156: Se tu non ci fossi...
Francesca's Pov
Per fortuna ieri è andato tutto bene con Cecilia e per tutto il giorno lei non ha dato segni di una ricaduta. Ieri, come mi aveva promesso, Daniel mi ha restituito il disegno di Cecilia con i contorni evidenziati con la pistola a colla.
Oggi ho la visita con il dottor De Martino e i miei ginitori hanno voluto accompagnarmi. Finalmente posso togliermi quel coso di plastica, anche se continuerò a portare la benda per qualche giorno e dopo, per ogni evenienza, indosserò degli occhiali da Sole.
Arriviamo all'ospedale e una volta arrivato il nostro turno io entro in quella stanza che non posso definire troppo familiare né totalmente sconosciuta.
"Come ti senti in questi giorni, Francesca?" mi chiede il dottor De Martino.
"Decisamente meglio, grazie!"
"Perfetto! Vieni, siediti, tanto sai come fare."
Mi siedo di fronte a quella macchina che mi fa da "poggiatesta" e so per certo che lo sguardo del dottore non è l'unico puntato su di me, anche se non lo vedo. Dopo qualche minuto si passa alla seconda fase, c'è un cambio di sedia, poi il controllo della pressione oculare e dopo lui mi dice: "Pensa che io il tuo occhio lo ricordavo rosso!"
Capisco che questa frase vuol dire qualcosa di molto positivo, infatti lui mi applica la benda e dice: "Tranquilla, terrai quell'occhio ancora a lungo!"
"Grazie." dico timidamente, ricordando la differenza tra il suo modo di trattarmi e quello scostante dell'altro medico.
Dopo la visita chiedo ai miei il permesso di andare a trovare Giorgio e quando entro lo sento attirarmi di colpo a sé. Urto una sedia, quindi capisco che gliel'hanno data per spostarsi.
"Ciao principessa!" mi saluta.
"Ehi, ciao Giorgio! Come ti senti?" chiedo.
"Mi fa un po' male la gamba, ma va molto meglio. Pensa: domani mi toglieranno anche la sedia!"
"Però! Ti sei ripreso in fretta!" dico felice.
"Domani verranno anche i miei fratelli."
"Oh, che bello! Sono veramente felice che loro vengano a farti compagnia, sai? Non so se riuscirò a venire domani, in più dovrei andare via perché i miei genitori mi stanno aspettando, però prima volevo darti questo" dico mettendogli tra le mani un disegno che Cecilia ha fatto ieri mattina per lui.
"Quella bambina è veramente un amore!" dice lui sorridendo e dandomi un bacio sulla guancia. "Coraggio dolcezza, vai dai tuoi genitori!"
"Ciao Giorgio! Torna presto!"
"Da dove?"
"Non da dove, a fare cosa! Torna presto a farci ridere come sai, okay?"
"Certo, contaci dolcezza!"
Esco dalla stanza e raggiungo i miei genitori in cortile.
Trascorriamo la giornata da mia zia, la mamma di Linda, ma mentre torniamo a casa i miei iniziano a litigare, sempre per ragioni di gelosia. Io, pur avendo le cuffiette, li sento benissimo.
"Fatemi scendere!" dico.
"Fran..."
"Vi prego, fatemi scendere, voglio scendere!" dico iniziando a piangere.
Approfitto di un semaforo rosso, cosa che capisco perché è un semaforo sonoro, scendo dall'auto e comincio a correre muovendo a destra e a sinistra il bastone. Un tuono mi fa sussultare e dopo cinque secondi mi ritrovo completamente fradicia. Per fortuna sento il rumore di tazze sfregate le une contro le altre e capisco di essere vicina ad un bar.
Entro e chiedo: "Scusi, potrei avere un bicchiere d'acqua?", e mi risponde una donna dalla voce alquanto familiare.
"Certo, te la porto... Francesca!" dice venendomi incontro.
"Oh, Bianca!" dico singhiozzando come una bambina.
È la donna della nave, quella che mi ha accompagnata a riprendere la mia bicicletta dalla zona in cui erano depositati i veicoli.
"Tesoro mio, ma che è successo? Perché sei così disperata?"
"Perché... perché i miei genitori... prima stavano... stavano litigando!" dico senza smettere un attimo di piangere.
"Credo di avere qualcosa di meglio di un bicchiere d'acqua..." dice lei. "Intanto bevi questo, almeno ti riprendi e ti riscaldi un po', offre la casa!"
Mi accompagna verso una sedia, poi mi mette tra le mani una tazza bollente e un cucchiaino. Appena sfioro con le labbra il contenuto della tazza capisco che è una cioccolata calda, cosa che mi ricorda la vacanza sulla neve con... Daniel. Mi sembra anche di sentirlo parlare con Bianca. Ma... possibile che quello lì sia proprio lui?
"Francesca, se continui in questo modo quella cioccolata smetterà di essere dolce" mi sento dire. È proprio lui!
"Tu lavori qui? Davvero?" chiedo esitante.
"Certo! Bianca mi ha detto che eri qui e stavi male, per questo sono venuto a vedere come procedeva."
"Ecco... io..."
Lui mi tampona gli occhi con un fazzoletto e porta la mia mano destra verso la tazza. Ormai si può dire che il movimento me lo sta facendo fare lui, perché io non ne ho la forza.
Finisco la cioccolata, poi lui mi dice: "Vieni, ti porto a casa mia. Bianca mi ha dato libera uscita!"
"È meglio che tu non ti avvicini troppo, io sono completamette..."
"Fradicia?" mi anticipa lui. "Lo so, piccola Francesca!"
Arrossisco all'istante per quel soprannome.
"Sì... e rischio di bagnarti tutto."
"So anche questo, principessa, ma so anche che se non ci muoviamo sei tu quella che corre un rischio: quello di ammalarti se non ti togli questa roba di dosso il prima possibile. Dai, vieni!" mi dice prendendomi per mano e conducendomi fuori dal bar. La pioggia continua a cadere in maniera incessante, ma per fortuna arriviamo presto a destinazione.
"Ehi ragazzi! Potreste venire qui un attimo?"
Sento dei passi avvicinarsi e riconosco Serena.
"Che è successo?"
"Sery, potresti darle qualcosa per cambiarsi mentre io vado ad accendere il caminetto?" le chiede Daniel.
Ebbene sì, loro hanno il caminetto in casa e mi sembra una cosa carina. A volte è un problema, ma dev'essere bellissimo ascoltare il crepitio del fuoco in un giorno d'inverno.
"Certo. Ci penso io alla mia cognatina." risponde Serena. "Vieni... tanto conosci bene la casa."
Seguo Serena e mi accorgo delle scale proprio prima che lei si ricordi di avvisarmi. Mi reggo al corrimano perché almeno per quanto mi riguarda ho bisogno di qualcosa a cui aggrapparmi.
Mi fa entrare nella sua stanza e dice: "Prendi, mettiti questi e dammi i tuoi vestiti che li metto ad asciugare."
Vado in bagno a cambiarmi e consegno a Sery gli altri abiti.
"Grazie di cuore." le dico.
"E di che? Non potevo di certo permettere che tu ti beccassi un raffreddore!"
Stavolta mi prende la mano e mi porta vicino al fuoco per farmi sedere, in modo che possa riscaldarmi un po'.
"Sei ancora triste, vero?" chiede Daniel.
"Ecco..." cerco di rispondere. "A-abbastanza."
"Dai, verranno tempi migliori!"
"Lo so, ma..."
Mi sento stringere in un abbraccio e metto la testa sul petto del mio angelo. Non saprei che fare se non ci fosse lui, sul serio.
"Tranquilla. I tuoi li ho avvertiti io, non è prudente che torni a casa adesso" mi dice lui dolcemente.
"Grazie." dico in un sussurro.
"Di niente, piccola" mi dice con un sorriso.
Sento le sue labbra posarsi dolcemente sulle mie. Il mio cuore batte forte quando sento che con le sue labbra lui sta in un certo qual modo "proteggendo" la mia bocca. Con una mano mi scompiglia i capelli a suo piacimento e con l'altra stringe al suo il mio corpo. Mi sento così rilassata!
"Dove vuoi sistemarti, tesoro?" chiede.
"La stanza dell'altra volta andrà più che bene." rispondo.
"Peccato che tu non sia affatto un'ospite!" ribatte Serena.
"Non lo so, anche la soffitta per me può andare" dico. Non voglio arrecare troppo disturbo.
"La soffitta no! Hai già preso dell'acqua in testa, non è il caso che tu vada lì, in questo periodo fa molto freddo" spiega Daniel.
"Potrebbe stare con te" propone Serena. "So che sei una presenza più che rassicurante, specialmente per lei."
Lui sorride, io annuisco. Ho un gran bisogno di sentirmi stringere in un abbraccio. Un abbraccio che soltanto lui sa darmi.
Sento una scampanellata ed i passi di Ernesto che corre ad aprire.
Appena la porta viene aperta un gruppetto di persone entra nella stanza e oltre ai passi di Franco e Calum una ventata d'aria fresca mi sfiora il viso. Anche le sensazioni della mia pelle a volte riescono a dirmi chi c'è in casa. Beh, almeno a volte capisco se si tratta di un ragazzo o di una ragazza.
"C'è Melissa?"
Ricordo l'amica di Ernesto, quella che tutti dicono che è bionda. A volte ho parlato con lei ed è davvero molto gentile e simpatica. Anche lei qualche volta mi chiama: "Piccola Francesca" e ammetto che la cosa un po' mi fa paura, ma non perché sia una cosa cattiva. Mi turba sapere che lei utilizza un soprannome che usa sempre Daniel.
"Sono qui, piccola Francesca!" mi dice sorridendo.
Ecco, appunto!
"Come hai fatto a riconoscermi, scusa?"
"Te lo direi... però... non so, temo che possa sembrarti troppo singolare" dico con un sorriso.
"Lo sai che noi siamo la famiglia delle cose singolari!"
Le parole di Serena mi tranquillizzano.
"Beh... Non so perché, ma quando entra una ragazza percepisco un vento fresco sul viso, e ho capito che eri tu perché Ernesto è corso ad aprire la porta." spiego.
"A quanto pare saremo otto persone in casa, stasera!" dice Diana. "Che ne direste di andare a preparare la cena?"
"Perché no?" risponde Serena.
"Posso darvi una mano?" chiedo. Voglio sentirmi utile.
"Visti i risultati che hai ottenuto in montagna, di cui ci ha parlato Giulia, certo!"
Le parole di Diana mi sollevano un po' il morale e l'autostima. Subito dopo questa conversazione lampo lei, Melissa, Serena ed io andiamo in cucina mentre i ragazzi, da quello che mi è stato detto, si occupano di apparecchiare la tavola. Io mi diverto con le ragazze, perché formiamo una specie di catena di montaggio. A volte, quando occorre acqua, rischiamo persino di schizzarci, ma per fortuna ci bagnamo soltanto i grembiuli che Serena ha gentilmente fornito a tutte.
"Mi sono davvero divertita!" dico mentre do una mano a preparare i piatti.
"Facciamo così: a ognuno il suo" dice Franco per poi afferrare un piatto. Lo capisco perché è dalle mie mani che lo prende.
Il momento della cena è talmente allegro che per quanto mi riguarda dimentico tutto.
Basti sapere che, con molte suppliche, i ragazzi sono anche riusciti a farmi cantare e subito dopo Franco ha chiesto: "Chissà se Flor se la prenderebbe nel caso in cui decidessimo di affiancarle Francesca nella band."
"No, ma perdereste colpi di sicuro" dico tornando a sedermi.
Sento una mano posarsi sul mio braccio e fare una leggerissima pressione che sta a indicare disappunto.
"Battuta infelice, Francy?" chiede Daniel.
"Veramente non era una battuta" sussurro.
"Va bene, tanto ti vogliamo bene per questo, no?" dice lui dandomi un bacio su uno zigomo. "Però se per una volta non fossi tanto modesta mi farebbe piacere. Te l'ho detto al villaggio e te lo ripeto qui: abbi fiducia in te!"
Quella frase mi fa sorridere, perché ricordo quello che è successo il giorno del karaoke.
"Ti senti più tranquilla, adesso?" mi chiede Daniel.
"Molto, grazie" rispondo.
Come all'inizio facciamo una vera e propria catena di montaggio per lavare i piatti.
L'unica differenza è che ora siamo tutti e otto in cucina.
Nessuno viene sistemato nelle stanze degli ospiti, ma ci si sistema in coppie, tenendo le porte aperte.
"Grazie di tutto, ragazzi!"
Mi si riuniscono tutti intorno e mi abbracciano.
"Tesoro, lo sai che non è bello vederti triste" dice Ernesto ed io mi stupisco, perché è la prima volta che Ernesto mi chiama "tesoro".
Daniel's Pov
Se solo mio fratello sapesse che grande verità ha detto!
È vero! Vedere quella ragazza triste rattrista anche le persone che ha intorno. Lei ha un sorriso così luminoso che farebbe brillare una casa intera in un giorno di pioggia con tanto di black-out.
Dopo un altro po' di tempo trascorso a fare battute e stupidaggini andiamo tutti a metterci a letto.
Lei si sdraia per prima e si mette in posizione fetale da un lato del letto. Io mi metto accanto a lei e la stringo forte. Trema e sembra che voglia piangere.
"Non sei e non sarai mai sola."
"Lo so, però... mi fa star male sapere che i miei..."
Le poso delicatamente la mano sulle labbra, morbide, calde e delicate.
"Non ti agitare piccola, ti prego!" le dico.
Lei, un po' per volta, si rilassa e si appoggia al mio petto. Glielo lascio fare, perché so che si sente più tranquilla in questa posizione. Spero che si tranquillizzi, perché la sua calma e lei nel suo tutto tranquillizzano anche me. Lei è molto delicata, lo dice ogni parte del suo corpo e del suo essere. La sua voce dolce, il suo sorriso, la sua pelle morbida e delicata, i suoi morbidi capelli ricci, il suo profumo di vaniglia, il suo carattere dolce e timido... non so come spiegarlo, ma lei è speciale. Anche se il suo respiro è regolare so per certo che lei è ancora sveglia e le lascio un bacio tra il collo e la spalla. La sua pelle, però, è addirittura più calda del solito. Spero che non si sia beccata un raffreddore dopo quella pioggia.
"Grazie..." mi dice a bassa voce.
"Per cosa?"
"Per quello..."
Si tocca prima la spalla e poi le labbra per farmelo capire e quel gesto mi fa sorridere.
"Lo sai che sei dolcissima?" le dico.
"Ehm... neanche tu scherzi, però." balbetta.
"Perché ti voglio bene, principessa!" le dico sottovoce.
"Grazie. Se non ci fossi tu io non saprei che fare, te lo giuro!" mi dice.
"Neanche io saprei cosa fare se non ci fossi tu, piccolina!"
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