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190: Il potere delle parole...

Francesca's Pov
"Ragazze, ci siamo!" dice Giulia, elettrizzata al massimo. Io sono sveglia da un po' e lo stesso vale per Ginevra e Sofia, ma credo che le altre si stiano svegliando ora perché sento dei mugolii leggeri come il respiro del vento.
Eeeh, siamo poetiche oggi, eh?
Non... ti azzardare a parlarmi al plurale perché ti fucilo!
Cioè, soltanto se lo fa il tuo angelo non dici niente?
È ovvio, perché m'imbarazzo e basta se lo fa qualcuno che non è lui... quindi musa, eclissati immediatamente!
Che tenera la piccola Fran...
Ti picchio!
Quindi ti picchi da sola?
Meglio picchiarsi da sola che rischiare una tachicardia, e ora lasciami in pace, coscienza!
Mi alzo dal sedile, barcollando leggermente, e mi aggrappo ad ogni sedile che trovo sulla mia strada.
"Ragazze, non è che qualcuna di voi mi potrebbe dare una mano?"
Sento una mano fresca e delicata prendermi gentilmente il braccio e la riconosco: Giulia!

"Grazie Veneta" le dico sorridendo.
"Grazie a te per il regalo." mi dice Giulia.
Da quello che mi sta dicendo la Veneta Serena sta aiutando Giada e mentre Ginevra e Denise trasportano la carrozzina Asia prende in braccio Carlotta facendosi aiutare da Alice dato che è piuttosto mingherlina e tutte insieme scendiamo dal treno.
"Giuly, ora se vuoi mi puoi lasciare il braccio, qui ce la faccio da sola."
"Oh, scusa, hai ragione!" mi dice lei lasciandomi andare, anche se rimane accanto a me.
Camminiamo ridendo e scherzando. Carlotta si diverte ad autoscarrozzarsi per la stazione e fa ridere anche noi. Chi l'avrebbe mai detto? Io e lei che facciamo un viaggio... insieme?
Mentre sono persa nei miei pensieri, però, sento delle persone bisbigliare qualcosa che non mi piace.
"Due ragazze cieche e una su una carrozzina."
"E le altre?"
"Tutte volontarie, ovviamente. Sta passando il circolo dei disabili!"
Di solito non do molto peso alle offese o alla compassione, ma quelle otto lettere sono paragonabili a un pugno nello stomaco. Giada e Carlotta non fanno una piega ed io cerco di ridere, anche per farmi coraggio... per esempio, quando qualcuno mi dice: "Hai sentito il video?", io mi metto a ridere, un po' perché il tentativo di non offendere risulta comico e un po' per non farmi prendere dal nervosismo.
Denise mi affianca. So che è lei perché riconosco il suo passo svelto.
"Francy, tutto bene?" mi chiede accarezzando il mio braccio.
"Sto bene, non ti preoccupare."
Sento il rumore tipico dei bagni, quello dell'acqua e dei meccanismi che si attivano da soli per permettere a chi ha lavato le mani di asciugarle.
"Ragazze, potreste aspettarmi un attimo?" chiedo.
"Ma certo, vai" risponde Gaia.
Corro verso il bagno come se aspettassi quel momento da tutta la vita, mi ci butto dentro e, una volta entrata, scoppio a piangere. Io con me stessa sto bene, ci ho messo molto, ma ora sto bene... solo che quella maledetta parola è peggio di una scarica di proiettili! Meno male che odio truccarmi, altrimenti ora avrei la faccia da Panda!
"Francy! Tutto bene?" mi chiede Denise.
Non riesco a risponderle. Se non lo facessi lei si preoccuperebbe, ma facendolo lei capirà che sto piangendo e non voglio.
Sento la porta aprirsi e due braccia circondarmi le spalle.
"Ehi! Dai, non prendertela" mi dice. "Vedi, quei ragazzi avevano moltissimi debiti ed erano tanto disperati che hanno venduto quel poco di cervello che avevano..."
Rido leggermente alla sua battuta, poi lei mi dice: "Mi dispiace."
"Ma tu non c'entri."
"Se vuoi ne parlo con mio cugino."
"No, non voglio che si preoccupi per una sciocchezza" dico.
"Per te non lo è, Francy."
"È vero, ma..."
"Okay, per ora non dirò niente, ma se non ti calmi ne parlo con il gruppo!"
Il suo tono autoritario mi fa sorridere.
"Okay... adesso possiamo anche uscire, perché hai riso come si dive." mi dice.
Non mi prende il braccio, perché sa che dopo quello che ho sentitire là fuori l'idea di farmi aiutare mi darebbe troppo fastidio.
Usciamo dal bagno e le ragazze, che secondo me hanno capito che non stavo molto bene nonostante il fatto che mentre piangevo mi bagnavo continuamente la faccia con acqua ghiacciata mi attorniano e mi abbracciano.
"Vieni, andiamo in un posto che di sicuro piacerà a tutte" dice Giulia.
Usciamo dalla stazione e percorriamo un lungo tratto a piedi, poi entriamo in un ambiente caldo e pieno di gente.
"Francy, hai capito dove siamo?" mi chiede Giulia.
"Ci sono molti bambini... è un ambiente caldo... credo sia un punto di ristorazione..."
"Non è proprio un ristorante, ma ci sei andata vicino."
"È il McDonald?" ipotizzo ancora.
"Precisamente."
Entriamo, ognuna di noi ordina qualcosa e ci sediamo intorno ad un tavolo, su una sorta di divanetto. Siamo un po' strette a dir la verità, ma immagino dipenda più che altro dal fatto che siamo parecchie.
Giulia ha avuto davvero una bellissima idea, infatti ora che sono qui con le mie amiche e la priorità è ridere e scherzare il ricordo di quei mormorii che, purtroppo, erano molto chiari alle mie orecchie viene accantonato e sono libera di divertirmi senza rimuginare troppo su cose che mi fanno soffrire.
Una volta finito il "pranzo", dato che Giulia ha preceduto tutte noi dal pagare, usciamo tutte dal McDonald e Giulia ci fa da guida attraverso varie strade, fino ad arrivare davanti ad un cancello.
"Ecco, questa è casa mia." dice Giulia. "Venite dentro, fuori si gela."
Entriamo nella casa ed io cerco di ambientarmi.
Metto via l'occhio a rotelle e inizio a girare per la casa tenendo le braccia tese in avanti, in modo da non andare a spiaccicarmi contro qualcosa.
A quanto sembra Giada sta facendo esattamente lo stesso, solo che lei ha ancora la sua guida tra le mani. Lo so perché sento la rotella girare sul parquet e sbattere spesso contro qualcosa.
"Giulia, nemmeno tu scherzi! La tua casa sembra grande e scommetto che c'è anche un piano superiore."
"Hai fatto centro, Fra." mi risponde lei.
Dopo varie perlustrazioni del pianterreno si passa al piano superiore.
Anche qui ci sono parecchie stanze, quindi ognuna di noi ha il suo posto. Durante la distribuzione delle stanze a me viene assegnata la seconda sulla sinistra. Bene, dà direttamente sul corrimano, non dovrei rischiare di rompermi tutte le ossa del collo, giusto?

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