139: Una Grande Sfida Per Francesca!
"E incontriamoci e prendiamoci la mano, se restiamo vicini possiamo parlare,
e parlando, parlando, parlando, quante cose si possono riparare!
Quante cose, che solo se le dici ti fanno fare la pace e ti fanno dimenticare,
ma parlando, parlando, parlando, cento strade si possono trovare.
Vieni qua
e parliamo se dobbiamo parlare,
vieni qua
perché a volte il silenzio, tu lo sai, non si può sopportare...
Se fai del male ad un amico e gli vuoi bene devi dirgli: "Vieni! Voglio parlarti!",
e parlando, parlando, parlando,
chi ha sbagliato si fa perdonare,
e succede che anche l'amore, se non ne hai cura, inizia a stufarsi.
Ma parlando, parlando, parlando,
le ferite possono rimarginarsi.
Vieni qua e parliamo se dobbiamo parlare.
Vieni qua, perché a volte il silenzio, tu lo sai, non si può sopportare!"
Scugnizzi: "Parlanno parlanno" [traduzione in italiano.]
Francesca's Pov
"Francy, sei sicura? Te la senti?" mi chiede Ginevra.
"Mi promettete che mi resterete accanto, vero?"
Sento sorridere la mia migliore amica che è quasi una sorella per me e sento la mano di Daniel circondarmi con delicatezza il polso sinistro.
"Vieni, vieni tesoro!" mi dice proprio lui.
Credo sappia che sto per avere un attacco d'ansia.
"Franco, ho bisogno di un favore." dice per poi portarmi dietro le quinte.
Lo sento spostare una sedia e farmi fare qualche passo indietro.
"Franco, ce l'hai l'archetto? Quello che si attacca al viso, voglio dire..."
"Questo?" chiede Franco per poi tirare fuori un oggetto da un cassetto dato che lo sento aprirsi e poi richiudersi.
"Sì, quello!"
"Che ci vuoi fare?"
"Quando la faremo salire sul palco mettiglielo, in modo che si confonda con le cuffie!"
"A che le servono?"
"In modo che qualcuno di noi stia qui, dietro le quinte, e le parli, per la storia del testo. Tu che ne dici, piccola Francesca?"
"Dico che mi stai salvando la vita!" rispondo con un sorriso.
"Bene! Sei più tranquilla?" mi chiede Franco.
"Sì, va molto meglio, grazie!"
"Okay, possiamo uscire. Hai già deciso cosa affibbiare alla smorfiosa?" domanda Franco.
"Dai, smettila! Comunque sono una persona corretta, quindi qualcosa che le piace" rispondo calma.
"Cioè?" insiste lui.
"Ehm... ecco... "Someone like you" per caso... andrebbe bene?"
"Certo, va benissimo! Le piace l'inglese?"
"Eccome! Fin da piccola!" rispondo. "Me la ricordo, faceva sempre la smorfiosa con noi dell'asilo!"
"Beh, questo me lo ricordo anch'io e questa la conosce che è una meraviglia! Sei decisamente troppo buona" mi fa notare Daniel.
"Non sono scorretta" dico.
"Lo so, tesoro" mi dice lui con dolcezza mentre mi sposta dagli occhi la solita ciocca ribelle.
Dico a Carlotta quale brano desidero per lei che sale sul palco e canta meravigliosamente. Oddio, ho una paura tremenda della canzone che ora mi proporrà lei.
"Ora tocca a te Cenerentola malriuscita!" mi dice Carlotta.
"Tieni a freno la lingua!" dice subito Daniel.
"Va bene! Tranquillo, non te la tocco..."
"Carlotta! Non tenermi sulle spine, ti prego, cos'hai scelto?" chiedo.
""Parlanno parlanno" di Scugnizzi, eh?"
Rischio di cadere per terra quando lo dice.
"Calma! Calma, stai calma!" mi dice Daniel. "Non pensare al passato, okay?"
Mi riporta dietro le quinte e mi aiuta a sistemare le cuffie e l'archetto.
"Aspetta, te lo metto un po' più a destra, altrimenti non ti serve." mi dice per poi spostare l'archetto verso destra.
"Sei pronta?" mi chiede.
"Oddio, ho paura che mi appaiano davanti le immagini del passato, di bloccarmi là sopra, ho troppa paura..." dico.
"La signorina Cenerentola alla rovescia non ha detto che non ti posso accompagnare sul palco, tesoro!"
"Quindi?"
"Quindi là sopra ti ci porto io se può calmarti, poi torno giù e facciamo quello che avevamo stabilito, okay? Puoi fidarti!"
"Grazie... però stavolta è meglio se mi avverti per gli scalini, altrimenti non riuscirò a..."
"Non riesci a concentrarti e stai tremando... rischi di cadere!" mi anticipa lui.
"Ecco, appunto" dico.
"Stai tranquilla, okay?"
"Tu resti qui?"
"Ma certo che resto... te l'ho promesso!"
Mi aggrappo a lui, ma continuo a tremare.
"Riesci almeno a respirare o ti devo prima procurare una bombola di ossigeno?" mi chiede facendomi ridere.
"No, nessuna bombola d'ossigeno, grazie" rispondo continuando a ridere.
"Okay! Ora possiamo andare, vieni!"
Mi conduce verso lo spazio che va fino agli scalini.
"Attenta alla tenda!" mi dice quando salgo quel gradino che è il dietro le quinte. "Adesso puoi scendere!"
Mi mette le mani sulle spalle e mi porta un po' più avanti.
"Ehi! Vai, metti tutta te stessa in quello che fai e fatti onore come sai, hai capito?"
"Chiaro... come l'acqua!"
"Okay! Io vado ad accenderti l'impianto e al momento stabilito ti avviso... okay?"
"Va bene! Grazie!"
Mi accarezza la guancia destra, poi si allontana. L'impianto viene acceso e parte il brano.
Dio mio, ti prego, aiutami, già sto immaginando la voce della madre di Carlotta... ti prego, aiutami!
Sento una voce sussurrare un: "Vai!", e parto.
"E 'ncuntrammece e dammece 'a mano, si stamme vicino putimme parlà
e parlanno, parlanno, parlanno, quanti ccose se ponno accuncià,
quanti ccose, ca sulo si 'e ddice te fanno fà pace e te fanno scurdà,
ma parlanno, parlanno, parlanno, ciento strade se ponno truvà...
Viene ccà
e parlamme si avimma parlà..."
Improvvisamente si spegne tutto e mi assale il panico. L'unica cosa che ancora funziona sono quelle cuffie, infatti sento delle parole rassicuranti.
"Non farci caso, continua!"
Cerco di non far caso ai passi che sento provenire da dietro le quinte, riconoscibilissimi, e faccio quello che mi ha detto lui: vado avanti lo stesso, anche se dovrò contare solo sulla mia memoria uditiva.
"Viene ccà pecché 'e vvote, 'o silenzio, tu 'o ssaje, nun se pò suppurtà."
"Franco! Vai a prenderla!" sento dire a bassa voce negli auricolari.
Nel frattempo al bar si scatena l'impossibile, è tutto un coro di complimenti ed esclamazioni.
Non ci credo! Ce l'ho fatta, non ci credo!
A spezzare la mia felicità è il suono dell'abbaiare di un cane unito ad un sussurro.
"Shh, resta lì, ti prego!" sento sussurrare nelle cuffie che ho in testa.
Credo si stia riferendo al cane. Ti prego Franco, sbrigati!
Sto per mettermi ad urlare quando sento qualcuno togliermi l'archetto dalla faccia e una mano afferrare la mia. Solo che non è Franco quello che mi ha appena presa per mano.
"Tranquilla, il cane che è dietro le quinte lo sta tenendo Nicolas. Ora scendiamo da qui che ti devo portare in trionfo! Sei stata bravissima piccola!" mi dice stampandomi un bacio sulla guancia, più precisamente la sinistra. "Hai bisogno che te lo dica lo stesso, tesoro?"
"Come preferisci, ma se il cane è sempre là preferisco scendere di qua. Non c'è niente a terra, vero?"
"Non siamo a teatro, non ci sono luci o altro a terra... sta tranquilla, vieni" mi dice.
Scendiamo insieme e lui si abbassa leggermente. Mi fa salire sulle sue spalle e mi porta in trionfo, proprio come mi aveva detto.
"Senti... devo dirti una cosa."
"È una cosa grave?"
"Abbastanza grave" risponde.
"Cosa?" chiedo.
"Non è necessario che glielo dica all'orecchio, tanto l'abbiamo visto tutti" dice Flor.
"Di che parlate? Non capisco!"
"Quella ragazzina, Carlotta, ha sabotato la tua esibizione" spiega Flor.
"Come... ha sabotato..."
"Ha scelto un brano che ti avrebbe messa in difficoltà, poi ha staccato i fili del computer e ha... portato un cane dietro le quinte che doveva salire sul palco e venirti addosso" spiega Franco.
"È per questo che ho detto a Franco di venire a prenderti, poi è venuto Nicolas e ha detto che l'avrebbe tenuto fermo al mio posto."
"E Nicolas è ancora là?"
"Sì, sta portando via il cane." risponde Franco. "C'è un'altra uscita, sta tranquilla. Piuttosto: sei stata grande... questa è la mia cantante mascherata! Sei grande!" E mi stampa un bacio anche lui, sulla fronte, però... sono al settimo cielo, davvero!
"Abbiamo spostato la fiera!" dice Nicolas che dev'essere appena arrivato.
"Nico... dov'è il..."
"Tranquilla, ce l'ha Giada..."
"Giada?" chiedo.
"Sì, sta cercando il padrone! Sembra che Carlotta l'avesse preso a caso, non so a chi. Comunque è molto piccolo e l'ha tenuto nascosto un bel po', per questo nessuno di noi se n'è accorto!"
"Oddio Nico... mi dispiace, ma io ho paura..."
"Non c'è niente di male Francesca, stai tranquilla!" mi calma Nicolas.
Dato che ora sono in piedi e la fiera è al piano di sopra dell'edificio inizio a cercare il mio bastone.
"Oddio, dov'è?"
"Cosa cerchi?" chiede Nicolas.
"Il mio occhio a ro... il bastone bianco!"
"Quindi cercavi questo?" mi chiede Daniel per poi mettermi qualcosa tra le mani.
"Ah, mi hai salvato la vita! Grazie mille!"
"Che esagerata! Dai, vieni!"
Saliamo tutti insieme una rampa di scale e arriviamo alla zona delle vendite. È affollatissima e questo mi riempie il cuore di gioia, ma preferisco non dirlo perché ho paura che me ne chiedano il motivo e non voglio che qualcuno oltre i pochi sappia che sono stata io ad organizzare questa cosa.
Trascorriamo una serata stupenda tra musica, scherzi, oggetti che volano via dal banco e auguri di pronta guarigione, sia per Cecilia che per me. Poi Giorgio fa un annuncio: "Venite, ho una cosa urgente da fare!"
C'è troppa gente, quindi chiudo l'occhio a rotelle e aspetto che la folla diminuisca un po'.
"Amore, vieni con me, scendiamo insieme" mi dice mia madre.
Credo che accanto a lei ci sia Michela che sta cercando di dirle qualcosa, ma con questo sovrapporsi di voci non capisco una parola.
Mia madre mi prende a braccetto e iniziamo a scendere le scale.
Primo gradino: tutto bene. Secondo: andato senza intoppi. Terzo gradino e... Bum! Sia io che mia madre cadiamo sedute sulle scale! Sento Michela tentare di prendermi il polso, ma la presa le sfugge.
Per me potrebbe vedermi tutto il bar, non m'importa... l'importante è che non mi veda... Daniel.
Ironia della sorte, questo non accade! Che pessima figura!
Mi sento afferrare per un polso e anche mia madre viene tirata su. Michela mi prende il braccio sinistro e lui mi tiene il destro.
"Stai bene?" mi chiede.
"Sì, grazie..."
Bene bene forse no, perché sento le guance andarmi a fuoco!
"Angelica? Tu stai bene?" chiede, stavolta rivolgendosi a mia madre.
"Sì, tutto bene!" risponde.
"Ti converrebbe aggrapparti al corrimano. Sai, per non cadere un'altra volta!"
"Grazie! Te la lascio, eh? Andate avanti!"
E in effetti... lui si mette da un lato e Michela da quello opposto e scendiamo tutti insieme, anche perché per quanto nel mio caso le scarpe siano piatte hanno la suola alta e io sono imbranata con tutto quello che mi fa sembrare un po' più alta, non per niente sono un nano da giardino! E non per niente... c'è il mio soprannome, quello standard, puntualmente lì a ricordarmelo!
"Sicura di star bene?" mi chiede Michela.
"Sì, tutto bene, grazie..."
"Eccoci! Vicino a te c'è Ginevra... vai con lei!" mi dice Daniel. "Vedrai che non te ne pentirai, okay?"
Sorrido e cerco la mano della mia migliore amica che trema.
"Ehi, cosa c'è? Non ti senti bene, Ginevra?"
"Giorgio vuole che io salga sul palco insieme a te!"
"Di nuovo? Perché?"
"Non saprei..."
"Va bene! Dai, andiamo!" dico.
Saliamo insieme sul palco e ci voltiamo di spalle.
"In realtà le maschere più belle sono due!"
Riconosco la voce di Giorgio che mi passa alle spalle, poi lo sento alzare le mani e sento qualcosa che viene strofinato contro i lunghi capelli della mia migliore amica Ginevra.
"Cenerentola e Cat Woman sono le maschere più belle della serata, entrambe promosse... con un 10 e lode!"
"Cat Woman? Sei mascherata da Cat Woman?"
"Sì, esatto! Vieni che ti aiuto a scendere!"
Andiamo verso i ragazzi.
"Non ti dispiace se vado da Giorgio, vero? Tu non hai problemi?"
"No, nessun problema! Vai e goditelo, eh?"
La sento schioccare le dita, credo per dare un segnale di qualcosa. Mi sento cingere i fianchi e trasportare fuori dal bar. Riconosco subito quel tocco delicato.
"Ehi Daniel... me lo faresti un favore?"
"Di che si tratta, piccola? È tutto okay?"
"S-sì... è solo che... domani parto, ho paura, dovrò operarmi, e avrei bisogno di... di un... di un abbraccio. Cioè... io..."
"Non c'è bisogno di spiegazioni, piccola! Vieni qui!" mi dice stringendomi tra le sue braccia.
"Posso darti un bacio? Non so se domani ci vedremo e vorrei che lo tenessi stretto" mi dice dolcemente.
E io cosa posso dire? Non ho la forza di parlare, ho il cuore che sta per scoppiarmi nel petto dall'emozione... prego, fai pure! Questo dovrei dire, ma lui lo capisce comunque e mi bacia prima sulla guancia e poi sulle labbra...
"Mi mancherai!"
Lo dico a bassa voce, come se avessi paura, ma paura di cosa?
"Sono solo due giorni, dolcezza! E poi chi può saperlo? Magari ci vedremo in Sicilia!"
"Speriamo!"
"Dai Francesca, non fare quella faccia! Sono solo due giorni, poi questa storia, se tutto va come speriamo entrambi, sarà finita e tu tornerai a stare bene, ad essere... no, non posso dire fresca come una rosa perché quello lo sei di natura!"
"Sei in vena di complimenti o cosa?" chiedo.
"In vena di complimenti con chi lo merita lo sono sempre, lo sai! E poi più che altho sono in vena di tenerti stretta fino a quando non arriveremo a casa tua e dovrò salutarti, e anche più a lungo se possibile!"
Sorrido e continuiamo a tenerci stretti.
"Lo sai che mi hai sorpreso parecchio, piccola?"
"Sorpreso? Perché, che ho fatto?"
"Hai accettato la sfida di Carlotta, non ti sei tirata indietro quando lei ti ha detto di cantare proprio questa, sei andata avanti perfettamente ed hai un accento meraviglioso, anche se parli raramente questa lingua! Più di così non si può fare, credo..."
"No, invece qualcosa avrei potuto farla, ma visto che non sono una persona scorretta non me lo potevo permettere: metterla in difficoltà, come ha fatto lei... anche se lei non si è limitata a mettermi in difficoltà in quel modo!"
"Ti ha scatenato contro tutti i tuoi demoni, Francesca! Non ne vale la pena... fidati!"
Arriviamo davanti al portone e lui mi accompagna fino a casa. Ci salutiamo con un altro abbraccio e lui mi dice: "Non posso promettertelo... ma io credo che andrà tutto bene, piccola Francesca!"
E con questo ci separiamo, poi io, infilandomi l'occhio a rotelle sotto il braccio, chiudo piano la porta.
Vado a togliere il vestito da Cenerentola e indosso il pigiama per poi mettermi a letto, ricordando con gioia quello che è successo. Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta, perché non sono sola! Ce l'ho fatta, perché ho voluto farlo! Ce l'ho fatta, perché è stata una mia scelta! Ce l'ho fatta, e questo è quello che conta!
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