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170: L'amore esiste anche per me

Francesca's Pov
Esco di casa con le parole di Elena nella testa. Quella bambina è triste per quello che le è accaduto ed io non posso fare molte cose.
"Ehi, tesoro!" mi sento chiamare. Mi volto perché riconosco quella voce. È il mio angelo custode!
"Ciao" gli dico avvicinandomi.
"Che cosa c'è?"
La sua domanda mi coglie impreparata.
"Come?" chiedo.
"Hai una faccia sconvolta. Che ti prende?"
"È che... ecco, oggi sono stata a casa di Elena per darle lezioni di scrittura, e..."
"Cos'è successo, tesoro mio? Racconta" mi dice lui.
"Lei ha sbagliato una lettera... si è demoralizzata... Dio mio, è scoppiata a piangere e stava talmente male!"
Ora sono io che mi metto a piangere.
"Vieni qui!" mi dice Daniel. "Tesoro, tu sei una ragazza sensibile. Sei un angelo. Sei speciale... perché riesci a commuoverti anche per una cosa del genere. Elena ti vuole bene per questo e stando accanto a te starà molto meglio, vedrai!"
Io non riesco a calmarmi. Mi sento malissimo.
"Ehi! Ti prego, non piangere! Elena si sente come spesso ti senti tu. Demotivata, debole, indifesa. Tu ti senti così il più delle volte, vero?"
"S-sì" balbetto in risposta.
"Ecco, vedi? È questo che prova lei, amore mio! Su, vieni con me!"
"Dove mi porti, scusa?" chiedo.
"È una sorpresa!"
Mi prende per mano e mi porta in quello che credo sia un giardino, perché c'è un bel venticello tipico di uno spazio pieno di alberi.
"Perché siamo in un giardino?"
"Perché c'è una cosa che dovresti vedere. Sai, per il viaggio che farai a breve."
Infatti a marzo andrò in Spagna con la scuola.
Lui prende qualcosa che poi mi mette tra le mani e dal rumore e dalla consistenza capisco che si tratta di fiori.
"Perché questi? Che devo fare, scusa?" chiedo.
"Quello che vuoi." risponde.
"Cosa?"
"Non devi per forza portarteli vicino al viso. Conoscendoti non lo faresti."
"Però...?"
"Però puoi accarezzarli, ascoltare la loro voce quando li tocchi... guardali come vuoi! Va bene?"
"Va bene."
Mi concentro sul fruscio che le mie dita producono a contatto con i petali, sulla delicatezza di quegli stessi petali... e il mio cuore che, a contatto con quelle meraviglie della natura, fa letteralmente BUM-BUM!
"Sono belli, vero?" mi chiede lui dolcemente.
"Certo che sono belli! E... e poi... Dio mio, sono... sono... così delicati!"
"Come te!" dice lui raggiungendomi e togliendomeli dalle mani. "Aspetta, ora vorrei fare una cosa!"
"Che..." chiedo, ma lo capisco appena lui mi mette i fiori tra i capelli.
"La principessa Primavera!" mi dice baciandomi la fronte.
"Oh, wow" dico.
Faccio l'atto di togliermi i fiori dalla testa, ma lui mi ferma e dice: "No, no, ferma! Ti assicuro che stai benissimo così!"
"Davvero?" gli chiedo.
"Certo!" mi risponde lui.
"Sai, io credo di capire perché Elena sta tanto male" dico improvvisamente per poi portare le mani alle tempie. Un petalo che mi sfiora la fronte mi provoca un leggero solletico ed io sorrido per quello.
"E qual è il motivo per cui è triste?" mi chiede il mio angelo.
"Credo che lei si vergogni di se stessa... e per quanto non ce ne sia motivo io capisco cosa prova... perché spesso anch'io mi vergogno di camminare con la mia guida che è là." Indico l'occhio a rotelle che lui ha appoggiato ad un albero.
"Ti vergogni?" mi chiede lui.
"A... a volte."
"Vieni Chicca! Vieni con me!"
Mi prende delicatamente il braccio e mi fa sedere su di un muretto. Tremo leggermente mentre la mia mano, a contatto con il suo braccio, diventa bollente.
"C'è molta gente in questo giardino, adesso." mi dice lui mettendosi di fronte a me. "Puoi prestarmi la tua guida?"
"A cosa ti serve, scusa?"
"A mostrarti di cosa non è il caso di vergognarsi..." mi risponde lui.
"Che?"
"Aspetta e vedrai, piccola" mi dice calmo. "Aspetta: prima che ti finisca nell'occhio ti sistemo il fiore." Infatti uno dei fiori mi solletica la faccia e si trova fin troppo vicino all'occhio sinistro, quello al quale ho portato le bende per un sacco di tempo. "Ecco!"
Lo sento allontanarsi. Lo osservo. A modo mio, certo, ma lo osservo. Lui cammina con la mia guida e quando la gente gli chiede se ha bisogno di qualcosa lui risponde di no. È abbastanza lontano, a stento capisco in che punto si trova, quando inizia a dire: "Sto dimostrando alla mia principessa che non ha alcun motivo di vergognarsi di questo!", e immagino si riferisca all'occhio a rotelle. Una signora dice addirittura che Daniel è un "gentiluomo d'altri tempi" e io mi sciolgo. Sono fortunata, e anche molto. Insomma: quale ragazza nella mia condizione ha un ragazzo che si espone davanti ad un grande gruppo di persone per farle capire che non ha niente di cui vergognarsi? Quale ragazzo farebbe una cosa così romantica?
Lui si avvicina e si mette a sedere accanto a me. Il mio cuore batte forte. Sembra un tamburo, solo che la mano che lo colpisce per farlo suonare non provoca un rimbombo seguito dal silenzio... perché quella mano è una delle più grandi gioie che io abbia mai provato in tutta la mia vita.
"Mettiti questo." mi dice appoggiando il suo cappotto sulle mie spalle. "Fa un po' freddo, sai? Non voglio che ti prenda un malanno, tesoro. Anzi, è meglio rientrare, no?"
"Mi troveranno ridicola?" chiedo.
"Per il cappotto che ti sta di tre taglie più grande visto che sei piccola piccola o perché hai i fiori tra i capelli, eh?"
"La seconda, credo" rispondo.
"Non sei ridicola, tesoro mio. Sei bellissima!" mi dice. "Vieni, ti porto a casa. Sai, tua madre è orgogliosa di te. È contenta del fatto che tu stia aiutando Elena... e questo riempie d'orgoglio anche me, amore mio."
Lui mi riporta a casa. Non ha ancora l'auto, ma ho scoperto che, poiché non può farsi il tipo di abbonamento che ho fatto io e dei bus non ci si può fidare, per arrivare al bar in cui lavora fa un bel pezzo di strada a piedi tutti i giorni.
"Mi dispiace da matti di averti distrutto l'auto..." dico.
"Distrutto l'auto?" chiede.
"Il giorno di quell'incidente. Quello che ti ha fatto storcere il polso, ricordi?"
"Ma non me l'hai mica distrutta tu la macchina! È stato un incidente, l'hai detto anche tu. Non fa niente, al massimo farò un po' di moto" mi rassicura.
Iniziamo a camminare, ma dopo un tratto lungo e tranquillo mi capita di distrarmi e rischiare di inciampare.
"ATTENTA!" esclama Daniel.
Cerco di rimettermi dritta, ma appena provo a mettere giù la gamba vengo attraversata da una fitta di dolore a dir poco allucinante. Non so nemmeno come riesco ad evitare di urlare.
"Riesci a muovere la caviglia?" chiede lui, preoccupato.
"Non... credo."
Lo sento spostarsi velocemente per poi prendermi in braccio e portarmi di peso all'ospedale più vicino. Per fortuna ci fanno entrare subito. Il medico che mi controlla la gamba mi fa mettere sdraiata su uno di quei lettini rivestiti di carta. Mi scopre la gamba, la osserva, (so che lo sta facendo), e mi dice: "Ti ci vuole una fascia e per un po' ti conviene farti servire come una principessa!"
"Per quanto tempo?" chiedo.
"Per due o tre giorni al massimo" risponde il medico tranquillamente.
"Ah... grazie!"
"Però tranquilla, è solo una leggera distorsione" mi dice accarezzandomi la guancia.
Allora perché ho sentito una fitta lancinante quando ho appoggiato il piede per terra?
Sarà stato il momento di dolore estremo, forse. Lui mi prende di nuovo in braccio e mi tiene stretta al suo petto. Dio mio, mi dispiace davvero l'idea di farlo camminare "per due"!
"Tranquilla, non mi pesa!" mi dice lui, quasi mi avesse letto nella mente. "So che non ci credi, ma sei leggera come un uccellino quando ti si appoggia sulla spalla..."
"Infatti mi sembra veramente strano dato che non sono esattamente una modella!" dico.
"E quindi? Non preoccuparti, è tutto a posto."
Lui sorride, ma io mi sento lo stesso in colpa.
Arriviamo a casa mia e lui mi fa sedere sul mio letto.
"Ecco! Sei comoda così?" mi chiede gentilmente.
"Sì... grazie."
Qualcuno entra nella stanza ed io mi volto di scatto.
"Tranquilla, è la tua mamma" mi rassicura Daniel.
"Tesoro! Ti fa molto male?" mi chiede mia madre, preoccupata.
"Ecco... a-abbastanza" le rispondo un po' esitante dato che, se dipendesse da me, non la farei preoccupare.
"Posso parlarti un attimo?" chiede. Io sussulto, ma mi sento stringere leggermente il braccio.
"Tesoro, lei parlava con me."
E detto questo sia mia madre che il mio angelo si allontanano.
Angelica's Pov
"Tu sai che lei ti vuole molto bene, vero?" chiedo al ragazzo che ha scelto di stare in piedi, davanti a me.
"L'ho notato, e ti assicuro che nessuno avrebbe potuto farmi un onore più grande." mi dice lui con assoluta semplicità.
"E tu?" chiedo.
"Vale anche per me, Angelica."
"So che me l'hai già detto, di potermi fidare di te, ma non l'ho mai vista tanto felice prima d'ora e... ed ho la sensazione che tu abbia fatto qualcosa per renderla tanto felice oltre a metterle i fiori tra i capelli che, per inciso, le stanno... veramente bene."
"Non lo so. Credo sia più indicato che risponda lei a questa domanda."
"Non mi devo preoccupare, non è vero?" chiedo torturandomi le mani.
"No, ti assicuro di no!"
"Vedi, lei è molto romantica, forse anche un po' all'antica."
"Forse è proprio il suo spirito romantico a rendere piacevole la sua compagnia?" mi dice lui.
"Allora parlerò con lei!" dico.
"Parlale. Vedrai che le farà piacere..."
"Sei stato davvero gentile ad accompagnarla a casa" gli dico. "Però io mi chiedo come faremo con Elena. Francy ci tiene molto."
"Beh, semplicemente se lei lo vorrà e se voi di casa sarete d'accordo io la porterò qui" mi risponde lui tranquillo.
"Come farai? Sei a piedi!"
"Mi metterò d'accordo con Cristina. Si tratta solo di qualche giorno."
"Com'è che ti dice sempre lei? Proprio non ce lo ricordo" gli dico.
"Ma io non posso ripeterlo, Angelica! Sarebbe come se me lo dicessi da solo e non è da me vantarmi."
"Allora come fai a farlo sapere agli altri?" chiedo.
"L'importante è che lei mi voglia bene. Il suo modo di chiamarmi, a meno che lei non lo dica davanti a tutti, voglio tenermelo stretto come un segreto. Un segreto che sia solo mio e suo."
Mi viene spontaneo un sorriso. Vedo anche i suoi occhi brillare. Lui le vuole davvero bene, altrimenti non avrebbe parlato in quel modo.
"Ora devo andare, Angelica. Fammi sapere se Francy si rimette. Okay?"
"Certo che te lo farò sapere!"
Lui mi saluta sorridendo, poi entra velocemente nella stanza della mia bambina e le dà un bacio sulla fronte, dicendole: "A domani, principessa dei fiori!"
Francesca's Pov
Mia madre mi raggiunge e si siede accanto a me sul divano, facendomi posare la gamba fasciata sulle sue ginocchia.
"Dimmi piccola, che cos'ha fatto. Daniel per farti sorridere così?"
"Ecco... lui... lui si è esposto per non farmi vergognare di quello che sono!" rispondo.
"In che senso?"
"Ecco... lui... ha... ha preso la mia guida, ha camminato per i giardini in cui eravamo! Pensa: ho sentito una signora dire che era un gentiluomo e che aveva anche gli occhi chiusi! Mi ha fatto vedere i fiori e poi... è stato dolce... talmente dolce!"
Lei mi accarezza la parte al di sopra della fasciatura e sorride.
"Mamma, a volte io mi chiedo ancora se per una come me sia possibile... trovare l'amore" dico tremando.
"Perché, cara?"
"Perché... beh, ecco... io..." balbetto timida.
"Poi dovrai dirmi chi ti ha messo in testa questa stupidaggine..."
"M-ma..."
"Piccola, cerca di stare calma. Ragioniamo insieme. Perché lui ti sta vicino? Perché ha fatto quello che ha fatto? Semplicemente perché ti vuole bene... capito?"
"Però mi torna sempre in mente l'idea che ha di me la gente, il fatto che tutti pensano che io non sia in grado di..."
"Ma chi te l'ha detto, tesoro?"
"Lo noto, mamma. A partire dalla scuola, ultimamente. A momenti mi portano in braccio..." dico tristemente, "ma io vorrei... vorrei che solo una persona mi portasse in braccio, che..."
"In qâesti giorni per giusta ragione."
"Certo, ma... è come se avessi la paura costante che qualcuno facesse qualcosa per dividerci, e se fosse vero io non vorrei mettermi in mezzo, perché... insomma, se per farlo gli facessi del male io non me lo perdonerei mai!"
"Partendo dal presupposto che ti stai facendo solo un mucchio di film, se tutte le ragazze la pensassero come te non ci sarebbero problemi tipici delle telenovelas!" mi dice mia madre.
Daniel's Pov
Nemmeno io so perché, ma provo molta tensione.
Vedere la mia piccola in lacrime per quello che è successo ad Elena è stato un colpo dato dritto al cuore.
"Ciao" mi sento dire. Quella è Carlotta ed è di nuovo in lacrime!
"Che cosa ci fai in mezzo alla strada?" chiedo avvicinandomi a lei.
"Niente! Io mi sento sola." mi risponde lei. "Io sono sola!"
Per quanto sia stata una strega con la mia ragazza, cosa che io non riesco a perdonarle, mi dispiace vederla piangere.
"Perché fai così, Carlotta? Che ti prende?" chiedo.
"Questo!" In un istante me la ritrovo addosso e per fortuna ho i riflessi pronti: infatti le volto la faccia e mi ritrovo le sue labbra, sulle quali forse c'è fin troppo rossetto, schiacciate contro la guancia.
"Che diavolo ti è preso?" le chiedo. Giuro che sono sul punto di esplodere!
"Proprio non vuoi capire che quella ragazzina non può darti niente, vero?"
"E tu proprio non capisci che lei mi sta dando molto di più di quanto non mi stia dando tu con quest'atteggiamento orribile? Carlotta, lo sai che io in genere non do ordini, ma con te non vedo alternative! La devi smettere!"
"Vedi? Io ti guardo! Lei non può farlo! Io posso camminare da sola, non mi devi tenere la mano come fai con lei quando non porta con sé un bastone o una bicicletta!"
"Ti è mai venuto in mente che tra queste cose c'è una scelta? Lei la sua guida ce l'ha sempre con sé, io le chiedo cosa vuole fare e lei sceglie se stare con me o fare da sola. E preferisco due occhi che non mi guardano affatto a degli occhi che hanno uno sguardo vuoto!" le dico.
Adesso ho tanto bisogno del mio angioletto, di sapere che lei è sempre presente e che sta bene.
Le dirò tutto, perché non posso ingannarla, non sarebbe giusto!
Vado a parlare da vicino con Cristina per risolvere quella questione. Lei vede il segno rosso che ho in faccia. Non l'ho tolto perché desidero farlo vedere prima di tutto a chi ha il diritto di sapere, poi potrò farlo.
"Per Elena non preoccuparti: l'accompagno io. Ora tu vai da Francy e dille da dove proviene quella macchia che hai sulla faccia!"
Le sorrido, saluto lei ed Elena e torno a dirigermi verso quella casa. Ho bisogno di togliermi di dosso questo peso. Fa male, molto male!
Finalmente arrivo. L'ascensore è occupato. Ho fretta, prenderò le scale. Suono il campanello e viene ad aprirmi Angelica.
"Ehi! Stai bene?" mi chiede preoccupata.
"Ho rischiato di fare una cosa orribile" dico.
"Francy è là, dove l'hai lasciata." dice.
Non ha guardato quel lato della mia faccia, ma ha capito tutto.
Entro nella camera di Francy e la trovo seduta sul divano-letto, con la caviglia fasciata avvolta quasi totalmente anche da una coperta.
"Ehi!" le dico.
"Ciao!" mi dice tendendo una mano verso di me. L'afferro prontamente e la stringo.
"Vorrei farti vedere una cosa" le dico.
Francesca's Pov
"Vorrei farti vedere una cosa" dice continuando a tenermi la mano.
Porta le mie dita sul suo viso ed io percepisco sotto di esse un piccolo segno. Viene via facilmente, ma non capisco cosa sia.
"Che è successo?" chiedo.
"Ho incontrato Carlotta... lei era triste e quando le ho chiesto il motivo lei mi si è praticamente gettata addosso" risponde lui. "Volevo che lo sapessi subito."
Mi attira a sé, tenendomi stretta, ed io tremo, ma non oppongo resistenza e lo ricambio. Se lui avesse voluto farmi del male non mi avrebbe detto subito cos'era accaduto e non sarebbe venuto qui di corsa, tutto trafelato.
"Avevo bisogno di un abbraccio" dico sottovoce.
"Anch'io ne avevo bisogno" dice lui. "Sei così delicata!"
Delicata! Quell'aggettivo ha un suono bellissimo, dolce, come quello che vuole esprimere la parola in sé. Delicata: una cosa delicata può rompersi facilmente oppure può essere piacevole. Una cosa delicata può essere la voce, la pelle... insomma: cose del genere! Una cosa delicata va protetta, custodita, amata. Lui è forte, ma forte in senso buono, perché riesce a proteggermi... con delicatezza.
Per proteggere una persona delicata c'è bisogno di una persona che sia forte per lottare contro chi vuole distruggere quella persona, e delicata, per rassicurarla.
Se io sono delicata, lui ha delicatezza e forza al contempo. Quell'abbraccio è un toccasana.
"Ti voglio bene!" ci diciamo contemporaneamente l'un l'altro.

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