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168: Il giorno di San Silvestro

Francesca's Pov
31 dicembre 2015. Un altro anno è giunto al capolinea ed io non so se esserne felice o meno. Se da un lato sono felice di lasciarmi alle spalle momenti orribili dall'altro sono triste, perché ne ho vissuti di bellissimi e non vorrei perderne il ricordo nel corso del tempo.
Quest'anno sono accadute molte cose sgradevoli, ma ne sono accadute altrettante bellissime. Un esempio è quello che è successo il giorno del mio compleanno.
Quest'anno a casa di mia cugina si è deciso di fare una cosa che io trovo alquanto particolare: una festa tipo quelle in maschera. La casa è abbastanza grande e Linda mi ha proposto di invitare anche Giorgio e Ginevra.
La famiglia di Giorgio e quella di Ginevra si sono aggregate, ma hanno detto che vogliono preparare anche loro qualcosa da mangiare per la serata.
Emilia, la madre di Ginevra, e la signora Rosa sembrano andare molto d'accordo.
La domanda che io mi faccio di continuo, però, è come i Sanchez stiano vivendo la chiusura dell'anno date le circostanze.
"Amore mio! Cosa ti va di fare prima di stasera?" chiede mia madre sedendosi accanto a me sul letto.
"Veramente io... non lo so" rispondo.
"Ti direi di andare vicino al Mare, ma fa un po' freddo." mi dice lei. "Perché non contatti Giulia e vi vedete? Ho notato che da qualche giorno lei è un po' giù di corda."
"Ah... va bene, magari andrò da lei." dico.
Vado a prepararmi e contatto Giulia per chiederle se le va di vederci, magari ad un bar, e lei dice che va bene. Mi chiede il nome di un bar che conosco, per rendermi il percorso d'arrivo più facile, e io le do l'indirizzo.
Prendo la mia solita guida, anche se noto che mio padre è molto riluttante all'idea di farmi uscire da sola dopo quello che è successo.
"Se avessi un cane dormirei tra due cuscini" ripete per l'ennesima volta, ma, come mi ha detto una volta Daniel, io dormirei sul pavimento, anzi, non dormirei affatto. E poi se anche avessi quella guida non le avrei dato retta in quel momento per quanto ero furiosa, quindi è tutto inutile.
"Ho già deciso. In mancanza di qualcuno questa sarà la mia unica guida" gli dico stringendo a me l'occhio a rotelle che, dopo essere stato riparato, mi sembra addirittura più resistente di quanto non fosse prima.
"Oh, e va bene, vai, ma ti prego, stai attenta, piccola Francesca!"
Nel caso in cui avessi dimenticato di dirlo, mio padre sembra essersi messo d'accordo con Alex e Giorgio, perché mi chiama nello stesso modo in cui mi chiama da sempre Daniel.
Esco di casa ed attivo il navigatore. Ammetto che ho un po' paura, ma non mi sembra una buna ragione per restare tappata in casa!
Arrivo al bar e aspetto Giulia che arriva dopo qualche minuto.
"Ehi Francesca!" mi dice venendomi incontro.
"Ciao Giulia!"
Entriamo nell'edificio e, mentre io, come sempre, prendo una cioccolata calda, Giulia prende un caffè.
"Giuly, va tutto bene?" le chiedo esitante.
"Sì, tutto bene Francy. È solo che..."
"Solo che...?"
"Mi manca tanto la mia città. Cioè, non mi fraintendere: Napoli è una città veramente bellissima e fuori dal comune, però..."
"Però ti manca la tua Verona."
"Già." La sua mano fresca si posa delicatamente sul mio braccio.
"Stai tremando. Perché fai così, Giulia?" chiedo perplessa sentendo il suo tremito contro la mia pelle.
"Niente. Io... n-non lo voglio dire a Salvatore."
"Perché no, Giuly? Dimmi."
"Ho paura che succeda quello che è capitato a Nico e Giada, Francy."
"Perché?"
"Perché Sal a certe cose ci tiene e penso che non approverebbe. È un vizio comune a molti uomini. Non a tutti... però... beh..."
"Va bene, ho capito" le dico, "però se posso darti un piccolo consiglio... ti direi di fare un tentativo..."
"Te l'ho detto: temo che Salvatore non approvi..."
"Ma che dici? Salvatore è buono come il pane, come potrebbe non approvare qualcosa che ti renderà felice?"
"Mi sentirei egoista... lui è molto legato alla sua città."
"Tu ti sentiresti come, scusa? Casomai io mi ci dovrei sentire, perché praticamente ho quasi chiesto il Cielo a..." dico sorridendo.
Mi s'illumina il viso pensando al mio angelo. Solo quest'anno... Oh Dio mio, quante ne abbiamo passate!
È da poco più di un anno che abbiamo effettivamente approfondito... e quando mia madre, una sera in cui eravamo ancora al villaggio, prima che andassi a letto, mi ha detto: "Tesoro, stai attenta ai tuoi sentimenti verso quel ragazzo" ammetto che ho perso le speranze. Me l'ha detto la sera del karaoke, quando Linda le ha raccontato della mia reazione quando lui mi aveva parlato la notte prima: quella del cabaret. Io neanche sapevo cosa provavo allora... ma lui era ed è una figura quasi costante nei miei sogni. Soprattutto nel periodo in cui credevamo di essere parenti e sia la mamma che Linda mi ripetevano sempre lo stesso ritornello: "Tesoro, devi dimenticarlo.", lui era una presenza costante nel mio cuore, e anche se non volevo che quel sentimento evolvesse in qualcos'altro, non volevo che abbandonasse il mio cuore. Non volevo, davvero.
"Ehi, bellezze! Come mai qui?"
La voce di Giorgio mi coglie del tutto impreparata. Il suo sorriso mi scalda il cuore. È un suono bellissimo, dolce. Un sorriso caldo... un sorriso unico. Tipico di Giorgio De Martino: se non fosse unico non sarebbe lui, ed è questo che lo rende speciale.
"Ehi! Dove hai lasciato la mia amica, De Martino?" chiedo.
"Tranquilla, mi aspetta a casa. Oggi la porto a comprare un vestito per l'occasione... anche se lei è comunque bella!"
Mi s'illuminano gli occhi quando sento le parole di quel matto siciliano.
"Come mai qui?"
"Niente Giuly, sono venuto per far colazione."
"Ah, capisco... ragazzi, datemi le ordinazioni: oggi offro io!"
I ragazzi protestano per un po', ma alla fine riesco a spuntarla, almeno una volta nella mia vita.
I ragazzi scelgono un caffè ciascuno e un cornetto, mentre io al cornetto affianco una cioccolata calda bianca. La amo tantissimo, giuro!
"Bene, ragazze! Io vado. A proposito... Francesca, sei attesa di fronte all'entrata del Disney Store. C'è una bella sorpresa per te."
"Che? Perché?"
"Tu stai tranquilla e vai al Disney Store. O preferisci che ti accompagni?"
"Se mi seguissi a distanza mi faresti un enorme piacere!"
"Va bene, farò in questo modo."
Lui mi segue a distanza e quando arrivo di fronte al negozio mi sento prendere per un braccio.
Sento quel tocco e lo riconosco quasi istantaneamente.
"Oh... ciao!" sussurro.
"Ciao bellissima!" mi dice dandomi un bacio sulla fronte.
"Perché siamo qui?" chiedo.
"Perché c'è una persona che ti conosce bene e vorrebbe guidarti attraverso le meraviglie del negozio qui vicino. Ah, aspetta! Questo è per te!" Mi mette tra le mani un oggetto circolare.
"Che... che cos'è?" chiedo.
"Toccalo, esploralo e capirai" mi dice lui sorridendo.
Tocco l'oggetto circolare. C'è una manovella attaccata all'oggetto e appena la faccio roteare la scatoletta rotonda, che poi scopro essere un carillon, inizia a suonare la canzone: "Liberi" di Arisa.
"Mio Dio, ma è bellissimo!"
Daniel mi accarezza il viso ed io mi limito a sorridere.
"Vuoi affidarmi la tua guida?" chiede cingendomi la vita per guidarmi.
"Desidero che sia tu a guidarmi, almeno fino all'entrata di Lush." gli dico con un sorriso.
"Già conosci Lush?" mi chiede sorpreso.
"Mi ci ha portata una volta Laura: un'altra mia cugina." spiego.
"Occhi azzurri, vero?"
"Sì... almeno è quello che so."
Gli affido il mio occhio a rotelle e lo sento chiuderlo con cura e riporlo con egual premura nella custodia.
"Vieni, tesoro. Vieni con me."
La sua presa sul mio polso è delicata e mi trasmette calma.
Arriviamo fino ad uno scalino. Sono completamente intirizzita, qui fuori fa un freddo tremendo.
Lui mi prende l'altra mano e me la fa infilare nela tasca della sua giacca per poi strofinare il mio viso con forza per scaldarlo.
"Accidenti, come sei fredda, Francy!" mi dice facendomi ridere.
"Mi sento un pinguino." dico.
"Che bel pinguino tenero mi è capitato!" mi dice ridendo.
"Sai... non hai proprio tutti i torti: ho tanto freddo" dico, ed è vero.
"Tranquilla che nel negozio ti scalderai" dice.
Saliamo un altro gradino ed ora siamo su una piattaforma.
Sento qualcuno prendermi le mani e lui mi dice: "Perfetto! Ora posso andare ed ho la tranquillità di saperti in ottime mani... e tra cose che ti piaceranno di sicuro."
Perché? Insomma, sento solo il soffio del riscaldamento! Poi capisco: il negozio che ho di fronte è pieno di creme, saponette e cose così.
"Tesoro mio!" mi dice Laura.
"Cuginetta!" le dico abbracciandola.
"Considerando quanto ti è piaciuta la prima esperienza non oso immaginare la seconda!"
Infatti alla prima esperienza, durante la quale Laura mi ha portata in giro facendomi accarezzare praticamente tutte le forme, mi sono divertita ed ho acquistato una crema alla camomilla, della quale mi piaceva troppo la consistenza. Sembrava talmente morbida e fresca al tatto!
"Attenta a non rompere niente!"
Annuisco e mi oriento toccando con delicatezza gli scaffali al mio fianco. Mi ritrovo tra le mani un barattolo o qualcosa del genere a forma di cuore. Lo tocco, ma mi tremano un po' le mani. Ho una tremenda paura di farlo cadere.
"È una crema corpo alla vaniglia." mi dice gentilmente la commessa. "Ti piace la vaniglia, cara?"
Annuisco timidamente. Io amo la vaniglia: sulle labbra e sulla pelle. Chi mi conosce bene lo sa.
"Vieni" mi dice la giovane dalla voce dolce e dalle mani fresche.
Mi fa sedere su di una sedia e mi fa appoggiare le mani su di un tavolo tondo.
"Apri le mani e concentrati su quello che senti." mi dice.
Le do retta e un po' di quella crema mi viene passata sulle mani. Istintivamente mi tocco il viso e mi sfrego forte le guance.
"Ti piace?" mi chiede la donna.
"È morbidissima" le rispondo con un timido sorriso.
"Facciamo così: offre la casa!"
"No... non serve, io... io posso..." balbetto, ma Laura mi blocca subito e la sento incartare qualcosa: forse quel barattolo.
Mia cugina mi prende a braccetto e mi fa uscire dal negozio. Cavolo, fa talmente freddo!
"Ti è piaciuto il regalino?" mi chiede una voce che non pensavo di sentire prima di stasera.
"Era un regalo? Dici sul serio, Linda?"
"Certo che lo era!" si aggrega Ginevra venendomi incontro e appoggiando il mento sulla mia spalla. "Sister, c'è Dan che ti guarda come se volesse dire: "Wow. Da dov'è uscita questa meraviglia"?"
Il mio respiro è accelerato, lo so, e d'istinto tendo la mano oltre il corpo della mia amica.
Mi sento prendere la mano e quel contatto mi provoca una serie di brividi. La crema è asciutta e sento la pelle morbida. Le creme sono l'unico prodotto di bellezza che uso con piacere anche se un po' m'imbarazza farlo, perché mi piace il contatto tra le mie mani e quel liquido fresco. Non lo faccio per l'eventualità antirughe perché, come dice Marcella in: "Elogio alla bruttezza": chi ha le rughe a sedici anni, anzi, nel mio caso specifico a diciassette?
Il mio angelo percorre con il pollice il dorso della mia mano.
"Che... che stai facendo?" balbetto con voce tremolante.
"Quello che faccio di solito, tesoro."
"Ah..." sussurro.
Abbasso il viso mentre lui continua ad accarezzarmi il dorso della mano e a stringerla.
"Ehi, no! Perché lo fai?"
"Fare... cosa?"
"Perché abbassi la testa in quel modo?"
Sento Ginevra spostarsi ed il mio angelo mi attira a sé e mi solleva il viso.
"Ecco. Così va meglio. Lascia che ti guardino tutti... lascia che dicano quello che ti dico sempre io."
"Cioè?"
"Tesoro mio, come sei bella!"
Non svenire Francesca, non per questo. Non tremare, resisti, resisti!
"Wow! Neanche tu scherzi, però." gli dico.
"Ti sei divertita?" mi domanda Daniel.
"Non immagini quanto" rispondo con un sorriso.
Improvvisamente mi arriva un messaggio da parte di mia madre.
Mamma: "Amore, potresti venire su ad aiutarmi, per favore?"
Le rispondo velocemente per poi dire ai ragazzi: "Io dovrei tornare a casa."
"Vuoi che ti accompagnamo?" chiede Giorgio.
"No, grazie, da qui non ho problemi. Ci vediamo stasera" dico prima di voltarmi e muovere qualche passo in avanti.
Arrivo a casa e vado ad aiutare mia madre nella preparazione della pastiera.
Daniel's Pov
Bianca mi ha contattato poco dopo che Francesca è andata via e mi ha detto che aveva bisogno di dirmi qualcosa.
Il bar oggi è chiuso, ma sarà lo stesso il nostro punto d'incontro.
Quando arrivo all'entrata la vedo appoggiata ad un pannello pubblicitario che sembra messo lì per caso.
"Ehi Bianca!" la chiamo, notandola assorta nei suoi pensieri. Le vado incontro e le sollevo il volto rigato di lacrime. Ha pianto. Perché?
"Ciao..." mi dice cercando di mascherare un lieve tremito nella sua voce.
"Cosa c'è? Perché stai così, Bianca?" le chiedo.
"Sono preoccupata per Elena." spiega.
Bianca è la sorella maggiore di Elena. Cristina e Manuel l'hanno concepita presto e dopo essersi sposati hanno deciso di darle una sorella, che però è arrivata dopo dieci lunghi anni.
"Oggi è andata all'UIC, con un tutore. Hanno fatto uscire la mamma, ma quando siamo andate a riprendere Elena lei... l-lei piangeva a dirotto."
"Non ti ha detto il perché?" chiedo.
"No. Non ha voluto dirmelo."
Come in un flash ricordo le parole di Francesca.
""Se il tuo tutore ti sgrida fammelo sapere che gliene dico quattro"!"
"Come ti è sembrato il tutore? Un uomo alla mano o un vecchio burbero? Com'era?" chiedo.
"Aveva la fronte aggrottata. Sembrava volerti scrutare fino in fondo all'anima mentre parlava con noi e... Mio Dio! Mia sorella è molto sensibile, se lui la rimproverasse lei..."
"Ho capito. Se vuoi possiamo contattare l'Unione, chiedere chi era il volontario."
"Mi faresti un favore enorme." mi dice Bianca.
"Tranquilla, ti farò sapere" le dico. "Francesca vuole molto bene ad Elena, potrei chiedere anche a lei se può informarsi."
"Quella ragazza è una santa, tanto quanto te" mi dice facendomi ridere.
"Sulla prima parte posso essere d'accordo, ma per quanto riguarda la seconda avrei qualcosa da ridire" le dico.
Le metto tra le mani un fazzoletto e le tampono gli occhi. Quelli sono gonfi e arrossati. Lei, da degna sorella maggiore quale è, si preoccupa molto.
"Adesso informo Francesca. Tu sta tranquilla e cerca di farti dire qualcosa da tua sorella."
Bianca sorride.
Il suo è un sorriso triste, spento, ma cosa posso aspettarmi da qualcuno che gestisce un luogo pubblico e nel privato sta trasformando un sacco di cose?
Vado a casa di Francesca dopo aver salutato la bionda e quando vedo la mia brunetta con un grembiule avvolto intorno alla vita mi viene spontaneo un sorriso. È così bella!
"Ciao Francy!"
"Dan..." dice a bassa voce lei.
"Accidenti, come sei bella!"
La guardo. Lei sorride e le sue guance morbide e delicate si tingono di un color rosso acceso. Mi avvicino a lei e le circondo le spalle con le braccia.
"Come sai cogliermi di sorpresa tu non sa farlo proprio nessuno!" dice.
Una frase che lei dice sempre è: "I complimenti sono molto belli, ma riceverli improvvisamente, quando meno ce l'aspettiamo, è ancora meglio!"
Ma come si fa a non dire cose belle a lei? Come ci si può riuscire? Come?
"Ero venuto qui a cercarti per un'altra cosa... però quando ti ho vista mi hai sorpreso molto!"
"Che matto!" mi dice ridendo. "Come se io fossi..."
"Alt!" le dico.
So già che cosa vuole dirmi e non ne posso più di sentirla autodistruggersi continuamente.
"Ma... è... è successo qualcosa di grave?" chiede. "Cioè, sei stato molto dolce, come al solito, però quando hai detto che mi cercavi per un altro motivo... io..."
Possibile che attraverso poche parole lei abbia già capito tutto?
"Si tratta di Elena" le dico.
"Ha iniziato così presto?" mi chiede stupita.
"Già. Me l'ha detto Bianca... la proprietaria del bar in cui lavoro... lei è la sorella di Elena e l'ho vista preoccupata. Mi ha detto che dopo l'incontro con il tutore Elena ha pianto molto e ho paura che quello che hai predetto tu l'altro giorno sia vero. Cioè, il fatto che il tutore possa averla rimproverata..."
"Io ho i contatti con l'UIC. Posso chiedere a chi è stata affidata Elena Sanchez" salta su lei.
"Io farò altrettanto. Amore mio, quando ho lavorato come volontario, anche se in quel caso si parlava dell'Univoc, molti volontari erano davvero penosi con i ragazzi. Forse tra quelli c'ero anch'io, ma alcuni mi davano veramente sui nervi, credimi!"
La bruna si tormenta le mani. Lo fa sempre quando ha qualcosa che la preoccupa. Io le fermo i polsi e sfioro le sue mani. Sono calde e morbide.
"Se fosse come pensiamo... tu cosa faresti?"
"Ecco, vorrei... vorrei istruirla io... anche se potrò insegnarle molto poco desidero che lei capisca che le voglio bene e che si senta a suo agio, è per questo non tollero affatto i tutori che alzano la voce."
La vedo scrivere qualcosa e mi arriva subito la risposta alla domanda che sia io che lei ci stavamo ponendo.
"Carlo Bianco" dice Francesca in un soffio. "Lo conosco. È duro come una roccia. Nemmeno dovrebbe farlo questo lavoro, perché non ha pazienza!"
"Ci parleremo domani con lui."
"Senti... io da sola non credo di poter fare molto per Elena e volevo chiederti per favore di aiutarmi... a... ad istruirla."
"Ma certo che ti aiuterò, tesoro mio! Quante volte ho visto i ragazzi maneggiare quel bastone bianco? Ho deciso di fare quel lavoro perché volevo vivere come vivevi tu, amore mio. Per fare questo lavoro bisogna bendarsi, percorrere certe strade senza l'ausilio della vista. Non si può capire come agire in una certa situazione se non ti ci immergi dentro."
Francesca's Pov
Lo ascolto. Lo ascolto e sento che lui è un angelo speciale.
"Mi dispiace di avere il grembiule addosso... se non fosse sporco potrei abbracciarti..."
"Che m'importa? Dai, vieni qui e stai tranquilla, tanto stasera mi dovrò cambiare" mi dice per poi attirarmi a sé.
Lui è un vero volontario. Lui ha davvero voluto fare questo lavoro. Forse lui sarà il più adatto ad aiutare Elena.
"Vorrei farti una domanda" gli dico.
"Quale?"
"Mi racconti un'esperienza con un membro dell'Univoc?"
"Certo. C'era una bambina di appena sei anni. Piangeva molto spesso e solo a sentire quella parola che viene usata per descriverla si arrabbiava. Era piccola, fragile, e sentiva il bisogno di non trovarsi in quel posto. Per qualche assurdo motivo parlava solo con me e con un'altra volontaria. Non parlava mai con nessun'altro... nemmeno con i suoi compagni... non si fidava... poi le ho chiesto se avesse mai provato una caccia al tesoro. Lei naturalmente ha risposto di no e io ne ho voluta organizzare una come ho fatto per te quando sei tornata a casa dalla Sicilia... Te lo ricordi?"
"Eccome!" dico.
"Lei si è aperta con tutti i suoi compagni di avventura da quel giorno..."
"Ti hanno mai detto che ci sai fare con i bambini?" chiedo con un sorriso.
Lui mi bacia la fronte, gesto che mi fa piacere, ma mi fa anche diventare rossa.
Trascorriamo la giornata insieme, poi lui va via per cambiarsi ed io, a mia volta, mi rigetto sotto la doccia. Mi piace la consistenza della vaniglia, della quale mi sono servita per fare anche un'altra cosa per stasera, ma quella dell'impasto che si appiccica alla pelle proprio no. Mi fa sentire legata, non so proprio come spiegarlo.
Quando finisco, poiché ho ripetuto la scelta del lavaggio completo, mia madre mi aiuta ad asciugarmi i capelli, io metto la crema e mi vesto. Sento vari getti di un liquido che mi è fin troppo familiare sui polsi e sul collo. Dio mio, fai che nessuno se ne accorga! Mia madre sorride e mette via la bottiglia finita.
"Ecco qua! Ora sei pronta." mi dice la mamma ed io cerco di mantenere il controllo, anche se sta per scoppiarmi il cuore.
Prendo la mia guida ed io, mia madre e mio padre, andiamo in auto.
Arrivo a casa di Linda. Sono già tutti là e lei, a quanto pare, sta improvvisando delle coreografie su vari brani. Lo so perché la sento muoversi avanti e indietro.
"Fra, vieni qui!" mi dice.
Io vado verso di lei che per farmi vedere che sta facendo a momenti mi fa cadere a terra.
Dopo qualche minuto di follia c'è la cena e dopo le varie chiacchiere arriva il momento fatidico del conto alla rovescia.
"Dieci! Nove! Otto! Sette! Sei! Cinque! Quattro! TRE! DUE! UNO... BUON ANNO!"
Sento Daniel prendermi delicatamente il viso tra le mani e far scontrare le nostre labbra. Il mio cuore batte velocissimo mentre lui mi attira a sé e appoggia la mano destra dietro le mie spalle per sentire il battito accelerato del mio cuore.
"Buon anno, principessa!" mi dice sottovoce.
"Vale anche per te!" gli dico.
Improvvisamente un'esplosione di fuochi. I fuochi di San Silvestro. I fuochi di Capedanno. Io non li vedo, ma li sento e mi spaventano. Mi stringo di più a lui e lo sento stringermi a sé.
Improvvisamente sento Linda dire: "Andiamo a prendere le piccole là fuori, sono terrorizzate..."
Le piccole sono le due cagnette di casa. Mi vengono i brividi e lui capisce tutto.
"Vieni" mi dice Daniel.
Si siede su una sedia piuttosto alta e mi prende sulle ginocchia.
"Ma... ma se le mettono a terra loro potrebbero arrampicarsi... la madre è come una scimmietta, potrebbe farlo" balbetto.
"Tu fidati di me. Linda e Laura le stanno tenendo in braccio, Fra, sta tranquilla."
"Perché non provi ad accarezzarle?" chiede Linda.
Io inizio ad agitarmi e Daniel mi stringe forte a sé.
"Tranquilla, tranquilla." mi dice sottovoce. "E poi... chi ha paura a Capodanno ha paura per tutto l'anno!"
Quell'affermazione mi fa sorridere e lui mi sussurra all'orecchio: "Ecco! Era questo che volevo!"

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