Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

153: Vite appese ad un filo

Francesca's Pov
Lo sento muovere le dita verso il grilletto e sono paralizzata dal terrore quando un pugno gli arriva dritto sul viso.
Sento il rumore provocato dall'impatto ed il corpo del professore cadere a terra.
"Non azzardarti a toccarla di nuovo! Chiaro?"
Riconosco quella voce istantaneamente.
"E questa... la prendo io!" aggiunge il mio angelo per poi lanciare lontano un oggetto, presumibilmente una pistola. Quella pistola.
Sento Ginevra singhiozzare poco più in là e cerco di avvicinarmi a lei, ma sono paralizzata. Sento ancora il metallo freddo contro la tempia ed ho paura che se mi scuotessi o mi spostassi lui sparerebbe. Non me ne voglio andare, non ora. Ci sono i miei amici, i miei genitori, i miei parenti e poi... poi c'è lui: Daniel. Non voglio perdere i miei cari... o almeno non per adesso.
"Francesca, stai calma! Lui è a terra" dice Daniel. "La pistola l'ho gettata via, sta tranquilla!"
"Daniel... Ginevra... Giorgio..." gli dico senza smettere di piangere.
"Stai qui" dice facendomi sedere su di un muretto. "Vado io da Ginevra."
"Ho paura" dico stringendogli le mani.
"Tranquilla, non piangere! Va tutto bene!"
Mi lascia un bacio sulla fronte e mi lascia le mani.
Daniel's Pov
Quando l'ho guardata in faccia e ho visto il segno che quell'affare maledetto le ha lasciato sulla tempia giuro che mi sono sentito sprofondare. Ha un orribile cerchio rosso sulla tempia e spero con tutto il cuore che non le faccia male.
Mi avvicino a Ginevra, che è inginocchiata accanto a Giorgio, che ha una ferita alla gamba sinistra.
"Ha battuto la testa... Sta... sta molto male, Daniel!" dice.
"Ginevra... ora concentrati, va bene? Prendi questo e chiama un'ambulanza. Per adesso non possiamo spostarlo, è pericoloso. Su, prendi questo!"
Le metto tra le mani il mio cellulare e vedo le sue dita tremare mentre compone il numero dei soccorsi. Spiega quello che è successo e riattacca per poi restituirmi l'apparecchio.
"Hanno detto... che saranno qui a breve." dice.
Quei due sono stati portati via da dei poliziotti in borghese, per fortuna, e questo mi permette di rassicurare le ragazze. Il mio amico e collega, invece, è a terra, immobile come una statua.
"Ginevra, Giorgio è svenuto per la botta a quanto sembra, non per il proiettile, perché è stato colpito alla gamba."
"S-sanguina" dice Francesca.
Capisco che si è alzata e si è avvicinata e la vedo sfiorare i contorni della ferita del mio migliore amico. Si toglie di dosso la giacca, l'avvolge intorno alla gamba del mio amico e utilizza le maniche a mo' di spago per annodare il tessuto dietro la gamba stessa.
"Ho paura che il proiettile finisca più in fondo se stringo troppo, ma ho paura di quello che potrebbe succedere se continuasse a perdere sangue."
Francesca's Pov
Non so cosa mi abbia spinta ad alzarmi. Non so quale impulso mi abbia portata a raggiungere il punto in cui si trova il mio amico siciliano.
In ogni caso, però, l'ho fatto, e ho cercato di fermare l'emorragia che ho sentito toccandolo appena con la mia giacca annodata intorno alla sua gamba.
Forse l'ho fatto per non sentirmi completamente inutile, come mi è successo in molte altre situazioni. Forse sono ingrata ed egoista. Ingrata, perché alcune persone che cercano solo di aiutarmi, senza cattive intenzioni, mi fanno sentire un'incapace. Egoista, perché non volevo sentirmi impotente un'altra volta. Spero solo che questo mio atto di egoismo salvi la vita a Giorgio, che si è trovato in una situazione orribile senza averne colpa. E Ginevra, che piange disperatamente a pochi passi da me, mi spezza il cuore. Anche se ho bendato la ferita di Giorgio mi sento impotente.
"Sta arrivando un'ambulanza?" chiedo, sentendo il suono familiare emesso dalle sirene dell'ambulanza.
"Sì, sta arrivando proprio ora." mi risponde Ginevra tra i singhiozzi.
Mi tiro su e cerco di aiutare gli impiegati a trasportare il povero Giorgio.
"Chi ha bendato la ferita?" chiede un uomo che immagino sia un medico.
"Sono stata io" rispondo. "Ho fatto male?"
"Tutt'altro. È stato un intervento provvidenziale."
"Che? Perché?"
"Perché l'emorragia, a lungo andare, avrebbe rischiato di ucciderlo."
Sento una mano stringere il mio braccio e ne riconosco il tocco: Ginevra.
"Non ti agitare Sister... non piangere, ti prego! Lui non può andarsene via adesso, no!"
Mi volto e l'abbraccio, cercando di non imbrattarla dato che ho le punte delle dita ricoperte di quel liquido appiccicoso che ci tiene in vita e del quale ho cercato di fermare la fuga.
"Lui ha cercato di salvare me!"
"D'accordo, ma non è il caso di sentirti in colpa, perché lui ti vuole bene ed ha deciso spontaneamente di venire ad aiutarti, non è stato trascinato per il colletto della camicia!"
Lei mi tiene più stretta e si lascia stringere. Come potrei lasciare da sola la mia migliore amica? Come potrei abbandonarla nel momento in cui lei ha più bisogno di me? Non lo dico perché io potrei avere la cura per tutti i suoi mali, ma perché ci unisce un legame che non potrà mai essere scalfito. Siamo amiche, e ci siamo sempre l'una per l'altra, perché sappiamo di aver bisogno reciprocamente l'una dell'altra e nessuna delle due si tira mai indietro quando l'altra ha bisogno d'aiuto.
"Quante persone devono salire sull'ambulanza?"
L'uomo che mi ha parlato pochi secondi fa ci riscuote dai nostri pensieri.
"Te la senti, Ginevra?" chiedo.
"Non potrei mai lasciarlo solo, ma non ce la faccio a camminare. Non mi reggo in piedi."
"Va bene, vieni con me." dico cercando di farmi strada con l'occhio a rotelle, con Ginevra aggrappata alle mie spalle, ma delle cose che sono a terra mi ostruiscono il passaggio. A questo punto non so che fare, ma mi sento prendere per mano e trasportare verso l'ambulanza, con Ginevra al mio seguito. Riconosco subito quel tocco e mentalmente ringrazio Daniel per avermi aiutata. Glielo dirò quando saremo in ospedale, sperando di averne il coraggio, naturalmente. Quello che mi conferma l'identità di chi mi ha aiutata è la lieve stretta che dà al mio braccio per avvertirmi della presenza di uno scalino: un segnale che conoscono le persone delle quali mi fido, e di lui mi fido.
Adesso ci siamo tutti e all'interno del veicolo è sceso un silenzio che sarebbe assoluto se non fosse per le sirene.
"Adesso tanto io quanto Giorgio avremo tanto bisogno di voi" singhiozza Ginevra.
È lui a dirle qualcosa. Io non ne ho la forza, ma ho quella che mi serve per abbracciarla e farle appoggiare la testa sul mio petto. Quando la tocco sento il battito accelerato del suo cuore, anche se le mie dita si trovano poco più in basso del collo.
"Non so come potremmo aiutarti, ma tu sai che puoi sempre contare su di noi, bionda. Francy te lo sta dicendo con quell'abbraccio, io te lo dico a parole, e se non ti bastasse te lo dimostro."
Si aggrega anche lui alla stretta e sento che le schiocca un bacio non so bene dove. Lei si rilassa del tutto ed è proprio quello in cui lei è rilassata il momento in cui arriviamo a destinazione.
Quando Giorgio viene portato via Ginevra inizia a dire: "Vi prego, lasciatemi andare con lui!"
"Ginevra, ferma! Non ti faranno entrare, almeno non per ora!" le dico.
"Lo so, ma ho bisogno di stare accanto a lui!"
"Ci andrai, ma per ora è meglio che resti qui!"
"Perché, Francy?"
"Tesoro, te l'ha detto prima: i medici non ti faranno entrare" le dice Daniel. "Abbi fiducia in lui: ti assicuro che Giorgio è un ragazzo forte e da quello che ho potuto capire è svenuto più per il dolore e la botta che ha preso in testa cadendo che per il proiettile. E poi la sua emorragia sarebbe andata avanti se Francy non l'avesse fermata, ma lei è stata una brava infermiera, quindi adesso cerca di calmarti, okay?"
Se non fosse per il fatto che Ginevra ha bisogno di sostegno in un momento del genere mi chiederei perché lui mi ha detto che sono stata una brava infermiera. Alla fine ho solo usato una giacca per chiudere la sua ferita provvisoriamente, niente di più.
"Ragazzi." dice il dottore che ci ha accolti e che credo che ormai ci conosca benissimo. "Il vostro amico è fuori pericolo."
"Siete già riusciti ad estrarre il proiettile?" gli chiedo ansiosa.
"Non era molto in profondità, per fortuna. Ora ha delle medicazioni e dei punti di sutura, ma starà bene. Lo svenimento è stato provocato dal colpo che ha ricevuto alla testa attraverso la caduta, ma non ha provocato gravi conseguenze. Il problema è che nonostante il provvidenziale intervento di Francesca Giorgio ha perso molto sangue e abbiamo dovuto fargli una trasfusione in tempi brevi."
"Come avete fatto ad intervenire in così poco tempo?" chiedo.
"Abbiamo dovuto agire in fretta perché c'è voluto qualche minuto prima che la ferita smettesse di sanguinare, ma per fortuna siamo riusciti ad estrarre subito il proiettile. Ginevra, se ti va puoi andare a trovare Giorgio."
"Si è già svegliato?"
"Ancora no, ma comunque è fuori pericolo e sarà contento di vederti accanto al suo letto quando aprirà gli occhi." dice il dottore.
"Hai sentito, Sis? Coraggio, vai da lui!" le dico stringendo il suo braccio.
"Ho paura. Non voglio guardare la sua ferita."
"E chi ha detto che la devi guardare? La ferita sarà di sicuro coperta."
"È colpa mia, Daniel. Ho paura di vederlo malridotto per colpa mia, e..."
Per tutta risposta lui le si mette di fronte e mi accorgo del fatto che lei ha la testa posata sul suo petto. Lo so perché il suo corpo è leggermente inclinato e quando le sfioro il collo le mie dita s'incrociano a quelle del mio ragazzo.
"Coraggio, Ginevra! Vai da Giorgio, noi ti aspettiamo qui! È un momento tuo e suo, quindi vivilo appieno!"
"Beh? Dov'è finita la mia amica che mi diceva sempre: "Francy, non aver paura di quello che provi, perché non c'è nulla di cui tu debba vergognarti!"?"
"Andrò da lui!"
La sento alzarsi e prima che vada via la stringo in un abbraccio.
Quando la sento allontanarsi mi volto verso Daniel e gli dico: "Grazie."
"Grazie per che cosa, Francesca?" mi chiede lui, che sembra alquanto sorpreso dalla mia uscita.
"Per la storia dell'infermiera, per quello che hai fatto per la mia migliore amica e per avermi aiutata a raggiungere l'ambulanza quando non sapevo più dove mettere le mani, per così dire."
"Ma è la verità, quindi non vedo perché dovresti dirmmi certe cose, e poi mi sembra ovvio che ti avrei aiutata se ti avessi vista in difficoltà."

"Ma non è solo questo... dovrei ringraziarti anche per avermi salvato la vita, quando..."
Tremo solo al ricordo di quel momento e lui se ne accorge e mi attira a sé per poi stringermi in un abbraccio.
"Fa' vedere" mi dice di punto in bianco.
"Cosa?" chiedo.
"Ti ha lasciato un cerchio rosso in faccia con quella pistola. Fammi vedere se è migliorato" mi dice.
Io mi volto verso di lui, ricordando perfettamente il punto in cui la pistola è entrata in contatto con il mio corpo.
"Povero tesoro! Vuoi che ti descriva quello che vedo sul tuo viso d'angelo?"
"Per caso ti dà fastidio? Cioè, è una cosa disgustosa?"
"La tua faccia no. Il gesto di quell'uomo sì."
"Cosa vedi sulla mia faccia?"
"Hai un cerchio rosso qui" dice sfiorandomi con delicatezza la tempia destra, "e al centro hai la pelle violacea."
Rabbrividisco e una lacrima bollente mi scende proprio da quella parte, ma respingo subito le altre.
"Ho avuto tanta paura. So di essere stata egoista, Giorgio stava rischiando la vita molto più di me, ma ho avuto davvero paura, Daniel."
"Non sei stata egoista. Sei stata umana. Chi non avrebbe avuto paura di una cosa del genere, Francesca? Anch'io ne ho avuta, e forse è stato questo a spingermi a dargli un pugno. Non avevo mai colpito qualcuno prima d'ora, lo sai? Ho temuto che mi portasse via il tesoro più prezioso che ho, perché con le mie sorelle aveva già agito, facendo loro del male, facendole sentire sbagliate, e tu sai bene cosa vuol dire sentirsi sbagliati quando chi te lo dice è ancora più sbagliato."
"Posso chiederti un favore?" chiedo.
"Se ti tranquillizza dimmi cosa posso fare e lo farò" risponde lui.
"Ho un disperato bisogno di un abbraccio. Me lo daresti?" gli domando timida.
"Casomai vuoi chiedermi se posso continuare a stringerti dato che siamo molto vicini ad un abbraccio. Vieni, avvicinati un po' di più, piccola." mi risponde per poi prendermi sulle ginocchia e stringermi a sé.
Il mio cuore batte velocissimo e sembra che il suo vada allo stesso ritmo.
"Se ti dicessi che non ho avuto paura di quella pistola ti direi una bugia. Quell'arma mi terrorizzava, esattamente quanto terrorizzava te. Avevo paura che potesse separarmi dai miei amici, dalla mia famiglia e da te, perché come ha puntato l'arma su di te avrebbe potuto farlo con me. Avevo paura che se la prendesse con te... avevo paura che lui potesse separarci. Però c'è una cosa che hanno anche gli esseri umani: l'istinto di sopravvivenza, e questo ha salvato sia Giorgio che te. Tu hai ancora molto da fare, sia da imparare che da insegnare alle persone che ami davvero e che ti amano."
"Ti voglio tanto bene." gli dico per poi voltarmi e nascondere il viso sul suo petto.
Ginevra's Pov
Sono in camera di Giorgio, seduta vicino al letto, e lo guardo. Alla fine non ho potuto evitare di guardargli la gamba. La ferita è davvero orribile. La gamba è di un color rosso acceso e i lembi della pelle sono tenuti insieme da punti di sutura e medicazioni varie.
"Ciao amore mio!" gli dico. "Come stai lì?"
L'unica risposta che mi arriva è il ritmico beep dei macchinari che lo controllano.
"Ti prego, non essere arrabbiato con me per quello che ti è successo. Dimmi qualcosa, Giorgio!" dico.
Mi sento stringere leggermente la mano e alzo lo sguardo verso il volto pallido del mio ragazzo.
"Piccola! Ehi! Stai parlando come se mi avessi sparato!"
Mentre lui parla arranca parecchio, come se facesse fatica a respirare. Ma... aspetta un momento... Lui ha parlato!
"Sei sveglio? Puoi sentirmi?"
Credo di aver alzato il tono di un'ottava perché lui si porta una mano alla fronte e mi dice: "È ovvio che ti sento, e anche troppo, a dir la verità."
"Perdonami. Ho avuto paura..."
"Sto bene" dice accarezzandomi delicatamente il viso e portando le mie labbra verso le sue. "Lo so che ti sei spaventata."
"Ti fa male la gamba?" domando.
"Abbastanza, ma mi avrebbe fatto molto più male quello che hai rischiato tu e..." mi risponde. "Ed ora ho bisogno che tu mi dia un bacio! Lo puoi fare, piccola?"
E come potrei farmelo ripetere? Mi avvicino al suo viso e lo bacio.
Francesca's Pov
"Francy, credo che ti convenga tornare a casa!"
"Preferisco restare... ho paura che Ginevra stia ancora male..."
"Hai due occhiaie che ti scavano la faccia da parte a parte, tesoro. Vai a casa, ti terrò informata o dirò a Ginevra di... di dirti tutto."
"Va bene, io..."
Non faccio in tempo a finire la frase, perché sento qualcuno correre verso di me, riconosco il respiro affannato di Simone e quando riesce a parlarmi per poco non finisco a terra.
"Francesca, Francesca! Meno male che ti trovo! Ho un problema! Non trovo Cecilia!"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro