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195: Mi sono persa [parte 2]

Francesca's Pov
...17 settembre 2014...
"Mamma, so che ho finito il corso, ma non sono mai andata a scuola a piedi, da sola!"
"Tesoro, lo so, ma ti assicuro che quando arriverai sarai felicissima! Da brava, sii coraggiosa!"
Se si pensa che fino a due minuti fa lei mi stava urlando contro quello che ho ottenuto adesso è un gran bel risultato, quindi decido di andare a scuola da sola, come mi ha detto lei.
Prendo un respiro profondo e, dopo aver afferrato lo zaino e l'occhio a rotelle, esco di casa. Attivo il navigatore, seleziono la posizione della scuola ed inizio ad incamminarmi seguendo le indicazioni che mi dà il navigatore attraverso una fastidiosissima voce robotica. Cammino lentamente, perché ho paura.
Improvvisamente sento moltissimi suoni intorno a me che mi confondono. Cerco di evitarli, sperando che il navigatore rielabori subito il percorso, perché sono letteralmente nel panico. Sento il cuore pompare un po' troppo sangue e le ginocchia che sembrano piegarsi da sole, senza che io possa avere il controllo sul mio corpo... controllo che ho perso da quando sono uscita dalla porta di casa mia. Dio mio, ti prego, aiutami ad arrivare a scuola, altrimenti mi ritroverò qui, in mezzo alla strada, a far compagnia ai sanpietrini!
Continuo ad andare avanti, seguendo le indicazioni del navigatore, ma non ho per niente fiducia nel mio telefono né tantomeno in me stessa. Il mio insegnante, quando abbiamo iniziato, mi ha rassicurata dicendomi che è normale e che, per quanto estusiasmo possa metterci, la paura di perdermi è uno dei tanti tunnel da attraversare per arrivare a muoversi da soli... forse anche a chi vede succede questo.
Mi viene da piangere e incurante della gente lo faccio.
Procedo più lentamente, interrompo la navigazione assistita e mi fermo davanti ad un negozio. Mi fermo per riflettere, per cercare un escamotage che mi permetta di attraversale la mia paura e avere la forza sufficiente a sostenere uno scontro faccia a faccia con lei.
Io ho iniziato con entusiasmo, volevo provare a muovermi autonomamente, no? Sono arrivata sulla spiaggia che ora frequento molto spesso... okay, questo l'ho assodato. E poi anche coloro che vedono, se non conoscono una strada, sono terrorizzati. Una volta mia madre ha avuto paura di arrivare ad una festa, quella di una mia amica, perché non sapeva dove fosse. Lei ce l'ha fatta... anch'io posso farcela. Anzi! Voglio farcela!
Riabilito la navigazione assistita, aspetto che il navigatore rielabori il percorso e torno a camminare. Ho ancora paura, ma dopo questa specie di autoanalisi mi sento più forte.
Non smetto di piangere, ma non m'interessa, ho bisogno di una valvola di sfogo per liberarmi da un minimo di questa tensione.
Piangere fa bene, anche se dopo ci si ritrova con un'emicrania dell'accidente!
Improvvisamente il navigatore mi dice: "Sei arrivato a destinazione!", dato che non utilizza un sesso specifico.
Sento la voce di Denise, che mi abbraccia appena mi vede. Mi sciolgo del tutto tra le sue braccia, piango per un po', ma stavolta le mie lacrime sono dovute alla gioia!
"Denise... ce l'ho fatta!" esclamo. "Sono arrivata fin qui da sola!"
...Oggi...
"Tesoro, che ti è successo?" mi chiede la giovane inserviente.
"M-mi sono persa." rispondo con voce tremante. "Se sono le undici le mie amiche mi aspettano all'entrata del centro commerciale."
"Capisco. Devi esserti persa quando ti sei trovata in mezzo alla folla, perché prima ti muovevi abbastanza bene" dice la ragazza sorridendo. "Può succedere, tranquilla. A volte succede anche a me, ma so dov'è l'entrata. Vieni che ti ci porto."
Mi prende il braccio e mi conduce fuori. Capisco che il posto è questo perché il vento mi colpisce il viso.
"Ecco, vedo una ragazza che sta venendo qui..."
"Francy!" esclama Denise.
Io ringrazio la ragazza che mi ha aiutata, corro verso Denise e l'abbraccio come se non la vedessi da una vita.
"Che è successo, amore? Hai una faccia sconvolta!"
"Ho avuto molta paura... come quando sono venuta a scuola da sola la prima volta, ricordi? Ero nel panico più assoluto!"
"Adesso va tutto bene, stai tranquilla. Mi dispiace troppo il fatto che ti sei spaventata" dice con calma.
"Ti assicuro che mi sono sentita proprio come quel giorno, ma almeno allora mi sono fermata, mi sono autoanalizzata e ce l'ho fatta!"
"Non sei invincibile, tesoro! A volte è necessario chiedere aiuto!"
"Lo so, ma ho conosciuto delle persone che mi fanno sentire in colpa... e..."
"Dimmi chi sono perché farò chiedere aiuto a loro." dice lei con un sorriso.
Le altre ragazze ci raggiungono e ci attorniano. Sono preoccupate.
Mi fanno un mucchio di domande ed io racconto loro della paura che ho avuto oggi e di quella che ho avuto quando sono andata a scuola da sola il primo giorno.
"Andiamo a prenderci qualcosa che siamo tutte un po' nervose!" propone Giulia.
Non è molto salutare, ma facciamo ritorno al McDonald. Alla fine ci sarà da smaltire mentre torneremo a casa di Giulia.
Mentre siamo sedute al tavolo e parliamo del più e del meno mi sento tranquilla. Fino a pochissimo tempo fa mi sentivo inutile, stupida e ridicola. Mi sentivo davvero male... però, ora che ci penso meglio, Denise ha ragione: non dovrei farmi condizionare. A volte c'è bisogno d'aiuto e non bisogna mai vergognarsi di chiederlo.

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