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143: Con te mi sento forte

Francesca's Pov
"È stato un pensiero davvero dolcissimo!"
Lui mi tira in un abbraccio e il suo mento mi si posa sulla testa. Tremo al pensiero della posizione in cui siamo e lui, accorgendosene, mi sfrega forte la mano sinistra sulla schiena. Proprio non riesco a chiedermi come diavolo riesca a capirmi sempre.
"VENITE A VEDERE! C'È COCORITO, IL PAPPAGALLINO DELLA FORTUNA!" grida una bambina, elettrizzata. "MAMMA, PAPÀ, C'È COCORITO!"
"Cocorito?" chiedo rivolgendomi al ragazzo che mi sta di fronte e che sta ridendo.
"Sì! Cocorito! Ascoltami: c'è un uomo che viene qui tutti i giorni, con un pappagallo che guardacaso si chiama Cocorito e ha sotto le ali dei biglietti con su scritte delle frasi che, si dice, portino fortuna. Lo vuoi conoscere?"
Vorrei, ma qualcosa mi blocca. Quando ero piccola una maestra mi obbligò a dare un biscotto ad un asino, e sentire la sua bocca a contatto con la mia pelle e la forza con la quale aveva trangugiato il suddetto biscotto mi aveva fatto venire i brividi. Il giorno seguente, poi, la strega mi aveva fatto una domanda ridicola e stupida: "Dov'è la tua mano, Francesca? L'ha mangiata l'asinello, eh?"
"Vorrei, ma non ho un buon approccio con... gli animali..."
"Ehi! Se non te la senti non lo devi mica fare per forza!"
"Mi piacerebbe conoscerlo, ma mi è successa una cosa. Il fatto è che..."
Gli racconto tutto e lui mi dice: "Girati."
"Che cosa?"
"Girati di spalle. Se vuoi ti aiuto io" mi dice. "Nella peggiore delle ipotesi Cocorito se la prenderà con me. Se te la senti di conoscerlo."
È incredibile a dirsi, ma quando c'è lui è come se mi sentissi sicura di poter fare qualunque cosa. È assurdo, ma è così.
"Eccolo! È a pochi passi da noi, piccola..."
"Ehi! Salve!" sento dire ad un uomo. "La signorina vuole un biglietto della Fortuna?"
"Sì... vorrei."
"Vuoi accarezzare Cocorito?"
Mi trema un po' la mano e lui la stringe. Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: "Ci sono io accanto a te, piccola."
"Va bene." rispondo, poi faccio uno scatto con la mano.
"Piano, non ti sbilanciare!" mi dice il mio angelo.
Traccia dei ghirigori sul dorso della mia mano e la porta lentamente verso il pappagallo. La sensazione delle piume è piacevole, ma i movimenti che fa con il becco mi agitano un po'.
"Tranquilla, ha promesso che non ti beccherà" mi dice il padrone. "È vero Cocorito?"
Il pappagallo comincia a gridare... il mio nome? Possibile?
"Potresti darmi una dritta? Com'è possibile che lui conosca il mio nome?"
"Il fatto è che io conosco molte persone... che ti nominano spesso. Dicono che sei davvero molto speciale e che ti fai voler bene. Infatti lui non ti ha fatto niente. Ora però diamole il bigliettino, eh? Prendi, cara!"
Sento l'ala del pappagallo alzarsi. Un biglietto mi finisce tra le mani e io lo raccolgo. Ci allontaniamo di qualche passo e lui mi prende di mano il foglio.
"Puoi dirmi cksa c'è scritto?"
"Te lo dico, ma ti consiglio di farne un mantra o qualcosa del genere, perché te ne capitano molte di cose non proprio piacevoli e credo che questa frase ti piacerà molto." mi risponde lui.
"Allora prendo "carta e penna"!" dico mimando le virgolette.
Prendo il cellulare e la macchina da scrivere e salvo in una nota tutto quello che lui mi dice.
"Dice: "Fai sempre quello che senti e mai quello che gli altri vogliono che tu senta"."
"Mi sembra quasi che mi sia capitato a proposito" dico.
"Chi può dirlo? Magari è veramente così!"
"Cercherò... di memorizzarla... Almeno avrò qualcosa da rispondere nel caso in cui qualcuno volesse impormi qualcosa. Mi crederesti se ti dicessi che mi sono stufata di farmi imporre le cose? Dico sul serio, io... io non ce la faccio più..."
"Non c'è bisogno di una scienza per capirlo! Senti, io ti conosco e so che alcuni eventi ti hanno marchiata definitivamente. Tieni, il tuo biglietto. Se vuoi posso forarlo e mettertelo in uno spago, potresti usarlo come una collana e ricordarlo sempre. Che te ne pare, piccola Francesca?"
Quel soprannome mi si ripete nel cervello per almeno altre tre volte.
"Lo faresti sul serio?" chiedo.
"Senti, se mi rifai un'altra volta questa domanda ti giuro che potrei non rispondere delle mie azioni" mi dice sorridendo.
"Dimmi che stai scherzando, per favore!" gli dico sorridendogli di rimando.
"Ti sembra che dicessi davvero, Francesca? Lo sai, per quello che faccio bisogna fare anche questo..."
"Ah, perfetto!"
"Non te la sei presa, vero?"
"Che? No, no, per niente!"
È vero! Non me la sono affatto presa, anche perché lui mi ha semplicemente detto che di lui mi posso fidare ciecamente, nel vero senso della parola. È quello che faccio da sempre in fondo, no? Cosa mi costa farlo almeno una volta in più, e soprattutto per qualcuno che lo merita davvero?
Beh, a dire il vero io mi fido di quello che mi dice il cuore e quando sono con lui il mio cuore mi dice soltanto delle cose positive... anzi, molto più che positive, e il suo modo di parlarmi, di tenermi per mano e di abbracciarmi quando mi sento triste mi trasmettono molta sicurezza.
"La mia bambina sembra assorta, vero?" mi chiede di punto in bianco il mio angelo custode.
"A-assorta? Direi di sì..."
"A cosa pensi?"
"Al mio modo di fidarmi delle persone che ho intorno... io... ecco..."
"E qual è il tuo metodo di giudizio per capire se puoi fidarti o meno?"
"Questo" rispondo portando entrambe le mani al cuore. "Ecco... quando sento di non potermi fidare di qualcuno entro in uno stato di assoluta tensione, quella che ti fa sperare di scappare il più lontano possibile dal luogo in cui ti trovi... Quando mi fido, invece, se proprio mi deve venire il batticuore... mi succede perché sono emozionata, in senso buono, però."
"E il batticuore che hai in questo momento è dovuto all'emozione di cui hai appena parlato o all'assoluta mancanza di fiducia?"
"Buona la prima" rispondo.
Improvvisamente sento delle voci gridare.
"Non è come pensi, Serena!"
Serena? Serena è qui? Perché?
"Franco, lasciami! Ti ho detto che non voglio parlarne, chiaro?"
"Ma quella che sta gridando in quel modo è tua sorella?"
"Sì, è Sery... solo che non capisco che cosa sia successo tra quei due..."
"E se ci dividessimo per andare a cercarli? Ho un brutto presentimento." gli dico.
Per tutta risposta Daniel mi mette tra le mani il bastone bianco e mi dice un: "Grazie piccola" che mi fa sciogliere.
"Anch'io voglio bene a Serena, lo sai bene..."
Ci dividiamo ed io cerco di concentrarmi e di farmi arrivare alle orecchie la voce di Serena per poterla raggiungere. Quando riesco a capire dove si trova spingo in avanti l'occhio a rotelle e cerco di correrle dietro.
Sento un rumore di bicchieri sfregati gli uni contro gli altri e riconosco i passi di Sery. Sta entrando in quello che, a giudicare dal suono, dovrebbe essere un bar... oddio, sta per commettere una sciocchezza, me lo sento!
"Una birra." le sento dire. Oh mio Dio... no!
Sento che ne chiede un'altra e cerco di farmi spazio tra la gente, ma mi ritrovo schiacciata contro un muro.
"Che hai, ragazzina? Per caso sei cieca?"
Sento la voce di un ragazzo, molto probabilmente ubriaco fradicio dato che è molto impastata.
"Sì, lo sono, e allora? Qual è il tuo problema? Perché mi tieni inchiodata al muro?"
"Il problema ce l'hai tu... ma non importa." mi dice tirandomi verso di sé e facendomi sbattere la testa contro il suo petto. Io gli giro la faccia e ricevo un bacio appiccicoso su una guancia. Non sono stupida, ho capito che questo ragazzo non ha affatto buone intenzioni nei miei confronti. Gli do uno spintone, mi apro un varco tra la folla attraverso il fidato occhio a rotelle e finalmente riesco a raggiungere Serena, che è in uno stato a dir poco pietoso. Lo so perché quando le sono abbastanza vicina sento il fortissimo calore della sua pelle e dai versi che emette capisco che non sta molto bene.
"Serena, basta! Per favore, se continui in questo modo finirai col sentirti male davvero, basta!"

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