183: Nemico in comune
Francesca's Pov
È maledettamente vero! Da quando ho ripreso conoscenza mi sento come se mi mancasse l'ossigeno. Sento le sue mani sul mio viso e mi sento costantemente soffocare. Lui si stacca lentamente sentendomi ansimare, ma io gli stringo le braccia intorno al corpo.
"Non andartene, ti prego!" dico sottovoce. "Non andare..."
"Va bene, calmati, sono qui" mi dice accarezzandomi il viso. "A quel tizio abbiamo pensato noi, non ti darà più fastidio per un bel po'!"
Tremo, ma lo faccio un po' meno del solito.
"Coraggio, sdraiati" mi dice. "Va tutto bene, piccola!"
"Mi hanno trovato qualcosa nella testa?" chiedo.
"No, nulla di grave, tranquilla. La dottoressa si è preoccupata per le ferite che hai sulle braccia!"
"Te l'ho chiesto perché sto impazzendo!"
"Non farti abbattere da queste cose, ti prego! Tu sei forte, hai sopportato tante cose... perché non dovresti farcela? Se vuoi posso cercare di aiutarti..."
"No... sarebbe impossibile da spiegare il modo in cui mi sento, te lo giuro... e per quanto sei empatico ti sentiresti peggio di me..."
Lui mi fa voltare e mi fa appoggiare la testa sul suo petto. Mi sento malissimo.
"Ehi! Se hai bisogno di qualcosa non farti scrupoli e chiedimelo. Io non ho poteri magici, ma posso provare ad accontentarti... d'accordo?"
"Forse quello che sto per chiederti potrai farlo..." dico.
"Di che si tratta? Dimmi."
"Restiamo così, ancora un po'."
Lui mi tiene più vicina a sé.
"Ehi! Ora però non piangere... vieni, voglio farti vedere una cosa." mi dice.
M@ prende per mano e mi porta con sé in quello che credo sia il terrazzo.
"Vuoi descrivermi il panorama?" chiedo.
"No! Voglio fare un gioco... solo se tu hai voglia di farlo, però. E per le descrizioni, se devo descriverti qualcosa io voglio farlo in un modo che non ti faccia sentire diversa, ma che ti faccia sentire speciale... e... che non ti provochi noia."
"Wow... e... il gioco?" chiedo.
"Ascolta i rumori, ma soprattutto ascolta il tuo corpo, e prova a dirmelo tu cosa si veda da qui. Vediamo se indovini!"
"E... e se non ci riuscissi?"
"Se non dovessi riuscirci ti aiuterò io. Niente penitenze, perché te ne hanno affibbiate anche troppe, tra l'altro messe alla caso, quindi non lo ritengo giusto."
"Però... come farò con le sensazioni della mia pelle? Ho dimenticato la mia guida nella stanza e senza ho paura di cadere e..."
"E dov'è il problema? Ti aiuto io." dice.
Mi prende la mano e mi porta con sé per un breve tratto. Dopo questa "passeggiata" si ferma e mi prende l'altra mano, facendomela posare su qualcosa di freddo.
"La ringhiera?"
"Molto bene! Ora stai attenta ai suoni, va bene?"
Annuisco e resto in ascolto. Ora le onde marine sono meno alte e ci sono dei... dei bambini?
"Ci sono dei bambini sulla spiaggia?" chiedo.
"Tanti bambini, tesoro! Cosa credi che stiano facendo?"
"Si rincorrono, vero?" domando.
"Certo! Uno di loro ha persino rischiato di inciampare, povero piccolo!"
"Il Mare è più calmo, giusto?"
"Esatto!"
"Sai, prima ho avuto la sensazione che il Mare mi stesse in un certo qual modo avvertendo del pericolo che stavo correndo."
"Ehi! Che fai, piangi adesso?"
"È che io sono testarda, non ho mai dato ascolto agli avvertimenti ed ecco che cosa ci ho guadagnato!"
"Non sei testarda in un senso negativo e lo sai. Spesso esserlo è un pregio, piccola. Solo che tu mi stai creando un piccolo problema."
"Che..." chiedo sottovoce.
Lui porta le mie mani sul suo viso e noto che ha la fronte un po' aggrottata.
"Mi dispiace... io..." gli dico sempre a bassa voce.
"Scusa tu, tesoro. Volevo farti ridere e invece ti ho fatta sentire in colpa. Aspetta, vieni! Proviamo in un altro modo!"
Mi prende per le spalle, mi fa voltare come un ballerino farebbe con la sua compagna e mi fa camminare a ritmo. In effetti mi viene un po' da ridere, perché mi sembra che stiamo facendo una specie di balletto, cosa che gli faccio notare.
"Puoi interpretarla come vuoi, basta che ti renda felice e può anche essere una giravolta fatta a caso" mi dice tenendomi vicina a sé e dandomi un bacio sulla guancia, cosa che porta il mio collo a sfiorare il suo petto. Anche la sua presa è stretta, ma sono sicura che se gli chiedessi di allentarla lui lo farebbe. I ricordi mi fanno agitare e il mio corpo, senza che io me ne possa accorgere, diventa rigido.
"Ti sto facendo male?" chiede premuroso.
"No... affatto. Scusami, è che ho ancora difficoltà a farmi toccare... pensa: tu sei l'unico che ci riesce. Davanti alla dottoressa che mi ha presa sotto la sua custodia non facevo che tremare!"
"Come un'artista prima di esibirsi, per intenderci."
"No, come una stupida che si fa inseguire da un orso! Non potrei mai essere un'artista!"
"Dici di no?"
"Già" rispondo.
"Vogliamo vedere se è vero?"
"Cosa intendi?"
"Ho notato che molto spesso ti muovi a ritmo... come se avessi sempre uno schema da seguire. Poi una volta ti ho vista muovere le labbra invece di cantare. Questo più quello mi fanno immaginare una piccola musicista!"
"Certo, figurati!"
"O una ballerina. Quello che abbiamo provato quando ci siamo rivisti l'hai assimilato subito. O anche un'attrice... per lo sketch, ricordi?"
"Mi manca solo il bricolage..."
"Ti ci vedo" mi dice. "Ma ora dimmi una cosa: qual è la cosa che preferisci fare in un bar?"
"In un bar? Perché?"
"Perché adesso ti prendo qualcosa al bar dell'ospedale."
"Beh... ecco... una cosa che mi piace fare è... osservare la gente che ho intorno. Se mi sentisse qualcuno mi direbbero: "Allora non vuoi fare niente! Tu non ci vedi"..."
"Mi dici chi è il genio che ti ha detto una cosa simile?"
"Nessuno mi ha detto esattamente questo, però..."
"Però chi non ti conosce bene ci gira intorno, evitando di dire: "Vedere", giusto?"
Annuisco.
"Beh, andiamo a osservare la gente, allora!"
Andiamo al bar e io prendo un caffellatte e un cornetto. Resto ad ascoltare gli altri pazienti o visitatori che spostano sedie, tazze, cucchiaini, e parlano tra loro dicendo cose diverse. Riconosco anche il pianto di qualcuno. Vorrei alzarmi, ma ho anche un po' paura di essere inopportuna. La sento singhiozzare e mi si spezza il cuore. Ho finito da un pezzo, ma non me la sento di andare via.
"Tesoro, stai bene?" mi chiede Daniel.
"Tutto bene, grazie" rispondo con un lieve tremito nella voce.
"Non si direbbe. A cosa stai pensando?"
"Ecco... ho sentito piangere una ragazza o forse una donna, non so, però... mi sento male."
"Scommetto che vorresti avvicinarti a lei, vero?"
"È vero... però ho paura di essere inopportuna..."
"Ti ci porto se vuoi, ma stavolta dovresti guidarmi tu per quanto riguarda la direzione..."
Mi alzo, appoggiandomi al suo braccio, e cerco di avvicinarmi.
"Ehi! Attenta" mi dice, facendomi evitare qualcosa che ho davanti.
Avvicinandomi riconosco la voce di Asia. È lei che sta male, e qualcuno l'accarezza e la consola, cose che so perché sento una mano strofinata contro un tessuto e dei deboli sussurri.
"C'è Asia?" chiedo esitante.
"Sì, e vicino a lei c'è Denise" mi risponde lui.
Denise?
Asia's Pov
Ho incontrato Carlotta solo ieri pomeriggio.
Lei mi ha chiesto perdono, poi è andata a casa dei cugini di Denise, che l'hanno ospitata. Oggi sono qua, perché solo due ore fa Carlotta è stata aggredita.
Quando ho detto a mia madre che una ragazza che conoscevo era stata ricoverata lei mi ha rassicurata, dicendomi che sarebbe andato tutto bene. Non ho detto amica, perché non so cosa sia lei per me, ma qualunque cosa io provi non voglio perderla.
Vedo qualcuno avvicinarsi e ho paura che sia la classica persona che non si fa mai gli affari suoi. Qualcuno che nel caso caccerà Denise, perché è molto più schietta di me.
"Francy! Cosa ci fai tu qui?" chiede Denise. Allora quella è Francesca! C'è un ragazzo vicino a lei, la tiene per mano.
Ci metto un po' a riconoscerlo, ma alla fine ci riesco: è il suo ragazzo.
"So che non dovrei farmi gli affari di Asia, ma mi sono preoccupata perché l'ho vista stare piuttosto male!"
Mi alzo e vado verso di lei, abbracciandola. Noto che ha dei segni sul corpo e mi preoccupo.
"Francy, che ti è successo?" le chiedo agitata.
"Un uomo voleva baciarmi con la forza... mi ha graffiato la faccia e le spalle, mentre per la ferita che ho alla testa l'ho provocata io, cercando di staccarmi da lui." risponde.
Mentre parla la sua voce trema.
"Era alto?" chiedo.
"Io ero una formica rispetto a lui. Era enorme. La sua voce mi suonava strana, come se indossasse una maschera." Noto che sta cercando di ricordare quello che la sua pelle e le sue orecchie le hanno trasmesso.
"Era robusto e aveva una voglia simile ad una X sul collo" aggiunge Daniel. "Da quella maschera che aveva in faccia s'intravedevano gli occhi. Erano azzurri."
"Ragazzi... lui ha massacrato di botte Carlotta ed io non ho potuto fare niente per aiutarla!" dico.
"Eri presente?"
"Sono arrivata dopo. Lei era a terra, priva di sensi, e lui stava scappando. Io l'ho visto! L'ho visto..."
Francesca viene verso di me e mi stringe a sé.
"Asia, so che non servirà a molto... ma tu non potevi fare niente! Quell'uomo era pericoloso e poi tu sei arrivata dopo, non potevi saperlo!"
"Ho paura che non si risvegli" dico sottovoce.
Lei semplicemente mi accarezza la schiena.
Mia madre viene a prendermi ed io ringrazio i ragazzi, li saluto e vado via. Mia madre sa che io non seguo la massa, anche per il fatto che tendo più per l'amore delle donne che per quello degli uomini. Lei è stata una delle poche ad essermi stata vicino da sempre e le voglio bene per questo.
"Piccola, ti prego, smetti di piangere!" dice mettendo in moto e accarezzandomi i capelli per calmarmi.
"Non posso, mamma! Ho paura che Carlotta non si risvegli, capisci?"
"Lo so, tesoro. Domani torneremo in ospedale e c'informeremo sullo stato di Carlotta, okay? Non farti problemi a chiedermi di accompagnarti... io ci sarò sempre per la mia piccola!"
È per questo che dico che mia madre è una donna eccezionale. Ha superato molte difficoltà dopo l'incidente in cui mio padre ha perso la vita e mi ha cresciuta facendo ciò che poteva. Ha lavorato onestamente per anni, permettendomi di avere una vita decente, e non le sarò mai abbastanza grata per questo.
Mia sorella Natasha non era soddisfatta, infatti è andata via di casa e purtroppo conduce una vita indecente. Sento mia madre piangere ogni notte per lei e mi sento maledettamente male.
"Mamma..." sussurro.
"Dimmi, amore!"
"Lo so che te l'ho detto anche prima, ma ho troppa paura..."
Lei non mi dice niente. Arriva ad uno stop, si ferma ed inizia ad accarezzarmi la testa, come quando ero bambina e mi accoccolavo sempre tra le sue braccia.
"Sfogati, amore mio. Sfogati."
Francesca's Pov
Io ho provato a consolare Asia perché mi faceva male vederla in quel modo, ma lei ha ragione. Quell'uomo purtroppo è molto pericoloso.
Denise è andata a casa mentre Daniel, su mia richiesta, sta cercando di informarsi in merito alle condizioni di Carlotta. Poverina, chissà quanto dolore ha avvertito!
Sono talmente stanca da crollare come un sasso.
Qualcuno mi stringe i polsi in una morsa d'acciaio, trascinandomi con sé. Vorrei gridare, ma quella persona mi tira verso di sé, facendomi sbattere la testa contro il suo petto.
"Ragazzina, chi credi che venga a salvarti?" mi chiede il tizio anonimo, prendendo il mio viso tra le mani. Le sue mani sono ruvide e mi sembrano anche sporche. Forse perché sono io a sentirmi sporca quando lo sento bloccarmi e schiacciarmi contro il suo corpo. Mi manca l'aria e vorrei liberarmi, ma non ci riesco. Lui mi dice di non fare la bambina e lasciarlo fare, ma non posso. Mi sento veramente male!
Quando il tizio sta per giungere al suo scopo mi sento scuotere e chiamare da qualcuno che non riconosco subito, ma che sembra preoccupato.
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