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33: Ricorda che sei fantastica

Francesca's Pov
È lunedì ed io, volente o nolente, devo tornare a scuola visto che per ora è questo il mio lavoro, anche se per l'ora di musica dovrebbero darmi una retribuzione, e anche consistente. Ho davvero paura di tornare. So che i miei compagni e quasi tutti gli insegnanti mi aiuteranno, ma so che uno di loro è... una serpe in seno! Devo essere forte, devo resistere perché non ho nessuna intenzione di farmi mettere i piedi in testa. È stato questo a mandarmi all'ospedale e non deve accadere ancora.
I miei mi hanno regalato una bici con il manubrio che gira automaticamente a seconda della strada o degli ostacoli, quindi userò quella.
Arrivo a scuola giusto in tempo e prima di entrare lego la bici ad un palo.
Entro a scuola, raggiungo la mia classe e vado a sedermi al mio posto, accanto a Denise.
La professoressa di letteratura entra in classe, mi si avvicina e mi chiede: "Stai meglio Francesca?"
Istintivamente io cerco di dire qualcosa, ma non ci riesco.
"Tranquilla" mi rassicura. "Ci hanno informati del fatto che momentaneamente ti è impossibile parlare, quindi non sforzarti."
Annuisco e sorrido per ringraziare la prof, dopodiché lei si allontana dal mio banco.
Sono tutti molto gentili e ben disposti nei miei confronti, ma l'ultima ora è sempre più vicina e questa situazione mi mette ansia.
Il professore di musica entra in aula e invece del classico: "Buongiorno!", dice: "Ma guarda chi si rivede, la signorina Ho Mille Problemi! Spero vivamente che tu li abbia risolti perché non sopporto i tuoi piagnistei!"
Io non sopporto te ogni volta che parli sottospecie di scimmione decelebrato travestito da professore, eppure te lo lascio fare! Non darmi fastidio perché anche se momentaneamente non posso usufruire della voce ho le mie carte in tavola!
Okay, lasciamo stare che è meglio! Devo stare calma e non devo piangere altrimenti questo signore mi distruggerà!
Faccio un cenno di saluto e lui mi chiede: "Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
Scuoto la testa e lui continua: "Allora vieni qui e spiega alla classe la lezione del giorno!"
"Matteo, lei non può parlare" dice la prof di sostegno, ma lui, imperterrito, insiste: "Smettila di fingere, vieni a spiegarmi la lezione di oggi!"
Io afferro la mia macchina da scrivere e il cellulare che viene collegato alla LIM, (lavagna multimediale), dopodiché inizio a scrivere tutto quello che riguarda quella lezione.
"Ti ho detto di dirmela a voce" sbraita lui.
Io, in un'altra nota, scrivo: "Ma non posso!"
"Adesso chiamo tua madre con il VivaVoce e mi dirà lei se stai fingendo!"
Sento gli occhi pizzicare, mi fanno male, quindi li strizzo più volte per reprimere le lacrime e scrivo il numero telefonico di mia madre. Poi, a caratteri cubitali, scrivo: "LA CHIAMI ADESSO, DAVANTI A ME!"
Percepisco un po' d'esitazione nel suo: "Piccola impertinente! Lo farò subito, ma sappi che verrai umiliata! Ah, e ti metterò nei guai con la pagella, puoi contarci!"
"Professore, ora la smetta!" gli dice Denise venendo verso di me e abbracciandomi.
"Tu vai a sederti!" sbraita lui.
"Io non vado da nessuna parte!"
"Vuoi prenderti una nota di demerito?"
Faccio segno a Denise indicando il suo banco: lei non deve essere coinvolta nelle cavolate di questo pazzo e ancora meno per colpa mia.
Il cellulare del prof squilla a vuoto, poi mia madre risponde.
"Pronto?"
"Ah, lei è la signora Bernardi se non mi sbaglio. Le dirò solo che sua figlia è un'impertinente, una contorta e una bugiarda!"
"Quale sarebbe il motivo delle sue parole?"
"Semplice! L'ho interrogata e invece di parlare lei ha scritto! Per quanto ne so potrebbe aver imbrogliato e ha anche la faccia tosta di dire che non può parlare!"
""LA FACCIA TOSTA?" MIA FIGLIA HA RISCHIATO LA VITA, È RIMASTA IN OSPEDALE, IN COMA, CON DEI MACCHINARI CHE LA TENEVANO IN VITA PER QUARANTOTTO ORE! SA A QUANTO CORRISPONDONO QUARANTOTTO ORE? A DUE  STRAMALEDETTI GIORNI! AH, E LE DIRÒ DI PIÙ: DA QUANDO SI È SVEGLIATA NON HA PIÙ DETTO NEANCHE UNA BENEDETTISSIMA SILLABA! PER I SUOI OCCHI E LA SUA DETERMINAZIONE HA PASSATO MOMENTI ORRIBILI, MA MAI FINO A QUESTO PUNTO! ORA SE MI PERMETTE DEVO ANDARE A LAVORARE, NON HO PIÙ TEMPO DA PERDERE CON LEI! SA, CI SONO COSE PIÙ IMPORTANTI DA FARE DELLO STARE A SENTIRE UN PROFESSORE SOLO DI LAUREA! MA SENTITELO, MIA FIGLIA HA SOFFERTO LE PENE DELL'INFERNO A CAUSA SUA E QUEST'UOMO SI AZZARDA A DIRE COSE DEL GENERE!"
Mia madre deve aver chiuso la chiamata poiché sento il prof dire: "Ma come... Pronto? Pronto?"
Io resto impassibile, anche se dentro mi sento malissimo. Nemmeno quando avevo cinque anni ed ero sotto pressione mi sentivo così.
Credo che solo un criminale sia sottoposto a questa mancanza di fiducia, alla ricerca di prove, indizi su dove, come, quando e perché.
Ma io, che ho addirittura paura dei coltelli da cucina, cos'ho fatto per meritare di essere umiliata in questo modo? Dentro di me prego Colui che è è lassù, in Cielo, affinché mi dia la forza di non piangere davanti a lui. Questo signore non merita la soddisfazione di vedermi piangere: io non gli farò questo piacere, no!
Scollego il cellulare dalla LIM, ma non prima di aver salvato il file.
Chissà, forse in futuro potrebbe tornarmi utile!
Torno a sedermi e guardo l'orario. Sono le 13:45. Mi auguro che questi cinque minuti passino in fretta, non voglio più avere nulla a che vedere con questo signore, almeno per oggi.
Mando un messaggio alla professoressa di sostegno per chiederle di far venire qui l'assistente che mi accompagna fino all'uscita.
"Vado a chiamarla subito tesoro, sta tranquilla" dice lei, ma prima che possa alzarsi l'assistente entra e mi porta fuori dall'aula, anche se ora come ora io la definirei "stanza delle torture" e non per lo studio.
"Hai una faccia strana Francy, va tutto bene?"
Annuisco e le sorrido: mi dispiace che si preoccupi per me.
"Va bene, se non vuoi pensare a quello che è successo non ti chiederò niente, ma non tenerti tutto dentro. Anche piangere ti farà bene. Mi prometti che ci penserai?"
Annuisco nuovamente e la saluto con la mano.
Salgo sulla bici e scrivo la destinazione: casa mia. Ho bisogno di andare a casa, lì potrò sfogarmi quanto voglio. Solo in una cosa darò ragione a quel tipo: non sono una persona in grado di fare molte cose. Non so difendermi, non so come rispondere e ora non posso neanche farlo verbalmente. Ma come fanno i miei amici a starmi accanto? Come fa la mia famiglia a darmi conforto? E poi... come fa Daniel a provare tanto affetto per me? Cosa merito io?
Sento gli occhi fare sempre più male, credo che mi scoppieranno presto, non posso continuare a trattenere le lacrime. Un solo singhiozzo preannuncia un pianto che forse durerà un bel po'. Pedalo più in fretta, non sopporto che mi si veda piangere.
All'improvviso, però, la mia bici frena, forse per il semaforo dato che i freni sono automatici per questo tipo di cose.
Una voce mi chiama: "Francesca! Francesca! Ma che cos'hai?"
È lui e mi ha vista piangere! Possibile che io non sia brava nemmeno ad evitare questo?
Vorrei andare avanti, ma credo che il semaforo sia ancora rosso dato che la bici sembra inchiodata.
Gli mando un messaggio per dirgli che non è nulla, non voglio farlo preoccupare ulteriormente.
Lui non mi dice altro, si avvicina e mi cinge la vita con le braccia per quanto gli è possibile. Non so come né perché, ma questo semplice gesto mi tranquillizza.
""Io ti guardo negli occhi e vedo una ragazza meravigliosa"."
Le parole che mi ha detto quel giorno d'estate tornano nella mia mente e mi danno il conforto di cui ho tanto bisogno.
"C'entra quel professore, non è vero?" chiede.
Io non riesco a fare nulla, né ad annuire né a negare, quindi mentirgli.
"Non c'è bisogno che tu mi risponda. Si capisce che lui ti ha fatto del male. Ehi! Ricorda che quando vorrai parlarne ti basterà contattarmi. Va bene?"
Annuisco e mi volto per mostrargli un sorriso sincero, ma comunque minimo.
"Vuoi che ti accompagni a casa?"
Forse non è il caso: so che passerò tutto il giorno a soffrire e non voglio contagiarlo con la mia tristezza.
Nego con la testa e gli scrivo: "Grazie comunque."
Lui mi aiuta a scendere dalla bici, poi mi stringe forte a sé e mi lascia dei piccoli baci tra i capelli. È sempre così buono con me!
"Si sistemerà tutto, piccola."
Abbozzo un sorriso e lo stringo forte per sentirmi sicura. Lui mi sembra un gigante a livello di statura perché mi supera di molto, ma è un gigante buono e so che non sto sognando la sua protezione: lui è rimasto davvero. Lo so perché la sua mano fa su e giù lungo la mia schiena. Sembro una bambina in cerca di coccole, ma non importa. È di questo che ho bisogno e non riesco ad evitare di farmi aiutare da lui.
Dopo un po' mi stacco dall'abbraccio e scrivo un: "Grazie" con le dita.
Lui mi lascia un bacio sulla guancia e si allontana.
Salgo sulla mia bicicletta e arrivo a casa di corsa.
Entro nell'appartamento e mi chiudo in camera mia.
Mi sento come una criminale, a momenti quel tipo mi perquisiva per vedere se avessi addosso una qualunque traccia di illegalità. In quel caso avrei ceduto molto prima.
È questa la violenza psicologica? Beh, se lo è fa più male di quei cosi di legno che venivano usati dai romani per gli studenti ribelli. Non oso nominarli, il nome di quegli oggetti di tortura mi fa impressione. Ma è tanto sbagliato essere un po' diversi?
Continuo a piangere silenziosamente, poi sopraggiunge il sonno e finalmente il buon Morfeo mi porta lontano dal dolore.
Daniel's Pov
Denise mi ha raccontato tutto quello che è successo. È davvero il colmo trattare così una ragazzina solo perché ha detto: "Non posso!" E poi lei non ha neanche potuto dirlo veramente: l'ha scritto!
All'improvviso penso ad una canzone che le piace molto. Si intitola: "Brutta" e parla di una ragazza che non si accetta, che ha delle ferite profonde causate dalle prese in giro. So che la mia piccola ora è a terra, sono sicuro che si stia chiedendo perché soffre tanto o forse addirittura si sta imponendo un castigo che non merita. Lei ha accettato i suoi occhi, ma forse non è lì il problema dato che la sua autostima è comunque bassa.
Cerco quella canzone e decido di condividerla su Facebook, dopodiché la nomino in modo che lei ascolti questa canzone.
Lei non si vede brutta, molto peggio: si vede poco meritevole.
Crede di non essere in grado di fare nulla, ma forse in fondo al suo cuore sa che non è vero.
Quando si guarda nello specchio dell'anima io so che si sente sbagliata, ma la gente come quel professore, se così si può chiamare, contribuisce a farla sentire così e lei, che è buona, ne soffre.
Francesca's Pov
Gli incubi mi tormentano e il peggio è che all'inizio non sembrano nemmeno degliincubi.
Mi sveglio di colpo e dopo aver fatto dei respiri profondi per calmarmi mi alzo e prendo il telefono e la macchina da scrivere. C'è una notifica di Facebook e forse riuscirò a distrarmi un po' se vedo cos'è.
La notifica dice: "Daniel Bernardi ti ha taggato in un post."
Apro il post e leggo: "Francesca Bernardi questa canzone ha un'analogia con la tua vita. Ti prego, quando ne hai voglia ascoltala e ricordati che sei fantastica!"
Clicco sul link della canzone e quando la ascolto mi nasce un piccolo sorriso.
La parte che più mi piace è quella che dice: "Brutta, lo vedi che non sei brutta? Crescere è sempre una lotta, ma conta su di me!"
Sono sicura che lui abbia capito come mi sentivo, per questo ha voluto aiutarmi.
È bello sapere che esistono persone con un cuore grande come colui che canta questa canzone ed io sono felice di averne conosciuta una.

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