148: Storie complicate e coincidenze
Francesca's Pov
È mattina presto quando mi risveglio e decido di tornare in ospedale per vedere come procede. Spero tanto che Serena e Franco stiano almeno un po' meglio, anche perché non meritano di soffrire essendo persone meravigliose e lo stesso vale per i loro familiari. Tutti loro hanno una caratteristica molto rara: un cuore enorme. Cosa darei per donare loro almeno un attimo di tranquillità... solo un attimo! Non mi sembra di chiedere così tanto, in più non lo chiedo per me stessa ma per delle persone che non solo ne hanno bisogno, ma che ne hanno anche il diritto. Costa tanto un po' di felicità?
Tra una riflessione e l'altra mi preparo, afferro il fidato occhio a rotelle e dopo il solito cambio della benda e il raggruppamento di qualche benda di scorta esco di casa per andare a raggiungere gli altri in ospedale.
Sono quasi arrivata quando mi sento afferrare per le caviglie e capisco che quello che mi è venuto addosso è il protagonista dei miei incubi peggiori: un cane!
Inizio ad urlare e quando finalmente mi lascia andare mi rendo conto di essere in uno stato a dir poco pietoso. C'è un bel gruppo di persone intorno a me, delle mani mi sostengono da ogni parte, poi, non so neanche io come, riconosco il timbro della voce di uno dei membri di quello stesso gruppo: Daniel.
"Lasciatela andare, ci penso io a lei." dice per poi farsi spazio tra la folla.
Mi sento prendere le mani e riconosco il suo tocco.
"Vieni" mi dice il mio angelo per poi farmi sedere su un muretto, quello esterno all'ospedale, credo.
Mi alza il mento con una mano e mi dice: "Ora fai un respiro profondo e cerca di calmarti, okay?"
Faccio quello che mi dice mentre lui, con la mano libera, traccia dei ghirigori sulla pelle del mio braccio destro.
"Se n'è andato, tranquilla." mi dice sottovoce.
Mi lascia andare il mento, poi interrompe il movimento circolare sulla mia pelle, mi prende la mano e la stringe forte. Io, intanto, respiro lentamente per calmarmi e il suo contatto mi calma del tutto.
"Va meglio?" mi chiede con molta dolcezza.
"Sì, va meglio" rispondo.
"Secondo me anche lui voleva starti vicino!"
"P-perché?"
"Perché gli piaceva tanto il tuo carattere."
"Però... io..."
"Tranquilla, è un modo di dire" mi dice per poi abbracciarmi. "Ti fa ancora male l'occhio, principessa?"
"Non molto" gli rispondo calma.
Poi un pensiero turba la tranquillità che lui mi ha da poco trasmesso: "E tua sorella? Come sta?"
"Ieri notte si è svegliata in preda ad una crisi" risponde.
"Che genere di crisi? Cosa le è successo?"
"Ha sognato che lui fosse andato da lei a dirle che non era stata colpa sua, che era stato un incidente, e c'è voluto il bello e il buono per calmarla, perché nel suo sogno, dopo un po', lui era sparito. Sinceramente non so più come muovermi, Francesca. A questo punto ho paura che non sarà facile aiutarla a riprendersi."
Lui non manifesta molto la stanchezza che si porta dentro, ma io la percepisco lo stesso. Lo conosco, so che cerca di restare in piedi per tenere su anche gli altri, ma ho paura che gli costi troppo fare tutto da solo, farsi forte per gli altri, e cerco di dimostrargli che io ci sono con un abbraccio che mi viene istintivo.
"Se hai bisogno puoi dirmelo... io voglio aiutarti, nei limiti delle mie possibilità..."
"Mi stai già aiutando molto con questo gesto, piccola!"
"Vuoi che vada a vedere Sery?"
"No, per adesso non serve. Quando l'ho lasciata era tranquilla, era riuscita ad addormentarsi, e ho paura che se entrassimo all'improvviso lei penserebbe che sia successo qualcosa di grave a Franco e si agiterebbe un'altra volta!"
"Va bene. Tu come ti senti? Cioè... voglio dire... dopo quello che è successo stanotte..."
"Non so spiegartelo, Francy. Mia sorella mi preoccupa, non voglio che crolli. Tu mi hai raccontato che l'hai fermata in tempo quando si è ubriacata e ha cercato di farsi del male. Lei non ha avuto una storia facile."
"Questo l'avevo notato. Nessuno tenta di distruggersi dopo aver visto il proprio compagno o la propria compagna baciare qualcun'altro... o meglio, costretto a farlo... a meno che non ci sia una ferita non ancora scoperta, v-voglio dire."
"Non so se lei vuole che te lo racconti, però."
"Non preoccuparti, se se la sentirà me lo dirà lei."
Daniel's Pov
"Non preoccuparti, se se la sentirà me lo dirà lei."
Quella ragazza è un angioletto!
Insomma, molto probabilmente un'altra avrebbe voluto sapere tutto, e subito!
"Sei unica!" le dico per poi stringerla in un abbraccio. Non so come farei se non ci fosse questa creatura.
"È meglio che non ti dica di fare confronti o io dovrò diventare più nana di quello che sono, perché anche tu sei... davvero unico!"
E meno male che lei le cose belle non sapeva dirle!
"Sei brava con i complimenti!" le dico infatti.
Le sue guance si tingono di un color rosso acceso e questo mi fa sorridere.
Lei volta immediatamente la faccia e mi tocca lasciarla e prenderle la testa con entrambe le mani per farla voltare di nuovo verso di me.
"Non nasconderti solo perché arrossisci, piccola! È una cosa dolcissima, lo sai?"
Ho appena il tempo di dirlo, perché vedo arrivare Nico, tutto trafelato.
"Ragazzi! È... è urgente" dice cercando di prendere fiato.
"Che è successo, Nico?" chiede Francesca.
"Serena..." riesce a rispondere lui.
Nicolas Pov
"Serena..." dico in un sussurro, ripensando all'immagine che mi sono trovato davanti qualche attimo fa.
Vedo l'espressione di Francesca cambiare radicalmente e lo sguardo di Daniel schizzare da una parte all'altra del cortile, come se cercasse qualcuno.
"Che è successo a mia sorella?"
Anche lui è sconvolto, sembra che abbia visto un fantasma, e direi anche che ha tutte le ragioni.
"Ero nella sua stanza... volevo vedere se stava bene, e quando si è svegliata ha iniziato a cantilenare la prima frase di una canzone guardando nel vuoto!"
Corriamo tutti dentro e vedo Francesca aprire con un colpo secco la porta di una stanza dalla quale proviene la voce di Serena. Io me ne accorgo solo quando la porta viene spalancata. Evidentemente lei l'ha sentita prima, perché Serena continua a parlare molto piano.
"Ogni notte, nei miei sogni, io ti vedo... io ti sento..."
La bruna va alle spalle della ragazza dagli occhi celesti e le poggia delicatamente le mani sulle spalle.
"Serena... m-mi riconosci?" balbetta.
"Francy..." sussurra lei, cosa che fa sperare a tutti noi che lei abbia ancora un minimo di lucidità.
I suoi occhi azzurri passano in rassegna i nostri volti e lei continua a parlare: "Dan... Nico... ci siete anche voi! Grazie mille!"
Ci avviciniamo anche noi e Serena ci guarda implorante. "Non mi abbandonate anche voi... sto rischiando di perdere Franco e qualche tempo fa... h-ho perso anche Ivan..."
Sia io che Francesca assumiamo un'espressione sconvolta mentre Daniel sembra aver capito chi è questo Ivan. La bruna, però, non proferisce parola. Si limita a stringere forte a sé la ragazza sconvolta. Io, al contrario, chiedo direttamente: "Chi è Ivan?"
"Ivan è la storia complicata di mia sorella" risponde Daniel per poi aggiungere: "Non voglio che lei senta che qualcuno ha invaso la sua privacy, quindi preferisco che ve lo spieghi lei se e quando se la sentirà di farlo."
"Io... io non volevo..." dice intanto Serena.
Francy la tiene stretta a sé e le dice: "Qualunque cosa sia successa ti ho già detto che tu non hai colpa, Serena!"
"Ero piccola... mi era stato detto che il mio migliore amico parlava male di me e io gli ho detto che non volevo mai più vederlo! Lui mi ha accontentata correndo via ed una macchina l'ha investito!"
Alle parole: "L'ha investito" porto istintivamente le mani al petto, ripensando a quello che ha rischiato mio fratello.
"Perdonami Ivan, ti prego! Io non volevo! N-non volevo!"
Adesso capisco perché Serena ha pronunciato quel nome. Mi metto accanto a lei e le sfioro la fronte: scotta moltissimo.
"Ragazzi..." dico sottovoce, "sta delirando!"
Vado a chiamare un medico che, una volta arrivato, ci fa uscire dalla stanza. A quel punto, non potendone più, chiedo: "Questo bambino... quando è stato investito... per caso è... insomma..."
"No" risponde Daniel, "lui è vivo... solo che aveva una malattia che gli stava portando via la vista. Il padre, a quanto pare, ha approfittato del suo incidente per dire che era deceduto sul colpo. Era invischiato in un'associazione criminale e aveva idee piuttosto strane sulla cosiddetta perfezione, quindi allontanava praticamente chiunque. Era anche un uomo piuttosto violento, quindi la madre ha preferito allontanare sia il figlio Ivan che l'altra figlia: Miriam. I due fratelli hanno avuto lo stesso incidente, hanno perso entrambi la memoria e avevano la stessa malattia, ma sono stati adottati da altre famiglie."
"Come fai a sapere tutte queste cose?" chiede Francesca.
"Perché, avendo saputo che Serena dopo l'incidente aveva spesso delle crisi di pianto e diceva di avere la colpa di tutto quello che è successo la signora Greta, sua madre, è venuta a parlarmene, dicendomi che Sery non aveva nessuna colpa e che il suo amico stava bene. Peccato che, quando ho tentato di dirlo a mia sorella, il "padre" di Ivan le abbia praticamente urlato contro, dandole la colpa di tutto! Ti dico solo una cosa: meno male che lo fece mio padre al posto mio, altrimenti l'avrei preso a pugni, e tu sai che questo non è proprio da me!"
"Accidenti, povera Serena!"
Vedo il volto della mia amica contrarsi, come se lei cercasse in tutti i modi di trattenere le lacrime che, imperterrite, spingono per venire fuori.
Francesca's Pov
Miriam! Oddio, questo nome mi è così familiare! Non so perché, ma sento di conoscere qualcuno con questo nome che potrebbe chiudere il cerchio!
Ricordo che una volta, mentre mi faceva uno dei suoi scherzi, Samuele mi aveva chiamata Miriam.
""Tu lo sai che io ti voglio bene, non è vero, Miriam"?"
Ci ho messo un bel po' a capire che parlava con me, ma dopo avermi chiamata Miriam Samuele era diventato stranamente dolce. Mi aveva accarezzato il viso e mi aveva lasciato un bacio sulla fronte. Mi era sembrato strano.
Poi, pensandoci bene, ricordo la ragazza che ho sognato quando ero in vacanza al villaggio in cui lavoravano Alessandro, Alice, Davide, Gaia, Giorgio e Valeria. C'eravamo io, Daniel, Samuele ed una certa Miriam.
"M-Miriam" dico sottovoce.
"Che ti prende, Francesca(" mi chiede Daniel.
"Una volta Samuele mi ha chiamata così... e subito dopo è diventato inaspettatamente gentile con me. Poi, non molto tempo fa, ho sognato una certa Miriam... ho sognato che si conoscevano."
Sento la mano del mio angelo afferrare la mia. Ha le dita rigide, come se fosse in uno stato di tensione.
"Perché ti è venuto in mente, tesoro?"
"Non lo so... è stato un flash, non so spiegarti perché ci ho pensato."
"Ora quello che mi preoccupa mia sorella... è in uno stato pessimo e ho davvero paura che possa commettere qualche follia!"
"Io vado a vedere come sta Franco" dice Nicolas, "forse è cambiato qualcosa e Sery non avrà bisogno di fare nulla."
Detto questo si allontana e credo si diriga verso la stanza in cui si trova Franco.
Samuele's Pov
"No! Miriam... non farlo, no!"
È l'unica frase che pronuncio prima che due piccole mani mi scuotano forte le braccia. Riconosco il tocco delicato di Evangeline e mi calmo.
"Samuele! Stai bene?" chiede Lin.
"S-sì... credo" rispondo cercando di regolarizzare il battito un po' troppo accelerato del mio cuore.
"Te la senti di dirmi chi è Miriam?" chiede dolcemente la piccola Lin.
A quella domanda comincio a tremare e sudare freddo. Da un po' di tempo a questa parte soffro di attacchi di panico e ogni volta che qualcuno mi nomina una parte del mio passato mi agito, tremo e sudo freddo.
"Samuele, calmati. Non sei obbligato ad aprirti con me, d'accordo? Se te la senti potrai raccontarmelo, se non vuoi non importa. Okay?"
"No! Voglio dirti la verità, perché tu meriti di sapere tutto! Tu sai che ho fatto stare molto male una ragazza..."
"Sì: Francesca. Ma ora cosa c'entra lei con questa Miriam?"
"Miriam è il motivo per cui sono diventato un mostro."
"Cos'è successo?"
"Ero un bambino e lei... lei ed io stavamo camminando. Io avevo in mano un giocattolo, ma ad un tratto quello mi è sfuggito di mano e per andare a prenderlo ho rischiato di essere investito da un'auto. Mia cugina Miriam, pur non vedendo, è accorsa ad aiutarmi, mi si è buttata addosso ed è stata travolta al mio posto."
"Per questo facevi quegli scherzi a quella ragazza: perché i suoi occhi erano come quelli di Miriam."
"S-sì" ammetto, "ma l'ho fatto perché credevo che facendole del male l'avrei tenuta legata a me. Lei... fin dal primo istante in cui l'ho vista all'asilo, mi era sembrata un angelo. Poi l'ho guardata negli occhi, il giorno dopo l'incidente, e ho rivisto mia cugina. Io e quella bambina avevamo iniziato a fare amicizia, poi è successo questo e il giorno dopo io le ho messo lo sgambetto. Lei, tanto pura da sembrare davvero un angelo, credeva che non l'avessi fatta cadere di proposito, ma io le ho urlato contro di andarsene e lei si è alzata, è scoppiata a piangere ed è scappata di corsa. Per colpa mia quel giorno è caduta su una pianta di rose."
Ricordo quel giorno e altre lacrime mi solcano il profilo di entrambe le guance. Ricordo che Francesca si mordeva forte le labbra per non urlare e che si era rivolta all'assistente materiale per farsi curare le ferite, perché la maestra che ho conosciuto io l'avrebbe sgridata e lasciata a se stessa e l'altra, quella che lei amava letteralmente, non era presente quel giorno.
"Sono più che sicura che lei ti abbia già perdonato" mi dice Lin, "ma tu dovresti convincerti che quello che è accaduto a tua cugina è stato un incidente..."
"Però... io ho fatto molto male ad una persona che alla fine non mi aveva mai fatto niente per meritarlo e Miriam, dovunque si trovi, sarà furiosa con me!"
"E se tua cugina fosse viva e non sapesse nulla di tutto questo?"
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