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163: Fai quello che senti e non quello che gli altri vogliono che tu senta!

Francesca's Pov
Rientriamo nella mia stanza e finalmente mi sento tranquilla, mi sento rilassata.
"Piccola, io ora devo andare" mi dice. "Ci vediamo domani."
Mi accarezza la guancia ed esce dalla stanza. È stato davvero gentile da parte sua aiutarmi. Non so quanti avrebbero fatto la stessa cosa.
Mi sdraio e m'infilo sotto le coperte, poi mi rilasso del tutto e finalmente mi addormento...
Dove sono? Questo posto è talmente freddo!
Cerco di toccare quello che ho intorno, ma non capisco dove mi trovo. Porto le mani alla fronte. Mi scoppia la testa. Sento tante voci femminili. Sono tutte uguali. TUTTE UGUALI! Ma... cosa vuol dire?
"Tu devi essere come noi! Devi essere come le altre donne! Come le altre donne! Come le altre donne!" continuano a ripetere fastidiosamente.
Qualcosa mi colpisce proprio in mezzo agli occhi. Io vedo!
"Ora puoi vedere il tuo riflesso!" continuano a dirmi quelle voci, tanto familiari e ignote al tempo stesso. "Guardati, e distruggilo!"
Io non muovo un muscolo. Vedo la mia faccia, ma oltre ad essa ne vedo altre, tutte identiche.
Le proprietarie dei vari volti camminano a scatti, sembrano tanti robot. Una pennellata mi colpisce in faccia e uno dei miei occhi scompare, tornando cieco esattamente come prima. Un'altra pennellata e mi ritrovo senza metà faccia. La terza mi rende del tutto cieca.
"NON VOGLIO ESSERE COME LE ALTRE! NON VOGLIO!"
Mi sveglio di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e le mani gelide. Tremo.
"Non voglio!" ripeto.
Mi sembra di sentire ancora quelle voci che, nonostante la dolcezza che le caratterizza mi sembrano quasi demoniache. Come se non fossi mai uscita dal mio incubo.
Mi sembra che delle mani mi afferrino. Mani gelide, dal tocco rude. Per contrastare quel tocco e quelle voci mi scuoto tutta, ripetendo in continua una frase che ricordo a memoria: "Fai quello che senti e non quello che gli altri vogliono che tu senta!"
Sento la porta spalancarsi e dei passi corrono veloci verso il mio letto. Due mani addirittura più fredde delle mie mi afferrano le braccia, ma io le allontano.
"Tu sei come loro, lasciami!"
"Francy, tu hai la febbre! Per favore, lascia che ti aiuti..."
"Lasciami! Non farmi del male, ti prego!" dico, non riconoscendo né quel tocco né tantomeno quella voce.
"Sono Linda, amore mio! Ti prego, calmati!"
"Sei come quelle altre che stavano facendo sparire la mia faccia! Ti prego, lasciami! Ti scongiuro!"
"Francy, non so di cosa parli!"
Inizio a cantare sottovoce una canzone che amo tanto: "A modo tuo" di Elisa. La canto come se fosse qualcosa che può distruggere i miei demoni.
"A mo-do t-tuo,
a-andrai a mo-do tuo...
Ca-am-mi-ne-rai, e ca-ca-dra-i, t-ti alzerai... sem-pre a mo-do t-tuo..."
Sento la ragazza scoppiare a piangere per poi correre fuori dalla stanza. Dopo di lei entrano altre persone. Sento i loro sguardi bruciarmi addosso, le loro mani toccare il mio corpo, ma l'unica cosa che riesco a fare è tremare, mentre singhiozzo come una bambina e continuo a cantilenare quel ritornello. Sento parole confuse, ma capisco una cosa: sto lottando contro me stessa e contro i miei fantasmi attraverso quella canzone. Poi quel calore che invade il mio corpo mi toglie la forza di fare anche quello. Non capisco fiù niente, ho solo molto caldo e sono stanca. Nemmeno le sento le mani di quelli che dovrebbero essere i medici.
Parole confuse.
Niente di più e niente di meno.
Voci di persone estranee, unite in un mormorio.
Mani che sprigionano calore. Mani che mi toccano. Mani che mi esplorano. Ecco cosa ricordo. Poi smetto persino di percepire quel tocco. È come se il mio corpo fosse un'entità estranea... come se non fosse altro che un involucro vuoto, caldo ma vuoto.
Dopo qualche minuto perdo persino la forza di piangere e mi trasformo in una marionetta. Sono inanimata, come le marionette che tanto mi dà fastidio imitare per il piacere altrui. Improvvisamente, però, mi rendo conto della mia incoerenza e provo a muovermi il minimo indispensabile per far capire che, nonostante tutto, io ho ancora un'anima.
Sento il calore estremo abbandonare il mio corpo e crollo, ma questa volta in un sonno senza sogni. O, se di sogni ce ne sono stati, non li ricordo...
Linda's Pov
Vedere il volto pallido di mia cugina mi ha fatto un effetto terribile. Era in piena crisi.
Sembrava quella persona alla quale si darebbe la definizione di "pazza"! Sì, ecco che cosa mi sembrava! Il suo viso terrorizzato, il suo corpo scosso dai brividi, e poi quella vocina, sempre flebile e delicata, che non faceva altro che cantilenare quella canzone.
L'unico gesto relativamente brusco che ha compiuto, però, è stato quello di allontanarmi.
Sembrava molto spaventata, come se si fosse trovata faccia a faccia con uno spettro. Perché parlava in quel modo strano? Chi erano quelle persone che le facevano paura? Queste domande mi tormentano da quando ho lasciato la sua stanza, però non posso chiederle nulla. Ora sta dormendo e sembra più calma di pochi attimi fa. Io avevo l'orecchio appoggiato alla porta di legno, volevo ascoltare la sua voce, ma ci stavo male. Mi faceva male sentirle ripetere quelle parole con quella vocina così sofferente.
"Gaia..." dico a bassa voce alla giovane animatrice, "ci resti tu qui, vero?"
Sono tutti qui, in ospedale, e fanno a turno per stare vicino a mia cugina.
"Certo, Linda. Tu vai a casa, sembri stanca."
Mi prende delicatamente le mani e mi tira in un abbraccio.
"Non era mia intenzione farle del male, te lo giuro... volevo solo che non si sentisse diversa dalle altre donne, non chiedevo altro! Ma l'ho ferita tanto e ora..."
"Ehi!" mi sento dire. "Non parlare così, Linda... Dai!"
"Giorgio!" dico tra le lacrime.
"Ho avvertito Dan, gli ho chiesto di venirti a prendere, perché Mirko è dovuto andare via poco fa. Stai tranquilla, non è la prima volta che Francy sta male, ma ne è sempre uscita. Ce la farà anche stavolta!"
Non ho la forza di dirgli che non può saperlo.
Vado in cortile e mi ritrovo faccia a faccia con Dan. Lui, appena mi vede, mi chiede una cosa che da due giorni nessuno mi chiedeva: "Lo so, è una domanda retorica quella che sto per farti, ma... come stai?"
"Perché non hai chiesto di lei, Dan? Credevo ce l'avessi con me!"
"Sei fatta della stessa pasta di Francesca! Ti ho già detto che non ce l'ho con te! Però, se mi permetti, vorrei dirti una cosa. Non pretendere da lei cose che non ti darà tanto facilmente, perché farai del male a lei e a te stessa, okay? Però non spiegarmi perché l'hai fatto: io lo so bene. Tu l'hai fatto perché volevi che lei si sentisse come gli altri, ma non è l'unica donna che non si occupa molto del suo trucco."
"Ecco, io... io prima ho scritto una cosa che vorrei farle leggere quando si sveglierà... ma lei... non può!"
"Vuoi farmi leggere quel biglietto?" mi chiede.
Lo estraggo dalla borsa e glielo passo. Lo vedo scorrere con le dita e con gli occhi sulle righe nere che stanno ad indicare: "Sarà difficile chiederti scusa, per un mondo che è quel che è... io nel mio piccolo tento qualcosa, ma cambiarlo è difficile..."
"Vorresti farglielo leggere, ho capito bene?" mi chiede Daniel.
"Esatto, ma non so proprio come fare! Vorrei che lei lo leggesse, perché..."
"Perché vuoi farle capire che tu non sei contro di lei!" mi anticipa lui.
"Sì... però non so come fare!"
"Tranquilla, ci penso io a questo, però ora tu vieni. Mirko ti sta aspettando a casa sua. Ha saputo quello che è successo e vuole vederti."
"Com'è trovarsi tra due fuochi? Cioè... tra me e Francesca."
"Se il massimo dei fuochi foste voi due il mondo sarebbe più pacifico di un ovile! Sai come sono tranquilli gli agnellini? Ecco, se fosse come ti ho detto prima ci sarebbe al massimo qualche lamentela nel mondo, credimi!"
"Immagino che ti sia capitato di trovarti in situazioni molto peggiori!"
"Francy te lo direbbe se fosse sveglia. I miei fratelli, i due più piccoli, per un periodo non hanno fatto altro che battibeccare tutto il tempo!"
"Accidenti! Io sono la sorella di mezzo e litigo con le altre due sorelle un giorno sì... ed anche l'altro! Tu come fai a mantenere sempre la calma, me lo spieghi?"
"Me l'hanno insegnato i bambini! Quando ho iniziato a lavorare cercavo di capirli tutti, e mica erano due o tre! Alla fine loro mi hanno dato più di quanto io abbia dato loro e forse è per questo che..."
"Che tieni tanto a loro..."
Dopo un po' mi calmo.
"Mia cugina è fortunata ad aver incontrato proprio te sulla sua strada... e lo stesso vale per te." ripeto.
"Sapessi cosa mi ha chiesto nel pomeriggio!"
"Non dirmi che è diventata pretenziosa e ti ha chiesto di darle il cielo!"
"Chi, Francesca? Ma scherzi, Linda? Proprio lei non lo farebbe!"
"Cosa ti ha chiesto?"
"Povera piccola, è stata dolcissima! Ha detto queste parole testuali: "Se vuoi essere i miei occhi non permettere mai che io diventi il tuo pensiero"!" dice sorridendo, ma, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non cerca di scimmiottare mia cugina. Semplicemente porta le mani al cuore parlando.
Capisco perché l'ha detto. Lei conosce persone che non le sono molto simpatiche, in realtà metà famiglia, mentre l'altra le fa tenerezza, ed ha paura di acquistare, con l'andare del tempo, un carattere dispotico e menefreghista, che contraddistingue una persona che l'ha fatta stare malissimo.
"È stato bello da parte sua..."
"Scommetto che tu hai già capito perché ha detto questo!" mi dice Daniel.
"Già! Peccato che non potrò mai più capirla, perché dopo quello che è successo lei non mi confiderà un accidente di niente!" dico con tristezza.
"Domani con Francesca ci parlo io! Lei non è cattiva, e tu lo sai, solo che le è difficile lasciar correre. È una ragazza orgogliosa, ma vedrai... che il tuo affetto potrà aiutarla."
"Sembra che tu sia l'unico in grado di darle consigli senza che si arrabbi!"
"Ti ho già spiegato perché. Lei è mite, ma è una ribelle mancata, quindi se le urli contro hai perso in partenza. E non agitare le braccia come una forsennata: falle capire che vuoi aiutarla."
"Dan..." dico singhiozzando ed abbracciandolo.
"Cosa, Linda?"
"Grazie di tutto, davvero!"
"Sei lo specchio di tua cugina, lo sai?"
Sorrido, felice di essermi sentita dire questo.
Lui mi accompagna da Mirko, poi io mi avvicino e gli chiedo: "Potresti farmi un favore?"
"Certo: quale?"
"Ecco... vorrei sapere come sta Francy, ma..."
"Per qualunque cosa ti avverto. Ora torno in ospedale, ma tu stai tranquilla, e non dare in escandescenza come è capitato stamattina!"
"Va bene" dico.
Daniel's Pov
Torno in ospedale e chiedo il permesso per vedere Francy. Fortunatamente questo mi viene accordato e non esito ad entrare. Sulle pareti immacolate della stanza, una debole luce che filtra dalla finestra proietta due ombre ed oltre a Francy riesco a vedere una donna, seduta al suo capezzale e con il volto tra le mani. La donna bionda non si è accorta di me, quindi appena la chiamo ha un sussulto.
"Angelica! Ehi! Sono io."
Lei, più calma, si volta verso di me e mi dice: "Va tutto a rotoli, Daniel. Io e Fausto litighiamo tutti i santi giorni, se mi avvicino alla mia piccola lei s'innervosisce e mi sento male!"
"Adesso però calmati, ti stai soltanto facendo del male e per quanto Francesca possa sentirsi ferita le fa male sapere che sei in questo stato" le dico.
"Sai, aspettavo che arrivassi."
"Perché?"
"Voglio andare via prima che si svegli. Non mi va di farla agitare. Non mi sembra giusto."
"Va bene, se lo fai per il momento mi sta bene, ma non starle troppo lontano. Lei ha bisogno di te e tu di lei."
Le prendo le mani parlandole, come faccio con la sua bambina.
Sì, la sua bambina, quel bellissimo angelo dal volto pallido che si trova tra quelle coperte che ne hanno viste di tutti i colori. Lei, che in fondo è anche un po' la mia bambina, per questo amo darle dei soprannomi.
"È così che fai con lei?" mi chiede.
"Così come?"
"Stringendole le mani mentre le parli, voglio dire."
"Sì. Lo faccio da sempre, con coloro che hanno bisogno di questo genere di approccio." le rispondo per poi lasciarle le mani.
Lei mi guarda e sorride come se avesse appena trovato un tesoro, anche se il suo tesoro è là, su quel letto, e sembra non sentire nulla, anche se forse ci ascolta eccome.
"Com'è possibile che io che l'ho messa al mondo non l'abbia capito e tu che la conosci da molto meno legga il suo essere come un libro aperto? A volte il mondo è strano."
"Solo a volte?"
"No... abbastanza spesso, direi. Sono felice di non averti come nipote, sai? Almeno saprò di potermi fidare della persona che starà accanto alla mia bambina se un giorno doveste decidere di stare insieme e formare una famiglia."
Cosa posso dirle? Le sorrido, punto e basta. Ci sono momenti in cui le parole sono di troppo.
"Beh, io vado."
Angelica si alza cercando di non fare rumore e lascia la stanza. Io resto al mio posto, guardo la mia piccola, la Bella Addormentata più dolce che abbia mai visto.
Francesca's Pov
Sento un debole calore sfiorare la mia pelle, ma è sufficiente per svegliarmi.
Non è un tocco.
O meglio: lo è, ma non appartiene ad una mano, bensì al Sole. Poi sento qualcuno pronunciare delle dolci parole.
"Buongiorno Bella Addormentata!" dice sorridendo.
Sono felicissima di vederlo! È sempre dolcissimo, soprattutto perché scherza, ma non mi fa sentire come se mi stesse prendendo in giro.
"Ehi!" dico con un sorriso.
"Come ti senti, Francy? Hai ancora la febbre?" chiede.
"Non credo... ma... ecco... mentre ero addormentata..."
Lo sento alzarsi, non so da dove, e tendere le mani.
Lo sento tastare il mio viso con tutt'e due le mani. Mi tiene il mento sollevato con una mano e con l'altra si ferma sulla mia fronte. Ho la sensazione che mi stia anche guardando e mi vengono i brividi. Dopo qualche istante mi lascia andare e dice: "Okay, la domanda che hai fatto dovrebbe essere una prova del fatto che non hai più la febbre! Comunque non hai fatto nulla, sei stata ferma come una statua di quelle che osserveresti all'infinito, sta tranquilla."
"Perché il fatto che io te l'abbia chiesto dovrebbe essere un segno di miglioramento?" chiedo sorpresa.
"Perché quando hai la febbre fai quello che ti pare, non sei ansiosa quanto lo sei adesso!" mi risponde lui.
Non so perché, ma ho un dubbio che mi attanaglia da quando mi sono svegliata e lui mi ha rivolto la parola. Ho sentito che lui e mia madre parlavano piano.
Ho avuto l'impressione che non volessero disturbarmi e che l'argomento mi riguardasse.
"Vorresti dirmi qualcosa?" chiedo, iniziando a giocare con le mie stesse dita.
"Credo che tu abbia già capito di cosa vorrei parlarti, angelo mio!" risponde.
Continuo ad agitarmi, ma lui mi prende delicatamente le mani e mi ferma per poi dire: "Tranquilla, non voglio farti nessun tipo di predica né influenzare le tue scelte. Vorrei soltanto darti un consiglio, solo se vuoi sapere quale, però. Te lo dico?"
"Per questo mi hai preso le mani?"
"Esatto! Desidero che tu prenda questo consiglio come tale" mi spiega.
"Sai che m'interessa molto sapere che cosa ne pensi."
"Per la storia del trucco va benissimo che tu non lo faccia se non vuoi... ma mi dispiace vedere che sei arrabbiata e hai addirittura paura di parlare con Linda o con la tua mamma perché loro fanno parte delle persone che ti vogliono più bene a questo mondo, te lo posso assicurare! Va benissimo che tu prenda da sola le tue decisioni, ma, se vuoi davvero sapere cosa ne penso, lascia andare la tua rabbia, gradualmente, e poi, a mente fredda, deciderai cosa fare. Che ne dici?"

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