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169: Lezioni e amicizia

Francesca's Pov
Ci siamo svegliati tardi poiché ieri siamo rientrati verso le tre e mezza. Dovremmo tornare a casa di mia zia, quindi ci prepariamo a dovere per l'occasione. Ora siamo in auto quando mi sembra di riconoscere delle voci che gridano.
"Io non ci voglio più tornare!" dice Elena.
"Perché, tesoro mio? T'insegneranno come rapportarti ai tuoi occhi."
"Non m'importa, mamma! Non voglio imparare! Non voglio..."
"Mamma... papà... potremmo fermarci un attimo?" chiedo.
"Tesoro, guarda che siamo quasi arrivati!" dice mio padre.
"Lo so, però ho bisogno di parlare con quella bambina!"
"Va bene, amore mio. Da qui ricordi la strada, giusto?"
"Sì, mamma."
Scendo dall'auto e vado verso Elena.
"Tesoro, sono Francesca" dico avvicinandomi.
"Fra! Io non voglio tornare!"
"Dove, Elena?"
"All'Unione... i-il mio tutore mi sgrida in continuazione!" mi risponde lei.
"Vieni" le dico prendendola sottobraccio e guidando me e lei con il fidato occhio a rotelle.
"Ecco. Qui siamo sole" dico facendola sedere su un muretto.
"Io lo conosco quell'uomo, sai? È un po' duro per natura" dico sfiorandole una mano. "Cosa ti sta insegnando? Vuoi dirmelo?"
"A... l-leggere il Braille..."
"E se te lo insegnassi io?" le chiedo.
"Cosa?"
"Se vuoi te lo insegno io" le dico. "Ti giuro che se non dovessi capire qualcosa non ti sgriderò, okay?"
"Lo faresti sul serio?" chiede.
"Ma certo! Tu vivi qui?" chiedo.
"Sì, vivo qui."
"Ti andrebbe di vederci un paio d'ore al giorno per questo?" le chiedo.
"Potremmo iniziare con un'ora?" chiede.
"Certo, tesoro" rispondo. "Di' un po', vuoi stare sola?"
"No... è che... ammetto che mi fa paura l'idea di passare troppo tempo..."
"Dimmi: c'è una cosa che facevi prima dell'incidente e che ti piaceva, Elena?"
"Prima seguivo una scuola di danza... però ho intenzione di lasciarla, perché..."
"Per questo?" chiedo prendendo la sua mano e portandola sui miei occhi. Non so come faccio a trovare la sua mano morbida e delicata, sta di fatto che la trovo.
"Proprio per quello."
"Perché, tesoro mio? Non è una bella cosa buttarsi giù in questo modo, eh? Sai, io credo che... beh, in un momento come questo le cose che ti piacciono potrebbero aiutarti a stare bene. Che cosa ne dici?"
"Ma io..."
"Non sei costretta! Però vorrei chiederti un piccolo favore!"
"Cioè?"
"M'insegneresti qualcosa, Elena?"
"Come?"
"Certo! Io do lezioni a te e tu ne dai a me!"
Sento le sue braccia avvolgere il mio corpo. Credo le sia stato facile trovarmi dato che le stavo ancora tenendo la mano.
"Ti voglio bene, Francesca!" esclama felice.
"Anch'io te ne voglio, Elena!"
Ora dovrei raggiungere i miei, ma non la posso lasciare sola in mezzo al viale!
"Vieni, ti faccio ritornare dalla mamma" le dico.
"E come?"
"Come prima. Vieni" le dico.
La prendo sottobraccio e la guido fino ad un altro vialetto che, per quanto ricordi, è quello della sua casa.
"Elena! Francesca!" ci chiama la signora Cristina.
"Siamo qui!" le dico e lei si avvicina e prende la mano della figlia. Lo so perché la sento spostarsi dalla mia presa e allontanarsi.
"Francesca..." mi dice la signora Cristina.
"Cosa?" chiedo.
"Grazie mille!"
"Per cosa? Non ho fatto nulla, davvero!" dico.
"Ti sei proposta per insegnare alla mia bambina a leggere... e..."
"Ma non è nulla, davvero!"
"Però credo sia meglio che lei lasci la danza."
Quell'uscita mi stupisce.
"Perché, signora Cristina?" chiedo esitante.
"Perché ho paura che possa farsi del male."
"Senta... credo non sia giusto impedirle di fare qualcosa che le piace..."
"Tu ci hai provato?" chiede lei.
"Sì. La prima volta l'ho fatto due anni fa, quando ho conosciuto..." dico arrossendo.
"Quando hai conosciuto Daniel, vero?" mi domanda lei.
"È stato lui ad insegnarmelo." le rispondo. "È stato sempre gentile e disponibile con me, sa? Può chiederglielo... le risponderà con modestia, ma le darà conferma lui stesso, gliel'assicuro."
"Ne parlerò con lui, magari..."
"Beh, io... ora dovrei andare."
"Tesoro, ti serve una mano?"
"Eh? No... non si preoccupi... ce la faccio da sola, da qui la strada è molto facile da fare."
"Va bene, cara" mi dice lei.
Vado verso casa dei miei zii ed è mia cugina ad accogliermi. È bello farmi abbracciare da lei e stringerla a mia volta. È forte, ma allo stesso tempo è dolcissima.
"Dove sei stata, Chicca?"
"Ecco... sono stata a parlare con una bambina" le rispondo, "è quella dell'incidente... non so se hai sentito parlare di lei. Beh..."
"Elena?" chiede Linda.
"Proprio lei." rispondo calma.
"Come mai? Che le è successo?"
"Ecco, le hanno messo vicino un volontario più che collerico, lei si è spaventata ed ha deciso che non vuole più andare all'Unione..."
"Come?" domanda lei. "E tu hai cercato di convincerla a..."
"Lo sai come mi comporto io con le persone che amo..." le dico.
"Allora cos'hai fatto?" chiede.
"Le ho detto che se le andava potevo insegnarle il Braille." dico.
Lei sorride. Sorride, ed è un sollievo.
"Non è molto... ma perlomeno è già qualcosa..."
"Come: "È già qualcosa"? Tu e lei siete accomunate da questi." mi dice coprendomi gli occhi. "Insegnandole il Braille la farai sentire più sicura di se stessa."
"Tu credi?"
"Certo! Oltre al fatto che siete accomunate dallo stesso destino tu sei dolcissima come insegnante, e... sono sicura che lei ti amerà! Letteralmente!"
"Esagerata!" le dico sottovoce.
Lei mi fa entrare in casa.
"Amore! Com'è andata?" mi chiede la mamma.
"Bene" rispondo tranquilla. "È andata bene..."
Mi avvicino a mia madre. "Mamma... hai ancora il mio abbonamento per i taxi?" chiedo.
"Certo, tesoro. Posso dartelo quando vuoi." mi risponde lei. "Ma a cosa ti serve?"
"Beh... ecco... farò lezione ad Elena" spiego.
"Ah! Lei abita qui e arrivarci a piedi tutti i giorni è un po' stancante oltre ad essere difficile... poi la mia bici è in riparazione."
Già. Il meccanismo della bici si è inceppato una volta e mi tocca ripararla.
"Te lo darò domani, tesoro."
"Okay, grazie."
Questa giornata passa in fretta e quando torno a casa leggo un messaggio da parte di Daniel.
Mi Angel: "Con Carlo ci ho parlato io... gli ho riferito che Elena si è spaventata. Lui mi ha detto che i bambini devono essere spronati fin dal principio. Cristina ha detto che vuole te come tutrice. A me sembra giusto. Tu saprai meglio di me come agire."
Sorrido tra me leggendo quel messaggio.
Io: "E ti ha chiesto di quando sei stato il mio cavaliere per i balli del villaggio in cui ti ho rivisto?"
Mi Angel: "Ma certo che me l'ha chiesto! Elena è una ballerina, penso te l'abbia detto... ma Cristina teme che lei possa farsi del male."
Torno a casa, gli mando un occhiolino e vado a mettermi a letto...
Mi sono svegliata presto perché sono molto emozionata e Cristina mi ha detto che lei ed Elena vorrebbero iniziare presto.
Il tassista ha insistito per accompagnarmi fino alla casa alla quale dovevo arrivare.
"Grazie" gli dico sorridendo.
Sto per tirare fuori del denaro per pagarlo, ma lui mi blocca.
"Hai l'abbonamento, ricordi?" mi dice.
"Oh, sì, scusi. Ora vado, e... Grazie mille!"
Lo sento sorridere, poi entro in casa e mi accoglie la signora Cristina che mi fa fare il giro della casa, in modo che mi sia più facile ambientarmi.
"Ora, se ti fa piacere, puoi andare da Elena" mi dice.
Annuisco e, facendo mente locale, cerco le scale e vado in camera di Elena. Nel dubbio porto con me l'occhio a rotelle, perché salire le scale mi è abbastanza semplice, ma scenderle lo è un pochino meno.
Cerco la porta della camera di Elena e quando finalmente la trovo busso con esitazione.
"Avanti!" dice.
"Elena, sono Francesca! Posso entrare?"
"Certo, entra."
Entro nella sua stanza, mi siedo accanto a lei sul letto e le metto tra le mani una scatola.
"Che cos'è?" mi chiede.
"Aprila!" dico.
La sento scartare il regalo e aprire la scatola.
"Cosa sono questi oggetti?"
"Tavoletta, punteruolo, righello e fogli di carta per esercitarti. Che te ne pare, Elena?"
"Ti voglio bene, Fra!" mi dice contenta.
"Bene! Ora ti faccio vedere come funziona!" dico prendendole i polsi e posando gli oggetti su una scrivania che prima ho messo davanti al letto per far stare più comoda Elena.
"Qui, in questo spazio" le dico portando le sue mani verso le sporgenze della tavoletta, "puoi mettere il foglio. Te li ho già tagliati, così fai prima. Tieni su il contorno della tavoletta per infilarlo. Credimi: è facile!"
Lei ci prova ed io controllo.
"Bene! Questi fori sui lati servono per incastrare il righello che ti delimita gli spazi di scrittura" dico.
Lei incastra il righello ed io le metto tra le mani il punteruolo.
"Ecco. Ora ti faccio vedere come scrivere."
Metto la mia mano sulla sua e scrivo la lettera A.
"Questa è la A" le dico, "leggila e prova a riscriverla."
Lei estrae il foglio e legge la lettera A. Lo reinserisce e scrive, un rigo più o meno, poi si ferma e mi dà il foglio.
"Amore mio, non vorrei dirtelo, però... ecco... hai scritto delle chiocciole" dico con esitazione.
"Non ce la farò mai!" dice lei.
"Elena!" Mi avvicino a lei e le sfioro il viso. Piange.
"Fermiamoci, ti prego..." dice.
"Va bene, tranquilla" dico stringendola al mio petto e accarezzandole la schiena. "È normale confondersi. Io non riuscivo a leggere, lo sai? Il problema è che la scrittura è speculare..."
"Che vuol dire, scusa?" chiede.
"Sai, se ricordi, quando ti guardi allo specchio e alzi la mano destra al tuo riflesso si alza la sinistra, vero?"
"Sì..."
"Ecco! Scrivendo con questa si scrive a destra e si legge a sinistra. È normale confondersi."
"Ma io non sono capace! Io non sono capace!" continua a ripetermi lei.
"Amore mio, non buttarti giù in questo modo, ti prego" le dico.
"Ma..."
"Facciamo così: ora fermiamoci un po' e tu mi fai vedere quello che più ti piace fare! Va bene?"
"Ma come, scusa?"
"Tu conosci bene la tua stanza, giusto?"
"Certo, però... io..."
"Ora ti sposto questa scrivania e metto un brano. Tu prendimi le mani e scatenati, va bene?"
Sposto la scrivania e la rimetto al suo posto, poi cerco un film che mi ha sempre fatta commuovere moltissimo. Il film in questione si chiama: "Stelle sulla Terra - Storia di un bambino dislessico" e io puntualmente mi metto a piangere se penso al fatto che il protagonista del film era un piccolo incompreso visto che i suoi insegnanti, non comprendendo le sue difficoltà, solevano definirlo: "Asino idiota"!
Metto la scena in cui il maestro di arte suona e canta in classe.
"Cosa devo fare ora?" chiedo.
"Guidami!" dico con un sorriso.
Lei mi prende le mani e inizia a scatenarsi trascinandomi con sé nella sua Magica follia!
Non capiamo una parola di quella canzone, ma ci scateniamo lo stesso. Lei è il mio cicerone ed io sono la sua allieva in questo momento! Quando la scena finisce io le faccio un sentito applauso e la stringo al mio petto.
"Visto? Visto? Te l'avevo detto!" esclamo.
"Ora va meglio" mi dice Elena.
"Ecco! Quando ti senti giù fai quello che hai fatto con me oggi. Va bene?"
"Ma come faccio?" chiede.
"Tu che cellulare hai?" chiedo dandole il mio. "Un telefono come questo?"
"Sì!" risponde.
"Fammi vedere una cosa." dico.
Lei mi dà il suo telefono. Bene! Le hanno già attivato il VoiceOver! Le scarico l'applicazione PlayTube e e vi metto alcuni brani movimentati per farla ballare e altri più lenti, in modo che, se vuole, possa anche cantare.
"Ecco qua! Ora ti basta aprire l'applicazione: "PlayTube" e potrai ballare e cantare quanto vuoi!" le dico.
Lei mi ringrazia, poi appoggia il mento sulla mia spalla alzandosi sulle punte e dice: "Secondo me sei bella!"
È la prima volta che mi sento grande, protettiva, verso qualcuno.
"Tu sei più bella!" le dico.
"Come lo sai se sono più bella o meno bella?"
"In questo modo, amore mio" rispondo accarezzandole il viso. Le sue guance sono morbide. Un po' fredde a causa del pianto, però sono morbide. Ha i capelli lunghi, lisci, e una piccola parte è raccolta in una simpatica crocchia che però è fatta in modo un po' disordinato.
"Non sono riuscita a farmi la coda!" dice.
"Siediti..." le dico mettendole una sedia girevole alle spalle, proprio come quella che ho io. Le sciolgo i capelli e li districo facilmente, poi li riprendo e li raccolgo tutti.
"Ti sto facendo male?" chiedo.
"Oh, no... no!"
Tiro leggermente, con le dita che mi tremano perché ho paura di farle male.
"Posso farti una domanda?" mi chiede di punto in bianco.
"Tutto quello che vuoi." dico.
"Tu credi che io troverò l'amore quando sarò grande come te?" mi chiede.
"Perché lo chiedi?"
"Perché io temo di non poter incontrare l'amore solo perché..." dice.
"Beh, io l'ho incontrato l'amore. L'ho visto nel tuo amico, sai? Lui mi vuole bene e io ne voglio a lui. Sai... lui mi ha sollevato l'autostima perché io, quando l'ho conosciuto, ce l'avevo proprio sotto le scarpe, capisci?"
"Lui è buono... ti vuole bene."
Il mio cuore manca un battito a quell'uscita.
Lo so, l'ho detto io stessa, ma sentirmelo confermare per me è bellissimo!
"Lo sai che le principesse hanno sempre la fortuna di avere un principe azzurro?"

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