150: I ragazzi che si aiutano a vicenda
(Nota Autrice: questo capitolo purtroppo non è un granché, ma è un capitolo di transizione. Spero che il seguito della storia sia migliore, e grazie a chiunque si appresti anche solo a leggerla.)
Serena's Pov
Mi sveglio con la testa posata sul petto del mio ragazzo, che ha il viso nascosto tra i miei capelli. Credo che li stia usando a mo' di maschera.
Mi stacco leggermente e volto per quanto possibile la testa verso di lui, vedendo che ha gli occhi semiaperti.
"Sei sveglio?" chiedo non capendo.
"Sono sveglio."
"Non hai dormito per niente?" chiedo.
"No. Per merito tuo, principessa." mi dice facendomi sussultare. "Eri così bella che sarebbe stato un peccato non approfittare del favore della notte per guardarti bene."
"Oh, Franco... sei così dolce" sussurro con un sorriso enorme.
Lo sento accarezzarmi i capelli con la mano sinistra, poi mi accorgo del fatto che si sta alzando e mi volto.
"Ahi! Accidenti, che dolore!" dice massaggiandosi il braccio destro.
"F-Franco..." sussurro notando il sangue che sgorga dalla sua ferita di nuovo aperta. "Ti prego, Franco!"
"Serena..." dice in un sussurro.
"AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!" grido.
Sento la porta aprirsi ed un gruppo di persone entrare.
"Serena, non spaventarti. La medicazione si è solo allentata un po', per questo c'è stata una fuoriuscita di sangue" dice il dottore per poi farmi scendere dal letto. Sono disorientata, al punto che non so più in che punto della stanza mi trovo.
Vedo il dottore armeggiare sulla ferita di Franco, mi copro il viso con le mani e piango silenziosamente.
È colpa mia! Se solo gli avessi creduto tutto questo non sarebbe successo! È tutta colpa mia!
Sento qualcuno battere alla porta, il rumore di una rotella si avvicina e mi sento prendere la mano.
"Vieni Serena. Vieni con me."
"Non posso lasciarlo solo!"
"C'è il dottore con lui, Sery. Tu sei troppo agitata, non ti conviene restare qui. Capisci?"
Lei appoggia le mie mani sulle sue spalle e mi fa uscire dalla stanza. Non ha bisogno di trascinarmi. Mi sostiene e basta, perché il mio equilibrio è quasi nullo. Quando Francesca tocca una sedia con la rotella del suo bastone bianco mi prende delicatamente un polso e mi ci fa mettere seduta.
"Ecco! Qui non rischierai di cadere a terra!"
"Grazie." dico.
"Andrà tutto bene, ne sono più che sicura."
"È vero, sorellina." sento dire da qualcuno che è alle spalle della bruna. Allungo un po' il collo per ritrovarmi davanti gli occhi cioccolato di mio fratello che mi guardano con la solita tenerezza che lo caratterizza da una vita. "Non è colpa tua né di nessun'altro, è stato solo un incidente."
"Un incidente che si sarebbe potuto evitare!"
"No, non si sarebbe potuto evitare! Magari se anche voi non aveste litigato Franco sarebbe uscito con l'auto e sarebbe scivolato su una macchia d'olio, capisci?" mi dice Daniel per poi spostarsi, mettersi dietro di me e appoggiare entrambe le mani sulle mie spalle. "E poi Franco adesso sta meglio, solo che per qualche tempo dovrà limitare i movimenti del braccio destro."
Annuisco soltanto e vedo mio fratello afferrare il polso di Francesca e farla avvicinare per poi farle mettere una mano dietro il suo collo e ripetere il gesto per farlo vedere anche a lei. Mi fa piacere sapere che mio fratello è pieno di attenzioni verso una ragazza generosa come lei. Sembrano star bene, sembra che abbiano trovato il loro equilibrio ed io ne sono felice.
"Serena, io dovrei andare a cambiarmi la benda." dice di punto in bianco Francesca.
"Se ti fa piacere ti accompagno io." le dice Daniel.
Ma che cos'hanno? Di solito lei ci va da sola a cambiarsi il bendaggio all'occhio, perché questo cambiamento?
Improvvisamente sento qualcuno sfiorarmi il viso e mi alzo.
"Franco..." sussurro. "Ti hanno fatto alzare?"
"No, mi sono alzato di nascosto."
"Ma sei pazzo?"
"Sì, ma di te."
"Franco, torna a letto, è molto pericoloso che resti in piedi!"
Lui mi tappa la bocca con la mano fasciata e soffoca a stento un gemito. Ecco come deve averlo capito Francesca!
"Sono venuto a parlarti subito dopo essere stato medicato."
"Franco, ti prego, ritorna a letto" lo supplico. "È... È pericoloso!"
"Non importa. Desidero solo che tu la smetta di farti del male. Non sopporto l'idea che la mia ragazza si getti addosso colpe che non le appartengono, lo capisci, vero?"
"Io... in fodno lo so da quando ti conosco che tu sei buono, ma sono stata così stupida da non averti creduto."
"Va bene, ma è passato. Adesso ti chiedo solo di ricominciare, come hai detto tu nella lettera che mi ha letto Francy. Che te ne pare, vuoi ricominciare da zero con me?"
"S-sì" rispondo per poi spingermi in avanti, facendo l'atto di gettarmi tra le sue braccia. Mi fermo all'ultimo momento, quando ricordo la fasciatura che porta al braccio destro, e mi ritraggo di scatto per poi chiedergli scusa, facendolo sorridere.
"Adesso torna a letto" gli dico con un sorriso.
"Va bene, dottoressa" dice lui a bassa voce, e torniamo nella sua stanza d'ospedale.
Francesca's Pov
Alla fine la benda all'occhio l'ho cambiata veramente e lui mi ha aiutata.
"Ora mi spieghi come hai fatto a capire che Franco era lì?"
La domanda del mio angelo mi coglie del tutto alla sprovvista e cerco di trattenermi dal ridere.
"Beh... ecco... quando è arrivato probabilmente ha battuto il braccio da qualche parte perché, anche se ha cercato di soffocare il gemito, gli è venuto fuori qualcosa di simile a un: "Ahi"!"
"Complimenti, ragazza bionica" mi dice lui per poi stringermi in un abbraccio.
"Dovrei sentirmi offesa da questa frase, per caso?" chiedo esitante.
"Per niente! Quella che viene definita donna bionica ha una specie di potere o qualcosa del genere, quindi direi proprio di no. Anche perché ce ne vuole per riconoscere una persona attraverso un gemito trattenuto. Non dimenticare che è stata la tua agitazione a darmi l'allarme, Francesca!"
"Per una volta è servita a qualcosa!" dico.
"E chi ha detto che non è mai servita a nulla, tesoro?"
"Che vuoi dire, scusa?"
"Che l'agitazione fa capire che sei umana e non un robot, e poi se riesci a fare qualcosa pur essendo agitata o se ci sono altri imprevisti ti dà una soddisfazione maggiore il ricordo di quello che sei riuscita a fare. Tu sei una privilegiata."
"Beh... tu sei del mestiere, lo saprai molto meglio di me..."
"Non credo. Ognuno di noi è diverso dall'altro."
"A proposito di agitazione... potrei farti una domanda?"
"Potevi benissimo chiedermelo direttamente, senza chiedermi il permesso, ma è uguale. Di cosa si tratta?"
"Ti è mai capitato un attacco di... panico da palcoscenico?"
"Eeeeeh, quanto sei riduttiva!"
"Perché?"
"Perché... di quanti attacchi di panico mi hai chiesto, tesoro? Solo uno? Quando ho iniziato ero la personificazione del panico, non so se mi hai capito. Non credere che solo perché non ho la tua timidezza non mi sia mai capitato. Solo che, anche se non so come, non emergeva quasi mai, almeno agli occhi dei miei compagni."
"Dici davvero?"
"Ti sembra che stia scherzando? Pensa che una volta per poco non mi sono caduti gli attrezzi per una scenetta perché a malapena stavo in piedi!"
"Quindi saprò a chi rivolgermi! Beh... n-nel caso in cui mi capitasse un'altra volta."
"Anche se, nella più improbabile delle ipotesi... se non mi fosse mai successo avrei cercato di aiutarti in qualche modo..."
"Ecco... il fatto è che... non so, mi piace fare tante cose per le quali mi dovrei esporre, però al tempo stesso... mi vergogno molto."
"È questo il bello della tensione, Francesca! Fai quello che ti piace, hai paura che vada tutto storto e poi ti ritrovi a gioire il triplo di quanto avresti fatto se fossi andata a fare quel qualcosa tranquillamente. Questo non è incluso tra gli: "Ho imparato" che vengono detti ad alta voce da chi fa questo tipo di lavoro, ma è una lezione che ci viene data svolgendolo..."
Detto questo mi prende le mani e le porta verso le sue stesse spalle. Sento i suoi battiti, accelerati più o meno quanto i miei, ed io, non sentendomi più sola in questa storia, sorrido.
Serena's Pov
"Oh, maledizione! Con questo braccio non potrò fare più nulla!" dice Franco, completamente seccato, mentre cerca di sfilarsi la giacca.
"Non parlare in questo modo, ti prego!" gli dico sedendomi accanto a lui. "È solo questione di qualche giorno."
"Lo so, ma nel frattempo come farò?" mi chiede lui, sull'orlo di una crisi di pianto.
"Ehi!" cerco di calmarlo per poi mettermi di fronte a lui e abbracciarlo, ma senza far scontrare i nostri corpi. "Io per te ci sarò sempre, lo sai. Non dire che non puoi fare niente, ti ci vuole solo un po' di tempo per riprenderti, va bene?"
Mi metto alla sua destra e gli sfilo la giacca, cercando di non far scontrare il tessuto della stessa con la medicazione che ha sulla spalla.
"Ecco fatto!" dico dopo avergliela sfilata completamente.
"Grazie, tesoro mio!" mi dice.
"Te l'ho detto una volta e te lo ripeto: io non ti lascio da solo... sempre che a te vada bene, è chiaro."
"Grazie piccola" mi dice lui baciandomi la fronte, "e anch'io ti proteggerò. Io proteggerò il tuo cuore. Sempre!"
Giada's Pov
Sono seduta su una di quelle sedie di plastica tipiche degli ospedali.
Ho la Barra Braille sulle ginocchia e sto cercando informazioni su dei trattamenti che potrei fare per tornare a vedere. Desidero con tutto il mio cuore vedere il volto del ragazzo più buono del mondo.
Desidero vedere il mio Nico... desidero guardarlo negli occhi, memorizzare i suoi lineamenti, capirlo attraverso uno sguardo. Potrei capirlo anche in altri modi, è ovvio, però mi mancano tantissimo i miei occhi.
Improvvisamente sento qualcuno venirmi alle spalle.
"Giada, cosa stai cercando?" chiede Nicolas.
"Nico... io... voglio vederti!"
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