135: Para una niña especiál
Francesca's Pov
Sento Flor uscire dalla stanza, ma al suo posto entra qualcun'altro.
"Francy... io ho una cosa da fare" dice Simone, "potresti andare tu da mia sorella per... un paio d'ore?"
"Sì, tranquillo... solo... potresti portarmi tu da lei?" gli chiedo timidamente.
"Ovvio! Su, ti faccio strada!"
Prendo il mio occhio a rotelle e seguo Simone lungo il corridoio.
"Ecco la stanza! È meglio... che io non entri, altrimenti se mi allontano lei scoppierà a piangere e sinceramente non voglio rattristarla..."
"Va bene, stai tranquillo" dico avvicinandomi alla porta della piccola camera.
"Ciao Cecilia! Sai chi sono?"
Sento la bambina battere le mani e vado verso di lei. Mi siedo vicino a lei sul letto e le prendo la mano. Capisco che Cecilia mi ha riconosciuta.
"Brava! Sono io: Francesca!"
La sento ridere e mi fa piacere perché a quanto pare stare con me non le dispiace.
"Vuoi fare qualcosa?" chiedo.
Lei mi fa allungare un braccio, come se volesse indicarmi qualcosa.
Vado verso il punto che ha indicato e trovo un biberon posto sopra un piccolo frigo.
"Vuoi che ti scaldi il latte, Cecilia?" le chiedo.
La sento fare un verso che sta per: "Sì".
"Va bene... ora cerco di capire come si usa il forno che è qui, va bene amore?"
Cerco a tentoni il forno, capisco che è un forno a microonde e lo regolo per poi mettere a scaldare il latte. Aspetto il tempo stabilito, poi preparo il tutto e controllo la temperatura. Non ho potuto occuparmi di molti bambini, però sono brava ad osservare, (a modo mio), e ho osservato molto quello che fa mia cugina Linda quando si occupa dei più piccoli.
"Ecco! Prendi" dico tornando a mettermi vicino a lei per aiutarla a bere.
"Cecilia, piano! Che vuoi fare, non te lo godi il latte?"
Sorrido notando che la bimba ha molto appetito.
"Wow! Sei svelta, eh?" le dico.
La sento tremare leggermente e un po' mi preoccupo.
"Piccola, che hai? Non ti senti bene?"
Si appoggia alla mia spalla e scuote la testa contro di essa per dire di no.
"Hai freddo?" chiedo ancora.
Le metto una mano dietro il collo e la sento annuire. In effetti ha la pelle un po' fredda.
"Adesso cerco qualcosa per coprirti, okay?"
Apro l'armadio e trovo una coperta che avvolgo intorno al corpo della piccola. Lei, però, continua a tremare.
"Non basta?" le chiedo. "E va bene, vediamo se così va meglio, okay?"
Salgo sul letto e la prendo in braccio cercando di non stringere troppo la presa sul suo corpo. La sento rilassarsi e sorrido.
"Ah, volevi stare un po' con me?" le chiedo.
Mi suona strano il fatto che una bimba voglia starmi così vicina.
"Evidentemente Cecilia sa bene quello che fa!"
Quella voce mi fa spuntare un sorriso enorme.
"Oh... Daniel" sussurro.
"Per l'appunto! Volevo vedere due ragazze molto speciali e le ho trovate qui, abbracciate!"
"Hai sentito Cecilia? Ha detto che siamo molto speciali!"
"E questa bambina lo sa, vero?" le chiede Daniel. "Tu lo sai, non è vero, Cecilia?"
Gli rivolgo un timido sorriso e lo sento venirmi vicino e posare una mano sulla testolina di Cecilia.
"Ma tu lo sai che sei proprio bella? Tanto, tanto bella!" dice rivolgendosi alla piccola.
Sento uno schiocco e capisco che lui ha fatto quello che fa sempre con me: le ha dato un bacio ed è stato davvero un gesto dolce.
La sento sorridere e penso che questa bambina sia proprio come me.
La sento giocare con un sonaglio fino a quando lei non mi si addormenta tra le braccia.
"Posso farti una domanda?" chiedo a bassa voce, per evitare di svegliare la piccola.
"Anche due se vuoi!" risponde.
"Quando... quando io stavo parlando con la bambina... eri già lì? Cioè, mi stavi..."
"Sì, ti stavo guardando! Stavo guardando quanto sei dolce con quella bambina che hai in braccio!" mi risponde lui in un sussurro. "E sono sicuro che ora tu non ti stia muovendo perché non la vuoi svegliare."
"Sì... è vero."
Lo sento sedersi accanto a me sul letto e mettermi una mano su di una guancia.
"Ora non ti sto guardando, ma so che sei tutta rossa" mi dice.
"Come?" chiedo.
"Sei tutta rossa" mi ripete lui.
"Come fai a..."
"Perché se non è quello hai un po' di febbre." mi risponde lui.
"Ah... vero..."
Restiamo così, lui compie movimenti circolari sulla mia guancia ed io tengo ancora la bimba tra le braccia.
"Sai, un giorno vorrei avere... una figlia come lei." gli dico.
"Ma come sei dolce, piccola!"
"Davvero, io... io la vorrei una figlia così" dico arrossendo al pensiero che lui mi abbia appena detto che mi considera molto dolce. "E se vogliamo parlare di dolcezza voi due non avete rivali!" Questo lo dico riferendomi a lui e a Cecilia.
Lo sento avvicinarsi e posare le labbra sulla mia fronte.
"Lo vedi che li sai fare anche tu i complimenti?" mi dice con un sorriso che è musica per le mie orecchie.
"Non sempre, te lo giuro! Il fatto è che sono molto timida, e penso che tu lo sappia... È... è come se non riuscissi a dire le cose belle."
"Né a dirle né ad accettare che possano riguardare te, a quanto pare..."
"È... è che a volte mi sento la persona peggiore che esista al mondo! Per esempio se qualcuno mi dice le cose con rabbia io... io ci resto male e la mia autostima finisce nei sotterranei di un vecchio castello in rovina."
"Peccato! Sei così bella, buona, delicata... come potresti essere sbagliata come dici, tesoro? E con bella non intendo soltanto nel senso letterale della parola, ma anche dentro. Bella per il tuo modo di fare, bella perché hai un sorriso stupendo e la risata contagiosa. Bella e basta!"
"Da dove le prendi queste frasi?" chiedo.
"Da qui" risponde lui prendendomi una mano e posandola sul suo petto.
"Non rischio di far cadere Cecilia tenendola così?"
"Facciamo così: Cecilia la copro io, nel caso cadesse riuscirò a prenderla, okay? Tranquilla che sei bravissima" mi dice Daniel.
"Per caso tu sai se c'è la possibilità che lei si operi?" chiedo.
"La possibilità ci sarebbe... sono i mezzi che mancano, purtroppo." mi risponde lui con un velo di tristezza nella voce. "La famiglia di Simone non ha abbastanza soldi per far operare la bambina, quindi si limitano a controllarla..."
Sento gli occhi darmi fastidio.
"Mi crederesti se ti dicessi che non ho mai conosciuta una persona sensibile come te?" mi chiede. "Mi dispiace di averti rattristata, ma purtroppo..."
"Non preoccuparti..."
Piego la testa di lato e credo di aver cambiato espressione.
"Cosa ti frulla in quella testolina?" mi chiede iniziando a giocare con la solita ciocca ribelle che mi si piazza sulla fronte.
"Stavo pensando ad un evento benefico o qualcosa del genere... magari con la band dei nostri amici argentini... per Cecilia."
"Sono molto famosi, a quanto pare... Magari potremmo farlo" mi dice lui. "È un'idea bellissima, manca soltanto la loro approvazione..."
"Speriamo bene" dico sottovoce.
"Hai un cuore enorme, piccola Francesca!" mi dice sfiorandomi piano una mano.
Quel soprannome mi fa sorridere e lui, come da copione, se ne accorge subito.
"Ti posso chiedere perché mi chiami così?"
"Perché sei molto dolce... e se qualcuno ti guardasse resterebbe stupito dalla tua faccia innocente... come quella di una bambina. Tu hai la maturità di una donna e la dolcezza di una bambina, ed è quest'ultima a renderti piccola!"
"Ah... Credevo dipendesse dal fatto che se ci mettiamo vicini io sono uno gnomo!" gli dico cercando di non ridere per non svegliare la bambina.
È da un pezzo che parliamo sottovoce, altro che sonnambula!
"E se anche fosse? Saresti lo gnomo più dolce, carino e speciale che abbia mai visto in vita mia!" mi dice toccandomi con delicatezza la zona laterale del collo. Quel gesto mi fa ricordare una cosa che lui capisce al volo, infatti mi posa il mento sulla spalla e lo sento sorridere.
"Se vuoi saperlo sei rimasta uguale a quel giorno" mi dice, "anche se hai le occhiaie per gli incubi. Sei sempre bellissima... in tutti i sensi!"
"E... e io come dovrei risponderti ad una frase così... Bella?"
Mentre lo dico mi passa velocemente per la testa tutta la descrizione che mi ha fatto.
"Non c'è bisogno di risposte, mi basta sapere che adesso lo sai!"
Il tempo passa, poi sento un leggero mugolio.
Evidentemente Cecilia si è svegliata, ma noto che qualcosa non va.
Lei si agita tra le mie braccia e sembra che la coperta che ha addosso per lei sia una specie di macigno. Gliela tolgo di dosso, ma è come se non avessi fatto nulla. Si agita come se avesse... la febbre alta! Il suo cuore batte velocissimo ed il mio non è da meno, ma nel mio caso il problema è il panico.
Sento che la bambina mi viene tolta con delicatezza dalle braccia e mi volto di lato come se potessi vedere, ma non ne avrei nemmeno bisogno, perché so con chi è adesso.
"Ha la febbre altissima!" dice di punto in bianco Daniel. "Francy, alla tua destra c'è un pulsante rotondo, proprio accanto al letto! È l'allarme! Potresti premerlo?"
Quasi mi butto giù dal letto ed arrivo a toccare il tasto in questione. Lo premo e sento un suono fortissimo, poi arriva un medico (o almeno credo sia tale), che a quanto pare la porta via.
Scoppio in lacrime e mi sento tirare in un abbraccio.
"È colpa mia... è solo colpa mia!" sussurro.
"E che avresti fatto per farle salire la febbre?" chiede.
"Forse non poteva bere il latte... io le ho dato il latte" rispondo.
"No, lei non ha problemi con il latte, piccola! È la sua malattia che ogni tanto le fa salire la febbre! Tu non hai colpa!" dice accarezzandomi la testa con molta delicatezza. "Cecilia è forte, vedrai che starà bene!"
"Ho tanta paura" sussurro.
Lui mi stringe più forte facendo scorrere su e giù una mano lungo la mia schiena per rassicurarmi.
"Calma piccola, ti prego! Andrà tutto bene... chiaro?"
Sento qualcuno arrivare e Daniel mi fa voltare per poi dirmi sottovoce: "Il dottore."
"Dottore..." dico in un sussurro. "Come sta Cecilia?"
"Siamo riusciti a farle scendere la temperatura, ma le sue condizioni sono stazionarie." mi risponde lui.
"Cioè, potrebbe succedere qualcosa in qualunque momento?" chiedo in un sussurro.
"Sì... per tenerla in vita abbiamo dovuto sfruttare il coma farmacologico."
"Dottore... può averle dato fastidio qualcosa?" chiedo.
"No, il problema sono le condizioni precarie del suo cuore. Bisogna operarla il prima possibile" spiega il medico. "Siete parenti della bambina?"
"No... ma siamo amici... di suo fratello" risponde Daniel al mio posto.
Quattro parole continuano a ripetersi nella mia testa: coma farmacologico e condizioni stazionarie.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla destra e mi volto di scatto.
"Non è stata colpa tua, okay? È successo" mi sussurra Simone.
"Da quanto tempo sei qui?"
"Sono arrivato cinque minuti fa e..." spiega.
Mi abbraccia forte anche lui.
"Simone... i-io devo andare..."
"Dove?" chiede.
"Poi ti spiego" rispondo.
Mi rinchiudo in camera mia e scrivo a Franco. Non voglio che Simone sappia che voglio aiutarlo a far operare sua sorella, non accetterebbe aiuti, e non perché sia cattivo. Tutt'altro, è molto buono, troppo per contare troppo sugli altri, perché non vuole essere un peso.
Nel messaggio spiego quello che vorrei fare e lui mi dice che il bar è a disposizione, ma potrà fare questa cosa soltanto il giorno prima della mia partenza. Gli dico che va bene e metto l'annuncio dell'evento su Internet, in modo che lo vedano più persone possibili. Speriamo bene!
Poi ricordo un dettaglio.
Io: "Franco, ricordati di non dire che sono stata io a chiederti questa cosa!"
Franco: "Perché? È una bella iniziativa, e poi è per una bambina!"
Io: "Appunto per questo! È per salvare la vita ad una bambina, non perché io faccia vedere a tutti se e quanto sono brava!"
Franco: "1: quel: "Se" lo potevi anche evitare! 2: Non ho mai incontrato una persona che fa una cosa bellissima e vuole restare nell'anonimato!"
Io: "Ed è un bene o un male?"
Franco: "Sempre la solita domanda!"
Io: "Potresti almeno rispondermi senza girarci troppo intorno?"
Franco: "È un ottimo! Come ti direbbe..."
Sorrido timidamente capendo il perché di quei puntini di sospensione e tanto per rispondere gli mando uno smile.
È incredibile: quel biondo fuori di testa sarebbe capace di far sorridere anche Tristezza di: "Inside Out"! Secondo me sarebbe un ottimo collega per... Oh, ma insomma, basta! Perché non faccio altro a pensare al Ragazzo dei Miracoli, ai sette giorni vissuti sei anni dopo, conoscendo anche il suo nome, e poi... tutto quello che è successo dopo?
Flor's Pov
"Cosa ti ha detto Francesca?" chiedo rivolta a Franco che ha appena alzato la testa dallo schermo del suo cellulare.
"Mi ha detto che vorrebbe organizzare un evento per raccogliere fondi, in modo che la bambina di cui ti ha parlato si possa operare. Io le ho detto che il mio bar è a disposizione, ma soltanto questo sabato. Sai, mi piacerebbe unire a questo anche una festa per salutarla... anche lei dovrà operarsi e la domenica mattina partirà per andare in Sicilia. Ah, mi ha anche chiesto di non dire che è stata lei ad organizzare l'evento benefico! Sai com'è lei, non vuole apparire!"
Sorrido quando me lo dice. Quella ragazza ha davvero un cuore enorme e il fatto che non voglia che si sappia che è lei la persona che ha organizzato questa festa per quella bambina le fa onore.
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