192: Romanticismo e incontri inaspettati
Francesca's Pov
Mi sveglio di mattina presto e ripenso a quello che io e le mie amiche ci siamo dette ieri. È stato un gioco molto liberatorio, ma ora provo qualcosa che non ho ben capito. Forse... forse il mio unico problema è che sono nostalgica.
Mi arriva un messaggio che, fortunatamente, mi solleva da quello strano stato di angoscia.
Mi Angel: "Ti disturbo?"
Io: "No... per niente."
Mi Angel: "Ti posso dire una cosa che ti farà molto piacere?"
Io: "Dai! Ora sono curiosa!"
Mi Angel: "Ti stimo. Sei incredibile, perché tutte le tue compagne cercavano un po' di conforto in te... Credo sia un motivo di vanto. Giusto?"
Oddio, di vanto magari no, perché le soddisfazioni mi piace godermele con coloro che amo e, se proprio me le strappano dalla bocca le tiro fuori!
Io: "Sono felicissima, non posso crederci, ma non mi piace vantarmi... Io non sono mic il Padreterno..."
Mi Angel: "Un altro motivo per volerti bene con facilità."
Io: "Sai, quando mi sono svegliata ho provato una sensazione davvero strana."
Mi Angel: "Non stai bene, tesoro?"
Io: "No, non è quello... è che forse ho sentito la nostalgia di casa, nonostante qui sia tutto bellissimo e..."
Mi Angel: "Il fatto che tu ti trovi in un bel posto non implica di certo che tu non senta la nostalgia di casa."
Io: "E di te."
Francesca, ma l'hai scritto davvero?
Non lo so! Ho avuto la sensazione che le mie dita si muovessero da sole.
Mi Angel: "Cavolo..."
Io: "Sono rimasta sorpresa anch'io..."
Mi Angel: "Però cerca di non pensarci troppo, divertiti."
Io: "Va bene."
Io: "Grazie di cuore per avermi scritto!"
Mi Angel: "A te, perché mi hai risposto..."
Metto il telefono in bloccaschermo e torno a mettermi sdraiata...
Sento qualcuno bussare alla porta e mi alzo.
Sono un po' frastornata perché mi ero addormentata, ma riesco comunque a non cadere.
"Oh... Francy, scusa. Ti ho svegliata?" È Carlotta.
Penso sia inutile mentire.
"Ecco..." balbetto, "in un certo senso sì, però... entra."
Lei trascina la sua sedia verso di me e dice: "Francesca, sto male."
"Come sarebbe a dire che stai male?"
Le prendo le mani. Sono gelide!
"Carlotta, cosa senti? Dimmi."
"Il fatto è che io ho sempre sentito le mie gambe, escludendo il giorno della prima visita. È solo che le sento dure e mi fanno male... molto..."
"Cosa? E lo dici adesso?"
Non sono arrabbiata con lei, ma ho molta paura.
"No. I dottori lo sapevano e mi hanno dato un calmante da preparare, solo che l'acqua è al piano di sotto ed io non so ancora come scendere le scale... poi la tua stanza è la più vicina e..."
"Va bene, stai tranquilla, vado io." le dico. Sposto la sua sedia verso il mio letto, nel quale l'aiuto a sdraiarsi.
Esco dalla stanza, camminando rasente al muro.
Arrivo al corrimano e scivolo giù come se qualcuno mi stesse seguendo.
Arrivo in cucina, prendo un bicchiere ed un calmante dallo zaino di Carlotta. Fortuna che c'è scritto il nome in Braille! Preparo la medicina e torno al piano superiore. Entro nella mia stanza, mi siedo accanto a lei e le dico: "Ecco a te."
La sento buttare giù il contenuto del bicchiere per poi cercare di sollevarsi, ma la fermo subito.
"No, resta lì."
"E tu che farai?" chiedo.
"Io mi metterò qua." le rispondo mettendomi sulla poltrona che è nella stanza.
Forse lei si è addormentata, perché nel silenzio riesco a sentire il suo respiro leggero e regolare. Io non ho più sonno, molto semplicemente, quindi infilo le cuffie e faccio partire il brano: "Giulietta e Romeo" dei TeenDays. Credo sia anche un po' a tema, perché qui a Verona c'è il balcone di cui si parla nell'opera shakesperiana... chissà, forse è quello il posto tanto romantico che Giulia vuole mostrarci.
Dopo un po' Alice viene a chiamarci e dice: "Ragazze, dovremmo organizzarci per usare il bagno, perché siamo un bel po'."
Detto questo sia io che lei ci avviciniamo a Carlotta. Io le tengo la sedia, ma non so se Alice la sta aiutando a sedercisi sopra.
Scendiamo tutt'e tre e Giulia c'informa del fatto che i bagni sono tre, quindi dovremmo dividerci in due gruppi da cinque e uno da quattro.
In ordine quelle che concludono le tre liste siamo io, Ginevra e Carlotta.
Il tempo, tra una chiacchierata e l'altra, passa velocemente e arriva il mio turno. Io salgo al piano di sopra, prendo il set da bagno e, come hanno fatto anche le altre, cosa che so grazie al rumore dell'asciugacapelli, decido di approfittarne e fare lo shampoo.
Una volta finito Valeria mi aiuta ad asciugare i capelli.
"Sei emozionata per oggi, Fra?" mi chiede mentre la sua mano scuote delicatamente la mia spirale, quella che ho in fronte. Credo me l'abbia chiesto perché Giulia ha confermato che vorrebbe portarci a vedere il famoso balcone dell'opera: "Romeo e Giulietta", e anche se, a dire il vero, io detesto i finali tragici, l'amore travolgente che hanno provato quei due ragazzi è innegabile...
"Molto. Sai che sono molto romantica, no?"
"Naturalmente!"
"Tu, invece?"
"Anch'io."
"Sai, io a volte cerco di immaginare Romeo e Giulietta ai tempi moderni."
"Tipo?" chiede.
"Tipo una cosa che immagino è che lei scriva a lui per dirgli: "Amore, sto per bere un sonnifero e fingere di essere andata all'altro mondo, non spaventarti se mi vedrai nella tomba di famiglia. Vieni a prendermi e scappiamo via"."
"Non sarà l'originale, ma non è malvagia!"
"Grazie Vale."
Lei finisce quello che sta facendo e dice: "Hai messo qualcosa sulla testa?"
"Uno spruzzo che mia madre ha voluto che mi portassi dietro" rispondo iniziando ad innervosirmi, perché non so per quale motivo me l'abbia chiesto e come l'abbia notato.
"Ti sono venuti benissimo" dice con un sorriso, "me lo presti?"
Infatti anche lei ha i ricci, tanto che, nelle rare occasioni in cui riusciamo a vederci, Daniel e Davide ci definiscono: "Le gemelline."
Questo nomignolo mi fa un po' ridere.
"Certo, quando vuoi." rispondo, un po' più rilassata.
"Ti hanno mai detto che sei molto carina?"
"Ti ringrazio."
"E di che? Ti dico la verità!"
"Ma dai, Vale" dico sorridendo come una bambina. Sentirmi dire questo senza aver fatto nulla per sembrare diversa mi rende felice, molto di più di quanto possa farmi felice sentirmelo dire dopo essere stata sottoposta ad un trattamento da quattro soldi... non per chi lavora in questo campo, ma per il trattamento in sé. Questo, oltre a lei, l'hanno capito soltanto in pochi... anzi, in pochissimi...
"Ma dai cosa?"
Scoppio a ridere a quell'uscita e abbraccio forte Valeria.
Dopo circa dieci minuti il "battaglione" è pronto. Io vado al piano di sopra a prendere le mie cose, poi raggiungo le altre ragazze e tutte unite usciamo di casa.
La strada da percorrere non è molta e in parte è meglio perché oggi l'aria è gelida.
Sto iniziando a pensare che il vento abbia le mani e mi stia conficcando le unghie nelle guance per quanto è "insistente" l'aria che mi batte sul viso. Ma poi cosa gli ho fatto di male?
Dimmi che non sei seria, ti prego!
Vai... al... diavolo... okay?
"Ragazze, venite. È qua."
Giulia ci porta su per una scalinata, poi viene aperta una porta e c'è un leggero cambiamento dell'aria, che è di pochissimo più calda.
"Francy, vieni, ti faccio vedere una cosa" mi dice. Io mi avvicino, tendo un braccio e tocco qualcosa. Non è proprio una ringhiera, è più solida, ma da quello che mi sembra di capire dovrebbe avere proprio quella funzione.
"Vedi? Una volta fecero vedere che Romeo si affacciava verso l'interno del balcone da qui."
"Cavolo, che cosa romantica!"
"Vero." mi dice con un sorriso.
"Mi è venuta un'idea!" esclamo.
"Di che si tratta, Fra?" chiede Ginevra.
"Siamo sole, vero?"
"Certo, per ora lo siamo, ma perché?" chiede ancora Ginevra.
"La conoscete?"
Detto questo metto sul cellulare il brano che stavo ascoltando in camera mia e una volta arrivato il ritornello iniziamo tutte a cantarlo, anche se io, non sentendomi molto sicura, lo canto sottovoce.
"L'amore sei tu,
sei un sogno o sei realtà?
Che parli al mio cuore e alla mia anima..."
Improvvisamente delle voci si uniscono al nostro coretto improvvisato.
"Rimani con me ancora per un po'.
Proteggim, che a volte questa vita può far male!
Io qui ti giurerò che... ti aspetterò..."
Riconosco quelle voci e per poco non finisco a terra.
"Sono loro, Francy!" esclama Giulia.
"Lo so" le dico con un sorriso.
Credo che le ragazze li abbiano già travolti. Io, dal canto mio, dimostro la mia ammirazione in un modo diverso.
Una ragazza mi posa la sua mano fredda sulla spalla e chiede: "Tutto bene?"
"Certo, tranquilla" le rispondo.
"Io sono Isabel" mi dice prendendomi una mano e stringendola leggermente.
"Piacere, Francesca!" le dico di rimando.
"Ah, carino" mi dice Isabel. "Lo sai che sei brava?"
"Come, scusa?"
"Ti ho detto che sei brava... però non dovresti vergognarti." dice la ragazza.
"Chi mi vuole bene me lo dice spesso, però non è così facile."
"Lo so, tesoro. Sai, anche a me succede sempre. La paura vive con me, mi accompagna tutti i santi giorni, ma quando vinco una battaglia è una festa per il mio cuore, soprattutto per l'ansia alla quale l'ho sottoposto per molto tempo."
"Wow!" esclamo.
"Ragazze, notizia bomba! Loro domani faranno un concerto in un locale che io conosco! Che ne dite di andarci dato che è anche per beneficenza, quindi offerte a piacere?" propone Giulia.
C'è un assenso generale, poi l'altro cantante, Max, dice: "Ragazze, ci contiamo..."
Prima di andare via Isabel mi dice: "Sei incredibile, perché nonostante tutto io ti guardo negli occhi e vedo una ragazza meravigliosa.", ed io m'immobilizzo.
Il problema è che non so se a farmi piantare a terra come un palo sia stato più il fatto che questa cosa me l'abbia detta una ragazza che si è impegnata per avere una carriera nella musica o il fatto che mi abbia detto una cosa che mi dice sempre una persona a me molto cara.
""Io ti guardo negli occhi e vedo una ragazza meravigliosa"."
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