178: Una dolce insegnante
Francesca's Pov
Io e mia madre andiamo a casa insieme. Lei si butta subito sotto la doccia mentre io vado a letto. Sono a dir poco stremata. Se non ci fosse stata lei avrei rischiato di non poter raccontare quello che è accaduto solo pochi minuti fa.
Mia madre, appena uscita, viene verso di me e mi stringe.
"Piccola, mi dispiace!" dice.
"Spero solo che non ti portino via, mamma! Non lo meriti" dico abbracciandola.
Non voglio piangere, perché lo sta già facendo lei e credo lo faccia perché teme di aver perso la mia fiducia, ma ho capito quello che è successo: lei mi ha vista in difficoltà, alla mercé di quella donna, e ha perso il controllo. La sola cosa che mi spaventa è che quella donna potrebbe girare la frittata a suo vantaggio, e io non voglio. Se dovesse accadere qualcosa del genere non mi arrenderei fino ad averla liberata, perché lei non merita di trasformarsi in un mostro per colpa di quella strega. Non lo permetterò mai!
"Francy, non dovresti andare da Elena?" mi chiede la mamma.
"Hai ragione." dico. "Quella bambina è talmente tenera, mamma! Pensa che ieri pomeriggio, quando sono andata da lei, mi è venuta incontro e mi ha abbracciata. È stata una cosa che mi ha resa felice per due motivi: il primo è che lei ha imparato com'è fatta casa sua e il secondo è che se l'ha fatto tanto spontaneamente... vuol dire che lei tiene a me."
"Non potrebbe essere diversamente. Cristina mi ha parlato e ha detto che quando lei si è persa d'animo tu l'hai abbracciata e l'hai fatta divertire perché si riprendesse. Sei davvero un portento, amore mio. Daniel ha ragione quando te lo dice."
Cavolo! Almeno non sono la sola che lo tira in ballo!
"Okay. Io vado a trovare Elena" le dico, "per qualsiasi cosa avvertimi!"
"Va bene, per qualsiasi cosa ti chiamo" dice.
Mi dà un bacio sulla guancia ed io esco. Chiamo un taxi, facendomi trovare ad un indirizzo che si trova un po' più lontano da casa mia. Il taxi arriva ed io salgo. Quando arrivo a casa di Elena e l'autista viene ad aiutarmi noto che mi mette le mani sui fianchi per guidarmi.
"Francesca, non spaventarti" mi dice e lo riconosco.
"Alberto!" dico con un sorriso.
"Già. Alberto" mi dice. "Ora lavoro qui e non ti preoccupare, tanto per te mi fornisce l'azienda."
"Ah, per il fatto che ho questo?" domando estraendo l'abbonamento.
"Per l'appunto. Vieni, ti accompagno" dice prendendomi sottobraccio dato che la sua posizione alle mie spalle mi fa sentire in imbarazzo.
Arriviamo al cancello di casa Sanchez ed io invio un messaggio a Cristina, in modo che mi apra.
"Ti ringrazio."
"Di nulla, Francy. Dopo torno a prenderti io."
"Okay, a dopo."
Entro, percorro il vialetto e vengo accolta da Elena.
"Ciao Francy!"
"Come stai, bellissima?" le chiedo abbracciandola.
"Bene" risponde lei, "però... ieri ho provato quegli esercizi, ma non riesco a scrivere bene."
"Vieni, andiamo dentro e vediamo perché."
Entriamo in casa e, una volta nella stanza di Elena, lei mi dà i fogli degli esercizi ed io li leggo.
"Hai semplicemente confuso la M con la O, tesoro, stai tranquilla. Vieni, ora te le faccio rivedere" le dico, cercando di essere il più possibile rassicurante.
Le mostro di nuovo le lettere e prendo una tessera con tre fori che formano la M. Vi metto tre cilindretti di legno e le dico: "Affidati a questa per scrivere la M."
È normale che non abbia ancora capito, per queste cose ci vuole un po', ma la mia maestra di sostegno dell'epoca, che si chiamava Ginevra come la mia amica, non voleva capirlo e si arrabbiava. Io mi confondevo e lei gridava. Era sempre la stessa cosa! Lei e Gabriella mi sembravano soce.
Sì, soce, perché entrambe rovinavano la vita alla gente.
Metto la mia mano su quella di Elena, che sta cercando di scrivere quella benedetta M, ma scende sempre un po' più giù e quella M si trasforma in una O.
"No, tesoro. Il punteruolo va messo un po' più in alto." le dico guidando la sua mano. "Piano piano, tranquilla."
Lei ci riprova.
Io stavolta non la guido, ma la osservo. Ora ci sta riuscendo.
"Stai andando bene, tranquilla."
"Sai, quando te l'ho detto avevo paura che ti arrabbiassi."
"Perché? Che è successo?"
"Carlo mi fa lo stesso lezioni all'esterno... con questo" dice toccando il mio occhio a rotelle. "Però io non ci riesco e lui mi sgrida continuamente!"
"Io non sono Carlo, Elena."
"Lo so, ma..."
"Ti va di fare un giro? Dimmi cosa ti sta insegnando, vediamo se posso esserti utile."
"Okay."
Io ed Elena andiamo ad avvisare Cristina, che è d'accordo. Mi si avvicina e mi sussurra: "Spero che tu riesca dove Carlo non è riuscito, cara."
"Farò quello che potrò." dico in risposta, sempre sussurrando.
Una volta fuori la prendo sottobraccio e svolto l'angolo del vialetto. So che c'è un bellissimo giardino.
"Tieni" dico mettendole tra le mani la mia guida. "Io questo posto lo conosco... non è il massimo che io possa fare... però proviamo!"
Mi metto dietro di lei e la faccio mettere in posizione.
"Come fai di solito?" chiedo.
"In questo modo." risponde, poi solleva l'occhio a rotelle e lo sposta in aria da destra a sinistra.
"No, ferma! In questo modo rischi di colpire qualcuno! Ecco, mettilo giù, da brava" le dico.
Cerco di essere delicata mentre guido la sua mano verso il basso, e poi da destra verso sinistra, e le faccio spostare i piedi a seconda della direzione che prende.
"Stai andando benissimo. Vuoi che ti lasci andare?" chiedo.
"Ho paura" dice timida.
"Tranquilla, io sono accanto a te. E poi questo ti serve per notare gli ostacoli. Procedi tranquilla, e di' a Carlo di darsi una calmata!" dico facendola ridere.
La lascio andare e lei va avanti. Io la seguo, poi mi fermo vicino ad un albero e allargo le braccia.
"Elena! Dai, vieni qui!" dico in modo che lei possa orientarsi. La sento avvicinarsi sempre di più e continuo a chiamarla. "Vieni, vieni!"
Lei si ferma vicino a me.
"Vuoi fare un gesto carino per un albero?"
"Che?"
"Su, vieni qui, abbraccialo!"
Lei fa quello che anch'io sto facendo. Le nostre mani s'incontrano sul tronco dell'albero e s'intrecciano.
"Hai le mani morbide." dice.
"Anche tu, Elena. Ma perché tremi?"
"Non lo so, ma sono felice. Ti voglio bene, tanto."
"Anch'io, e se ti posso aiutare sono contenta!"
"Posso farti una domanda?"
"Certo, dimmi."
"Francy, ma tu non porti il conto dei passi?"
"Personalmente no. È un metodo che non ritengo efficace, almeno per me... però tu lo puoi fare, se vuoi."
"Allora cosa fai?"
"Beh... se devo contare qualcosa conto quello che c'è sempre. Tipo le porte. Ad esempio prima della tua stanza ce ne sono altre tre alla parete destra, poi la parete va verso sinistra, c'è l'angolo e poi c'è la tua stanza."
"Wow!" mi dice.
"Vieni, sediamoci sotto l'albero" le dico e lei mi dà retta.
"Francesca, ma a te manca mai l'idea di vedere la luce?"
"In effetti un po' mi piacerebbe sapere com'è la luce... sai, non so com'è fatta. Però... beh... non rimpiango nulla, perché si tratta di una cosa che non ho mai avuto, sai?"
"A me manca tanto la luce."
"Lo so, tesoro. Però... Ecco, ci sono! Pensa che ogni suono, ogni sensazione fisica, ogni ricordo... ha un suo colore! Ad esempio la tua è una voce bianca, di bambina... innocente! Beh, almeno... io la vedo in questo modo..."
"E Dan?"
"Beh... io ricollego il suo timbro di voce al Mare, quando è calmo, perché è un timbro profondo, rassicurante, gentile... come quando ti sdrai e l'acqua ti porta via con sé... ti sciogli un po' alla volta e ti lasci condurre."
"L'ho visto! Francy, l'ho visto!" mi dice.
È elittrizzata, felice!
"Cosa intendi?"
"Intendo... che era... era come se lo vedessi!"
"Ora ti riporto a casa. La tua mamma potrebbe credere che... ci siamo perse!"
Lei ride, io le tendo la mano e l'aiuto ad alzarsi.
"Vieni, appoggiati al mio braccio." le dico. "Ti guido io, come abbiamo fatto all'andata, eh?"
Lei si appoggia a me ed io la conduco verso casa sua, nel modo che mi è stato insegnato.
"Ah, siete tornate!" ci dice Cristina.
"Certo, siamo tornate! Elena, tieni, dimostra alla mamma quanto sei brava... ti va?"
"Okay" risponde tranquilla. Le metto tra le mani la mia guida e lascio che si muova.
"Ricordati: tienilo giù, in modo da sentirti anche più sicura" le dico.
Lei inizia a muoversi per la casa e dopo poco tempo mi restituisce la mia guida, forse perché adesso la sua mamma la sta abbracciando.
"Amore mio, sei bravissima!" le dice.
"Cristina, di' a Carlo che se vuole esserle veramente utile si deve dare una calmata." dico.
"Lei è la mia unica insegnante!" dice Elena.
"No, tesoro. L'unica insegnante di te stessa sei tu."
"Cosa vuoi dire?"
"Che solo tu sai qual è il tuo metodo migliore per imparare. Io posso cercare di scoprirlo, ma sta solo a te farmelo capire."
Improvvisamente mi arriva un messaggio da Serena.
"Francy, la polizia è venuta a prelevare tua madre. Ora sono al commissariato di sempre e vogliono vederti. Ti prego, vieni prima che puoi!"
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