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181: Mi Amigo Mar

Francesca's Pov
Lo sguardo bruciante di chiunque fosse dietro di me mi fa surriscaldare le spalle. Mi sento malissimo.
"Ci siamo. Ora puoi scendere."
Mi mette molto delicatamente giù e mi dà un bacio sulla guancia per poi dirmi: "Tranquilla, quell'uomo non ci sta più seguendo. Deve aver capito che ci siamo accorti della sua presenza."
"Ah, meno male" dico, tirando un sospiro di sollievo.
"Se vuoi chiedo a Bianca di spostarmi il turno al bar di un paio d'ore." dice, dato che lui inizia verso mezzogiorno.
"No, non preoccuparti, me la caverò" dico cercando di non sembrare spaventata.
Lui mi accarezza la testa e sorride.
Credo che abbia capito, ma non mi dice niente.
Mi lascia la mano quando arriviamo all'entrata. Io vado in classe, pochi minuti prima delle nove. La professoressa di letteratura mi si avvicina e mi prende le mani.
"Ho saputo quello che è successo. Come ti senti, cara?"
"Va molto meglio, grazie."
"Visto? Se non fai tanto la credulona riesci a riprenderti!"
Scoppio a ridere, poi lei mi lascia andare.
Per un paio d'ore riesco a concentrarmi, ma per il tempo restante faccio fatica. Cosa farei se quel tizio tornasse a seguirmi? Come mi comporterei?
Quando finalmente suona la campanella che conclude la giornata decido di prendere qualcosa da sporto e andare direttamente in spiaggia. Per fortuna sono ben coperta, quindi non dovrei avere grossi problemi con la temperatura, inoltre non mi ci vuole poi molto tempo per fare quello che dovrei fare ed arrivare là. Ho preso un'altra sdraio, solo per non dover rientrare, ed ora ci sono seduta e ascolto la voce del mio amico del cuore che sta cercando di calmarmi. È come se il Mare sapesse sempre come aiutarmi, perché tutte le volte che ho un problema e vengo qui lo trovo calmo. Il Sole a gennaio c'è, ma il suo tocco è talmente leggero e delicato che faccio fatica a sentirlo. Io credo che non sia vero che il Sole picchia... in realtà quando fa freddo accarezza e quando fa più caldo stringe la presa, come se volesse abbracciarci, ma spesso esagera.
Come sempre non c'è nessuno. È bello stare qui ed ascoltare le onde. Io infatti non vengo qui solo perché lo iodio fa bene, a quanto dicono, ma soprattutto perché stare nei pressi del Mare mi fa sentire meglio quando sto male, mi fa toccare le stelle quando sto già bene e mi fa amare ancora di più la mia città che di problemi ne ha parecchi, ma forse è proprio questa una delle cose che la rende stupenda.
Mi ritrovo a sorridere quando ripenso a quel brano che io e Daniel abbiamo interpretato proprio qui, pochi giorni fa.
Metto la registrazione di quel momento e noto che lui ha tagliato la parte in cui mi diceva che conosceva il brano e che mi stava registrando. C'è solo la canzone.
Lui per me ha fatto moltissimo e continua a sostenere il contrario. Forse un po' mi piace questa cosa, perché qualcuno che ti rinfaccia favori che ti ha fatto in passato, in genere, lo fa per legarti a sé o per ottenere qualcosa da te.
Inizio a perdermi in una sorta di nuvola, nella quale immagino dei bambini che corrono sulla spiaggia, madri che li bloccano, famiglie intere che si gettano in acqua, con un Sole più forte di quello che c'è ora, chiaro.
In fondo è un po' un peccato che questa spiaggia sia poco conosciuta.
Decido di mettermi anche a studiare qui, perché mi sento molto rilassata.
Finisco in un paio d'ore, poi, cullata dalle onde del Mare, mi addormento...
Quando mi risveglio noto che sono le cinque e mi è arrivato un messaggio da mia madre.
Mamma: "Tesoro mio, dove sei?"
Io: "Scusa mamma, non te l'ho detto. Sono in spiaggia, perché ero un po' agitata e volevo rilassarmi. Tu sai che effetto ha su di me la vicinanza del Mare, no?"
Mamma: "Certo, piccola! Resta tutto il tempo che vuoi se questo ti fa stare tranquilla, ma quando vuoi andare via dimmelo, vengo io a prenderti."
Come sarebbe: "Vengo io a prenderti!"? Ho la sensazione che mia madre sia preoccupata.
Io: "Mamma, va tutto bene? È successo qualcosa che non mi hai detto?"
Mamma: "No, va tutto bene, non ti preoccupare. Tu come stai?"
Non voglio dirle che c'era qualcuno che mi seguiva, credo sia già abbastanza preoccupata per qualcosa che non ha voluto dirmi, forse per non spaventarmi più di quanto non mi sia già successo.
Io: "Ancora un po' scossa, ma nulla di grave."
Beh, almeno credo. C'è qualcosa che non va. Il vento sta cambiando. Prima era semplicemente freddo, adesso è gelido e forte.
Cerco di pensare che è normale, che il tempo di gennaio è questo, che non sarebbe il periodo migliore per andare nei pressi del Mare a rilassarsi neanche fosse giugno, ma non ci riesco. Sento che quel cambiamento è un chiaro segno che mi conviene andarmene il più in fretta possibile da questo posto. È come se fosse un segnale di pericolo che il Mare sta dando.
Mi alzo in piedi, abbandono la sdraio visto che ho fretta, infilo le mie cose nello zaino e mi volto per andare via, anche perché sta iniziando a piovere, e anche abbastanza forte.
Il mio cuore batte fortissimo e sento che se non me ne vado subito succederà qualcosa, anche perché sento una presenza qui al mio fianco e uno sguardo che mi brucia la pelle anche se siamo sotto la pioggia. Dico: "Siamo" perché sono sicura che ci sia anche qualcun'altro ed ho paura che sia la persona che voleva farmi qualcosa oggi. Non so chi sia, non so se sia uomo o donna perché non ho sentito la sua voce, il suo modo di camminare, niente... eppure ho molta paura.
Il rumore delle onde è cambiato: viene trasportata più acqua, segno che il Mare si sta agitando. Io corro, cercando di fuggire dalla spiaggia, perché ora è chiaro: il Mare mi sta "avvertendo" di un pericolo, e non potevo ricevere un avvertimento più eloquente di questo. Peccato che, quando sono quasi sulla strada, qualcuno mi blocca i polsi dicendo: "Dove credevi di andare, carina?"

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