177: Una vera madre ama i suoi figli
Daniel's Pov
Piove a dirotto e, ironia della sorte, i treni sono fermi. Meno male che almeno il bar non è molto lontano da casa mia, altrimenti avrei rischiato una polmonite più di quanto non la rischi ora! L'ombrello ce l'ho, ma come tutti gli oggetti gli ombrelli hanno poco tempo di "autonomia".
C'è una ragazza sdraiata a terra, in mezzo alla strada, con uno zaino. Chi le ha fatto venire quest'idea geniale? Perché è qua? La guardo meglio e noto che ha le guance rosse. Forse sta male, per questo è qua. Mi avvicino a lei e la guardo meglio... quella è Carlotta!
"Carlotta! Ehi, mi senti?"
"Ehi... ciao!" mi dice con un filo di voce. Il suo viso scotta moltissimo, deve avere la febbre alta.
"Ma che cosa ci fai qui da sola? Cosa ti è successo?"
"Non badare a me! Vai da Francy... io non merito nulla." mi dice.
"Non fare la stupida, ti prego! Adesso hai bisogno di aiuto, lasciati aiutare e lasciami rimediare a quello che è capitato ieri."
Carlotta's Pov
Rimediare? A che cosa vorrebbe rimediare? Forse a quello che mi ha detto ieri? E perché, cosa c'è da rimediare? Aveva ragione!
"Lasciami qui."
Glielo dico con un filo di voce, perché non ce la faccio a parlare in modo diverso.
Lui non mi dice niente, mi solleva di peso insieme allo zaino e mi porta via.
"Francesca vorrebbe che tu mi lasciassi qua e avrebbe tutte le ragioni per volerlo."
"Lei non è così vendicativa, lo sai benissimo!"
Io respiro male e lui affretta il passo. Vuole curarmi, ma perché? A chi dovrebbe importare di me?
Entriamo in una casa. Vedo tre figure sfocate, ma ne riconosco una: è Serena!
"Che cosa ci fa lei qui?" chiede sorpresa.
"Sery, lo so che ce l'hai con lei per quello che ti è toccato subire mesi fa, ma ti prego, non voltarle le spalle ora. Sta male." cerca di rabbonirla il fratello mentre mi fa mettere vicino al caminetto, su una poltrona, in modo che mi possa asciugare.
"Dovrebbe cambiarsi, ma tutti i suoi abiti saranno di sicuro fradici" dice Diana.
"Non voglio sapere niente di questa strega!"
"Sery, ti prego!" tenta ancora di calmarla Dan, ma lei gli dice: "Io non ce l'ho con te, so che la vuoi aiutare, che è pur sempre un essere umano, ma io... non la posso soffrire!"
"Francesca! Francesca!" inizio a dire.
"Perché cerca lei?" chiede Diana.
"Non lo so." le risponde Daniel.
"Voglio chiederle perdono! Voglio chiederle perdono" ripeto.
Francesca's Pov
Mi arriva una telefonata da parte di Diana.
"Francy!" mi dice preoccupata.
"Dì, cosa c'è?"
"Carlotta sta male! È qua e non fa altro che chiamarti. Per favore, vieni!"
Ma dov'è la mia bicicletta quando serve?
"Va bene, farò prima che posso. Cercate di tenerla tranquilla" dico scattando in piedi.
Provo a chiamare un taxi, ma, ironia della sorte, sono tutti fuori uso.
"Amore, dove devi andare?" chiede mia madre.
"Mamma, Carlotta non sta bene e vuole vedermi... è a casa Bernardi ed io non so come arrivarci!"
"Tu ci vuoi andare, tesoro?"
"Non sono tanto meschina! Lei sta male, mi cerca per qualche motivo e io non posso non andare."
Mia madre prende le chiavi dell'auto, io preparo velocemente le mie cose ed usciamo insieme.
Pe la casa in cui vado sempre e che ora ho bisogno di raggiungere al più presto si trova quasi fuori città?
Questo è uno dei momenti in cui desidero una buona vista. Almeno, se avessi diciott'anni, potrei prendermi la patente e non avrei il problema del taxi! La questione bastone bianco o cane guida non credo c'entri, perché per quanto un cane possa camminare veloce non haa velocità di un'auto ed io nemmeno.
"Ecco! Ci siamo, piccola!"
"Ti voglio bene, mamma!" le dico stringendola forte a me.
"Anch'io, ma ora vai, tesoro, e non ti preoccupare di nulla, va bene?"
La saluto con la mano, poi cerco il pulsante per suonare il loro citofono e mi viene aperto il cancello.
Sento qualcuno venirmi incontro e abbracciarmi.
"Tesoro, finalmente!" mi dice Daniel. "Vieni, è meglio rientrare, altrimenti finirai per ammalarti anche tu."
Mi prende con delicatezza il braccio e mi porta con sé.
"Perdonami se ti sto trascinando in questo modo, ma è urgente" dice.
"Non preoccuparti, Dan. Va bene!"
Lui mi porta in una stanza, se non erro proprio la sua, ed apre la porta.
"Eccola. È sul letto che si trova proprio di fronte a te..."
"Grazie." dico.
Mi piego in avanti tendendo le mani e sfioro il materasso con i polpastrelli. Percepisco un calore incredibile sotto le dita. Questo materasso scotta terribilmente e posso benissimo immaginare qual è la ragione.
"Carlotta, guardami! Sono qui" dico.
"Hai fatto bene a dirglielo, perché ha chiuso gli occhi" dice Daniel.
"Francesca..." sussurra Carlotta.
"Sì, sono io... sta tranquilla, sono qua, vicino a te." le dico tastando il letto per trovare la sua mano. Quando la trovo la prendo e la stringo. Anche quella scotta terribilmente.
"Mia madre... mi ha picchiata" dice. "Io l'ho denunciata, per quello che ha fatto a te... perdonami per quello che ti ho fatto passare!"
"Non parlare... non sprecare le forze" le dico.
"Ti prego, scusami!"
Mi avvicino di più e mi lascio avvolgere dal calore di quel corpo scosso dai brividi. L'abbraccio, perché lo sento.
"Sono qui, stai tranquilla. Va tutto bene." le dico sorridendo e stringendomi di più a lei. È come se tutto quello che è accaduto tra noi due fosse stato cancellato in qualche secondo.
"Sei così buona e dolce, Francesca!" mi sussurra. "Posso chiederti un altro favore?"
"Di che si tratta? Dimmi."
"Di' ad Asia che mi dispiace, ti prego" dice.
"Ti dispiace cosa?" le chiedo.
"Di averle gridato contro!"
Quando ha pronunciato il nome della mia amica ho sentito che tremava più di quanto già non facesse per conto suo.
"Ti scongiuro... domani chiedile di venire qui."
"Le chiederò quello che vuoi, ma tu calmati."
"Lo sai che avevi ragione? Tra me e te la cieca ero io..."
Perché vuole sforzarsi in questo modo? La sua voce mi lascia intendere che lei faccia non poca fatica.
"Non sei... eri. Ora hai aperto gli occhi e questo vuol dire molto, capisci? Però adesso calmati e cerca di riposare un po' invece di rimuginare continuamente su quello che hai fatto, va bene?"
Lei piange. So che piange, la sento. Forse ho sbagliato qualcosa?
"Che ti prende? Dimmi" chiedo.
"Niente! Avevo solo bisogno di piangere, non è colpa tua" dice lei continuando a singhiozzare.
"Allora lascia che mi metta anch'io vicino a te. Ti faccio sistemare a dovere. Vieni."
Lei mi fa spazio ed io le faccio poggiare la testa sul mio petto, asciugandole il volto. Le lacrime rotolano lungo le sue guance e le bagnano completamente. I suoi capelli mi fanno il solletico al braccio, ma non m'importa. Ora lei ha soltanto bisogno di sfogarsi ed io voglio offrirle il mio conforto.
"Va tutto bene, tranquilla." le dico.
Lei, gradualmente, si calma e sento il suo respiro farsi regolare. Finalmente si è addormentata... poverina, stava talmente male!
Sento la porta aprirsi e qualcuno venirmi vicino, cercando di non fare rumore.
"Dorme" mi dice sottovoce Daniel, confermandomelo.
"Vorrei restare vicino a lei... il problema è che... domani ho scuola" spiego.
"Tranquilla. Fai piano, però, non spostarti troppo velocemente..."
Piano piano mi allontano da Carlotta e le faccio mettere la testa sul cuscino, ma con delicatezza.
"Poverina! Sai che sua madre l'ha persino schiaffeggiata?"
"Cosa?"
"Dio mio, quella donna non fa sconti nemmeno a sua figlia, è terribile!" dico cercando di non piangere per non svegliare la ragazza che è su quel letto.
"Vieni con me."
Mi prende con delicatezza in braccio e mi porta in un'altra stanza.
"Ecco, qui puoi sfogarti quanto vuoi." mi dice.
Lascio uscire tutte le mie lacrime e lo sento attirarmi verso di sé.
"Ehi! Che cosa ti prende, amore mio?" chiede seguitando ad accarezzarmi le guance. "Guarda che faccino! Sei talmente sensibile!"
"Io la mamma ce l'ho! A volte discuto con lei, non ci troviamo bene su certi punti, ma... lei si getterebbe nel fuoco per estrarne me ed io farei lo stesso, anche se non vedo niente. Anzi, forse soprattutto perché non vedo. Ti rendi conto di che razza di madre ha lei? Una madre vera non si azzarderebbe mai a colpirti così gratuitamente!"
"Lo so" mi dice con un sorriso.
"A proposito... e i tuoi?"
"Si sono dovuti trasferire a Milano per lavoro. Io avevo raggiunto la maggiore età e né io né tantomeno i miei fratelli volevamo andare via. Loro non ci ostacolarono, ma il fatto che siano lontani ha portato alla limitazione dei nostri contatti. Vedi, loro lavorano in un centro d'aiuto e la sede è stata trasferita lì."
"Wow" gli dico.
"Sai, io ho parlato loro di te. Pensa, mia madre ha detto: "Questa ragazza io non la conosco, ma ha una faccia talmente tenera a giudicare dalle foto che a distanza le voglio già molto bene". Però ora stiamo deviando e tu stai male. Stai ancora piangendo, piccola."
"È che non posso non pensarci." dico.
Mi sono staccata da lui, perché non voglio che mi veda tremare, ma è inutile, perché lui vede.
"Ho gli occhi chiusi, ma so che stai piangendo. Lo esprime la tua voce, che trema. Dammi le mani, adesso. Vorrei sapere una cosa senza guardarti." dice lui, calmo, ed io gliele tendo.
Le sue mani, a contatto con le mie, sono calde, grandi, morbide e rassicuranti.
"Tremi, Francesca. Non vergognarti..."
"Perché hai chiuso gli occhi, Daniel?"
"Perché sapevo che non volevi essere guardata. Ti dà fastidio sentire addosso lo sguardo di qualcuno che cerca di leggere la tua tristezza, soprattutto perché non puoi restituirgli lo sguardo come vorresti. Io ho imparato a conoscerti bene, angelo mio!"
"Allora guardami, ti prego! Da te non mi dà nessun fastidio, perché sento che il tuo sguardo è protettivo, mi fa stare bene!"
Lui porta le mie mani ai suoi occhi e sento che li apre.
"Tua madre è in salotto. Per come tremi credo non mi convenga lasciarti andare da sola."
"Va bene" dico.
Scendiamo insieme le scale e appena arrivati mi consegna il mio occhio a rotelle e dice: "Se ce la fai a stare in piedi vai..."
"Tesoro, andiamo?"
"Certo, mamma."
Saluto i fratelli Bernardi e seguo mia madre.
"Tesoro, mi hanno rintracciata sul cellulare" dice seria. "Era la polizia. Mi è stato detto che Galriella ti ha importunata un'altra volta!"
Non rispondo. Non me la sento di risponderle.
"Perché non me l'hai detto?" mi chiede.
"Non ci sono riuscita, e poi non mi credevi."
Lei non mi dice altro. Mi attira semplicemente verso di sé e mi stringe in un forte abbraccio.
Finalmente torniamo a casa.
Dico: "Finalmente" perché è stata una giornata a dir poco sfiancante. La prova viene dal fatto che io infilo velocemente il pigiama e me ne vado a letto...
È mattina presto. Io sto andando a scuola e ho una sensazione a dir poco orribile, infatti mia madre ha preso un giorno di ferie per accompagnarmi a scuola. Ogni tanto noto che si sta tormentando le mani, come se avesse voglia di picchiare qualcuno. Ho una mezza idea di chi vorrebbe avere di fronte.
"Se avessi tra le mani quella donna!" esclama.
"Mamma..." dico sottovoce. "Lascia stare."
"Non posso farlo, gioia" mi dice lei continuando a strofinare con foga le mani tra loro.
Gioia! C'è anche qualcun'altro che mi chiama Gioia e quel qualcuno è il mio angelo.
""Calmati gioia, va tutto bene"..."
Quel nomignolo mi trasmette in un certo qual modo anche coraggio.
"Eccoci qui" mi dice. "Coraggio amore mio, entra!"
Scendo dall'auto e sto per dirigermi verso la scuola quando qualcuno mi si para davanti, impedendomi di proseguire.
"Ah, sei qui! Hai rovinato mia figlia mostrandele quelle ferite! Io credo che tu non abbia mai ricevuto uno schiaffo in vita tua, quindi ti conviene prepararti, perché adesso ti riempio di botte!" dice Gabriella afferrandomi per un braccio.
"Lasciami, strega!" dico, precedendo le sue intenzioni con un ceffone.
Sento mia madre scendere dall'auto. La mano della donna è vicinissima, ma prima che lei possa anche solo sfiorarmi mia madre la colpisce, buttandosi sopra di lei come una furia, e lae fa quello che lei voleva fare a me due secondi fa.
"CHE CREDEVI DI FARE, NULLA CON FORMA UMANA? EH?" le chiede con rabbia.
"Mamma, smeätila!" dico.
"Azzardati a toccarla un'altra volta e ti assicuro che quello che sto facendo ora non sarà niente rispetto al dolore che ti farò sentire" la minaccia, senza interrompere quello che sta facendo.
"TI PREGO, MAMMA, SMETTILA!" le urlo bloccandole i polsi. "COSÌ LA MANDI ALL'OSPEDALE, FERMATI!"
Finalmente lei si ferma e si volta nella mia direzione.
"Ringrazia il Cielo che c'era lei!" dice rivolgendosi alla donna.
"Angelica, tu e Francesca andate. Qui ci penso io." interviene Enrico.
"Va bene." dice mia madre. "Io vado, ma tu tieni d'occhio questa vipera... È pericolosa!"
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