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158: Delirio e riconciliazioni

Francesca's Pov
Sento di avere lo stomaco in subbuglio. I miei saranno qui a momenti ed io sono qui, con la febbre, ed ho una paura tremenda che mi divora dall'interno. Ho paura di sentir litigare i miei genitori.
Dio mio, se solo avessi una macchina del tempo! Potrei usarla per ritornare alla settimana più bella della mia vita e per impedire che delle cose che mi fanno stare male accadano.
"Non me lo dire, Francesca. Sei agitata." mi dice Daniel.
"Io..." sussurro.
"Non posso prometterti che andrà tutto bene con i tuoi genitori, perché non so come li troveremo, ma ti giuro che starò accanto a te, comunque vada."
Ricordo un'occasione in cui lui aveva mandato via i miei genitori proprio perché stavano litigando ed io avrei potuto sentire, inoltre avevo la febbre proprio come adesso.
""Se proprio avete voglia di saltarvi addosso come due belve e sbranarvi andate a farlo da un'altra parte"!"
"Sono una vigliacca!" dico trattenendo a stento le lacrime. Non lo faccio per pudore verso di lui, ma perché sto sforzando troppo gli occhi per quello e mi sono stufata di sentirne il bruciore, almeno quanto lo sono di sentire urla.
"Ma la smetti?"
Non capisco se mi sta sgridando o se semplicemente mi sta chiedendo di non farmi ancora del male.
"Non continuare a condannare il tuo modo di essere. Io quella non la chiamerei esattamente vigliaccheria, e tu lo sai. Tra l'avere paura e l'essere vigliacchi c'è una bella differenza. Tu non stai facendo né la vigliacca né lo scarica barile, e questo lo trovo molto nobile." dice stringendo forte le mie mani. "Tu sei indecisa, sei esitante, ma non sei vigliacca!"
"Io ho paura di loro, e questo non me lo potrò mai perdonare!" dico sbattendo di nuovo le palpebre. "Li temo e in più mi fanno rabbia... ed è orribile!"
"Smettila di agitarti e prenderti un milione di colpe, non ti serve a niente."
Per ogni parola pronunciata lui aumenta la stretta sulle mie mani.
"E poi tu non hai paura di loro, ma di come potrebbero reagire, il che è molto diverso. Adesso calmati però, perché i tuoi sono arrivati."
Faccio un respiro profondo e mi calmo.
"Non trovo più la mia guida. Potresti accompagnarmi di sotto?" chiedo.
In fondo penso che sia un bene il fatto che io non trovi l'occhio a rotelle, perché non mi sarei sentita protetta come mi ci sento quando lui mi tiene la mano, che sia per accompagnarmi o per infondermi coraggio, cosa che ora considero importantissima.
"La tua guida è proprio al piano di sotto."
Lui mi prende per mano e una sensazione di sicurezza inizia a farsi largo dentro di me. Mi chiedo sempre come sia possibile che qualcuno riesca a trasmettere tanta tranquillità solo attraverso una stretta di mano. Ma forse non dipende solo da lui... forse dipende anche da me che mi fido di lui. Mi fido di lui come di poche altre persone ed a volte mi sento stupida, perché sono quel tipo di persona che dà la sua fiducia poche volte, ma definitivamente.
"Ehi!" Mi sento stringere il polso e mi accorgo di essere in bilico. Ero sul punto di cadere e farmi tutta la scalinata con la testa, cosa che ho già sperimentato più volte e non è stato proprio un bel ricordo.
"Tutto bene?" mi chiede quando ho recuperato un equilibrio abbastanza stabile.
"Sì, va tutto bene, grazie." rispondo timida.
Sento i miei genitori gridare e sono sul punto di cadere di nuovo, ma stavolta di spalle. Lui mi prende al volo e mi fa afferrare al corrimano, poi sfiora il mio viso con il suo e mi chiede sottovoce: "Te la senti di venire con me o vuoi restare qui?"
"Non mi sembra giusto farti fare il lavoro sporco" rispondo accingendomi a scendere un gradino con le gambe che tremano e sembrano fatte di gelatina. Mi aggrappo al suo braccio come se fosse un'ancora di salvezza, ho paura di finire a terra, cosa che lui capisce.
"Tesoro, calmati" mi dice fermandosi per poi sedersi sulle scale e farmi sedere sulle sue ginocchia, forse per non farmi prendere freddo.
Sono scossa dai brividi, quasi non tocco terra.
"Respira." mi dice lui prendendomi le mani e facendomi allargare le braccia, movimento tipico degli esercizi fatti in palestra. Prendo un respiro profondo e cerco di non iperventilare. "Ecco, brava, così. Continua" mi dice lui, facendomi ripetere quel movimento. Io ripeto quell'operazione per almeno altre quattro volte prima di calmarmi del tutto, poi lui mi dice: "Lo sai anche tu che se t'imponi di fare qualcosa e un'altra parte di te non vuole assolutamente farla finirai per ridurti così. Calmati."
Mi aggrappo al corrimano per alzarmi e lui mi aiuta per poi alzarsi con me. Riprendiamo a scendere le scale e una volta arrivati al piano di sotto, anche se conosco abbastanza bene la casa, non ho il coraggio di lasciargli la mano, perché non so se sarò abbastanza forte da sopportare "emotivamente parlando" uno scontro faccia a faccia con i miei genitori.
"Siete qui?" chiedo con un filo di voce, ma lo faccio più che altro per attirare l'attenzione e farli smettere, almeno per un istante, di urlarsi contro parole orribili.
"Tesoro, per quanto stanno gridando non credo ti abbiano sentita con quella vocina che ti ritrovi."
Quella frase, che sta solo ad indicare che sarebbe meglio che alzassi il tono, mi fa sorridere e scaricare un minimo di tensione. Loro, però, continuano ad urlare.
"Non spaventarti, mi raccomando" dice dolcemente il mio accompagnatore, accarezzandomi i capelli con la mano libera.
"EHI! GUARDATE CHE È PER QUESTO STESSO MOTIVO CHE ORA SIETE QUI!" urla per farsi sentire.
Loro smettono per cinque secondi di litigare, giusto il tempo, credo, di puntare gli occhi su di me. Sento gli occhi lucidi e non so se per la febbre o per le probabili lacrime che si apprestano a inondarmi il viso.
"È COLPA TUA SE È SCAPPATA, PERCHÉ COME TUO SOLITO HAI GRIDATO E LEI SI È SPAVENTATA!" grida mia madre.
"COLPA MIA?"
Mio padre sembra sul punto di fare scintille.
"È COLPA TUA, CON LE TUE STUPIDE TEORIE E LE TUE URLA ISTERICHE!"
"Siete uno peggio dell'altro!" dico iniziando a singhiozzare. "Perdonami, io non ce la faccio a..."
La mia presa scivola via dalla mano di Daniel ed io mi volto verso le scale e inizio a correre, rischiando di inciampare, anche se lui, che mi ha rincorsa, me lo evita.
"Immagino che ora sarete soddisfatti! Continuate pure ad urlarvi contro se vi fa piacere, ma siete pregati di farlo fuori di qui, anche perché lei ha la febbre perché ha corso sotto la pioggia per questa storia dei litigi!" dice il mio angelo, tenendomi in piedi in qualche modo. "Piccola, non piangere! Potrebbe salirti la temperatura, calmati."
Mi tuffo in quell'abbraccio, provando subito molto sollievo.
"Piccola, ti prego, basta!" mi dice alzandomi il viso e sentendomi la fronte con la mano destra. "Se continui così ti sentirai male!"
Sento la febbre salire vertiginosamente. Non posso esserne sicura, ma mi sento come se dovesse esplodermi la testa da un momento all'altro. Lui forse l'ha notato, perché, tenendomi in piedi chissà come, mi riporta al piano di sopra. Mi ritrovo sul letto, tremante, e sento che lui mi adagia qualcosa di freddo sulla fronte. Le dita che tengono ferma la pezza, perché è di quello che si tratta, mi sfiorano la cute di striscio, facendomi rabbrividire, ma non mi dispiace che ci sia quel contatto perché mi sento più che protetta.
"Resisti, piccola! So che è freddo, ma ti giuro che dopo starai meglio!" dice dolcemente.
Sento qualcun'altro avvicinarsi al letto e crollarmi praticamente addosso. È la mia povera cugina: Linda. Già immagino cosa sta per dirmi. So che si sente in colpa, ma quello che è successo è soltanto colpa mia perché sono talmente stupida da farmi salire la febbre per una cosa del genere.
"Perdonami amore mio, io... i-io non potevo immaginare che avresti reagito in questo modo!"
"Lì, tranquilla... io starò bene." le dico. "L'unico favore che ti chiedo è quello di chiedere una cosa ai miei genitori da parte mia. Ho bisogno che tu dica loro che mi dispiace, che chiedo loro perdono per essermene andata correndo e per averli temuti... ti prego, puoi dirlo tu per me?"
Linda si avvicina al letto sul quale sono ancora sdraiata e mi abbraccia forte.
"Sta delirando, è evidente." dice, parlando probabilmente a Daniel.
"Lì, credo che lei si senta in colpa sul serio. Ti prego, vai a cercare i tuoi zii e parla con loro, falli venire qui, in modo che possano parlarle... ma prima è necessario che si calmino perché se litigassero di nuovo davanti a lei la farebbero stare veramente male."
"Ci andrò" dice Linda, "ma tu rimani con lei."
"Certo che resterò con lei" le dice Daniel per poi abbracciarla, cosa che capisco perché le sfrega forte una mano sulla schiena, proprio come fa con me.
Linda's Pov
Farò quello che mia cugina mi ha chiesto, ma soltanto perché me l'ha chiesto.
Lei ha assistito troppo spesso a scene prolungate di litigi tra i suoi genitori ed è logico che si sia sentita male nel sentire le loro voci alzarsi per dire cose orribili, è per questo che si è allontanata da loro. Del resto  per quanto possiamo cercare di esserci forti, nessuno è immune dall'impulso di fuggire.
Trovo gli zii seduti su un muretto, nel giardino di casa Bernardi. Lei ha il volto tra le mani e quando lo solleva di poco vedo che ha gli occhi rossi. Lui è in silenzio, rigido come una statua, e non dice una parola.
"Francy mi ha detto di dirvi che le dispiace di essersi allontanata e di avervi temuti."
"Amore mio!" dice la zia Angelica per poi alzarsi in piedi. "Come... come sta adesso, Linda?"
"Ha la febbre."
"Non è da sola, vero?" chiede lo zio Fausto.
"Ti sembra che lo stesso ragazzo che vi ha chiesto di litigare fuori l'avrebbe lasciata da sola in quelle condizioni? Beh, siete fuori strada! Ora però fatemi un favore: andate da lei e ditele che non è colpevole di nulla, perché crederà soltanto a voi, a quanto pare."
Anche lo zio si alza e tutti e due, tremando leggermente, entrano in casa.
Una volta saliti in camera chiedono: "Come sta Francy?"
"Per fortuna l'attacco di febbre è stato passeggero. Ora sta molto meglio ed è tranquilla" risponde Daniel. "Per favore, lasciatela stare, non forzate le cose, perché lei non lo sopporta."
Tutti e due si avvicinano a mia cugina e le stampano un dolce bacio sulla fronte.
"Siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a te, piccola."
Quelle parole, pronunciate da mia zia, mi toccano il cuore.
Francy apre gli occhi e, mentre le sue palpebre sbattono velocemente, sussurra un: "Va tutto bene, va tutto bene."
Spazio Autrice
Hola chicoooos, hola a todooos, holaaaaaaaaaaa!
È da un po' che non scrivo uno spazio autrice, ma oggi penso sia il caso. Primo: perché questo molto probabilmente sarà l'ultimo capitolo del 2016. Secondo: perché un po' di tempo fa la storia ha compiuto un anno.
Esattamente un anno fa stavo scrivendo il capitolo 11, quello che parlava dell'improvvisa febbre di Francesca in vacanza. Ora lei ha di nuovo la febbre, ma stavolta si parla dell'inverno, (nel tempo della storia sta per concludersi il 2015, anche se non sono ancora arrivata a parlare del Natale.)
Fin dall'inizio sapevo che tutti i personaggi di questa storia mi sarebbero entrati nel cuore, in particolar modo proprio Francy e Daniel: lui perché mi è stato ispirato da una persona che io considero un amico e che, senza saperlo, mi ha dato molto. Per quanto riguarda lei è nel mio cuore perché parla per me: escludendo il cognome e l'età, lo ripeto, Francesca sono proprio io! Sono la ragazza che odia le imposizioni, che non ascolta facilmente i consigli che sembrano rimproveri, o meglio, per ascoltarli li ascolta, ma non li segue in nessun caso.
Questi personaggi mi e vi faranno compagnia ancora a lungo, perché ho tantissime idee per loro. Queste idee nascono da esperienze della mia vita che mi lasciano il segno e in alcuni casi sfogo la rabbia, altri sono sfoghi di gioia che non riesco a reprimere e che non voglio condividere con i miei genitori.
Dopo questo spazio autrice quasi più lungo del capitolo stesso, vi auguro un felice 2017, (stavo per scrivere 2016, è l'abitudine), e di realizzare i vostri sogni quest'anno che verrà, come ho fatto io nell'anno che sta per volgere al termine.
Alla prossima!

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