199: Il mostro e l'angelo
Francesca's Pov
È lunedì, il 29 febbraio, ed è il giorno in cui si ritorna a scuola.
Io preparo velocemente le mie cose e, dopo essermi preparata io stessa, in tutti i sensi, esco. Finalmente ho di nuovo la mia bici, quindi vado più spedita per una stradina isolata che, per fortuna, è frequentata da altri ciclisti più che da auto.
Fare ciclismo in mezzo alle auto è un vero e proprio azzardo e io sono stufa di farmi investire, anche perché la colpa non sarebbe certo dell'automobilista, ma solo mia.
Persa in questi pensieri arrivo a scuola, lego la bicicletta al solito palo e, cercando di farmi strada tra gli studenti che non hanno intenzione di entrare, come se poi fosse anche strano, riesco ad arrivare alla mia classe e mi fermo sulla porta.
"Francy, entra" mi dice la professoressa Maria, cbe è tornata da poco.
Istintivamente l'abbraccio. A volte mi protegge troppo, ma le voglio un gran bene e mi è mancata, soprattutto per il fatto che ho avuto accanto una specie di Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Entro in classe e vado a sedermi al mio posto. Anche la professoressa di musica è ritornata e quest'anno ce l'ho in prima ora, di lunedì.
Sento la porta aprirsi di nuovo e Asia mi afferra una mano, senza preavviso. La sua presa è forte, ma non per questo salda e sicura. Al contrario: le tremano le dita.
"Ragazzi, c'è una nuova compagna" ci avverte la prof, "si chiama Natasha. Vieni dentro, cara... se vuoi presentarti fa' pure!"
Percepisco un calore eccessivo nella stanza, che mi fa pensare ad un clima molto teso e non senza ragione. Natasha non dice una parola, si limita a sedersi e, dal rumore della sedia, deduco che si sia messa a sedere al banco davanti ad Asia, accanto a... Carlotta!
Già, ora Carlotta è in classe con noi e sono sicura che dopo aver sentito quel nome stia guardando malissimo la ragazza.
Sento che Natasha insulta sottovoce tanto Carlotta quanto me, ma mi concentro sulla musica, quella che la prof ci sta facendo ascoltare, e che vuole che impariamo a suonare per la volta successiva. Io, dato che non so ancora leggere la musica, mi scrivo le note trovate ad orecchio sulla Barra Braille.
Finita la canzone ci vengono fatti fare degli esercizi, poi la prima ora si conclude.
Prima, dato che il professore che c'era l'anno scorso a sostituire la prof di musica è stato chiamato altrove, facevamo due ore di inglese. Ora la prof di inglese, seguita da quella di francese e poi da quella di spagnolo, sono in seconda, terza e quarta ora. Anche quelle, compresa la quinta, passano abbastanza in fretta, ma prima di andare in palestra Natasha mi chiede: "Francesca, dovrei andare al bagno. Mi puoi dire dove si trova? Anzi, accompagnamici!"
Annuisco, anche se, lo sento, è un'altra delle sue trovate.
"Francy, ti prego, stai attenta" mi dice Asia con voce tremante.
"Te lo giuro." le rispondo, afferrando l'occhio a rotelle e facendo strada a Natasha.
"Ecco! Sei arrivata!" le dico per poi fare per andarmene.
"Ehi, ferma! Dove credi di andare, ragazzina?"
"Dove vuoi che vada? In classe, no?" le rispondo.
"Tu non vai da nessuna parte!" dice bloccandomi per le spalle e spingendomi fino ad una parete. Le sue mani mi bloccano il viso e un suo dito mi finisce dritto dritto nell'occhio sinistro. Lei va anche abbastanza a fondo, mi fa un male tremendo. Inoltre, anche se ora ha tolto il dito da là, mi stringe il viso e lo graffia, minacciandomi di farmi di peggio se non farò ciò che mi dice. Mi manca l'aria e, forse, proprio per disperazione, le tiro uno schiaffo che le fa girare il viso.
"Azzardati a toccarmi di nuovo, ragazzina viziata che non sei altro..." le dico, "e ti posso assicurare che non te la caverai tanto facilmente! Ricorda: io so chi sei e so che cos'hai fatto!"
"Fermati!" dice notando che sto per andarmene. "Che cosa sai?"
"Non te lo voglio dire, okay? E adesso togliti!"
La spingo via, Dio solo sa con quale forza, e corro verso la classe. Cavolo, il viso e l'occhio mi bruciano un accidente!
"Francesca!" esclama Giorgio venendomi incontro. È preoccupato. "Santo cielo! Che cosa ti è successo, Fra?"
"Niente, tranquillo. Sto bene" gli dico.
Non è vero, non sto affatto bene!
"Vieni con me."
Mi prende delicatamente il polso e ci anticipiamo rispetto al resto della classe.
"Dai, ti prego, dimmi che cosa ti è successo in faccia! E poi hai un cerchio rosso intorno all'occhio! Che ti è successo?"
Non ce la faccio a parlare, non sopporto l'idea di ricordare certe cose. Scoppio semplicemente in lacrime, tra le braccia del mio migliore amico.
"Shh, va tutto bene, tranquilla" dice lui, accarezzandomi la schiena. "Credo di aver capito. Se non ne vuoi parlare non fa niente, tesoro."
"Oh, Giorgio!"
La mia voce è strozzata dal pianto.
"Io odio la violenza, ma quando quella ragazza, la nuova, mi ha fatto questo io l'ho colpita, per difendermi!"
"Lo so... ma hai pensato all'eventualità che lei possa usare il tuo schiaffo contro di te?" mi chiede Giorgio.
"Io non ho fatto niente, davvero! Non volevo..."
"Ah, sei qui!" dice la professoressa di educazione fisica. "Perché hai picchiato Natasha?"
"Cosa?"
"È nuova, cerca di ambientarsi! Okay che ti è successo di tutto, ma questo comportamento è inconcepibile!"
"Professoressa, non è..." cerco di spiegare, ma lei, per tutta risposta, mi volta le spalle.
"Ci parlerò io con lei. Tu siediti qui e sta tranquilla."
Mi fa sedere sulla trave e mi dà un bacio sulla fronte, poi si allontana per parlare con la professoressa. È assurdo: loro dicono di avere anni di esperienza... allora perché non notano che Natasha ha solo un segno ed io nemmeno so quanti ne ho?
Contatto mia madre e le spiego tutto, pregandola di credermi, perché non sopporterei che lei potesse gridarmi contro per una cosa che non ho fatto volentieri, per uno schiaffo che mi è toccato dare per non rischiare di soffocare.
Mamma: "Amore, sta tranquilla, io ti credo. Mi dispiace solo di non poterti venire a prendere."
Io: "Tranquilla, va bene."
Fa niente, andrò a piedi, come sempre. Lei, poverina, è al lavoro e rischia di incontrare traffico.
"Ti ci porto io a casa" mi dice Giorgio, "forse la tua insegnante sta iniziando a porsi qualche domanda."
"Spero..." dico in un sussurro.
Non so come riesco a star calma, ma sento una rabbia montarmi dentro.
"Com'è possibile che una ragazzina capricciosa abbia tutto questo potere su di me e su chi mi circonda?" dico tra me e me torturandomi le mani fino a farmi male.
"Smettila, sei impazzita?" dice Giorgio. "Lo sappiamo tutt'e due che quella ragazzina è una bestia!"
"Io le ho dato uno schiaffo, ma a che è servito? A mettermi contro un'insegnante... a farmi sentire un disastro..."
"La finisci di colpevolizzarti per colpe che non hai o ne hai ancora per molto?"
Il suo tono è leggermente irritato, me ne rendo conto.
"Scusami... archivia questa storia... non ho detto nulla, va bene?"
"No, scusami tu, invece. Sei stata aggredita fisicamente da una stupida e io a momenti ti fucilo verbalmente!"
"Scemo!" dico scoppiando a ridere. Lui mi dà un bacio sulla guancia e mi sorride.
"Ce l'ho fatta a farti ridere!"
Arriviamo all'auto e lui mi fa accomodare sul sedile del passeggero.
"La vuoi sapere una cosa?" mi chiede di colpo.
"Di che si tratta?" chiedo.
"Sei bellissima!" dice con un dolce sorriso. "Anche con quei graffi e quel cerchio nero intorno all'occhio sei bellissima!"
"Sì, figurati!"
"Non azzardarti a ripeterlo, altrimenti ti torturo con il solletico fino a farti sentire male, è chiaro?"
"Ti ho già detto che sei uno scemo?" gli domando ridendo.
"Certo, ma detto da te, con quella voce dolce che hai, è un complimento, principessa..."
"Io in realtà non ti voglio offendere, io... non..."
"Lo so, brunetta con l'autostima sotto le scarpe! Ecco, siamo arrivati! Se vuoi ti accompagno a casa!"
"No, tranquillo. Ce la faccio... sei molto gentile."
Lo abbraccio e gli sorrido.
"Sei un angelo" mi dice. "Mi dispiace solo che ti sia toccato scontrarti con una belva! Però ho intenzione di mandarti qualcuno che ti farà molto piacere vedere!"
"Va bene! Non vedo l'ora!" gli dico ridendo.
Vado a casa, apro la porta e metto via la cartella. Vado a sciacquarmi il viso e mi procuro del ghiaccio da mettere sull'occhio. È freddo, naturalmente, ed il dolore è tremendo, ma in teoria dovrebbe farmi bene per il cerchio.
Vorrei mettermi a letto, ma ho paura di sognare quello che mi è successo oggi.
"Francesca, non pensare a niente! Non pensare a quello che è successo! Non pensarci!"
Parlo tra me e me prima di sentir suonare il campanello. Apro la porta e mi sento prendere una mano che viene portata su una guancia morbida, ma con un leggero accenno di barba.
"Non ci posso credere!" esclamo, riconoscendo il suo tocco ed il suo volto.
"Come stai, riccioli d'oro?"
"Che? Riccioli d'oro? M-ma io non sono... non sono bionda..."
"Però hai i ricci e il cuore d'oro, tesoro!"
"Ehm... ecco... v-vedi... io... non posso nasconderti che proprio oggi non sono nel pieno della mia forma, però..."
"Però adesso me lo fai vedere l'occhio? Credo che tu abbia già fatto qualcosa, ma, per quel poco che me ne intendo, vorrei vederlo lo stesso."
"Certo... ma ho un po' di difficoltà a tenere ferme le palpebre..."
"Vieni, siediti sul letto e tira su la testa." mi dice.
Annuisco e faccio quello che mi chiede. Lui mi tiene aperto l'occhio, cercando di non bloccarmi del tutto, e una volta finito mi sorride.
"Va meglio di quanto mi aspettassi!"
Gli sorrido a mia volta, ma di punto in bianco ho la sensazione del dito di Natasha che mi si ficca nell'occhio, provocandomi un dolore atroce. Getto la testa all'indietro e vado a sbattere.
"Che fai, tesoro? C'è la parete lì!" mi dice lui, mettendo prontamente una mano in quel punto.
"È solo il primo giorno e succede questo!"
"Però tu ti sei difesa da sola, o sbaglio?"
"Certo, ma lei ha rigirato la frittata! Ti posso assicurare che non riesco a sopportare quelle come lei, che prima feriscono e poi piangono! Preferisco le persone che piangono e basta, perché un motivo vero per farlo ce l'hanno! Povera Asia, se Natasha a me ha fatto questo non oso immaginare cosa potrebbe toccare a lei! Vivono anche nella stessa casa, lei potrebbe farle del male in ogni momento! È orribile, santo cielo!"
Mi sciolgo in un pianto disperato. Lui mi tiene stretta e mi accarezza la schiena.
"Mi dispiace, piccola" mi dice lui sottovoce. "Se non fosse per il fatto che non ho mai colpito una ragazza ora come ora non so cosa le farei per il solo fatto che ti ha messo un dito addosso..."
"No, questo non te lo chiederei mai, e lo sai."
"Sai perché?"
Scuoto leggermente la testa.
"Perché tu sei troppo buona per fare quello che va oltre il salvarti nel momento in cui ti tocca. Quando lei ti ha lasciata andare avresti potuto farle di peggio, ma non l'hai fatto, perché sei troppo buona..."
"Povero Ernesto che è stato il suo ragazzo! Adesso capisco perché ne è uscito così indurito!"
"Certo, ma ora lui non sta più con lei e non la può sopportare. Ti dico una cosa: io già all'epoca non la potevo vedere!"
"Spero solo che ad Asia lei non abbia fatto nulla, credimi!"
"C'è la madre e se lei sapesse che Natasha ha alzato anche solo un dito su Asia la sbatterebbe fuori di casa a forza di calci!"
"E Carlotta? C'è anche lei e nonostante sia passato un mese emotivamente è ancora fragile!"
"Per lei ci sarà Asia. Si amano e ti posso giurare che quella ragazzina farà di tutto per proteggerla. Sono una bellissima coppia!"
Sono felice del fatto che lui ne parli in questo modo, senza remore, senza disappunto. Non abbiamo mai toccato il discorso finora, perché non ne abbiamo mai avuto occasione, ma ho scoperto che lui è davvero un angelo, perché non si crea problemi di alcun tipo.
"Se è a questo che stai pensando, a me non interessa del fisico o dei gusti di una persona... m'interessa che sia buona! Per esempio una come quell'arpia al mio fianco non la vorrei!"
"E se diventasse buona?"
"Al massimo come amica, perché come qualcuno di speciale in quel senso ci sei già tu, e sei unica!"
"Grazie..." gli dico sorridendo.
"Per cosa, piccolo angelo?"
"Perché sei qui, perché mi consoli e per quello che mi hai detto ora. Non potevo chiedere al Cielo un regalo migliore di quello che mi ha fatto... ovvero incontrarti..."
Lui mi stringe più forte ed io mi sento meglio.
Asia's Pov
Sono a casa con Carlotta, mia madre e mia sorella e siamo a tavola. Mia madre cerca di far sentire me e Carlotta come se fosse tutto normale. La bionda tiene d'occhio Natasha e per ogni parola che potrebbe anche solo scalfirmi lei la incenerisce con un solo sguardo.
"Com'è andata a scuola, ragazze?" chiede mia madre.
"Sai, mamma, ho conosciuto una ragazza. Si chiama Francesca. Una ragazza cieca e molto cattiva!"
La pasta che ho in bocca rischia di andarmi di traverso. Questa ragazza ha davvero detto una cosa del genere dopo aver deliberatamente aggredito la mia compagna di banco? Dovrebbe ringraziare il Cielo per il fatto che la sua vittima è tutt'altro che malvagia, altrimenti altro che schiaffo si sarebbe trovata su quella faccia ridicola!
"Perché non parli piuttosto di quello che TU hai fatto a lei?" dico dopo essermi ripresa.
"Asia, non farci caso" dice mia madre. "Lo sai che Natasha è un tipo difficile e conoscendola ti assicuro che non è necessario che tu difenda Francesca. Ha già la difesa bella e pronta!"
"Va bene, va bene, sono stata io... ma tanto tu non lo dirai a scuola, non è vero, Asia?"
Quando pronuncia quelle parole mi viene il panico.
Carlotta mi stringe la mano.
"Ecco qua! Tre donne in casa!"
"Tre? Quattro, casomai!" interviene mia madre.
"Loro due sono donne a metà!"
Mi alzo, sbattendo con violenza un pugno sul tavolo.
"TU NON SEI NEMMENO UN QUARTO DI DONNA, QUINDI STAI ZITTA!" grido.
Le vado praticamente contro, l'afferro per le spalle e la scuoto fino a farla urlare, finché mia madre non mi stacca da lei.
"Tesoro, calmati! Lo sai com'è tua sorella! Ti prego" mi dice accarezzandomi la guancia.
"Perché devo essere sempre io a capere lei, perché?" Domando per poi correre via.
"Asia!" Io corro in camera mia e mia madre mi segue a ruota. "Tesoro, ti prego, non prendertela!"
Siamo in camera mia quando io scoppio a piangere.
"Quella strega non è qui nemmeno da un giorno e già ne ha combinate di tutti i colori!"
"Mi vuoi raccontare cos'è successo?"
"Prima ha iniziato ad insultare Francy e Carlotta... poi ha chiesto a Francesca di spiegarle dove fossero i bagni e, una volta là, l'ha messa con le spalle al muro e oltre a graffiarle per bene il visoe ha messo un dito nell'occhio al quale si è operata! Ora questo... mamma, non la sosporto più, davvero!"
"Mi dispiace tanto, piccola!"
"Lo so che tu vuoi darle un'altra chance, ma io non posso dimenticare quello che mi ha fatto passare!"
"Nemmeno io ci riesco, piccola. Ogni volta che la guardo vedo te, distesa su di un lettino, ingessata dalla testa ai piedi!"
"Oh, mamma!" dico stringendola forte a me. "I professori hanno incolpato Francesca di quello che è successo, capisci? Io non posso sopportarlo!"
"Ci parlerò io con loro, non preoccuparti..."
Infatti, dopo circa mezz'ora, io e mia madre siamo in auto, dirette a spron battuto verso la scuola. È proprio la prof di educazione f@sica ad accoglierci.
Tutti gli insegnanti della nostra classe discutono di quello che è successo oggi e tutti sono concordi nel dire che Francy non farebbe mai una cosa simile se non ne fosse costretta.
"Scusate" dice mia madre, "vorrei parlarvi di una cosa..."
"È venuta qui a difendere sua figlia? Non c'è bisogno, anche se non riusciamo a crederci temo ci tocchi riconoscere che ora Francesca è..."
La donna, vedendo lo sguardo di mia madre rabbuiarsi, si ferma.
"Per niente. Sono qui per difendere Francesca. Mia figlia mi ha raccontato cos'ha visto sul suo viso, ed è per questo che l'altra mia figlia, Natasha, ha ricevuto uno schiaffo. Francesca ha soltanto cercato di difendersi."
Credo proprio che i professori abbiano tirato un sospiro di sollievo. Una madre che scredita la figlia è quanto dire, ma mia sorella merita che succeda, proprio perché ha fatto del male ad una persona che non lo meritava e ha persino fatto la vittima. Non è una cosa da dire, ma sento più lei come mia sorella che la stessa Natasha.
...IL GIORNO DOPO...
Vado a scuola, anticipandomi di molto rispetto a mia sorella. Sono disposta a passare una mezz'ora extra in classe, ma non voglio stare con lei. È bruttissimo da dire, ma è vero.
Carlotta è accanto a me, mi sostiene, ed è veramente dolce.
Ho visto qualche lacrima luccicare nei suoi occhi ieri, ma non le ho fatto domande, perché conoscevo la risposta, e poi lei, per tranquillizzarmi, avrebbe detto che andava tutto bene.
Arriviamo a scuola, in realtà solo dieci minuti prima del suono della campanella e decidiamo di entrare in ogni caso.
"Mi dispiace tanto per ieri!"
"Tranquilla tesoro, va tutto bene." dice per l'appunto Carlotta.
"Per me no, Carlotta! Quella strega ci ha insultate deliberatamente, se l'è presa con Francesca e io..."
"Io me lo merito, Asia, per questo non ho detto niente! Se Natasha fosse arrivata solo due mesi fa saremmo state in due a far patire l'inferno non solo a Francesca, ma a chiunque! Per fortuna è arrivata adesso, almeno mi aiuterà ad espiare le mie colpe. Mi dispiace che insulti te, ma per quanto mi riguarda può dirmi di tutto!"
"Stupida! La smetti di dire cretinate o ne hai ancora per molto?" chiedo.
"Ne avrò fino a quando non ne potrò più di lei, e a quel punto potrò dire di essere stata perdonata, anche se Francy l'ha già fatto da molto tempo."
Mi volto improvvisamente, vedendo Natasha ferma sulla soglia. Oh mio Dio, l'ha sentita! E ora?
Sento il suono della campanella e subito dopo vedo gli altri entrare. Spero soltanto che mia sorella non ne combini un'altra delle sue.
Vedo Francy entrare in classe. Improvvisamente, da sotto il banco, approfittando del fatto che per entrare in classe lei ha tolto il bastone allunga una gamba per metterle lo sgambetto.
"Francy, attenta!" dico e lei si ferma. "Spostati verso sinistra, ma mettiti anche di poco più indietro!"
Lei mi dà retta ed aggira l'ostacolo.
"Grazie, Asia" mi dice per poi sedersi accanto a me. Credo che abbia capito perché l'ho fatta spostare.
"Figurati" le dico con calma. So che Natasha sta tramando qualcos'altro, e dato che le ho rovinato il piano ho paura che questa volta lo scherzo sia diretto a me.
Durante la terza ora Natasha mi chiede se posso accompagnarla al bar. Sempre la stessa storia: già ha usato questa scusa, ma per evitare altri problemi vado, con il permesso della professoressa.
Invece di andare al bar ci ritroviamo in un'aula vuota e, mettendomi con le spalle al muro, mi dice: "Ora girati!"
"Natasha... che cosa mi vuoi fare?"
"Voglio fartela pagare, perché mi hai rovinato lo scherzo che volevo fare a quella ragazza!"
"N-no... per favore..."
Lei mi tira i capelli fino a farmi ritrovare sul pavimento, di spalle, poi inizia a trascinarmi, sempre s per i capelli, per tutta la classe.
Io urlo, ma non ricevo nulla se non urti violenti contro i banchi.
Francesca's Pov
"Francesca, Asia e Natasha sono fuori da venti minuti" mi dice la professoressa di matematica, "potresti andare tu a cercarla?"
"Non è il caso" interviene la professoressa Maria. Lei non è di matematica, ma ha sostituito la professoressa che sta con me in quest'ora, che, poverina, non stava bene.
"Professoressa, la prego, mi lasci andare!" dico, in preda all'ansia.
"Per favore, non perderti" mi dice lei, "porta il conto dei passi!"
Certo, in questo modo, per la fragilità di sicurezza di questo sistema mi perdo per forza!
Esco velocemente dalla classe. Hanno detto che sarebbero andate al bar... chiederòà.
Un tratto del percorso è dritto, poi si svolta sulla sinistra, poi ancora dritto e, tra la folla che parla e la radio, riconosco il bar.
"Signor Marco, mi scusi, per caso ha visto Asia Prisco, quarta B linguistico?"
"Con un'altra ragazza è andata in terza B. Vai a destra appena esci da qui, poi sempre dritto e trovi una porta antincendio. Da là vai a sinistra, un altro tratto del percorso è dritto e la troverai."
"Grazie..." dico agitata. Svolto, esco a destra e poi dritto. Porta antincendio. Sinistra. Dritto.
Faccio il percorso correndo. Chissà che scusa avrà usato Natasha per chiedere al signor Marco un posto in cui ci fosse una classe vuota?
Avvicinandomi sento le ragazze urlare, entro e mi ritrovo ad assistere ad una specie di spettacolo a dir poco orribile... sento Asia urlare, Natasha la insulta e evidentemente la trascina poiché Asia la prega di lasciarla. Io vado alle spalle di Natasha, riesco a trovare i suoi polsi e li stringo forte, per farle mollare la presa. Quando finalmente Natasha lascia andare Asia lei sbatte la testa sul pavimento, troppo priva di forza per fare diversamente.
"Sparisci!" sussurro all'orecchio di questo mostro.
"Io non vado da nessuna parte!"
"Non voglio sapere perché le hai fatto una cosa del genere! Quelle come te hanno sempre ragioni stupide! Ma ora, se non vuoi che ti faccia passare io un brutto quarto d'ora, guadagna quella porta e vattene! Chiaro?"
"Se non vuoi che mi liberi e faccia lo stesso con te ti conviene chiudere la bocca, stupida!"
"FUORI!" grido trascinandola all'esterno dell'aula, per poi chiudere la porta e bloccarla.
"Asia! Ehi, mi senti?" chiedo.
Lei mugola qualcosa in risposta. Io mi avvicino e cerco di aiutarla ad alzarsi. Lei barcolla e noto che ha varie ferite su tutto il corpo, forse causate dai vari urti contro i numerosi banchi.
So che sono molti, perché per aiutare Asia sono arrivata in fondo alla classe e sono andata a sbattere contro i banchi varie volte.
"Ti prego, resisti!" dico. "Adesso andiamo in ospedale, ti aiuto io, ma tu resta sveglia!"
So che dopo un impatto violento tra la testa e qualcosa di molto duro oltre al dolore c'è la stanchezza e lasciare che la persona che ha battuto la testa si lasci andare è molto rischioso.
"Non ce la faccio... non ce la faccio..."
"No, Asia, per favore!" le dico sottovoce. "Resisti, ti prego!"
Chiamo un'ambulanza che la porti via e, fortunatamente, questa arriva subito. Non me ne importa un accidente di niente in questo momento, voglio solo aiutare la mia amica, la cui voce mi arriva sempre di meno. Ho molta paura che crolli, per questo continuo a farle domande e, per fortuna, lei mi risponde.
Contatto la professoressa, per dirle che sto portando Asia in ospedale perché sta molto male e lei mi risponde che, anche se è contro le regole che io esca da sola se non all'ultima ora, e chissà come ci sono riuscita a ottenere questo, ma va beh, per stavolta cercherà di passarci sopra perché era un'emergenza. Mi dice che avrei potuto chiamare lei o chiunque, ma io, presa dall'ansia, mentre le scrivo più formalmente che non c'era tempo, tra me e me dico: "Non potevo permettermi il lusso di sprecare tempo!"
Lei non mi dice nulla. Io aspetto con ansia che arriviamo in ospedale e, appena entrate, veniamo separate.
Un'infermiera mi fa sedere su di una sedia e mi prende le mani, cercando di incoraggiarmi a non perdermi d'animo.
Carlotta's Pov
"Vi prego, ditemi qualcosa" dico agitata alle insegnanti.
"Sei preoccupata per la tua ragazza?"
Il tono di scherno viene da parte di Natasha.
"Tu stai zitta! Perché sei venuta da sola e perché hai le mani dietro la schiena?"
Volto il busto verso di lei e le afferro le mani. Le sue dita sono rosse, come se avessero stretto qualcosa molto forte.
"Che le hai fatto?" chiedo.
"Ma niente!"
Senza preoccuparmi della presenza degli altri le tiro uno schiaffo in pieno volto, nello stesso punto in cui ieri l'ha colpita Francesca.
"DIMMI COSA LE HAI FATTO!" grido.
"Ti ho detto che non le ho fatto assolutamente niente, che cosa vuoi?"
"BUGIARDA!" urlo.
"Carlotta, lasciala!" mi dice Denise. "Non ne vale la pena, credimi!"
Prende la mia sedia, mi ci posiziona sopra e mi porta fuori dalla classe.
"Respira... respira lentamente" dice cettendomi le mani sulle spalle. Io ci provo, ma poco dopo mi metto a piangere.
Lei mi si posiziona di fronte e mi abbraccia.
"Coraggio! Ho sentito dire dalla professoressa Maria che Francesca ha portato Asia in ospedale... lei ci darà notizie molto presto, sta tranquilla!"
"Sono io che la devo pagare per essermi comportata male, non lei! Lei non aveva colpa, poverina! La sua unica colpa è stata amarmi!"
"Non parlare di lei al passato, ti prego! Lei è viva, io so che è viva!"
"No! Come puoi saperlo, Denise? Tu sei buona, cerchi di proteggermi e consolarmi, ma non puoi sapere se lei..."
Mi gira improvvisamente la testa e la voce di Denise mi sembra lontana, molto lontana.
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