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162: Almeno tu... salvami tu

"Almeno tu,
almeno tu...
che dal blu dei miei sogni mi salverai e l'inverno degli occhi mi asciugherai.
Almeno tu...
SALVAMI TU!"
Francesca Michielin: "Almeno tu", colonna sonora del film: "Piuma".
Francesca's Pov
"Oh mio Dio, Francesca! Che cos'hai fatto?"
Riconosco in maniera quasi istantanea la voce di Daniel.
"Piccola! Che ci fa la macchina che ti controlla il cuore sul pavimento? E poi... perché stai così male?"
"Perché ho paura delle parole di alcune persone alle quali voglio bene! Io e Linda abbiamo litigato un'altra volta!"
Singhiozzo così forte che lui è costretto a farmi appoggiare il viso sul suo petto e dirmi: "Shh, basta, ti prego! Se continui così ti sentirai male!"
"Sto già male!"
"D'accordo, ma se ti disperi andrà peggio..."
"Ricordi? Me l'hai promesso poco fa! Almeno tu non giudicarmi, ti prego!" lo supplico aggrappandomi alle sue mani, calde e morbide.
"Non ti sto giudicando, amore mio" dice.
"Non dico che lo stai facendo adesso, solo che forse... tu sei rimasto l'unico a non avermi giudicata tra le persone che ora sono qui, e..."
"Ahi ahi ahi, in queste parole si può leggere molta tristezza. Ma non è bello che questa meravigliosa signorina abbia quella faccia tanto triste, lo sai? Facciamo una cosa: io ora chiedo ai medici se puoi alzarti e uscire da qui... okay? Ti farà bene!"
"Sembro una stupida... non è vero?" chiedo.
"Che fai? Prima mi chiedi di non criticarti e poi sei la prima a concludere l'opera di distruzione della tua autostima? Avanti Francesca, tu sei una ragazza forte! Figurati se ti fai abbattere proprio da una delle persone che ti vogliono più bene al mondo!" mi dice.
"È... è proprio questo il punto: è proprio per una persona alla quale voglio bene e che mi vuole bene che sto così!" sussurro.
"Ed è proprio per questo che ti conviene smetterla di pensarci tanto e tirar fuori quel bel sorriso che hai!" mi dice dolcemente.
Mi accarezza la guancia e mi fa un sorriso gentile. Lo sento stringermi leggermente il braccio, come gesto di incoraggiamento, poi esce dalla stanza.
"Ti prego... io mi fido di te."
Parlo piano, quasi a me stessa, ma so che se lui fosse qui capirebbe che è a lui che mi sto rivolgendo.
"Almeno tu non arrabbiarti con me... aiutami ad asciugarmi le lacrime, perché io ho paura che continuerò a piangere. Lo so, sembro una bambina capricciosa, ma ci sto veramente male, credimi!"
Mi copro gli occhi con una mano e butto giù un sorso della mia stessa saliva per non piangere ancora.
Sento la porta aprirsi di nuovo e qualcuno che si avvicina al mio letto per poi prendermi la mano e accarezzarla con il pollice della sua.
"Stai meglio?" mi chiede.
"Sì... va molto meglio, grazie" rispondo calma.
"I medici hanno detto che puoi uscire, piccola, ma qualcuno dovrà tenerti la mano perché potresti avere un capogiro." mi dice sottovoce.
"Meno male! Mi sento soffocare qui dentro. P-però prima... vorrei lavarmi la faccia. Mi sento la pelle tutta appiccicosa!" gli dico con un soffio di voce.
Lui mi tocca il viso, poi sposta la mano e mi dice: "Hai visto? Viene via che è una meraviglia, quindi la tua pelle non è per niente appiccicosa! Però lo so che tu alla pulizia ci tieni molto!"
Rido, ma interpretando la sua frase come un complimento, come mio solito, arrossisco violentemente, quindi cerco di tirarmi su per non farglielo vedere. Mi alzo troppo in fretta, infatti Daniel mi ferma il polso. Sussulto poiché la stretta è stata un pochino troppo forte.
"Oh, scusami piccola, non volevo farti male!" mi dice. "Ti ho fermata perché ti sei alzata troppo in fretta!"
Mi alzo lentamente, come mi ha detto lui poco fa, e mi lascio guidare.
"Vorrei provare io a lavarti il viso." mi dice.
"Ma... perché?"
"Tranquilla, non è che credo che tu non sia capace di farlo, mi piace toccarti il viso... e questa meraviglia me l'hai fatta scoprire proprio tu!"
E io l'ho scoperta insieme a te, vorrei dirgli, ma naturalmente resto in silenzio, ad ascoltare il suono dell'acqua fresca e sentire il tocco della stessa sul viso, unito a quello di Daniel. Mi rilasso e penso che, dopotutto, non è tanto male l'idea di farmi lavare la faccia, non perché io sono un'incapace, ma perché amo il suo tocco.
"Ti piace?" mi chiede dolcemente.
"Sapessi quanto!" rispondo.
"Fatto!" dice lui chiudendo l'acqua. "Dove vuoi andare?"
"Ecco, io... io vorrei andare sul terrazzo della volta scorsa... quello dal quale si può ascoltare la voce del Mare, quello della promessa che mi hai fatto un po' di tempo fa..."
"Perfetto! Dai, vieni!" mi dice. "Però prima metti questo, fuori fa molto freddo." Detto questo mi fa indossare un cappotto. È uno di quelli imbottiti, che sembrano dei materassini gonfiabili, nei quali mi piace stringermi per trovare rifugio.
Iniziamo a salire la prima rampa di scale e noto che fa veramente freddo. Terminata quella rampa, però, mi distraggo pensando a quanto dev'essere bello vedere il Mare dal terrazzo e dimentico la presenza di una seconda rampa di scale, al punto che il mio accompagnatore mi dice: "Scalino!", un attimo prima che io mi ritrovi a sentirlo con le ginocchia. Chissà come fa ad accorgersi sempre di qual è il momento di dirmelo e qual è quello in cui mi accorgo da sola della presenza di un ostacolo? È come se fossimo connessi, come se lui fosse veramente i miei occhi, gli occhi che non funzionano a me, ma a lui.
"Ecco, ci siamo! Vieni, siediti!" mi dice facendomi fare qualche passo indietro. Sento il vento fresco sul viso, il suono delle onde e il mio cuore farsi più leggero. Possibile che mi serva stare accanto a Dan o ascoltare la voce del Mare per arrivare a sentirmi meglio?
"A cosa stai pensando, Francesca?" mi chiede di colpo.
"È bello il Mare visto da qui?" chiedo.
"Certo che lo è! Hai presente i prati che hai toccato spesso a Capo di Monte? Beh, sembra uno di quelli, solo che è azzurro. C'è il Sole che vi si riflette sopra, anche se fa un po' fatica poiché è inverno e, pensa, si vedono anche alcuni folli bagnanti che hanno deciso di beccarsi una bronchite gettandosi io acqua il giorno di Santo Stefano!"
"Ridono?" chiedo, sentendo delle risate provenienti dalla spiaggia che è lì vicino.
"Eccome! Alcuni sembrano lastre di ghiaccio, perché sono rigidi una volta usciti dall'acqua! Aspetta, se ti fa piacere vorrei fartelo proprio vedere!"
"E come?"
"Sarò i tuoi occhi e contribuirò ad essere utile alla vista delle tue sensazioni. Alzati e mettiti di spalle" mi dice.
Faccio come mi è stato chiesto.
"Ora renditi rigida" mi dice.
Faccio anche questo, ma forse non basta visto che lui dice: "Tesoro, un po' di più." Finalmente ci arrivo, e la conferma mi giunge da un'esclamazione: "Sei perfetta, Francesca!"
Gli sorrido, poi chiedo: "Tu poco fa hai detto che vuoi essere i miei occhi, vero?"
"Sì, è vero."
"Ecco, io... io ho paura che se tu diventassi i miei occhi io diventerei il tuo pensiero..."
"Spiegati meglio."
"Ecco... Giulio De Rossi s'impone sulla madre, e a me non sembra giusto... quindi se in un futuro io diventassi prepotente di colpo, volendo dettare legge su come gestirci tu fermami, ti prego! So che ne sarai in grado, è di me stessa che non mi fido! Dalla mia crisi della preadolescenza... c'è una cosa che non mi ha mai abbandonata: la paura di diventare o di essere cattiva!"
"Però tu non sei Giulio." mi dice. "Tu sei quel tipo di persona che propone e non impone la sua presenza, quindi è difficile incorrere in questo rischio!"
"Tu credi?"
"Ovvio! Tu fai la dura a volte solo perché sei orgogliosa, non per altro, però sei la prima a stare male quando lo fai."
Capisco a cosa allude, e so che per delicatezza non mi ha detto nulla riguardo al litigio tra me e mia cugina.
"Ora però non mettere il broncio, ti ho portata qui per farti rilassare, non certo per farti piangere!"
Le sue mani si posano di nuovo ai lati del mio viso e mi tocca le labbra con il mignolo della mano sinistra. Lo sento tirare leggermente, fino a creare una lieve distorsione del "broncio" che lui ha visto sul mio viso. A quel punto tira leggermente anche dall'altra parte per farmi spuntare un piccolo sorriso.
Scoppio a ridere, come di riflesso, immaginando la mia faccia con un sorriso sbilenco. A quel punto lui mi lascia andare e mi dice: "Ti farei camminare da sola, ma se poi ti girasse la testa dovrei prendermi a pugni da solo."
"No, non dire questo! Mi dispiacerebbe se lo facessi" gli faccio notare. "Ah, e... grazie per avermi accettata così come sono. Non è facile."
"Ma se sei dolcissima! E poi io preferisco una ragazza che non riesce a capire la sua bellezza pur restando nella sua semplicità ad una che senza trucco non può uscire di casa!"
"Sai, io... non mi sento bella, ma sto bene così. Davvero!"
"Hai mai provato a toccarti il viso?" mi chiede di punto in bianco.
"A volte, e non è che mi dispiacesse, ma io... e-ecco..."
"Rifallo!" mi dice.
"Che?"
"Toccati il viso, Francy. Guardati!" dice spostandosi di fronte a me per poi prendermi le mani e portarle sulle mie guance. "Non aver paura, stai guardando il tuo riflesso allo specchio... solo cheo specchio ce l'hai sulle mani! Esplora!"
Mi tremano le mani mentre tocco le mie guance che, a quanto pare, sono abbastanza morbide, cosa che in parte già sapevo. C'è un intoppo: un brufoletto per parte. Dato che anche le sue dita sono sul mio viso sento la pelle scaldarsi sempre di più, segno che sono diventata rossa.
"Cosa c'è? Hai paura di andare oltre?" chiede.
"Non lo so..." rispondo timida.
"Va bene, per ora ti aiuto io, poi, quando ti sarai sciolta del tutto, farai da sola. Ci stai?"
"Va... va bene" gli rispondo balbettando, un po' come sempre.
Mi guida un po' più giù, verso il mio mento, sul quale trovo ben più di un brufoletto, poi sulle mie labbra carnose e in seguito sui miei occhi non troppo grandi. Mi aiuta a spostarmi oltre la barriera delle sopracciglia, fino alla fronte, e a quel punto inizio a tremare come una foglia d'autunno. Toccarmi la fronte mi è diventato praticamente impossibile, ogni volta che lo faccio mi sembra di ritornare al settembre dello scorso anno... al 5, per essere precisa. Il giorno del mio primo bacio.
Ecco, ora è il momento di toccarmi i ricci... come la metto, adesso? In ogni caso lo faccio, tocco anche quelli, ed ho le sue mani proprio sopra le mie. Una scossa elettrica mi attraversa la pelle di entrambe le braccia, pizzicandola leggermente, nel preciso momento in cui mi tocco i capelli. Non può essere! È come se ci fosse un allarme che mette in evidenza i punti del mio corpo che hanno percepito il suo tocco. Avete presente il metal detector? Quello suona in presenza di metalli. Beh, io ne ho uno sotto la pelle, installato da lui, che suona ogni volta che qualcuno tocca alcuni punti del mio corpo o si mette in certe posizioni. È come se tutte quelle cose fossero metallo.
"Come ti vedi?"
Le sue mani si staccano di colpo dalle mie, che restano sospese in aria.
"Mi piace toccarmi il viso." rispondo.
"Vedi? Questo vuol dire che sei bellissima!"
È come credevo: lui è riuscito a salvarmi, cosa che non credevo possibile. Mi ha asciugato le lacrime, mi ha aiutato a credere che sarebbe andato tutto bene, e mi ha permesso di "guardarmi allo specchio", come a lui piace dire.

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