191: I'm dreaming...
Francesca's Pov
Ognuna di noi va a sistemarsi, poi ci riuniamo in salotto e Giulia propone: "Ragazze, io conosco un piccolo bar, qui vicino. Magari potremmo andare là e dopo fare un giro nei dintorni. La sera la città è abbastanza tranquilla."
La cosa in parte mi dispiace e in parte mi calma. Mi dispiace perché l'eccessiva tranquillità mi mette un'angoscia assurda, ma sono tranquilla perché il pericolo dello sfrecciare delle auto non mi pesa eccessivamente.
Ci mettiamo a parlare del più e del meno, poi, verso le sette, usciamo di casa per andare a quel famoso bar.
Stavolta è Alice a pagare.
"Io sono la più vecchia!" dice.
"Beh, se a venticinque anni ti consideri anche vecchia non voglio immaginare cosa succederà quando ne avrai il doppio!" le dico con un sorriso.
"Fra, ma se hai il Color Test perché hai usato le buste?"
"Vedi Giuly, semplicemente l'idea di scegliere cosa mettermi e impiegarci tre ore mi annoia terribilmente, per questo ho deciso di scegliere prima e abbinare i capi messi in buste separate!"
La verità è che non lo faccio nemmeno per sembrare bella, semplicemente per non trovarmi nero e celeste, quindi per non farmi deridere. Francamente non m'importa molto di quell'argomento, desidero sentirmi a mio agio e basta.
"Ingegnosa la ragazza!" interviene la "non vecchia" Alice.
"No, semplicemente quando si ha l'istinto di sopravvivenza da noia si capisce come muoversi."
"Fra, a proposito... mi presteresti il Color Test? Io, nella fretta di preparare i bagagli non l'ho portato."
"Certo, Giada" rispondo con un sorriso.
Iniziamo a camminare per le strade della città, poi Giulia dice: "Ragazze, se vi va domani vi porto a vedere una cosa romantica, anche se ce n'è una di fronte a noi. Vieni Francy, te la faccio vedere."
Mi avvicino alla "padrona di casa" che mi prende la mano e mi mostra un catenaccio.
"C'è scritto qualcosa?" chiedo.
"C'è scritto: "I'm yours and you're mine. F e L"."
Sento uno schiocco e Sofia dice: "Asia, Carlotta, lo sappiamo che vi volete bene, ma non potreste evitare certe smancerie quando siete in gruppo?"
"Dai Sofi, non ti arrabbiare!"
"Cavolo Fra, a me dà fastidio" dice Sofia. "Io a quanto pare sono una delle poche zitelle."
"Non zitelle, single." la correggo. "Tu sei bella, solo che secondo me cerchi qualcuno che sia alla tua altezza, diciamo così..."
"Sei molto perspicace, sai? Io non ti ho mai parlato delle mie questioni di cuore, però..."
"Quando vuoi io ci sono." dico.
Continuiamo a camminare tranquille per la città, poi, quando fa troppo buio per continuare, (almeno è quello che sostengono le mie compagne del gruppo), torniamo a casa.
Ci mettiamo tutte in pigiama, poi Diana propone: "Ragazze, perché non facciamo una specie di gioco prima di dormire? In realtà non è proprio un gioco, è più una chiacchierata."
"Dai, di che si tratta?" chiedo curiosa.
"Si chiama: "I'm dreaming", e consiste nel raccontare a turno i propri sogni concludendo il discorso proprio con la frase: "I'm dreaming." Cosa ne dite?"
"Io dico che si può fare" rispondo e tutte mi vengono dietro. L'unica che esita è Carlotta.
"Chi inizia?" chiede Valeria.
"Vorrei iniziare io." dice Denise, poi si siede sul tappeto che io ho proprio davanti, mi prende una mano e mi fa sedere vicino a lei. Le altre ragazze ci si siedono intorno, poi Denise inizia a parlare. "Vorrei avere al mio fianco qualcuno che non sia un bambino. Vorrei che i miei genitori non fossero tanto rigidi, ma che fossero più alla mano, come lo sono i miei zii. Vorrei che non si facessero troppi problemi in merito ai gusti dei miei amici o delle persone che frequento... Vorrei non nascondermi dietro una corazza di forza ed esprimere i miei pensieri senza aver paura di starci male. I'm dreaming."
Denise si alza, si mette dietro di me e al suo posto va a sedersi Asia.
"Vorrei che la ragazza che amo non avesse paura di se stessa. Vorrei che mia sorella non si fosse comportata in modo tanto orribile con me e con la mia mamma o, almeno, vorrei che si scusasse con mia madre, perché lei merita soltanto di essere felice. Vorrei che la mia mamma trovasse l'amore della sua vita, perché ha sofferto per molti anni l'assenza del mio papà, anche se non lo dà a vedere. Vorrei che il mio paà venisse ad abbracciarmi, anche solo per qualche istante, perché io sono sicura che lui, dovunque si trovi, mi vuole ancora bene, che sono ancora la sua principessa. I'm dreaming."
Asia scoppia in lacrime mentre parla e io, senza dire una parola, l'abbraccio. Lei appoggia la testa sul mio grembo e si lascia andare ad un pianto liberatorio, che forse è rimasto nascosto dentro di lei per parecchio tempo.
Questo gioco è liberatorio, porta anche le lacrime, ma liberarsi comporta anche piangere e non bisogna vergognarsi delle lacrime né aspettare di essere soli per versarle; primo: perché non sappiamo se saremo in grado di resistere o se riusciremo a sfogarci del tutto dopo; secondo: è ingiusto reprimere se stessi per dei canoni da quattro soldi. È questo che sussurro ad Asia: "Piangi pure, se ne hai bisogno. Non vergognartene. Noi siamo qui."
Le ragazze, quasi mi avessero sentita mentre parlavo con Asia, si avvicinano, abbracciano la compagna del gruppo un po' triste e ognuna di noi fa di tutto per farla sentire al sicuro. Carlotta cerca addirittura di trascinarsi giù dalla sedia per raggiungerla, lo so perché sento le ruote spostarsi, seguite da un lieve gemito, quindi mi avvicino per darle una mano. Se non ci si aiuta da amiche, anche se lo siamo da poco, il mondo andrà completamente a rotoli, giusto?
Asia dopo un po' si tranquillizza e dice: "Ragazze, non lasciatevi spaventare da quello che mi è successo. Ora che sono riuscita a sfogarmi mi sento meglio. Questo gioco è molto utile."
"Tocca a me!" dice Sofia, mettendoii al posto di Asia. "Io vorrei scoprire cos'è il vero amore... vorrei incontrare qualcuno che non m'inganni... vorrei formare una famiglia felice, una famiglia che sia basata sull'amore e sulla fiducia reciproca. Vorrei diventare pediatra, perché amo i bambini e desidero stare a contatto con loro, anche se so che il percorso sarà un po' complicato. I'm dreaming."
Sofia si alza e sorride, so che è molto determinata e la cosa mi rende più che felice.
"Posso?" chiede Alice facendosi avanti e sostituendo Sofia nel sedersi al centro. In realtà, da quel che ho capito, questo non è esattamente previsto, è stata una cosa che abbiamo fatto senza neanche programmarla. Alice mi sembra molto tesa, infatti, sentendola respirare piuttosto affannosamente, le poso entrambe le mani sulle spalle, nel tentativo di tranquillizzarla... e che, inoltre, sembra funzionare. Lei fa un altro respiro profondo per poi iniziare a parlare.
"Vorrei conoscere qualcuno che non mi faccia del male. Vorrei avere il coraggio di dire ad un mio collega che, nonostante gli scontri che ho avuto con lui al principio, ho scoperto che sta facendo nascere in me emozioni che colui che mi ha fatta soffrire non mi ha mai fatto provare davvero. Vorrei essere sicura che questa sia la volta buona, perché per quanto riguarda quello il vero amore arriva solo una volta nella vita ed io desidero soltanto trovare quello vero. I'm dreaming."
Alice tira fuori tutto, senza peli sulla lingua, e spero soltanto che la persona che l'ha portata a soffrire non si sia comportata come l'uomo che ha cercato di estorcermi un contatto bocca a bocca, perché quella cosa non potrei mai definirla bacio.
Un bacio è una cosa bella, delicata, unica, tenera, giusto?
Beh, quello che voleva darmi quel tizio non era niente di tusto questo.
Basta, non voglio continuare a pensarci!
Neanche mi accorgo del fatto che c'è uno spostamento, almeno fino a quando non sento la voce di Serena racconsare il suo sogno.
"Vorrei che il tizio che mi ha presa a schiaffi non mi apparisse nei sogni tutte le notti. Vorrei non aver paura di parlarne con quell'angelo del mio ragazzo. Vorrei cancellare le liti come lui, il dolore che ho provato a causa del tizio che mi ha aggredisa e di uno dei miei fratelli. Vorrei rivedere il mio amico Ivan, perché sento che lui è ancora vivo... I'm dreaming."
Serena, anche se sento la sua gamba tremare a contatto con la mia, si tira su e al suo posto si siede qualcun'altro che, quando parla, riconosco come Diana.
"Vorrei non esseormi mai vergognata di me ssessa, neanche quando venivo derisa da piccola, perché portavo gli occhiali e per il busto. Vorrei superare quello che è toccato sia a me che a mia sorella. Vorrei dire la verità ad una certa persona in merito alla tranquillità che mi trasmette... I'm dreaming."
C'è l'ennesimo spostamento, nel quale noto che la prossima è Gaia.
"In realtà... io ho solo un desiderio: quello di non essere tanto timida, esclucendo il momento in cui sono in mezzo ai bambini. I'm dreaming."
"Me to" le dico sorridendo, per farle capire che anch'io desidero distruggere la mia timidezza o, almeno, cercare di deminarla il più possibile.
Dopo Gaia è Valeria a parlare: anche lei ha un desiderio semplice da spiegare, ma con un lungo percorso da fare affinché esso venga realizzato.
"Io... vorrei diventare una ballerina. Non so di quale genere, ma vorrei diventarlo. Il problema è che sono piuttosto imbranata, ma proverò comunque a controllarmi. I'm dreaming."
È il turno di Giulia, che non sembra agitata, piuttosto è impaziente, come se desiderasse sfogarsi di qualcosa.
"Vorrei rendere orgogliosi di me i miei genitori... vorrei non dover lottare contro di loro per lavorare nell'ambito che mi piace, e nel quale Francy mi ha vista. Vorrei non dover essere costantemente ostacolata da chicchessia... I'm dreaming."
Giulia si alza e fa posto a Maya, della quale riconosco il tocco quando mi stringe la mano, come se avesse paura.
"Vorrei che i miei genitori tornassero, solo per un secondo, ma questo purtroppo è un sogno irrealizzabile e non riesco a capacitarmene... vorrei riuscire a suonare il pianoforte senza stare male, per mia madre, perché lei lo desiderava con tutta se stessa. Vorrei tornare indietro, evitare che mio padre cada da un elicottero e che mia madre venga distrutta da una terribile malattia... vorrei aver convinto prima mio fratello a cercare l'amore da un'altra parte... questo gli avrebbe risparmiato molto dolore e lo avrebbe unito prima alla mia incredibile cognata pazza... I'm dreaming."
La sua presa sulla mia mano è sempre più salda, ma io, nonostante un leggero dolore, non mi muovo. Non posso lasciare una mia amica che mi sta silenziosamente chiedendo di restarle vicino.
"Grazie Fra." mi dice con un leggero sorriso.
"Quando hai bisogno io ci sono." le dico.
Lei mi lascia andare, si alza e viene sostituita da Giada.
"Vorrei non aver paura di un intervento che sto per fare e che, forse, mi ridarà la vista. Vorrei vedere il volto del più dolce degli angeli: il mio ragazzo, vorrei vedere i cavalli del mio maneggio, il cielo stellato e tutto il resto. I'm dreaming."
Ora è il turno di Ginevra, che sembra più rilassata.
"Vorrei che il mio ragazzo continuasse a lottare per realizzare il suo sogno che, tra l'altro, dato il carattere folle che ha, non dovrebbe essere molto difficile. Anch'io vorrei realizzare il mio, però, e anche per me vale la storia della ballerina. Magari potrei creare una sorta di gruppo con la mia migliore amica..." dice afferrandomi la mano, "lei canta e io ballo. Vorrei che lei, per un secondo, potesse vedersi senza farlo in un sogno... per dimostrarle che è molto bella... I'm dreaming."
Prima che Ginevra possa alzarsi io l'abbraccio. Le voglio un mondo di bene, specie dopo quello che mi ha detto. Non è da tutti.
"Carlotta, se vuoi resta sulla sedia." dice Asia, ma io la sento spostarsi.
"No. Farò come voialtre, in qualche modo..."
Io e Maya, quasi l'avessimo premeditato, ci alziamo per poi dirigerci verso di lei. Io le prendo un braccio e forse la mia amica le ha preso l'altro. Insieme la mettiamo al centro, io sostengo Carlotta e Maya mi fa capire dove andare.
"Io non ho più sogni. Non dopo che la persona che in teoria un po' di bene dovrebbe volermi ha cercato di ammazzarmi e mi ha bloccata su quella sedia. Anzi... forse qualche sogno ce l'ho... vorrei che Asia restasse e che, un giorno, il mio corpo si alzasse da là sopra e si muovesse da solo. Vorrei soprattutto ritrovare i sogni che avevo prima di quello che è successo e avere la forza di perdonare mia madre... sempre che di madre si possa parlare."
Si ferma, respira profondamente e conclude dicendo sempre la stessa frase: "I'm dreaming."
Carlotta si trascina subito verso la sedia e dice: "Francy, vai."
Mi sposto verso il centro del cerchio, porto entrambe le mani al cuore e dico: "Vorrei non agitarmi per ogni complimento. Vorrei riuscire a dire ad un angelo quanto ha fatto per me... Vorrei che la cosa più importante non fosse lo specchio... e che tutti guardassero l'anima, non la faccia. Vorrei che la parola: "Disabile" venisse tolta dal vocabolario, ma soprattutto vorrei che nessuno mi considerasse sciocca per il fatto che non riesco a vedere. I'm dreaming."
Le ragazze mi abbracciano e mi riempinono di baci e carezze.
"Per noi tu non sei disabile, e lo sai. Non te la prendere: lo sai che la gente ha bisogno di qualcosa per identificare le altre persone."
"Lo so, Diana, solo che quella parola io... io la detesto."
"Allora prova a pensare ad una gaffe che qualcuno ha fatto con te, almeno ti farai una risata."
L'abbraccio che conclude il gioco è la cosa più bella che si possa fare tra amiche ed io sono grata alle mie amiche, tanto quanto loro lo sono a me.
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