Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

138: La festa in maschera

Francesca's Pov
"Amore! Amore, dai, svegliati! Ehi!" sento qualcuno dire a bassa voce.
Riconosco la voce di mia madre e sollevo lentamente la testa, sentendo le palpebre che, come tutti i giorni, sbattono pur lasciandomi al buio totale.
Un buio che non mi dà fastidio, o meglio: che a volte mi piacerebbe sostituire con qualcos'altro, ma che non è fastidioso da vedere. Il buio è mio amico, anche se ci abbiamo messo un po' a fare amicizia. Il buio è casa mia.
Quello dei miei occhi, intendo.
Sì, perché anche un sorriso può dare luce, a chiunque. Un bacio, un abbraccio, una carezza. Queste cose danno luce persino ad una ragazzina cieca.
Oggi sono positiva, perché quella promessa che ieri mi ha fatto Daniel quando eravamo nel terrazzo dell'ospedale che affaccia sul Mare mi ha dato la carica e oggi ho voglia di credere in me stessa, almeno un po' di più di quanto ci creda di solito. Sì, perché io in me ci credo poco, purtroppo.
"Da dove ti spunta quel sorriso?" chiede mia madre.
"Dalle labbra!"
"No, piccola mia! Intendevo: perché sorridi in quel modo?"
"Perché oggi mi sento felice."
"Per la festa?"
"Anche! Per la festa, per il Sole che mi ha sfiorato il viso quando hai aperto la finestra, perché so che non sono da sola..."
"E quand'è che l'avresti capito?"
"Ieri mattina."
Cerco di rimanere vaga, di rimanere sul botta e risposta, ma so che non basterà.
"E cosa, o meglio chi ti ha fatto cambiare idea?"
"Visto che sai che non è stata una cosa ma una persona saprai anche chi è, no? Quindi perché me lo chiedi?"
"Ah, piccola mia! Gli vuoi molto bene, non è vero?"
"Non immagini quanto, mamma!"
"Anche lui tiene molto a te e sembra essere l'unica persona che sa come prenderti in tutti i casi..."
"Tu credi che io meriti qualcuno che mi vuole bene, mamma?"
"Ma che domande fai? Ovvio che lo meriti, no?"
Mi attira a sé e mi stringe in un abbraccio.
"Dai, vieni, ti aiuto io." dice per poi precedermi ad andare nella direzione del bagno. Mi aiuta a prepararmi ed a lavarmi a dovere senza incastrarmi.
"Ecco fatto! Dai, mettiti questa!" mi dice mettendomi tra le mani la crema per il colpo.
Ne sfioro il coperchio e trovo l'etichetta in Braille. C'è scritto: "Vaniglia". Mia madre una volta mi ha detto che quella crema è alla vaniglia ed io ci ho attaccato sopra un'etichetta per ricordarmene.
Mi dice di metterla ogni giorno, anche perché spesso, poiché seguo il corso di nuoto, (o meglio lo seguivo prima del glaucoma), sento alcune zone della mia pelle incrostate e mi dà fastidio, ma mettere quella crema addosso mi mette a disagio anche se mi piace la sensazione che provo sfregandomi il viso. Mi sento a disagio perché non so che rispondere a qualunque cosa mi dica chi mi sta molto vicino. Ricordo quello che è successo quando quest'avventura ha avuto inizio.
"Dai cara, dammi, che se la tieni in mano ancora un po' il recipiente ti resterà attaccato alle dita." dice mia madre per poi spalmarmi la crema, ma solo sul viso, intorno al collo e sui polsi.
"Dai, per ora basta così... il trattamento te lo farò stasera" mi dice infine.
"Sai che non lo sopporto, vero? Niente trucco, te lo dico fin da ora!"
"Ci siamo svegliate puntigliose stamattina, eh?"
Maledizione, ma è una mania o cosa quella di dire le cose al plurale?
""Ci siamo svegliate"? Io e te, vuoi dire? No, perché non l'ho capito..."
In realtà cerco di far finta di non capire che parla solo con me, perché se rimanessi in silenzio diventerei ancora più rossa di quanto non sia già adesso, probabilmente intendo, dato che sento le guance bruciare.
"In realtà lo dicevo soltanto a te, piccola." mi risponde lei.
"O-okay, certo" balbetto per poi vestirmi velocemente e cercare la maniglia della porta.
"Wow! Sai che sei proprio bella?" sento dire da una voce familiare e che mi fa battere forte il cuore.
"M-ma hai preso lo stesso vizio che ha Giorgio di cogliermi di sorpresa?" gli chiedo.
"Accidenti, non volevo metterti paura" mi dice.
"Non ti preoccupare, sto bene. Ah, e... e nel caso in cui prima quella frase fosse per me... Grazie."
"Infatti era per te, tesoro."
"È anche strano a dirsi... però io non mi sento molto bella..."
"Se vuoi uno di questi giorni te lo dimostro!"
"Che?"
"Stasera magari! Tu fidati, al resto penserò io! Va bene?"
"Okay, mi fido" rispondo ridendo.
"Brava bambina! Ora vai a toglierti quel coso dal braccio e scappiamo..."
"Volo!" dico per poi afferrare il mio sacchetto contenente l'occhio a rotelle e dirigermi verso quella stanza che posso quasi chiamare: "Il Territorio degli Aghi". Entro e un infermiere mi fa poggiare il braccio sul lettino coperto di carta per poi togliermi l'ago dal braccio.
Sto per tornare nella stanza d'ospedale, ma sento una mano fermarmi con delicatezza il polso.
"Non serve che torni dentro, il tuo zaino ce l'ha tua madre."
"Alberto De Martino? Ma che ci fai qui?"
"Siamo venuti tutti per la festa! Sofi, vieni!"
Quando sento pronunciare quel nome e la risata di Sofia mi giunge alle orecchie corro verso di lei per salutarla.
"CIAO SOFI!"
"OH FRANCY!"
Ci stringiamo in un caloroso abbraccio e dopo le domande del tipo: "Come stai?", o: "Che mi racconti?", raggiungiamo Alberto che, da quanto ha detto Sofia, è un po' più avanti.
Usciamo tutti dal cortile dell'ospedale e i ragazzi mi lasciano da sola insieme a mia madre.
Mi siedo accanto a lei in auto e torniamo a casa.
Cavolo! Quanto mi è mancata la mia casa! Mi è mancata la mia stanza, mi sono mancati i mobili, il letto, il tavolo sulla parete di fronte... e mi è mancato quel calore, quel senso di protezione che si prova solo a casa quando ci si sente bene...
Mi butto sul letto per godere di quel materasso che mi mancava da una settimana e che mi mancherà per altri due giorni e mezzo circa, il tempo di andare, prepararmi, operarmi e tornare a Napoli.
Penso alla festa in maschera e spontaneamente sorrido. Anche mia madre, Michela e i ragazzi saranno presenti, quindi immagino che ci saranno foto a gogo. (Moltissime foto.)
"Allora, bimba? Vuoi provare a indovinare che travestimento ti ho procurato?"
Mia madre mi si siede accanto e poggia una mano sulla mia spalla sinistra.
"Ma io non ne ho la più pallida idea..."
"Allora, è tratto da una fiaba che ti piace, e tanto!"
"Ah, quindi..."
Poggio il mento sulle mani e mi sfrego forte le tempie.
Improvvisamente salto in piedi.
"CENERENTOLA!"
Sorrido notando che mia madre sta facendo altrettanto e da questo riesco a comprendere di aver indovinato.
"Sì! È proprio così, piccola!"
La sento ridere e mi sorprendo.
"Mamma, perché stai ridendo?" chiedo.
"Te lo ricordi il ragazzo che ti accompagnava per i primi tre mesi dal giorno in cui hai preso il bastone bianco?" chiede.
Annuisco. Beh, in realtà questo non è esattamente da rituale nella vita di qualcuno che non vede con gli occhi, ma... avete mai sentito parlare degli "attendenti"? Quelli che ci accompagnano nei film! Beh, quel ragazzo che mia madre ha nominato poco fa è stato assunto perché lei voleva che io iniziassi ad usare quello che attualmente è il mio compagno di vita, se così si può dire di un oggetto, senza i miei accanto. Beh, a dire il vero io ero un po' restia, non per quel ragazzo, ma perché mi vergognavo molto di espormi così davanti a qualcuno che non conoscevo. Non posso di sicuro ringraziarla per avermi dato contro perché mi ha fatto molto male, ma posso ringraziarla per avermi fatto conoscere un ragazzo gentile e a modo come Miguél. Eh sì, Miguél! Era un ragazzo argentino venuto in Italia per fare uno stage, guardacaso di tre mesi.
"Miguél? Ovvio che lo ricordo, mamma!"
Ricordo che il giorno in cui ci siamo incontrati anche lui era... un po' preoccupato.
Aveva avuto altre esperienze con persone che erano nella mia situazione, come diceva lui.
"La verdad es que... mi perdoni, la verità è che le volte precedenti non è stato facile per me abituarmi ai loro modi di fare bruschi..."
Ha sempre avuto l'abitudine di mescolare la sua lingua madre all'italiano e questa cosa mi faceva un po' ridere, ma mi ha anche permesso di imparare lo spagnolo prima delle superiori.
Beh, qualche parola comunque.
"La mia bambina è tutt'altro che brusca. Il suo problema è che è insicura."
In quel momento sono entrata in cucina, con la testa abbassata.
"Vieni Francy, vieni!" mi dice mia madre. "Lui è Miguél. Miguél, lei è Francesca."
Ho allungato la mano, con molta esitazione per giunta, e lui l'ha afferrata. La sua presa mi ha trasmesso un calore che mi ha rassicurata subito.
"Molto piacere. Il mio nome es Miguél... ehm, è Miguél, scusame."
"Ciao Miguél!"
La mia voce è venuta fuori in un sussurro e lui ha sorriso.
"E allora, señorita? Quieres salir?"
All'epoca io non sapevo che: "Salir" volesse dire: "Uscire", quindi ho fatto una gaffe tremenda.
"Salire dove?" gli ho chiesto.
"Ah, no, non... non volevo!" mi ha detto. "Volevo dire... vuoi uscire?"
"Ho paura." gli dico.
"Tesoro, sai che devi affrontare le tue paure" mi ha detto la mamma.
Quella frase mi ha dato davvero fastidio, ma il ragazzo se n'è accorto.
"Te prometo que non te guarderò mai le mani..."
Ecco, era questo che intendevo quando dicevo che lui mescolava spagnolo e italiano.
Siamo arrivati al bosco di Capo di Monte.
È così che ho imparato la strada, anche se preferisco usare il navigatore perché il metodo del contare i passi mi sembra troppo impreciso a dire il vero.
I passi aumentano o diminuiscono. Preferisco contare le cose fisse, come gli ostacoli. Ad esempio a scuola conto le porte.
"Hai ancora il suo numero, tesoro?"
"Sì, ce l'ho... perché?" chiedo timidamente.
"Perché non gli scrivi?" chiede ancora mia madre.
"M-magari sì... gli scrivo." le rispondo calma.
Sento mia madre sorridere e prendo la mia Barra Braille.
Io: "Hola Miguél!"
["Ciao Miguél!"]
Don Chisciotte: "Hola Francy!"
["Ciao Francy!"]
L'ho salvato così perché lui ama il romanzo: "Don Chisciotte" e perché ha il nome, ma non il cognome, dell'autore di quel romanzo: Miguél De Cervantes!
Io: "Qué tal?"
["Come va?"]
Don Chisciotte: "Todo bien, y tú?"
["Tutto bene, e tu?"]
Io: "Igual."
["Uguale."]
Don Chisciotte: "Podemos hablar en italiano también... ahora lo he aprendido bastante bien!"
["Possiamo anche parlare in italiano... ora l'ho imparato abbastanza bene!"]
Io: "Vale... ehm... va bene!"
Don Chisciotte: "Sai che sono in Italia?"
Io: "Davvero?"
Don Chisciotte: "Sì, davvero!"
Io: "GRANDE!"
Don Chisciotte: "C'è una festa stasera, una festa in maschera al bar Fritzenwalden."
Io: "Tu li conosci?"
Don Chisciotte: "Naturalmente!"
Io: "Anch'io!"
Don Chisciotte: "Come li conosci?"
Io: "Lavoro al loro bar, anche se per ora sono ferma perché ho una malattia ad un occhio... ma stasera ci sarò anch'io!"
Don Chisciotte: "Mi dispiace per la malattia. Sono contento che tu venga, però! Voglio vedere quant'è cresciuta la mia Francisca pequeña! Ah, e che fai al bar?"
Io: "Intanto a quanto pare c'è qualcun'altro che mi chiama così, e comunque faccio la cantante di Cover e mi maschero."
Don Chisciotte: "Ah però! Io per tirarti fuori di bocca una nota ho dovuto sudare trenta camicie!"
Io: "Ma non erano sette?"
Don Chisciotte: "A me ne sono costate trenta!"
Io: "Va bene."
Don Chisciotte: "A stasera, Fra!"
Io: "A stasera Don Miguél!"
La conversazione finisce lì e dopo pranzo passo qualche ora a leggere.
Verso le sei mia madre mi dice di andare a prepararmi ed io mi ficco sotto la doccia.
Il getto d'acqua tiepida mi fa rilassare, mi fa sentire tranquilla.
"Francesca, ricordati la crema!" mi dice.
Maledizione, sono già tesa come una corda di quelle per il tiro alla fune quando vengono tirate dalle due squadre, poi mi ritrovo a "rischiare" di perdere la parola per merito, (e non colpa perché è una cosa davvero bellissima), di un bel ricordo.
Strofino bene il corpo e lavo anche i capelli.
A questo punto tanto vale fare il quadro completo!
"Mamma... non è che mi potresti dare una mano?"
Lei entra e mi aiuta ad asciugarmi i capelli per poi dirmi: "Avanti, ora ti faccio rilassare un po'."
Detto questo mi spalma la crema sulla pelle, escludendo alcuni punti in cui lo faccio io perché non mi piace essere toccata in quelle zone.
"Perfetto!" mi dice. "Siediti, lasciati sistemare questi ricci..."
"E poi mi farai vestire ed uscire, giusto?"
"Non vuoi neanche un filo di trucco?"
"Ma insomma! A volte mi sembra che tu me lo faccia apposta!"
"Perché, scusa? È solo un po' di trucco!"
"Ma non mi piace! Insomma, mi dà fastidio, e voglio essere a mio agio il più possibile!"
"Oh, va bene! A volte sei proprio tremenda!"
"Senti chi parla!" le dico.
"Ti perdono perché ti voglio troppo bene..."
"E io lo faccio per lo stesso motivo!"
"Okay, ho finito." mi dice la mamma dopo avermi messo più mollette di quante spine ci sono sul corpo di un istrice.
"Hai intenzione di segarmi il cervello?" chiedo.
"Che esagerata che sei!"
Mi vesto velocemente, poi sento qualcosa di liquido sulla pelle del braccio sinistro e rabbrividisco dalla sorpresa.
"Adesso prendi il bastone e scendi che ti stanno aspettando tutti giù."
"Tutti chi?"
"Scusa... tutte!"
"Okay, ma chi?"
"Michela, Linda, Giulia, Florencia, Ginevra..."
"Okay, vado..."
"Tra poco... ti raggiungo, eh?"
Prendo l'occhio a rotelle, m'infilo in ascensore e scendo. Apro il portone ed esco dal condominio.
Improvvisamente sento delle voci che cantano: "Sei bellissima!", di Loredana Bertè e a momenti finisco a terra.
La mancanza di equilibrio che mi provocano questi sandali, poi, peggiora la situazione e il bastone bianco questa volta non mi aiuta molto.
Ginevra mi viene vicina per aiutarmi e mi sostiene.
"Ecco qua! Ora dammi questo, te lo tengo io."
Mi prende di mano l'oggetto e lo chiude. Standomi vicina ha imparato anche lei.
"Et voilà! Ora però vieni che la carrozza ci sta aspettando!"
"Che carrozza?"
"Fidati di me!"
Sento avvicinarsi anche qualcun'altro e quando mi prende il polso sinistro capisco che è Flor.
"Oh, que linda! Vedrai che quando i ragazzi ti vedranno resteranno a bocca aperta..."
"Wow! Grazie!"
La vicinanza delle ragazze mi mette un po' di tensione, anche se non so bene perché.
"Ecco, ci siamo! Attenta ai gradini che sono un po' alti, eh?" mi dice Flor. "Ecco! Brava!"
Per fortuna calcolo bene l'altezza e quando riesco a salire con tutte le altre il mio cuore rischia di scoppiare.
"Chi vi ha procurato questa carrozza?" chiedo.
"L'abbiamo fittata per una sera, Francy... i cavalli ce li ha procurati Giada" risponde Giulia. "Beth e Cleo sono... davvero brave!"
"Eccoci! Siamo arrivate..." mi avverte Gaia per poi aiutarmi a scendere. "Ragazzi, è arrivata Cenerentola!"
È arrivata Cenerentola? Ma... ma perché grida? Che sta facendo?
"Ehi ehi ehi, che meraviglia!"
Dio mio, quella voce... È lui!
E poi ha detto: "Che meraviglia!" Siamo messi... EH NO! Sono messa proprio bene!
"M-meraviglia?"
"Sì! Proprio meraviglia!" mi risponde lui per poi prendermi a braccetto, da degno cavaliere.
"Francy! Dan!"
Sento la voce della mia migliore amica e sorrido.
"Posso riprendervi?" ci chiede. "Siete troppo carini!"
"Io ci sto se non metti il video su Facebook però!"
"No! Al massimo lo mando a lei!" dice, evidentemente indicandomi. "A CENERENTOLA!"
"Va bene, allora ci sto anch'io!"
Sento il ragazzo alle mie spalle sollevarmi. Ha il viso tra i miei capelli e i miei occhi s'illuminano quando mi sussurra: "Vorrei vederti sempre così..."
"Siete bellissimi! Cenerentola con il suo principe azzurro, wow!" ride Ginevra.
"Solo che lei è una Cenerentola un po' speciale." le dice Daniel.
"Un attimo... speciale perché? Che ho fatto?"
"Prima di tutto matrigna e sorellastre che ti sfruttano per fortuna non ne hai e comunque sei bellissima per andare ad un ballo, e poi la tua carrozza forse è fatta di un'altra cosa!"
"Co-come?" balbetto.
Lui mi fa scendere e mi porta verso una sedia. Il fatto che mi stia guidando tenendomi per le spalle mi mette una certa soggezione.
"Stai tremando, va tutto bene?"
"Ah... questo?"
Lui ride. "Non essere nervosa, parla! Sai che puoi dirmi tutto, piccola!"
"Il fatto è che ho una curiosità, ma al tempo stesso ho paura di crearti problemi se ti chiedo... questa cosa..."
"Tu provaci, poi ci penso io al resto, okay?"
"Di che cosa pensi sia fatta la mia carrozza? Beh, perché... U-una carrozza c'era, però..."
"Secondo me è stata ricavata da una stecca di vaniglia!"
Facendo due più due potrei avere la risposta alla domanda che mi sto ponendo, ma chiedo comunque.
"Me lo potresti dire il motivo, per favore?" mi azzardo a chiedere.
"Perché..." dice accarezzandomi una guancia e facendomi voltare la testa verso di sé per poi far scontrare le nostre labbra. Il bacio che ne segue è un bacio casto, ma mi fa battere il cuore ad una velocità strana.
"Forse perché hai la pelle che sa di vaniglia" dice infine contro le mie labbra. Insieme alla sua voce, però, me ne arriva un'altra che non ci metto molto a riconoscere e che dice esattamente le stesse parole. Sento le guance diventare rosse e rischio di cadere da un lato.
"Miguél! Ma... ma voi due vi siete per caso messi d'accordo? Io... ecco..."
"Quant'è carina quando diventa tutta rossa, eh? Che ne dici, Daniel?"
"Daniel, hai detto? M-ma voi due... vi... vi conoscete, per caso?" chiedo.
"Ci conosciamo, sì" mi risponde Miguél. "Nel periodo in cui ti facevo da attendente, all'inizio, no?"
"Cioè, tu..." dice Daniel, "tu eri il suo accompagnatore?"
"Per i primi tre mesi sì... quando le è stato dato il bastone bianco!"
"E hai visto com'è dolce questa ragazza?"
Dieci... nove... otto... sette... sei... cinque... quattro... tre... due... uno... Bum! La bomba è stata sganciata ed è appena esplosa!
"Sì... ho visto che è dolcissima! Ti confesso che avevo i miei pregiudizi essendo stato accompagnatore di altre persone che erano nella sua situazione, ma lei è stata la migliore! Molti dei precedenti erano burberi e bastava che dicessi qualcosa fuori posto e si arrabbiavano, ti facevano una faccia assassina che ti metteva paura!"
Sento la pelle sempre più calda e credo che se lui, il mio lui, non sapesse che sono un pochino in imbarazzo penserebbe che io abbia di nuovo la febbre.
Anzi no, che dico? Un pochino? Ma no!
TROPPO, direi!
"Accidenti, è proprio piccolo il mondo, vero?"
"Sì, è piccolo! Come te!" dice Miguél.
Come te! Un'altra volta!
""...Molto dolce, come te"..."
Bene! Stasera è tutto un remake, va bene!
"Beh, anche lui mi chiama così, ma in spagnolo" spiego.
"Siamo più simili di quanto immaginassimo!"
"Tu che maschera hai?" chiedo rivolgendo il viso verso il ragazzo che mi sta ancora tenendo le mani.
"Io ho una maschera a tema con la tua." mi risponde Daniel per poi farmi posare le mani sul suo viso.
Forse anche lui è leggermente in imbarazzo, o forse io gli ho trasmesso il calore della mia pelle, ma non gli chiedo nulla perché mi sento in imbarazzo.
"Aspetta... ti faccio vedere un'altra cosa!"
Mi mette tra le mani un oggetto piuttosto lungo e sottile, ma anche un po' ricurvo.
"Che cos'è, una spada?" chiedo.
"Sì, una spada, ma non ti preoccupare, è di plastica!" mi spiega Daniel.
"Meno male!"
Dopo qualche minuto sento il suono degli apparecchi per i suoni che si accendono. Pochi secondi dopo sento la voce di Franco dire: "Questa festa è nata per uno scopo ben preciso: raccogliere una somma di denaro sufficiente all'operazione di una bambina malata di cuore! Proprio qui, accanto al palco, c'è un banco dove si vendono oggetti, se volete darci una mano potete vedere se c'è qualcosa che v'interessa... e grazie mille a chi ha partecipato a questo progetto e a chi l'ha organizzato..."
"Ma... Franco, non stai dimenticando qualcosa?" chiede Nicolas.
Dimenticando che?
"Ah, vero! Mi chiamereste la ragazza vestita da Cenerentola, per favore?"
"Hai sentito? Franco sta cercando te..." mi dice Daniel.
"Oddio, ma cosa vorrà fare? Ho davvero paura!"
"Calma..." mi sento dire. Sto per chiedere a Ginevra di rendermi l'occhio a rotelle, ma lui mi stringe leggermente il polso per fermarmi.
"Visto come tremi appoggiati altrimenti cadrai a terra!"
Sento qualcuno passarmi accanto e dirigersi dove mi sto dirigendo io. Riconosco i suoi passi. Carlotta si è vestita come me?
"Io sono Cenerentola, il proprietario sta cercando me" dice Carlotta.
"È strano che Franco ti conosca!" dico.
"Però cerca me! Io sono la cantante mascherata!"
"No, io cercavo la Cenerentola bruna!" dice Franco. "Ah... e... se vuoi puoi anche restare accanto a lei, Daniel!"
"Tu per caso... sai cosa vuole fare Franco?"
"Tu sali e voltati, poi vedrai!" mi dice lui tranquillo.
"Mi prometti che se cado mi prendi al volo?"
"Ti prendo al volo e ti faccio volare dove vuoi, bellezza!"
"Va bene, allora mi fido!"
Lui mi porta sul palco, si mette dietro di me e mi fa voltare di spalle.
"Questa festa è dedicata anche a te, Francesca! Sei un'amica molto speciale, generosa e coraggiosa, perché domani anche tu partirai per scontrarti con un'operazione... e sei anche una bravissima impiegata!" inizia Franco. "Ma forse è meglio che il resto te lo dica colui che ti conosce meglio!"
"Tanto quello che c'era da dire l'hai detto tu, cognato! È una ragazza meravigliosa, ha un grande cuore e si vergogna!"
Si ferma un attimo, toglie le mani dalle mie spalle e dice: "Però..."
"Però?" chiedo.
Comincio a tremare davvero!
Sento qualcosa che mi viene posato in testa.
"Alza un po' le mani, Francesca!"
Faccio quello che dice e sento una corona sotto le dita.
"Leggi la scritta, Francy!" sento dire a Ginevra.
C'è un biglietto sotto la corona ed è scritto in Braille! Ma cosa...?
"Per la ragazza più bella, con la maschera più bella..." leggo.
I brividi mi assalgono, stringo al petto il biglietto in Braille e faccio un inchino per dire un grazie che non potrei dire a voce, perché ho la gola secca per l'emozione.
Sento due mani circondarmi i polsi e riesco a riconoscere quel tocco. Scendo dal palchetto e torno in mezzo alla gente.
"Alla fine non sei caduta, hai visto?" mi dice.
"È vero! Non sono caduta questa volta..."
"Beh, allora vediamo se riesci a non cadere anche dopo quello che ti proporrò, Cenerentola!" dice Carlotta.
"Oh mio Dio... che cosa vuoi?"
"Voglio sfidarti, in una gara canora..."
"Che?" A momenti svengo davvero.
"Esatto! I brani saranno scelti dall'avversario, inoltre non potrai farti stringere la mano da nessuno, capito?"
"Lo sai che ho sempre il dubbio del testo" dico sottovoce.
"Se non sei una codarda accetta la sfida!"
"Senti ragazzina, lasciala in pace e vedi di fare qualcosa di utile!" le dice secco Franco.
"Non sei costretta a farlo se non vuoi..." mi dice Daniel, "ma se vuoi farlo noi siamo con te..."
"Allora ci sto! Accetto!" dico infine. "Se tu permetti, Franco!"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro