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160: Per un litigio...

Francesca's Pov
Sono stata così bene ieri. Ero così felice per i regali che mi erano stati fatti dai ragazzi, ma oggi ho una brutta sensazione.
Sono di nuovo a casa di Linda.
Qui non dovrebbe succedere niente di male, spero.
"Francy, vieni qui... fatti guardare." mi dice Linda.
Fatti guardare.
Perché questa frase mi fa dannatamente paura?
"Senti, tu sai che io ti voglio bene e che tutto quello che dico... lo dico per il tuo bene... giusto?"
"Cos'è che mi vuoi dire? Perché ci stai girando intorno in questo modo?"
"Perché tu sei una donna e devi comportarti come tale! Devi avere cura di te, truccarti, andare dall'estetista e comprare dei bei vestiti. E non tirare fuori la storia che non ci vedi, perché ci sono persone che vedono come te e tutte queste cose le fanno!"
"E pensa che anche i tuoi amici ed il tuo ragazzo ti direbbero esattamente la stessa cosa!" aggiunge mia madre.
Sento una rabbia di un'intensità che non avevo mai conosciuto prima d'ora pervadere il mio corpo. Mi fa rabbia il fatto che le persone che mi vogliono bene facciano passare per consigli dei discorsi che servono solo a buttarmi a terra l'autostima. Scatto in piedi afferrando il sacchetto con il bastone bianco e batto un pugno sul tavolo, facendomi anche un po' male.
"Primo: è assolutamente scorretto tirare in ballo persone che non sono presenti per invogliarne altre a fare cose che non vogliono! Secondo: tu, Linda, mi hai delusa due volte: la prima è derivata dal fatto che tu che per me sei mia sorella non avresti dovuto dire cose che mi avrebbero fatto stare male, e soprattutto agitando le mani e urlando come una pazza isterica; la seconda deriva dal fatto che hai detto una stupidaggine grande come una casa, perché io non sono le altre persone che dici! Io sono Francesca Bernardi, e non sono di sicuro una di quelle persome che non vedono e usano questo dettaglio come scusa per non fare certe cose, mi hai sentita? Non avresti potuto dirmi una cosa più brutta e più stupida! Ti sei comportata esattamente come un dottore che mi ha fatto una visita e mi ha detto una cosa simile per prendermi in giro, perché perdevo continuamente l'equilibrio! È stato uno scherzo di pessimo gusto, e tu hai ripetuto queste cose per il tuo stupido puntiglio di farmi fare obbligatoriamente qualcosa che non farò né ora né mai, hai sentito? MAI!"
Detto questo mi dirigo verso la porta.
Linda conosce bene quella storia, mi sono confidata con lei quel giorno.
Ero piccola e ci ero rimasta male, perché non mi era mai piaciuto mettere in mezzo i miei occhi per certe cose che mi accadevano, soprattutto per l'equilibrio che, sono sicura, sarebbe stato scarso anche se non fossi stata cieca.
"Francy, aspetta un attimo!" dice Linda bloccandomi per un braccio.
"Non mi toccare!" le dico secca. "Non devi stare con qualcuno che non fa altro che piangersi addosso!", e detto questo guadagno l'uscita. Apro la porta facendo entrare in casa una folata di vento, corro verso il cancello e sono talmente arrabbiata da non sentire nemmeno l'abbaiare furioso dei cani che vivono qui.
Per fortuna sento il cancello aprirsi e ne approfitto per scappare. Le lacrime mi scorrono lungo le guance completamente a ruota libera. Non riesco a controllarle e, se devo essere sincera, non voglio neanche farlo. Non me ne importa niente di essere vista da qualcuno. Che mi vedano pure. Lo dico e lo ripeto: non me ne importa un bel niente! Non mi volterò indietro, anche se Linda e mia madre mi chiamavano urlando e cercavano in tutti i modi di trattenermi o, come a loro piace definire quello che hanno fatto, per farmi ragionare.
Di colpo sento che le gambe non mi reggono più.
Quando sono molto arrabbiata ho il brutto difetto di non sentire nulla. Non riesco a concentrarmi sui suoni, sulle voci, sul contatto fisico.
Mentre sono assorta nei miei pensieri sento qualcuno o qualcosa piombarmi addosso, facendomi finire per terra.
"Ma per caso sei cieca?" mi sbraita contro e io ne ho davvero abbastanza di persone che per parlarmi urlano.
"Sì, e con questo?" chiedo.
Mi rialzo e continuo a camminare, ma stavolta quello che mi ferma è il frastuono che c'è per strada.
Mi fermo in mezzo alla strada, ma solo per un istante. Peccato che quell'istante sia determinante. Sento delle ruote sfrecciare verso di me e cerco di mettermi in salvo salendo su un marciapiede, ma non faccio in tempo. Ricordo solo di aver battuto la testa, poi vengo circondata dal silenzio.
Narratore's Pov
Un rumore di ruote, un grido di disperazione, un gesto fatto per la medesima ragione, un disperato tentativo di salvarsi la vita. E poi uno schianto. Uno schianto ed una giovane di poco meno di diciotto anni che risponde al nome di Francesca si ritrova a terra, stringendo al petto il suo bastone la cui corda si è allentata lasciando che alcuni pezzi sfuggissero, come se quell'oggetto fosse un'ancora.
Uno schianto, una caduta, e poi il silenzio assoluto, almeno per la ragazza.
Uno schianto, dei passanti che si fermano e il cuore di un uomo che si trova all'interno dell'abitacolo di un'auto, quella che ha investito la piccola sventurata, che perde un battito. Forse un altro cuore si è fermato mentre quello del poveretto, sconvolto, terrorizzato e travolto da un senso di colpa che ha un peso troppo grande per due sole spalle, cerca in tutti i modi di ripartire, pur facendo una fatica a dir poco immane. La gente che è fuori dall'auto ha accerchiato la ragazzina e cerca in tutti i modi di rianimarla, dicendo poi parole del tipo: "Oh santo cielo, povera piccola!", oppure: "La sua sventura a quanto pare è stata doppia: le manca la vista ed ora sta rischiando anche la vita!", o i primi pettegolezzi come: "Ma dov'è quel disgraziato che l'ha investita?"
Peccato che il povero giovane non sia per niente un disgraziato né un pirata della strada. Non era ubriaco né altro ed ora il suo unico pensiero è quella figura che ha cercato di evitare pur avendola vista all'ultimo momento, che in questo momento potrebbe essere in grave pericolo, ma la gente intorno, invece di aiutarla, non fa altro che fare commenti. La tentazione di fuggire è forte, ma lo è ancora di più quella di aiutare quella povera ragazzina che, in fin dei conti, ha commesso l'unico errore di fermarsi al momento sbagliato e nel posto sbagliato.
Alla fine, quando qualcuno cerca di portare la giovane in ospedale, scatta qualcosa dentro l'animo di quel povero giovane.
Con il cuore in tumulto il giovane apre la portiera per poi scendere dalla sua auto con le gambe tremanti e la tachicardia.
Quell'auto per lui è stata contemporaneamente l'inferno, perché con essa ha involontariamente compromesso la vita di una ragazzina che nemmeno conosce, e il suo guscio perché è là che si è rintanato, almeno fino a questo momento. Ora, però, è il momento di occuparsi della ragazza e mettere da parte il suo terrore.
Si avvicina al corpo esanime di quella ragazza che non conosce facendosi spazio tra la folla.
"Vi prego, state indietro!"
Il ragazzo grida, ma nessun passante che si trova accanto alla ragazzina sembra sentirlo.
"State indietro! Così non la fate respirare!" ripete spingendo e sgomitando tra la folla per raggiungere la ragazza.
Qualcuno l'ha visto scendere dalla macchina e si è reso conto che quel ragazzo non è un disgraziato, ma un poveretto che si è trovato senza volerlo in una situazione per nulla piacevole.
Finalmente le è vicino, vede il suo viso pallido e sente la sua pelle fredda a contatto con le mani. Il vento le sferza il viso con prepotenza e delle lacrime iniziano a far bruciare gli occhi al giovane. La ragazzina ha due borse appese al collo. Una di esse ha perso il gancetto che teneva ancorato il laccio da un lato e il sistema per aprirla e chiuderla si è rotto. La ragazza stringe tra le mani un bastone bianco. La corda si è allentata e due parti del bastone si sono sfilate. L'uomo raccoglie i pezzi e li infila all'interno di una borsa. Si china verso la ragazza, chiamandola dolcemente, e si accorge che ha perso i sensi. I passanti lo dicevano mentre le stavano intorno, alcuni per curarla davvero, altri perché volevano soltanto sapere come sarebbe andata a finire.
"Piccola, svegliati!" continua a ripetere l'uomo, ma inutilmente.
A quel punto la sdraia sui sedili posteriori della sua auto e le mette sotto la testa la sua giacca per farla stare più comoda, poi le toglie le borse.
Nella prima, quella con la chiusura spezzata, riesce a trovare le cuffiette della ragazza, il suo cellulare, dei cavetti e una batteria portatile. Nell'altra trova una macchina simile a un pianoforte.
In qualche modo l'uomo riesce a capire come funziona il cellulare della ragazza, inizia a scorrere tra i contatti, tuttienza una foto.
Trova un contatto con il nome: "Ginevra" e vi clicca sopra per chiamare questa persona che, lui immagina, è un'amica della ragazza.
Nel portafonli della ragazza trova la carta d'identità e legge il nome della sfortunata: Francesca Bernardi.
Dopo qualche squillo una ragazza risponde alla chiamata.
"Pronto?"
"Tu sei Ginevra, vero?"
"Sì, io... Ma chi è lei? Cosa ci fa con il cellulare della mia migliore amica? Cos'è successo?"
"Tesoro... il fatto è che io... ho involontariamente investito la tua amica." risponde l'uomo.
"Cosa?" La ragazza dall'altra parte sembra sconvolta.
"Ti do l'indirizzo dell'ospedale in cui la sto portando. Ti prego, raggiungimi prima che puoi."
"E come faremo a riconoscerci?"
"Manda una tua foto sul contatto di Francesca... ti riconoscerò io."
L'uomo dà a Ginevra l'indirizzo dell'ospedale in cui si sta recando, la saluta gentilmente e riaggancia. Si volta per un attimo a guardare la ragazza sdraiata sui sedili posteriori della sua auto e sottovoce chiede: "Perché proprio questa bambina? Perché dovevo farle del male?"
Ginevra's Pov
"M-mamma..." dico tra le lacrime. Non riesco ancora a credere che a Francy sia capitata una cosa del genere.
"Piccola, che ti prende? Perché piangi?"
"Ho bisogno di andare subito in ospedale, mamma" rispondo.
"Perché? Cos'è successo, amore mio?" mi chiede lei prendendomi le mani.
"Prima... mi ha chiamata un uomo. Ha detto di aver involontariamente investito Francy e che la stava portando in ospedale. Io ti do l'indirizzo. Ti supplico mamma, portami da lei! Per favore..."
Mando una mia foto all'uomo e vedo mia madre annuire. Le do l'indirizzo e lei mi aiuta a salire in auto dato che non riesco quasi a camminare. La mia migliore amica è in pericolo! Un'altra volta!
Improvvisamente vedo qualcuno farmi cenno dalla strada e riconosco subito il suo viso dall'espressione gentile.
"Ginevra!" mi chiama il ragazzo della mia migliore amica. "Ehi! Ti senti male?"
Mia madre ferma l'auto ed io apro la portiera per poi scendere e farmi sostenere dalle sue braccia per poi tuffarmi in quell'abbraccio fraterno.
"Dan... è successa una cosa terribile!"
"Cosa? Di che si tratta?" mi chiede lui gentilmente.
"Si tratta di Francy" rispondo titubante. "L'hanno... l'hanno investita!"
Sento la sua stretta aumentare.
"Stai andando a trovarla in ospedale, vero?"
Annuisco, ancora con le lacrime agli occhi.
Anche lui si unisce a noi e arriviamo all'ospedale in poco tempo, per fortuna.
Appena arriviamo là sento qualcuno dire: "Ginevra!", e riconosco subito quella voce.
"È l'uomo che mi ha avvisata!"
Mi avvicino a lui tremando, infatti i miei due accompagnatori mi sostengono per non farmi finire sul pavimento.
"Co-come sta?" chiedo insicura.
"L'hanno messa in terapia intensiva. Dicono che le sue condizioni sono estremamente delicate..." mi spiega l'uomo, "m-mi dispiace."
Si avvicina a noi e ci mostra delle bacchette e una corda. Ne riconosco una con una rotella.
"Ma quello... quello è..." dico in lacrime.
"Il suo bastone" completa la frase l'automobilista.
"Lo dia a me. Questo si può riparare. Me ne occupo io" dice Daniel. "Non si preoccupi, è stato un incidente. Poteva capitare a chiunque."
Per quanto lui abbia buon cuore non avrei mai immaginato che riuscisse a ragionare in quel modo. Per un attimo ho avuto paura che desse in escandescenza, ma come al solito sono rimasta spiazzata dal suo modo di fare e questo mi solleva molto.
"Quella ragazza deve volervi davvero molto bene." dice l'automobilista.
"Ci vuole bene, ma è anche lei a farsene volere" preciso.
Daniel's Pov
Le cose peggiori accadono quando meno ce le aspettiamo. Chi avrebbe mai detto che il giorno di Natale ci saremmo ritrovati qui, in ospedale, un'altra volta, e per giunta perché Francesca stava male? Ginevra, poi, ha detto una grande verità. Lei ci vuole bene e si fa volere bene. È una ragazza meravigliosa. Forse un po' troppo modesta, sensibile e molto orgogliosa, però sono proprio queste le cose che colpiscono maggiormente parlando con lei anche solo per cinque minuti, se non di meno.
Mi riscuoto quando mi arriva un messaggio da parte di Linda che dice: "Ho bisogno che mi aiuti. Io e Francy abbiamo litigato e la zia Angelica ci è andata di mezzo. Ho bisogno che la tro"i e le parli per farla ragionare."
Perfetto! Come faccio a dirle che Francesca sta male? Per messaggio non ci riesco, ma almeno ho capito perché è stata investita. Quando è preoccupata o furiosa lei non riesce a concentrarsi su quello che ha intorno, corre e basta.
Decido di scrivere anch'io a Linda e nel messaggio le dico: "Se mi permetti di raggiungerti a casa tua ti spiego una cosa. Io posso dirti dov'è Francy, ma non per messaggio, e per la seconda parte non posso aiutarti per niente."
Lei mi dice che per lei va bene ed io mi dirigo verso casa sua.
Quando arrivo a destinazione le altre due donne coinvolte in questa storia mi vengono incontro. Sono incredibilmente preoccupate e qualsiasi cosa abbiano fatto o detto non era venuta fuori con lo scopo di farle del male.
"Dov'è?" chiede Angelica, bianca in volto.
Cerco di raccogliere il coraggio sufficiente per dirle tutto e le rispondo in un soffio: "È in ospedale."
"Come?" chiede Linda che sembra sul punto di svenire.
"Lì, prendi l'auto e andiamo, ti dico io dove si trova l'ospedale e arrivati là ti spiego tutto" le dico, in preda al panico.
Mi ritrovo a trasportarle fino all'automobile una alla volta, perché non si reggono quasi in piedi, e alla fine mi ritrovo anche a stare al volante. Vedo Linda e Angelica scambiarsi continuamente sguardi colpevoli, come se il peso della causa di quello che sta passando Francy gravasse sulle loro spalle.
Una volta arrivati di fronte all'ospedale spiego loro tutto quello che è successo, poi chiedo: "Ora mi volete dire cos'è successo?"
Anche loro mi spiegano tutto e quando capisco che anche io e Ginevra siamo stati tirati in ballo, dico: "Certo, facendo questo ve la siete messa proprio contro!"
"Ecco... noi... c-credevamo che pensando a te o a Ginevra lei avrebbe ragionato." dice Linda tra le lacrime.
"Vieni, siediti che per come sei ridotta basta un soffio di vento a farti cadere" le dico prendendola per le spalle e portandola verso una sedia. "Ora però ascolta Linda: okay che Francesca si fida di me e di Ginevra, ma non pensa con la nostra testa. E comunque per quanto mi riguarda questa è una sua scelta e se preferisce curare il suo spirito più che il suo aspetto a cosa credete che servirebbe se mi mettessi anch'io a farle pressione? La deluderei e basta! In più per me lei è bella così com'è, e lo sapete."
"Non avrei mai creduto che potesse accaderle una cosa del genere" continua lei, "è solo colpa mia!"
"Smettila, non è vero!" le dico prendendola per mano.
"È vero, è anche colpa mia" si aggrega Angelica.
Perfetto, adesso contando anche Francesca ci sono tre persone che si danno colpe assurde.
"Non è colpa vostra! Lei sa che le volete bene." cerco di calmarle, anche perché ci credo.
Francy si arrabbia davvero quelle rare volte che si arrabbia ed è molto orgogliosa, ma non è stupida.
"Se solo l'avessi vista!"
"Perché lo stai dicendo, Lì?"
"Era fuori di sé. È stata dura, molto dura. Aveva gli occhi lucidi, le guance in fiamme, tremava, ha stretto il suo bastone fino a quando le sue dita non hanno cambiato colore, e dopo aver sbattuto la mano sul tavolo ed essersi fatta anche male ha urlato contro di me e contro la zia tutta la sua rabbia... mi ha detto che l'ho delusa il doppio perché mi considerava una sorella maggiore e perché l'ho accusata indirettamente di piangersi addosso! È stato orribile!"
"Però anche tu, Lì, hai il tuo caratterino! È ovvio che ti avrebbe risposto in quel modo se avessi messo in mezzo la questione del non vedere e che vedono gli altri! È molto raro che Francy si fidi completamente di qualcuno, e per quello dovrebbe essere nelle vostre mani come una marionetta. È naturale che non voglia darvi ascolto sotto questo punto di vista."
Linda's Pov
Le parole di mia cugina mi rimbombano in testa e il fatto che lui voglia spiegare le ragioni di lei mi sembra incredibile. Io mi chiedo come sia possibile che io che conosco Francy praticamente da tutta la vita le abbia detto una cosa che poi mi si è ritorta contro e lui che la conosce da molto meno di me abbia capito un mondo per quanto la riguarda? Io le voglio bene, non parlavo di sicuro per farla soffrire, ma la situazione mi è sfuggita di mano.
"Come hai fatto a capire tutte queste cose?" gli chiedo asciugandomi le lacrime, gesto inutile dato che ne scendono in quantità maggiore.
"Non ci vuole molto a capirla. Lei di alcuni argomenti non parla con nessuno, bisogna cavarle le parole di bocca, perché la sola idea che qualcuno le urli contro la spaventa e la irrita." spiega.
"Da quando sei anche psicologo, scusa?" chiedo.
"E chi lo è mai stato? Voglio solo dirti che per far cambiare idea a Francesca bisogna lasciare che lo faccia da sola, non forzarla. Se accade, bene, altrimenti non fa niente. E non sentirti in colpa. L'hai detto tu: era fuori di sé, tanto quanto te. Vedrai che si riprenderà e, anche se forse ci metterà un po', riuscirà a lasciarsi alle spalle questa storia! Lei ti vuole molto bene, l'ha detto lei stessa che ti considera una sorella maggiore. Ti ha dimostrato che ti vuole bene in uno scatto d'ira, solo che né tu né lei l'avete notato."
"Credevo che mi urlassi contro anche tu, a dire il vero. So quanto le vuoi bene e temevo di farti arrabbiare... io ti assicuro che non avrei mai immaginato che sarebbe successa una cosa così!"
"Per favore, smettila! Non è stata colpa tua né di nessun'altro. È stato un incidente. Un incidente è qualcosa che capita per caso, senza che qualcuno lo possa prevedere. Credi davvero che io non sappia che se tu avessi previsto le conseguenze del tuo discorso avresti evitato di farlo o lo avresti impostato in un modo diverso?"
Lui si avvicina alla sedia sulla quale mi ha fatta sedere, che poi è proprio accanto a quella su cui, mentre mi parlava, ha fatto accomodare mia zia, che ha il viso tra le mani e singhiozza come una disperata.
"Sono capitate cose peggiori a Francesca. Vedrai che riuscirà a superare anche questa!" mi dice asciugandomi le lacrime. "Dai, non piangere, Lì!"
Dopo di me lui si avvicina alla zia Angelica e le posa delicatamente le mani sulle spalle.
"Angelica! Ehi! Guardami, per favore!" le dice. "Non nasconderti solo perché stai soffrendo. Tu sei sua madre, le vuoi bene, e non potresti mai volere qualcosa che la faccia soffrire. Francesca lo sa, solo che forse non te lo dirà subito, perché è molto testarda. E se anche non dovesse seguire il tuo consiglio quando si risveglierà, perché io sono sicuro al cento per cento della sua guarigione, non ti terrà lontana per sempre! Nessun figlio che si possa considerare tale lo farebbe mai, tantomeno lei!"
"Mia cugina è molto fortunata, lo sai?" dico. "Non so quante persone farebbero quello che stai facendo tu per dare un aiuto a tutti i litiganti!"
Lui mi sorride come per dire che invece ce ne sono molti. Abbiamo la stessa età, ma modi completamente diversi di porci agli altri, anche se io, fino ad ora, non ho mai alzato la voce con Francy. Eppure mi fa rabbia a volte vederla con quella faccia da bambina. Altre volte, invece, mi sembra bella.
O meglio: lei è bella, ma vorrei che desse più peso a certe cose, come le altre donne.
Forse, però, come dice lei anche se con furia e come mi ha più gentilmente ripetuto Daniel lei non è "le altre donne".
Vedo Ginevra inginocchiata sul pavimento, con sua madre che le sta di fronte, cerca in tutti i modi di farla alzare in piedi e di consolarla. Ho sempre notato un forte legame che univa la bionda alla mia cuginetta. Forse è proprio per questo che ora piange così.
"Ginevra. Vuoi che chieda se puoi andare a farle visita?" chiede la donna.
"Sì, mamma, per favore!" le risponde Ginevra.
"Ho parlato con Giorgio" aggiunge l'altra. "Sta venendo... o meglio: è venuto qui."
Infatti Giorgio s'inginocchia accanto a Ginevra e la tira su, prendendola tra le sue braccia e sedendosi su di un'altra sedia.
"Coraggio piccola, passerà anche questa!" dice dolcemente.
"Questo non lo sappiamo ancora" singhiozza lei.
"Hai così poca fiducia in lei?"
"Io mi fido di Francy, ma del destino no!" gli risponde lei.
Qualcuno si avvicina a noi. È il dottore, ne sono sicura.
"Scusi dottore" lo chiama Daniel, "lei è il medico che si sta occupando di Francesca Bernardi?"
"Sì, e volevo dirvi che potete entrare a farle visita, ma uno alla volta, e non più di cinque minuti a testa! Chi vuole entrare per primo?"
"Io!" rispondo.
Mi tremano le gambe e cado miseramente. Mi sento afferrare le mani e tirare su da qualcuno. Mi sento prendere sottobraccio e con molta dolcezza Daniel mi dice: "Farò come con tua cugina, tu non ti reggi in piedi!", e detto questo mi guida verso la stanza in cui è ricoverata Francy, luogo in cui ci sta conducendo il dottore.
"La prego, prima di farla entrare le dia una sedia. Sta tremando!"
Quel ragazzo è davvero gentile.
"Ci penso io." dice facendomi accomodare su di una sedia a rotelle e portandomi dentro per poi uscire un secondo dopo.
"Piccola mia... ti assicuro che non avrei mai immaginato che potesse accadere una cosa del genere. Non volevo farti ritrovare in un letto d'ospedale. Io ero molto arrabbiata e lo eri anche tu..."
Sento la sua macchinetta fare degli strani suoni.
"No, amore mio! Ti prego, no!"
Le stringo la mano, ma la macchina suona più di prima.
"Va bene! Se ti fa arrabbiare tanto l'idea di starmi accanto io esco! Ti manderò qualcuno che sicuramente ti farà sentire meglio! Ciao."
Mi trascino fuori dalla stanza e dico: "Daniel, appena sono entrata... Francesca si è agitata... i-io credo sia meglio che entri tu."
"Tranquilla, ci parlo io con Francy. Tu torna di là se riesci a camminare." dice gentilmente Daniel.
Daniel's Pov
Vedo Linda alzarsi e camminare con le braccia tese in avanti, come fa Francesca quando non ha il suo bastone. Dopo aver parlato con lei glielo rimetterò a posto. È un oggetto e il danno è stato fatto più alla sua proprietaria che ad esso.
Apro la porta della stanza che emette un tremendo cigolio. Sento il ritmico beep dei macchinari e mi avvicino a lei.
"Ehi, amore mio! Lo so che sei molto arrabbiata, ma ho molto bisogno di parlare con te. Per esempio vorrei dirti... che mi piaci come Bella Addormentata, ma senza tutto questo arsenale. Poi potrei dirti che hai ancora tante persone da incantare con la tua dolcezza, la tua innocenza che si manifesta sempre e comunque, quella bella voce che il Cielo ti ha dato, le tue capacità, il tuo modo di lottare tutti i giorni. Hai tante cose da insegnarmi e anch'io ne ho moltissime da insegnare a te."
I suoni delle macchine non hanno più quel ritmo frenetico.
"Piccola... non vuoi vedere la neve come l'altra volta? Non ti piaceva? Dal tuo viso, quel giorno, avrei detto il contrario. Cosa ne diresti se quando ti riporterò a vederla anch'io chiudessi gli occhi con te e vedessi la neve con le mani, con il viso... come la vedi tu? Ne saresti felice, vero? Beh, se lo vorrai io lo farò. Non è la prima volta che lo faccio, e non sarà l'ultima!"
Vedo un piccolo sorriso spuntare sul viso della mia piccola. Lei è pallida e immobile, ma sul suo volto non c'è più quell'espressione neutra che vi si vedeva fino a poco fa.
"È arrivato il turno di un'altra persona di entrare qui, piccola! Lo so che prima non eri arrabbiata e che avevi paura di essere sgridata, ma non succederà. Non per ora, almeno. Tutti piangono per te, te l'assicuro!"
Le accarezzo la guancia tentando di non spostare le macchine che ha addosso, poi lascio la stanza. Il sorriso che campeggiava sul suo volto e che mi sono soffermato ad osservare appena prima di uscire mi dà ancora un filo di speranza. Lei è la mia forza, perché in questo momento sta combattendo contro se stessa. Chissà se si sente più al sicuro qui o nel luogo in cui si trova adesso? Intanto avverto Ginevra del fatto che può entrare e vado in cortile dopo aver recuperato i pezzi del suo bastone bianco e la corda che fino a pochissimo tempo fa serviva a tenerli insieme.
Non mi ci vuole molto tempo per ripararlo, per fortuna.
Francesca's Pov
Quando Linda è entrata nella mia stanza non so spiegare come mi sono sentita. Ho avuto paura che mi sgridasse di nuovo, come ha detto Daniel, ma al contempo ho provato molta rabbia. Non è lei quella che si sente costantemente inferiore agli altri perché va dritta per la sua strada. Non è lei che ha bisogno di dirsi ogni giorno: "Non ascoltare le cattive parole!" Ma soprattutto non è lei che si è sentita dire da sua sorella: "Ci sono tante persone che fanno quello che tu non fai, e sono come te!", facendola sentire come una debole, una che piange ad ogni angolo per una condizione che le è stata imposta dalla forza del destino. A lei non succederà, certo, perché lei è come tutte le altre donne!
Io non sono come le altre donne, ma non per i miei occhi. Non sono una sprovveduta, so che ce ne sono altre che come me non vedono, e le conosco. La "differenza" di cui parlo sta nel fatto che io detesto quella roba appiccicosa o che mi sembra polvere a contatto con la pelle. Se loro vogliono mettersela che lo facciano pure, ma se io devo affidarmi completamente ad un'altra persona per qualcosa che neanche mi piace e mettere la faccia come uno spaventapasseri... beh, no, grazie! Non ci tengo per nulla.
Mia madre, poi!
Lei non avrebbe dovuto mettere in mezzo persone alle quali voglio bene solo per ottenere una cosa simile!
Per quanto riguarda Daniel, invece, è stato davvero dolce a parlarmi in quel modo della neve, del mio carattere, della mia voce... di tutto quello che mi ha detto. Questo dimostra che a volte le persone che ti conoscono da più tempo non sanno come trattarti, mentre altre persone che ti conoscono da meno tempo lo sanno benissimo.
Da qui si vede e si sente tutto, lo so bene, perché ora conosco discretamente la sensazione del "vedere", ma non vorrei conoscerla. Non vorrei conoscerla a spese degli altri. Ho visto piangere tutti: Linda, mia madre, Ginevra, l'uomo che mi ha involontariamente investita... e lui mi ha fatto tenerezza, perché lo so che è stata colpa mia se si è trovato in questo pasticcio. È stato gentile a portarmi in ospedale e mi dispiace davvero molto sapere che anche lui sta male, ma al tempo stesso non voglio tornare.
Non ancora, almeno, perché provo troppa rabbia e so bene che darei in escandescenza se mi ritrovassi davanti a Linda o a mia madre. Ne sono sicura.
Al contempo sono incredibilmente felice di aver incontrato Dan.
È stato davvero bello da parte sua cercare di consolare i miei cari, perché tutti loro sono i miei cari nonostante tutto. Mi è dispiaciuto molto sapere che mia madre, Linda, Ginevra e l'automobilista hanno pianto per me, ma sono stata felice di vedere che lui ha voluto essere forte per loro.
L'ho ascoltato: ha detto molte cose di me che probabilmente nemmeno io avrei capito, poi ha parlato con me e ora lo vedo armeggiare con il mio bastone per rimetterlo a posto. Ha il volto contratto, cosa che mi dispiace davvero molto, ma per ora non posso né voglio uscire. Ho paura, ma non di mia madre e di mia cugina. Ho paura delle mie reazioni nei loro confronti. Non voglio fare loro del male, perché, lo ammetto, anch'io ho esagerato un po' urlando loro contro in quella maniera. Peccato che se solo penso a quella cosa mi bruci ogni parte del corpo dalla rabbia, cavolo!
Sento la porta cigolare. Credo di essere in una stanza che tutti descrivono come un ambiente con le pareti bianche. Sento dei passi avvicinarsi al letto e li riconosco: è la mia cara Ginevra, la mia migliore amica!
"Ciao, amica mia! Come stai? Forse... forse sei arrabbiata anche con me..."
No Ginevra, io non ce l'ho con te! Perché dovrei essere arrabbiata proprio con te?
"Io non ero con te per aiutarti e mi dispiace."
Amica mia, non potresti essere ovunque in qualunque momento, non hai nessuna colpa! Oh, accidenti, ora sì che desidero uscire!
"Sai, spero che tu ti riprenda. Abbiamo ancora molte cose da fare tra amiche. Per esempio il concerto della Michielin. Te lo ricordi? Avremmo dovuto andarci insieme, Sister! Ti prego, promettimi che ti riprenderai!"
La sua mano è ferma sul letto.
Trema, so che trema, la sento.
Cerco di spostare quella specie di fantoccio che mi ritrovo per corpo in questo momento e le afferro la mano.
Amica mia, non posso assicurarti che mi riprenderò, ma quello che posso prometterti è che ci proverò con tutta me stessa, e lo farò per tutti coloro ai quali voglio bene, comprese anche le persone con cui ho litigato.
Ginevra's Pov
"Sai, spero che tu ti riprenda" dico alla mia migliore amica. "Abbiamo ancora molte cose da fare tra amiche. Per esempio il concerto della Michielin. Te lo ricordi? Avremmo dovuto andarci insieme, Sister. Ti prego, promettimi che ti riprenderai!"
Le mie mani tremano incredibilmente.
Ne ho appoggiata una sul letto sul quale è sdraiata Francy e improvvisamente vedo che la sua mano si sposta verso la mia e la stringe forte. I miei occhi si riempiono di lacrime quando vedo il sorriso dolce della mia amica del cuore.
"DOTTORE, LA PREGO, VENGA A VEDERE!" grido non volendo staccare la mia mano dalla sua.
"Cosa succede?"
"Guardi... m-mi sta stringendo la mano!" dico, stavolta in un sussurro. "E sta sorridendo!"
"Cara, per favore, esci dalla stanza!" dice gentilmente il dottore, ma io non ho il coraggio di lasciare la mano della mia amica del cuore. Non ne ho la forza.
Il dottore, con delicatezza, separa le nostre mani ed io dico alla mia amica: "Puoi farcela! Io so che puoi farcela!", per poi uscire dalla stanza.

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