una volta arrivati vediamo una donna bionda con delle carte tra le mani e attiriamo la sua attenzione.
"Mi scusi, sa per caso dov'è ricoverata una ragazza che risponde al nome di Francesca Bernardi?" chiede Diana parlando al mio posto poiché io non ne ho la forza.
"Siete dei parenti?" chiede l'infermiera che abbiamo fermato.
"Sì, siamo... i suoi... cugini" rispondo con voce leggermente tremante.
"Ah, perfetto!"
"Allora? Dov'è ricoverata?" chiede ancora Diana assumendo un'espressione preoccupata.
"È nella camera 511. Da questa parte, prego." risponde la donna per poi voltarsi e dirigersi verso l'ascensore dell'ospedale.
Arriviamo davanti alla camera 511 e quando vedo la porta socchiusa faccio un salto indietro.
"La prego, ci lasci entrare" dico rivolgendomi ad una donna immobile come una statua, con le braccia aperte, sulla soglia.
"Va bene, ma solo per pochi minuti!" assente lei spostandosi per permetterci di passare.
Entro nella stanza e la vedo sdraiata su di un lettino. Dei fili ricoprono quasi del tutto il suo corpo e ha dei tubicini nelle narici e in bocca che le permettono di respirare. Ha un altro macchinario in testa, attaccato alle orecchie attraverso degli anelli di metallo.
Mi volto verso il dottore che la sta visitando e gli chiedo: "Se la toccassi le farei male?"
"No, ma per ora è meglio non farlo. Vede, l'equilibrio della ragazza è delicato e... ed è in uno stato di coma profondo."
COMA PROFONDO? No, non di nuovo!
Ma cosa diavolo può esserle successo? Come ha fatto a ridursi così?
Cavolo, che non sia quello che sto pensando! Lei legge molto, nei racconti di adolescenti, da quello che mi diceva, le ragazze si ferivano fisicamente per soffrire di meno a livello morale. E se si fosse ferita di proposito? No, non può essere!
Guardo i punti scoperti delle sue braccia che non hanno tagli, ma non so se fidarmi.
"Dottore... lei aveva delle ferite? La ragazza, intendo." chiedo con esitazione.
"Soltanto una alla testa, evidentemente causata dalla caduta" risponde il dottore. "È una ragazza che sta soffrendo e anche molto, ma non ha segni di autolesionismo, non deve preoccuparsi."
È vero. La mia Francesca sta soffrendo molto.
Sento un dolore atroce al petto e fisso il mio sguardo nei suoi occhi di un color castano scuro. Le sue palpebre sono perfettamente immobili, cosa che non accade quasi mai, e sembrano fatte di marmo.
"Non si sa per quale motivo sta così male?" gli chiedo.
"No, non lo sappiamo. Credo che il motivo sia psicologico, a livello fisico non abbiamo riscontrato nulla che possa averle provocato uno svenimento. Se vuole... può restare, ma non tocchi quei fili."
Gli faccio un cenno d'assenso, poi mi avvicino a lei e appoggio le mani sul pavimento per sostenermi.
Resto così, immobile, a guardarla. Vorrei parlarle per dirle cosa provo, chi è accanto a lei, come facevo quando la portavo in spiaggia e lei aveva paura che qualcuno la stesse osservando.
"Capisco perché ti sei innamorato di lei" dice Diana avvicinandosi al letto nel quale è sdraiata Francesca. "È molto bella e... e sembra anche molto dolce...  Mi fa tenerezza, sai? È dolcissima!"
"Non sai quanto Diana!" le dico chinando il capo. "Povera, mi dispiace..."
Vedo sopraggiungere Ginevra che appena mi vede mi si avvicina e mi abbraccia.
"Non si sa niente?" chiede.
"No... lei... è addormentata... è in un sonno senza sogni..."
Vedo che le sue mani non sono coperte dai fili, quindi le prendo la mano sinistra e la stringo forte nella mia, sbattendo le palpebre più volte per trattenere le lacrime. Tentativo inutile visto che il dolore agli occhi e al petto è atroce.
"Ehi! Ciao cuginetta! Come si sta lì, eh?"
Lei sembra irrigidirsi, ma un accenno di sorriso compare sulle sue labbra. Anche questo si spegne e lei torna all'immobilità assoluta.
Ginevra's Pov
Io e la ragazza bionda lasciamo la stanza in cui è ricoverata la mia amica e mi dirigo verso la cappela.
Mi avvicino alla statua della Vergine e m'inginocchio davanti ad essa.
Provo a congiungere le mani, ma non ce la faccio, quindi afferro le mani della statua e le stringo nelle mie.
"Ti prego Madre, scusami, ma io ho bisogno di chiederti un favore... e-enorme! Hai presente la mia amica bruna? Francesca! Lei sta molto male, non sai quanto. Ha sofferto tantissimo da sveglia e all'impruvviso non ha più retto ed è entrata in un luogo nel quale si può accedere solo quando il corpo è vivo, ma la mente dorme. Tu la puoi aiutare Madre, vero? Io so che puoi! Fammi questo piacere, ti scongiuro!"
Lo so che la posizione in cui sono non è esattamente da fedele, ma ho avuto bisogno di aggrapparmi a quella statua. La lascio per evitare di romperla e faccio il segno della croce, poi crollo a terra, stremata dalla stanchezza...
Vedo una barella correre lungo i corridoi dell'ospedale e su di essa c'è un enorme telo nero. Che significa? Cosa succede adesso?
"Mi scusi signore, chi c'è lì... sotto quel telo?" chiedo indicandolo.
"La signorina Francesca Bernardi. Non abbiamo potuto salvarla... non ha superato la notte."
"Cosa? No! Non può essere! NOOOOOOOOOO!"
Giorgio's Pov
Sono arrivato in ospedale e sto cercando Ginevra. Mi hanno spiegato qual è la situazione della brunetta, ma ora io sto cercando la mia biondina... chissà come sta?
Sento delle grida provenienti dalla piccola cappella, entro di corsa e vedo la mia piccola agitarsi sul pavimento e gridare come una matta. Provo a bloccarla per i polsi e la scuoto per svegliarla.
"Ginevra, svegliati!" la chiamo agitato.
"Giorgio..." mi sussurra lei.
"Calmati tesoro mio, calmati." la tranquillizzo abbracciandola.
"Giorgio... tu hai visto la mia amica, vero? Tu l'hai vista?" mi chiede spaventata.
"Perché questa domanda?" le chiedo.
Lei non risponde, ma scoppia in lacrime e mi abbraccia forte.
"Ginevra! Ehi! Io l'ho vista ed era esattamente come l'hai lasciata, immobile come una statua. Lei è viva, capito? Lei è viva!"
"Ho avuto tanta paura Giorgio" mi confessa lei abbassando il volto.
"Si può sapere cos'hai sognato? Perché sei così scossa?"
"C'era una barella... era coperta da un telo scuro. Era un uomo a trasportarla per i corridoi. Io gli ho chiesto chi ci fosse lì sotto e lui mi ha risposto che c'era... lei. E lei era... lei era..."
"Ho capito." le dico. "Calmati adesso, lei sta "dormendo", ma sta bene. Se ce l'ha fatta una volta perché non dovrebbe farcela anche la seconda?"
Lei si aggrappa a me ed io l'aiuto a rialzarsi. Sta tremando e fatica a reggersi in piedi. Povera la mia piccola!
"Vieni con me principessa, ti porto da lei se vuoi, magari ti tranquillizzi."
Daniel's Pov
Sono seduto accanto al letto e continuo a guardarla. Ha un viso maledettamente dolce e angelico, anche in un momento difficile come questo!
"Sai una cosa?" le chiedo, come se lei potesse rispondere. "Io credo che dal luogo in cui sei tu possa vedere, nel senso che intendiamo tutti del termine. È bello il luogo in cui ti trovi? Sai, per quanto bello io vorrei che tu... tornassi qua."
"Oh, poverino!"
Mi volto al suono di quella voce che ha parlato in modo canzonatorio e mi ritrovo davanti la faccia da schiaffi di Samuele. Cerco di trattenermi dal tirargli subito un pugno.
"Ma guarda chi si vede! Tu sei l'incubo della povera Francesca, quindi la domanda sorge spontanea: cosa diavolo ci fai tu qui, eh?"
"Volevo vedere come stava la povera malatina" mi risponde lui.
Il fatto che lui le abbia dato un diminutivo che suona più come un modo di schernirla mi fa ribollire il sangue dalla rabbia, ma ancora una volta stringo i pugni e lo guardo come se volessi incenerirlo.
"La "malatina", come la chiami tu, sta molto male! Girati e guardala! Lo sai perché sta male? Perché si ritrova intorno degli esseri spregevoli, come te e forse qualcun'altro ed è evidentemente arrivata al limite della sopportazione! E sai perché ora sta così? È molto semplice: essendo troppo buona per dirne quattro a te e agli altri ha sopportato fino allo stremo, poi il suo organismo ha deciso che le lacrime non erano più sufficienti come sfogo!"
Gli sbatto in faccia tutto, assolutamente tutto quello che penso di lui e che inizio a pensare di Calum avendo saputo che stava per baciarla con la forza.
All'improvviso la macchinetta che la controlla impazzisce e trilla ad un ritmo velocissimo. Giurerei quasi di vedere la paura negli occhi di Samuele se non sapessi com'è fatto, ma non m'importa. Mi alzo e vado ad aprire la porta per cercare aiuto, ma appena lo faccio sento un gemito e capisco di aver urtato qualcuno con la porta.
"Scusa, davvero, mi dispia..." dico, ma nel riconoscerlo mi fermo. "Calum!"

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