40: Musical, riflessioni e ricordi
Francesca's Pov
Non posso crederci! Sono riuscita a muovere le labbra per articolare una parola! È davvero meraviglioso!
Lui resta con me per un po', poi mi saluta con un bacio, stavolta sulla fronte.
Vado in camera mia a studiare e una volta finito raggiungo i miei genitori a tavola. Il clima tra i miei genitori è un po' teso, ma ci ho fatto l'abitudine... è da un po' che va avanti così.
Domani andremo a vedere il musical: "Notre Dame de Paris", e non vedo l'ora! Da quando ero piccola il cosiddetto gobbo mi ha sempre fatto tenerezza.
Chissà: forse perché anche lui, come me, è stato un emarginato, anche se per motivi diversi.
Lui è disprezzato per il suo volto e la sua gobba, io ero disprezzata per i miei occhi. Quando vedevo il film della Disney ogni volta che il padre adottivo del protagonista lo chiamava: "Mostro" per prenderlo in braccio io rispondevo: "Non è vero!"
Mi sono sempre sentita dalla parte dei più "deboli" perché ci sono passata anch'io e so che cosa vuol dire.
Tra una riflessione e l'altra indosso il pigiama e mi metto a letto. Il sonno non tarda ad arrivare, infatti dopo qualche minuto mi addormento...
La sveglia del mio cellulare suona ed io, sebbene mi senta ancora mezza intontita dal sonno, mi alzo.
Oggi è il gran giorno! Spero solo che non finisca male!
Faccio colazione, vado a lavarmi e vestirmi, afferro uno zaino con dell'acqua e qualcosa da mettere sotto i denti ed esco di casa. Dovrei prendere l'autobus, ma sinceramente non ho voglia di fare tanto chiasso per chiedere ad un passante di indicarmi un determinato autobus per arrivare a scuola.
Comincio a dirigermi verso la scuola e per un po' va tutto bene, poi sento qualcuno darmi uno spintone che fa rovesciare sia me che la mia bicicletta. Questa mi cade sulla caviglia e mi fa un male tremendo.
"Ahahah bella caduta, eh?" dice una voce familiare alle mie spalle.
No! No, non può essere di nuovo lui, no!
"Che c'è Francesca? Ti ho spaventata?" chiede beffardo.
No Samuele, solo che a momenti mi facevi rompere una gamba e sei il mio peggiore incubo, ma escludendo questo particolare no, non mi hai spaventata!
Naturalmente mi è impossibile dirgli tutto questo, almeno per ora. Senza dargli la possibilità di torturarmi ulteriormente mi rialzo, risalgo sulla mia bici, scrivo la destinazione e inizio a correre più velocemente che posso. Ma proprio lui dovevo incontrare oggi?
Arrivo a scuola e affido la mia bicicletta all'assistente dell'altra volta per poi entrare in classe.
Io e i miei compagni trascorriamo una buona mezz'ora a discorrere sulla gita, i posti a sedere e tutto il resto.
Chissà, forse più in là potrò parlare anch'io come facevo prima, senza dover per forza scrivere, ma per il momento... beh, credo che mi tocchi farmelo bastare!
Alle 8:30 usciamo da scuola e saliamo sul pulmino che ci trasporterà fino al teatro in cui vedremo il fantomatico musical.
Per tutta la durata del viaggio non faccio altro che pensare all'incontro "se così si può chiamare" che ho avuto con Samuele.
"Ehi Francy! Va tutto bene?"
La voce di Denise mi risveglia dai miei pensieri ed io annuisco per non farla preoccupare, anche se so che non mi crederà. Figuriamoci: se non ci credo io come posso pretendere che ci creda lei?
"Va bene" dice.
So che questo: "Va bene" vuol dire: "Se e quando vorrai parlarne io sarò qui" e mi fa male che lei si preoccupi per quello che mi succede. Mi dispiace davvero tanto.
Arriviamo a teatro e prendiamo posto.
Io sono seduta tra Denise e la professoressa di sostegno. Lo spettacolo non è ancora iniziato, evidentemente gli attori devono temporeggiare un po', ma forse è meglio così. Almeno avrò la possibilità di prepararmi psicologicamente ad un'eventuale conclusione poco piacevole.
Ogni volta che scoppia un applauso io mi volto verso Denise come per chiederle se si sono spente le luci e lei, comprendendo, mi risponde di no.
All'improvviso tutto diventa silenzioso e dopo qualche istante la professoressa mi riferisce che le luci si sono spente.
Il musical ha inizio e i brividi percorrono di continuo la mia schiena, che sia per un motivo o per un altro... ma il momento in cui mi commuovo davvero è quello in cui quel povero angelo prigioniero del suo stesso corpo dice che le sue più care amiche sono le campane perché ci sono sempre e perché non gli fanno tanto male quanto gliene fa la gente. In quel momento sento gli occhi bruciare e dopo un po' inizio a piangere silenziosamente.
Io l'amore l'ho avuto, ma per chi è meno fortunato e ce l'ha solo in apparenza o non lo ha affatto come finisce la storia? Anch'io ho ricevuto degli insulti, ma ho sempre avuto accanto qualcuno che mi diceva: "Non ascoltare le cattiverie, tu sei una brava ragazza, sei buona, quindi non deve farti stare male il fatto che i tuoi occhi non si aprano!"
Io mi sono innamorata e ho avuto fortuna, ma non va sempre così. Non è facile trovare chi ti ama per davvero e quando qualcuno ti aiuta da sempre è difficile perché a volte pensi che potrebbe farti o dirti di tutto e tu gli diresti: "Grazie", come in questa storia.
In questo caso, visto che si trattava di studenti, la conclusione è stata doppia: la prima è andata malissimo, la seconda è stata un riavvolgimento del nastro per così dire ed è stato un finale molto bello.
Ci alziamo, io tremante e con gli occhi doloranti per le lacrime, gli altri non lo so.
Saliamo sul bus ed io decido di sedermi da sola visto che non è difficile da comprendere il fatto che sia un po' noioso stare accanto ad una persona che è sconsolata e deve fare un bel po' di cose per dirlo, se non è accaduto fin dall'inizio almeno. Non so perché, ma mi ritornano alla mente i continui sgarbi che mi faceva Samuele quando ero una bambina. Tra sgambetti, frecciatine, false parole gentili e insulti che si susseguivano in quel periodo d'inferno non so cosa sia stato peggio se sopportare lui o le maestre. Ma perché ci si diverte a prendere il giro o a respingere il "diverso"?
Ora più che mai, dopo aver visto questo, un mucchio di ricordi ritorna a farsi spazio nella mia mente.
Io, però, ho più di un modo per sfogarmi o per evadere da quello che mi rattrista in un certo qual modo.
Cantare? Sì, ma per ora non riesco a farlo, però posso pur sempre ascoltare musica. Altri modi per non farmi troppo male sono la lettura e la scrittura. Quando posso leggere o scrivere che vadano al diavolo tutte le cattiverie del passato, Samuele perde il suo potere e io immagino scene dolci nelle quali sono coinvolte solo le persone che mi vogliono davvero bene. Lo stesso risultato mi è dato dalla vicinanza del Mare, potrei restare lì per ore o giorni.
Essendo sola, come fanno tutti, metto le cuffiette e mi lascio trasportare dalle note delle canzoni d'amore o da versioni goliardiche di musica già conosciuta. Nel frattempo la prof mi ha scritto un messaggio che dice che dovremo fare un tema sul musical e parlare di cosa ci ha colpito. Oh beh, siamo a posto, io potrei scriverci un romanzo!
Mentre ci penso c'è un'altra cosa che mi libera dalle mille domande e dai mille ricordi che mi stanno piombando addosso ed è una frase che mi ha detto Daniel, la stessa che mi ha sollevata dal dolore che ho provato per colpa di quel "professore", sempre che sia possibile chiamarlo così.
""Io ti guardo negli occhi e vedo una ragazza meravigliosa"."
Sorrido a quel ricordo e finalmente smetto di pensare a Samuele, ai suoi intrighi, tutto vola via come se niente fosse ed io mi perdo in una bolla di Sole, estate e ricordi felici.
All'improvviso percepisco una presenza al mio fianco e qualcuno mi appoggia un braccio sulle spalle.
Calum's Pov
Io sono in classe con Francesca e l'ho vista piangere durante lo spettacolo. Ora lei è seduta in fondo all'autobus e mi dispiace che stia tanto male, anche se non capisco perché.
Mi sento in colpa per quello che le ho fatto due mesi fa, ma non riesco a vederla così. Al diavolo, io vado da lei!
Mi alzo dal mio posto e pur barcollando un po' per gli scossoni del bus la raggiungo e mi siedo accanto a lei. Ha le cuffiette, spero soltanto di non disturbarla, ma per farle capire che può stare tranquilla le appoggio un braccio sulle spalle. Per quanto io sia attratto da lei non le farei mai del male, nemmeno se me lo chiedesse quel degenerato di Samuele! Anzi, se me lo chiedesse lui ancora meno!
Lei toglie immediatamente le cuffiette e fa uno scatto, evidentemente spaventata.
"Fra! Sono io, Cal" le dico. "So che forse ora ti è difficile fidarti di me, ma sappi che se hai bisogno io ci sono sempre!"
Faccio appena in tempo a finire la frase.
Lei mi abbraccia fortissimo e con le dita traccia sulla mia schiena le lettere della parola: "Perdono!"
So che quando è svenuta le sono apparso come un mostro, ma non è un motivo per avercela con lei dato che questo non dipendeva dalla sua volontà.
"Tu non hai bisogno di chiedermi scusa, hai capito?" le dico. "So che quello che è accaduto qualche mese fa ti ha spaventata, è normale che tu abbia avuto paura a tal punto da avere quella "visione" da svenuta, quindi non preoccuparti! È tutto a posto!"
Spazio Autrice
Ehi, ciao lettori! Come va? Spero bene!
Lo so, probabilmente questo capitolo per chi lo leggerà potrà essere noioso, ma vi assicuro che per me è stato importante scrivere le riflessioni di Francesca anche attraverso la visione di un'opera come: "Notre Dame De Paris" dato che c'è una sorta di analogia tra le due storie, anche se minima.
Ho pensato di scrivere questo capitolo perché Francesca mi rappresenta quasi in tutto, eccetto il cognome e l'età, e le sue riflessioni sono le mie.
Beh, prima di andare vi ringrazio per i voti, dato che ne ho visto qualcuno e mi sarei messa a saltare visto che non ci speravo minimamente. Beh, ora smetto di annoiarvi! Ciao ciao!
JesceSole2014Fra
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