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19: Voglio proteggerti

Daniel's Pov
Siamo arrivati in ospedale in poco tempo, ma durante il tragitto Francesca ha perso conoscenza ed ora è in osservazione, all'interno di una stanza con le pareti bianche. Sembra un uccellino in gabbia e questo mi dispiace. È là dentro da quella che a me sembra un'eternità e mi si stringe il cuore. L'ho sempre vista un po' delicata, ma allo stesso tempo forte e coraggiosa. Mi fa un effetto così strano saperla in quella stanza, priva di sensi!
Beh, strano fino a un certo punto poiché l'ho anche vista febbricitante.
Una dottoressa esce finalmente dalla stanza e mi si avvicina.
"Lei ha portato qui la ragazza?" chiede.
"Sì" rispondo.
"Può dirmi il nome e cognome?"
"Lei si chiama Francesca Bernardi" rispondo semplicemente.
"Ah, capisco. E lei è un suo parente?"
"Diciamo di sì" rispondo, ma tutte queste domande mi irritano, quindi mi affretto a chiedere: "Per favore, potrebbe dirmi come sta?"
Finalmente la dottoressa si degna di passare alle cose più importanti.
"Ha solo qualche escoreazione e un rigonfiamento sulla fronte, ma dato che ha perso conoscenza per questa notte resterà in osservazione."
Spero tanto di riuscire a tirarla un po' su di morale, ma in un posto come questo la vedo difficile.
"Posso entrare, dottoressa?" le chiedo.
"Sì, entri pure a vederla" dice lei in tono tranquillo.
Mi indica la porta e io mi dirigo verso di essa e la apro.
"Abbiamo sedato la ragazza perché quando si è svegliata era terrorizzata e, non sapendo cosa effettivamente avesse, temevamo che quella forte agitazione potesse farle male" spiega la dottoressa prima di lasciarmi da solo con lei.
Prendo una sedia e la metto accanto al letto. Lei è immobile e apparentemente tranquilla. Metto una mano sul suo petto, nella zona centrale, e mi tranquillizzo constatando che il suo respiro è regolare. Prendo la sua mano e la stringo forte nella mia. La sento sussultare e d'istinto mi avvicino al suo viso e le lascio un bacio a stampo sulle labbra mentre dico contro di esse: "Voglio proteggerti!" È quasi come se mi avesse sentito perché sento il suo corpo rilassarsi e vedo un sorriso spuntare sul suo volto.
"Mi piace molto di più vederti così, sorridente e con le labbra scoperte" dico, "in modo da poterti baciare, ma soltanto con la consapevolezza che non ti farò del male. Io ti giuro che non ti farei mai del male, piccola!"
Sembro un idiota perché parlo con una ragazza che per il momento forse non mi sente, ma lei... lei è lei, quindi non mi stupirebbe se mi avesse sentito.
Non so se la cosa più speciale siano i suoi occhi, che pur sbattendo in continuazione ed essendo ignari di tante cose, sanno esprimere ogni più piccola emozione, o lei stessa nel suo essere così... così meravigliosamente unica, con il suo carattere timido e dolce, ma anche scherzoso entro certi limiti. Lei scherza in particolare su se stessa, forse perché teme di ferire gli altri dicendo una parola fuori posto, quindi utilizza delle parti di sé per fare dell'ironia, sapendo che non ci resterà male.
La conosco da pochissimo ed ora... è come se lei fosse parte del mio essere.
La sento agitarsi e mi avvicino di più a lei.
"Hai paura che lui ti raggiunga anche qui, vero angioletto?" le chiedo.
Che cavolo fai?
Non lo so, voce interiore!
Tu lo sai che lei non può sentirti! Vero?
Lei alza la mano sinistra e con le dita scrive un: "Sì" nell'aria. Non mi sembra quasi vero che mi stia ascoltando!
L'unica cosa che sono in grado di fare è abbracciarla. È incredibile che ora ai miei occhi lei appaia tanto fragile. O meglio: un po' lo è, ma non l'ho mai vista così. L'"incontro" con quel ragazzo l'ha spaventata più del dovuto.
Ora però ho bisogno di saperla serena e farò tutto il possibile per renderle l'attesa meno insopportabile.
Intanto, visto che ho sia il numero di sua cugina che quello di sua madre, scrivo a entrambe una parte di quello che è successo. Il resto, se ne avrà la forza e se lo vorrà, lo racconterà lei.
Francesca's Pov
Mi sveglio di soprassalto e mi rendo conto che qualcuno mi sta tenendo stretta a sé. Soltanto lui, credo, sa che sono qua, quindi immagino che mi stia abbracciando.
"Ehi, ben svegliata principessa!" mi dice sottovoce.
Non mi ricordo niente. Avrò ricordato di tenere la bocca chiusa?
"M-ma da quanto tempo sono qui?" chiedo.
"Da un paio d'ore." risponde lui.
"E quanto ho dormito?"
La mia agitazione cresce, se ho dormito molto ho quasi la certezza matematica di aver fatto o detto qualche stupidaggine.
"Per un po' sei svenuta, poi ti hanno sedata, quindi quasi tutto il tempo."
"Oh, accidenti, questo vuol dire che tu sei stato qui ad assistermi per due intere ore?"
"Non proprio... ma che cos'è che ti fa paura( Perché questo terrore di addormentarti se c'è qualcuno in camera con te?"
Sento che mi sta guardando e dei brividi percorrono tutto il mio corpo.
"Sai, l'unica cosa strana che hai fatto è stata scrivere un: "Sì" con le dita in aria."
Ecco, sapevo di aver fatto qualche idiozia!
"È bellissimo sapere che puoi ascoltare le persone anche se stai dormendo e dovresti essere orgogliosa di te stessa, non è una cosa comune tesoro, sai?"
Sorrido al suono di quella parola. Avrà anche omesso il diminutivo, ma è sempre bello sapere che mi considera un... TESORO!
"Dimmi: ti va di fare qualcosa in particolare, Francesca?" mi chiede.
"Beh, qui non c'è una così gran scelta... è pur sempre di un ospedale che stiamo parlando, giusto?" gli rispondo scherzando.
"Beh, mi inventerò qualcosa, avrò pur imparato dal mio lavoro!"
"Potresti insegnarmi a disegnare il logo della Crazy Smile Company(" gli chiedo con voce supplichevole.
"Ovvio che posso, ma tu non hai qualcosa per disegnare in rilievo!" mi fa notare.
"Ah, è vero..."
Per la prima volta nella mia vita sono dispiaciuta del fatto di non poter disegnare.
O meglio: potrei anche farlo, ma mi servirebbero tre cose: un album con fogli speciali, un piano in gomma e il punteruolo che si usa all'inizio, quando si impara a scrivere in Braille, e non ho nessuna di queste cose a portata di mano.
"Non preoccuparti, se mi dai qualche minuto te lo ritaglio" dice allontanandosi dal mio letto.
Esce dalla stanza e torna dopo pochi minuti. Io sto per scattare in piedi, ma lui mi dice: "Se vuoi alzarti almeno non farlo con troppa fretta."
Mi tiro su con maggiore calma e raggiungo un tavolino. Lui mi mette tra le mani un cartoncino ritagliato. Mi prende la destra e me la fa appoggiare sul tavolino. C'è un altro foglio e su di esso c'è una matita. Io appoggio la riproduzione del logo della compagnia e vi passo intorno la matita. Lo faccio per tutto il foglio e lui guida la mia mano verso gli spazi bianchi.
"Questo puoi tenerlo nel caso in cui ti venisse voglia di disegnarlo di nuovo."
Gli sorrido e infilo il cartoncino in una tasca.
All'improvviso mi arriva un messaggio sul cellulare.
Linda: "Ehi piccolina! Come ti senti?"
"Gliel'hai detto?" chiedo.
"Le ho detto che eri qui, ma non le ho detto nulla riguardo l'aggressione!"
"Grazie" gli dico, alzandomi.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
Dopo un po' mi stacco e rispondo a Linda.
Io: "Tranquilla, sto bene, ho solo battuto la testa."
Ripongo il cellulare e la macchina da scrivere sul comodino.
"Tu hai idea del colore di quel copriletto?" mi chiede Daniel all'improvviso.
Capisco a quale copriletto si riferisce e gli rispondo con un timido: "N-no."
"Pensa alla tua faccia. Hai gli occhi castani scuri, i capeli non fanno eccezione. Ma le guance("
Ci penso un po' su e gli dico: "È rosso!"
"Sei perspicace piccola" mi dice lui.
"Posso chiederti perché fai tutto questo per me? Cos'ho io di tanto speciale("
"Te stessa!"
"Non ti seguo."
"Ascoltami: sei bella, dolce, sai fare un mucchio di cose, sei una persona intelligente, scherzosa al punto giusto..."
"Stai cercando di farmi capire che sono... p-perfhtta?" gli chiedo abbassando la voce nel pronunciare l'ultima parola che è ben lontana da quello che sono io.
"Sì, esatto!"
"Forse... mi hai scambiata... per un'altra... io non sono perfetta!"
"Potrei torturarti per il solo fatto che hai detto una cosa del genere, ma non lo farò" mi dice ridendo.
"Cosa intendi per "torturare"?"
"Intendo il solletico" mi risponde lui, "ma neanche io lo sopporto... e sai che c'è di nuovo? Te lo farò capire in un altro modo."
Si avvicina e posa le sue labbra sulle mie risvegliando in me sensazioni così familiari e nuove al tempo stesso da farmi rabbrividire.
Lui si stacca da me e dice: "Sei perfetta!"
"Sai... quando ero bambina, per una recita, una maestra mi ha praticamente obbligata a cantare una canzone."
Ma perché gli sto raccontando la parte oscura della mia vita?
"Quale?" chiede lui.
Comincio ad agitarmi, vorrei dirglielo, ma l'unica volta in cui ho parlato la mia altra lingua madre è stata quando ho interpretato Cenerentola ed ora non ho la forza di rifarlo.
"Se non ce la fai a dirla a voce puoi scrivermela." mi tranquillizza.
Ma quanto riesce ad essere comprensivo? È quasi assurdo!
"Ehi Francesca, sta tranquilla" dice prendendomi una mano, "non ho intenzione di obbligarti a proseguire, ma mi fa piacere che tu voglia parlarmene."
Prendo il telefono e la macchinetta e mi sbrigo a scrivere quella parola.
"La conosco" mi dice lui. "È per questo che ti spaventava l'idea di dire la tua frase?"
"Sì, ma a dire la verità un po' speravo di avere una parte così proprio per questo motivo."
"Però c'è ancora quella ferita aperta, è così(" chiede.
Annuisco e lui, credo per asciugare le lacrime ribelli, mi accarezza una guancia.
"Beh, con i bambini non si fa così" mi dice lui. "Ma ora dimmi: tu vorresti buttare giù questo muro o è una paura di cui non t'importa?"
"È qualcosa di opprimente!" gli rispondo. "Non sai quanto possa essere frustrante un situazione del genere, perché sembra un'idizzia, ma non lo è!"
"Non si può mai giudicare un freno con questo termine, Francesca! Per quanto il motivo possa sembrare piccolo agli occhi di chi guarda la situazione dalla "platea", non è mai stupido se rappresenta un ostacolo invalicabile per chi ha vissuto questi momenti!"
Il suo modo di parlare mi fa credere che lui si sia trovato in una situazione analoga alla mia.
"Ti è capitato( Sai, stai dicendo le parole che io ho cercato per anni per difendermi."
"No, ma non sopporto che una persona sia anche velatamente definita stupida solo perché c'è qualcosa che la frena! Nessuno di noi decide di aver paura di qualcosa, la paura arriva e basta! Nessuno sa come o perché, ma i traumi spesso e volentieri ci bloccano e noi cerchiamo solo di proteggerci."
Rimango spiazzata da quelle parole... non avrei mai pensato che qualcuno che non ha vissuto in pieno certe cose sia dalla parte dei convolti... e con risposte simili a dei lucchetti, che spesso funzionano per impedire all'altro di controbattere, ma anche per rispondere a delle domande che almeno una volta nella vita ci poniamo tutti.
"Io voglio proteggerti piccola, ma se tu lo vorrai io ti aiuterò a diminuire la potenza dei tuoi freni."
Siamo molto vicini quando la porta si spalanca.
"Francy!" È Linda!
Mi si avvicina e mi stringe in un abbraccio calorosk.
"Accidenti! Ma che cos'hai fatto in fronte?" chiede.
"È una sciocchezza" le rispondo, "ho battuto la testa sul marciapiede e ho ricevuto questo regalino! Senti Lì, ma ci sono anche i miei qui fuori?"
"Ovvio! Credi che ti avrebbero fatto passare una notte qui senza vederti?"
Ed eccoli che arrivano!
Io li raggiungo e li abbraccio, sono veramente felicissima che loro siano qui.
All'improvviso arriva un'infermiera che dice: "Vieni con me tesoro, devi mettere una flebo per reintegrare le energie perse."
Diciamo che già conosco le flebo e l'idea di metterle non è allettante, ma si tratta di un solo giorno, poi tornerò a casa.
"Possiamo accompagnarla?" chiede Linda.
"Sì che potete!"
Prima di entrare Daniel mi si avvicina e mi chiede: "Hai paura?"
"Beh, non so... credo di no, ma non ne sono proprio sicura."
"Va bene" dice lui, "in ogni caso conta su di me. Ah, e ho una bella sorpresa per te! Aspetta di tornare a casa e vedrai che ne sarà valsa la pena!"

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