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27: Il supplente

Francesca's Pov
Le vacanze di Natale sono trascorse benissimo, ma purtroppo sono finite.
Oggi è il primo giorno di scuola... negli ultimi tempi la professoressa di musica non è venuta a scuola e mi è stato detto che è stato trovato un supplente... la cosa non mi piace, ma non per lo studio, solo che questa persona non è tra le mie conoscenze e provo una strana sensazione.
Il professore o la professoressa oggi sarà presente alla seconda ora, quindi non dovrò andare di fretta.
Arrivo a scuola in tempo, entro in classe e vado a sedermi al mio posto.
Nella prima ora abbiamo letteratura. La materia mi piace, ma faccio molta fatica a concentrarmi, anche se la prof non se ne rende conto... spero!
La prof esce dalla classe e poco dopo sento la porta aprirsi e poi... silenzio totale!
"Buongiorno" dice una voce maschile.
Io capisco un po' più tardi di chi sia quella voce, quindi probabilmente sono l'ultima ad alzarmi.
"Ehi tu, ragazzina!" dice il professore. "Non sai che ci si alza in piedi per salutare un professore? E per quanto mi riguarda io pretendo che i miei alunni si alzino in piedi prima che sia io a parlare!"
"Dice a me?" chiedo titubante.
"Sì, dico a te."
"Mi guardi" gli dico, "le sembra che io possa farlo?"
"Hai qualche problema ragazzina?"
Vado verso la cattedra, alzo la testa e spalanco gli occhi il più possibile per mostrargli qual è il mio "problema", come a lui piace chiamarlo.
"Ecco qual è il mio problema." dico mantenendo il più possibile il mio contegno e cercando di non suonare sfacciata.
"Ah, capisco! Puoi andare" dice il professore.
Torno a sedermi al mio posto e mi copro gli occhi con le dita. Ho le mani fredde e questo dovrebbe fermare le mie lacrime. Devo riuscire a non piangere, devo farlo!
La professoressa di sostegno mi fa una carezza sulla testa e dice: "Sta tranquilla, non è niente!"
Quell'ora passa un po' troppo lentamente ed io faccio fatica a seguire la lezione.
La terza ora è quella di spagnolo.
Per il primo quarto d'ora riesco a concentrarmi, ma adesso comincio a sentire di nuovo quell'ansia, quel magone.
"Professoressa... potrei uscire un momento?" le chiedo.
"Sì, vai" dice la prof. "Denise, potresti accompagnarla?"
La mia compagna di banco mi prende per mano.
"Sì prof, con piacere!"
Mi fa uscire dall'aula e mi porta in bagno.
"Dai, qui puoi sfogarti!" dice.
Dopo qualche istante inizio a piangere prima silenziosamente, poi singhiozzando... mi sento male.
"Ehi, guarda che non gli hai mancato di rispetto, non hai usato termini forti e tutta la classe gli ha puntato gli occhi addosso quando lui ti ha detto: "Hai qualche problema, ragazzina"?"
Denise mi abbraccia, è molto buona e molto forte. Io piango per qualche minuto, poi mi sciacquo il viso con acqua gelida.
"Stai meglio Francy?" chiede Denise.
"Sì, ora va meglio" rispondo più tranquilla.
Torniamo in classe e la prof mi dice: "Non farci caso Francesca, una laurea non fa la saggezza di un uomo."
"Grazie" dico semplicemente.
A quantk pare il prof non ha suscitato la simpatia di molte persone, io sono la prima a non trovarlo molto simpatico.
Dopo sei lunghe ore, incluse le precedenti, la campanella suona e io la sento da fuori visto che ho il permesso di uscire con cinque minuti d'anticipo.
Esco di corsa da quell'inferno di cortile, più di quanto io sia abituata. Non amo correre, infatti non so quante volte sono andata a sbattere contro cose e persone, ma questa volta ho la necessità di scappare via.
Continuo a camminare, stavolta più lentamente. Non ho intenzione di tornare a casa per ora, ho voglia di camminare. Ma, pensandoci, potrei prendere una strada secondaria, per fortuna ho girato spesso per Napoli e non mi sono mai persa.
Continuo a pensare al modo orribile in cui sono stata trattata, ma questo non mi ferisce tanto per il fatto che sia successo a me quanto per il fatto che è inconcepibile che un essere umano venga trattato così. E poi cosa gli ho fatto io? Niente! Proprio come con le maestre dell'asilo. Sì, perché l'unica cosa che ho fatto è stato ritenere stupido un disegno cartaceo di un paio di guanti, per giunta da dover colorare! Che me ne faccio io di uno stupido pezzo di carta che non può infondere calore? Perché distruggere un albero per quel disegno, perché?
E da lì sono iniziati gli obblighi! A me l'asilo in precedenza piaceva, poi si è scatenato l'inferno.
Che m'importa di un tizio disegnato su un libro da quattro soldi che batte un martello chissà dove? Cosa m'importa di fare cose che NON CAPISCO MINIMAMENTE? E per finire... cosa m'importa di quella maledetta canzone che mi gira di continuo in testa? A che serve che io la canti quando non voglio farlo?
Quest'esperienza, però, mi ha insegnato a non sottovalutare i maestri o i professori perché molto spesso loro sono come i clienti: hanno ragione su tutto e se non ce l'hanno rigirano la frittata.
Naturalmente io non intendo generalizzare, anzi, dopo l'asilo sono stata fortunata, almeno fino ad oggi!
Tra un pensiero e l'altro sono arrivata a casa.
Entro in ascensore, salgo al secondo piano e apro la porta di casa mia.
Chiudo la porta e mi libero dello zaino in modo insolitamente rude.
Mi getto in ginocchio davanti al divano e mi copro le orecchie con le mani.
""CANTA STUPIDA RAGAZZINA"!"
"NO! NO, NO, NO!" urlo con tutto il fiato che ho in gola. "NO!"
Mi alzo in piedi, barcollo, cerco di aggrapparmi a qualcosa ma non ci riesco. Giro su me stessa e batto la testa contro il piede di una sedia. Ho ancora quelle grida nelle orecchie, poi non sento più niente... è tutto avvolto nel più assoluto silenzio.
Calum's Pov
Io vivo nella casa accanto a quella di Francesca. Sento una voce femminile gridare: "No" e poi il rumore di una sedia che si rovescia sul pavimento.
Esco di corsa da casa mia e inizio a bussare alla porta della casa di Francesca. Lei non mi risponde. Oh no, e adesso che cosa faccio?
Corro a chiamare aiuto e i soccorsi arrivano subito.
La porta, non so come, viene aperta e quando finalmente entro trovo la mia amica distesa per terra, priva di sensi, con la testa che sanguina.
Crollo in ginocchio accanto a lei ed inizio a toccarla per capire se respira per poi sentirle il polso per capire se il suo cuore batte ancora. Le sue mani sono freddissime ed è pallida. Le tolgo di dosso la sedia che si è rovesciata insieme a lei, poi la prendo in braccio e la porto sul letto.
Una paura incredibile mi sconvolge e non so cosa fare, ma il mio corpo fa tutto da sé ed io scoppio in lacrime. Le accarezzo la guancia gelida e mi avvicino al suo viso... sono vicinissimo alle sue labbra, ma quando capisco quello che sto facendo mi ritraggo. Oh no, questo no, non posso farlo!
Lei non è innamorata di me, ma che mi prende?
Sembra una statua di ghiaccio, è fredda e rigida, ma il suo cuore batte ancora... lei è viva, io so che è viva!
Percepisco un leggero movimento e guardo la mia amica: sta reagendo!
Alza di poco la testa e dice con un filo di voce: "Non voglio..."
"Francesca! Mi senti, vero?" chiedo.
"Sì" risponde lei. "Cal..."
"Tranquilla, è tutto finito, te l'assicuro" le dico per tranquillizzarla.
"Cal... stai... piangendo?" mi chiede con voce tremante.
"N-no... sono solo allergico alla polvere..."
Figuriamoci, lei si è accorta che piango dal mio modo di parlare.
Tende una mano e mi tocca una guancia asciugandomi le lacrime.
"Sto bene Cal, sto bene" dice cercando di alzarsi.
"Ho avuto paura bella" le dico, "ho avuto paura di perderti..."
Mi trema un po' la voce quindi lei afferra la mia mano e la stringe nella sua.
"Cosa ti è successo agnellino?" le chiedo.
"Niente... ho avuto un calo di pressione..."
"Un calo di pressione non ti fa gridare: "NO!", come se qualcuno ti stesse torturando." le faccio notare.
"Cal... non ne voglio parlare."
Si tappa subito la bocca con una mano: "Scusa, scusa, scusa! Non volevo risponderti in malo modo, no!"
"Ehi! Non mi hai mica sbattuto fuori di casa, mi hai solo detto che è una cosa di cui non vuoi parlare, tutto qui!"
"Cal... quasi nessuno sa cosa mi è successo in passato!"
"Lo capisco. Ti chiedo solo un favore: fatti visitare, non è normale uno svenimento di questo tipo e poi così, all'improvviso!"
"Sì, ma non oggi... sono un po' stanca." mi dice.
"Mi permetti di restare qui?" le chiedo. "Non voglio che tu resti da sola."
"Grazie Cal... ma se resti io desidero che tu lo faccia perché lo vuoi, non per farmi da infermiere."
Rido a quest'affermazione.
"Ahahah tranquilla!" le dico ridendo.
Lei si appoggia al materasso e si mette seduta.
"Oddio, stai ancora sanguinando! Aspetta, vado a prenderti del ghiaccio" dico andando in cucina.
"Cal, non ti scomodare" mi dice lei.
"Ma che dici?"
Mi alzo dal letto, prendo del ghiaccio e glielo metto sulla ferita.
"Ecco... su, da brava, siediti" le dico.
Lei si mette seduta e appoggia la testa sul palmo della mano.
Le alzo il viso e la guardo... è tanto bella! Mi alzo in piedi e mi metto davanti a lei. Mi avvicino al suo viso... di nuovo. Siamo a pochissima distanza l'uno dall'altra, ma quando sto per baciarla lei gira il volto dall'altra parte e mi allontana con una leggera spinta.
"Per favore, vai a casa!" mi dice.
"Francy io..."
"Tranquillo, io sto bene" dice.
Capisco quello che è successo e mi allontano.
Francesca's Pov
Non può essere!
Perché Calum ha fatto questo?
Devo parlare con Daniel... devo dirgli tutto, ho bisogno che lui sappia perché io non volevo, non volevo!
Lui abita molto lontano, non posso dirgli di venire qui... ma nemmeno posso pensare di parlargliene al telefono! Sono una stupida, dovevo capire che Calum voleva... Oh no, no!
Devo chiamarlo.
Apro il suo contatto e clicco sul suo numero.
Dopo qualche squillo lui risponde. È la prima volta che gli telefono, ma non immaginavo fosse per quello!
"Pronto?"
"D-Daniel... scusami se ti disturbo, ma io devo... devo dirti una cosa!"

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