131: Calvario, insulti e vittime
Francesca's Pov
Mia madre è appena tornata con le mie cose.
Credo che abbia capito che ho pianto perché mi sento gli occhi un po' gonfi ed irritati dalle lacrime che ho versato fino a pochi minuti fa.
Sento qualcuno entrare e quando mi parla capisco che si tratta di una donna sconosciuta, probabilmente un'infermiera che, come al solito, mi ha portato quell'odiosa compressa. Come la prima volta, sapendo che rischio di strozzarmi ingoiandola tutta intera, il mio angelo la sbriciola per poi darmela insieme ad un bicchiere d'acqua fresca che mi serve per mandare giù quei proiettili.
Finalmente ingoio anche l'ultima briciola di quella medicina.
"Come ti senti? Va meglio?" mi chiede la mamma sfiorandomi una guancia, gesto che mi porta a voltarmi prima verso di lei e poi verso Daniel. L'unica risposta che ricevo è un sorriso da tutti e due, ma mi sta bene così... credo di fare molta tenerezza, a questo punto.
"Va meglio, non preoccupatevi."
Lo dico ad entrambi, non si sa mai.
"Beh, per ora sarai la principessa degli ospedali!"
"Che cosa?" Mi volto verso mia madre che mi sorride senza dire nulla, poi sento qualcosa che mi viene posato sulla testa. Sollevo entrambe le braccia e sfioro con le mani la coroncina di carta e fiori che non sembrano essere stati tagliati e che hanno i petali morbidi e delicati, tanto che ho paura di romperli facendo un minimo di pressione in più con le dita.
Vorrei chiedere perché proprio i fiori, ma ho paura della risposta. O meglio, non è che ho paura di sentire la risposta, ma forse sarebbe molto più giusto dire che temo la mia reazione.
Per farla breve temo di diventare di nuovo la Muta di Sorrento, in più con le guance bollenti.
"Ti sta proprio bene la corona" mi dice Daniel sfiorandomi una guancia con due dita, come ha fatto mia madre.
"Wow! Grazie!"
Abbasso il viso fino a farlo scontrare con il petto e sorrido come una scema.
Possibile che queste parole mi facciano questo tipo di effetto dopo poco più di un anno? Sono impacciata come non mai, ma perché?
Sussulto quando sento il suono che preannuncia l'arrivo di un nuovo messaggio.
Numero anonimo: "Forse non hai tutti i torti a dire che resterai da sola prima o poi. A nessuno piacciono le ragazze anormali se non per un breve periodo di tempo, quello della novità..."
Mi sento prendere una mano. Anche se c'è la tenda schermo sul mio cellulare credo che lui abbia capito chi mi ha scritto. Sento la mia pelle diventare fredda proprio come la prima volta e i miei occhi bruciano come se ci fosse caduto dentro qualcosa di acido. Cosa diavolo avrò mai fatto di tanto sbagliato?
Sento che lui cambia posizione e mi si mette di fronte per poi scompigliare i miei capelli con la mano libera.
"Non so cosa ti abbiano scritto quelli che ti tormentano, ma qualunque cosa sia non prenderla come una verità."
Cerco di reprimere le lacrime, ma è tutto inutile, e mi sento tirare in un abbraccio affettuoso, di quelli che fanno passare tutto, specialmente se a darceli è una persona molto, molto speciale.
"Va tutto bene, piccola." mi dice con molta dolcezza. "Ehi! Chi ti vuole bene non andrà da nessuna parte perché tu sei molto speciale!"
Quelle parole sono come un balsamo per la mia anima, mi fanno star bene.
Mi calmo dopo qualche minuto, lasciandomi consolare e accarezzare la schiena, piano, con delicatezza.
Delicatezza: quello di cui ho tanto bisogno in momenti come questo.
"Stai meglio?" mi chiede dopo qualche minuto, senza smettere di fare quello che sta facendo.
"Sì... mi sento molto meglio... Grazie mille!"
"Non credere mai a niente di quello che ti scrivono, okay?"
Annuisco contro il suo petto e lui, che ha il mento sulla mia testa, mi prende una ciocca di capelli tra le dita e vi lascia un bacio. Quel gesto vuol dire che andrà tutto bene, che non resterò da sola.
Mia madre mi ha stretto la mano per tutto il tempo, tracciandovi dei cerchietti per rassicurarmi, ed è stato anche questo a farmi sentire meglio.
Mi sento un po' più tranquilla, almeno finché non sento la voce di Ginevra che entra nella mia stanza tutta trafelata.
"Ho bisogno che uno di voi venga fuori il prima possibile! È urgente!"
"Vado io." dice Daniel sciogliendo l'abbraccio.
Daniel's Pov
Per far agitare tanto Ginevra deve essere successo qualcosa di veramente grave.
Spero solo che non riguardi ancora Francesca. Poverina, ne ha passate troppe.
Ginevra mi porta fuori, quasi correndo, e quando vedo lo scempio che è stato attaccato al cancello dell'ospedale sento un fuoco bruciarmi nel petto.
"Piacere! Sono Francesca Bernardi, e con la mia faccia d'angelo riesco ad accalappiare chiunque!"
Quella scritta dice soltanto un mucchio di stupidaggini! E poi hanno disegnato la sua faccia con un orribile ghigno.
Un ghigno che stona con quello che riesce a trasmettere quella ragazza se la ascolti parlare, cantare o se semplicemente la guardi o la sfiori con un dito. Quella smorfia stona con le sue labbra rosse che a volte, quando è in imbarazzo, si confondono con le guance, e non è adatta ad una persona che cerca sempre di rendersi invisibile, di restare nascosta nel suo angolo.
Vado verso il manifesto, lo prendo tra le mani e lo riduco in mille pezzi.
"Chi ha scritto queste cose? Hai per caso visto qualcuno?"
Cerco di mantenere un tono tranquillo, ma Ginevra si è accorta del fatto che io sono tutto tranne che tranquillo. Tutto, davvero.
"Calmati... non ho visto proprio nessuno" mi dice cercando di stare calma tanto quanto me.
"C'era soltanto questo, vero?"
"Sì... forse volevano che tu ti allontanassi da lei, non so!"
O forse volevano che qualcuno glielo leggesse, per continuare a farle del male e portarla aall'esasperazione... accidenti, ma perché tutto questo, perché?
Torno dentro e vedo la mia piccola sdraiata sul letto della camera ospedaliera, con un ago infilato nel braccio, stavolta in quello sinistro.
"Cos'è successo fuori?" chiede.
"Niente che non si possa risolvere tesoro mio, non preoccuparti" le rispondo per poi sedermi accanto a lei sul letto e prenderle una mano. Vorrei proteggerla, ma se non le dicessi la verità probabilmente si allontanerebbe.
Ma se le sue ferite dovessero riaprirsi? Che potrei fare in quel caso? Come potrei aiutarla a stare meglio?
"Posso sapere di che si tratta esattamente?"
"Di un manifesto con su scritte solo un mucchio di stupidaggini..."
"Stupidaggini che riguardavano me, scommetto!"
Ha capito tutto come al solito.
Per fortuna ero io quello percettivo tra noi due!
Questa volta la testa sul suo petto ce la metto io, ma solo per sentire il battito del suo cuore, distrutto troppe volte, e per fare un cenno d'assenso contro di esso, in modo che lei lo possa sentire... che lo veda, perché giuro che non ho la forza di risponderle.
Non con le parole, almeno. Non coma vorrei e come dovrei.
"Cosa diceva quel manifesto?"
A quella domanda non rispondo nulla. Non posso dirle quelle orribili parole, mi fanno venire la nausea anche solo a pensarci.
Francesca's Pov
"Cosa diceva quel manifesto?"
Questa volta non mi arriva alcuna risposta.
Lui si limita a sollevare la testa e aumentare la presa sulla mia mano. È come se non volesse farmi star male.
"Erano parole così terribili?"
"Erano parole terribili e troppo stupide per essere ripetute ad alta voce a qualcuno che non merita di sentirsele dire. Erano soltanto un mucchio di bugie, piccola."
"Hanno detto... che sono falsa, vero? Che sono brava a fingere di essere molto ingenua, ma con la mia faccia angalica riesco a prendermi gioco di tutti!"
Ogni parola che dico è un colpo al cuore. Quanti colpi ho ricevuto? Molti? Troppi?
Beh, non lo so.
Questa volta, però, non piango perché credo di non riuscirci più. So che purtroppo è come penso perché mi sento stringere di più la mano.
"È così, vero?"
"Lascia stare."
Quelle due semplici parole mi danno la conferma finale.
Lascia stare, perché sappiamo entrambi molto bene che non ne vale la pena. Lascia stare, perché quelli che ti fanno del male proprio non lo meritano.
Ci sono tante cose più che vere dietro quel semplicissimo: "Lascia stare."
Ma perché io non riesco a lasciar perdere?
"Fa male anche a me, piccola... Mai quanto ne fa a te, questo è più che ovvio, ma non sopporto che quegli anonimi ti trattino così... solo perché sei molto speciale. Troppo speciale per loro, tanto che t'invidiano e ti feriscono. Ti prego, non lasciarti andare per questo."
"Vorrei sapere chi mi sta facendo questo!"
"Ascolta, cerca di stare calma. Se vuoi sapere chi sono... ti conêiene avere molta pazienza."
"Perché?"
"Tu aspetta e vedrai! Io devo andare, ma non ti lascerò sola, te lo prometto. Cinque minuti, piccola, okay?"
Annuisco, ma prima di lasciarlo andare lo stringo in un abbraccio.
"Attenta a non farti male!" mi avverte notando una smorfia di dolore che si dipinge sul mio viso quando l'ago urta contro la sua spalla, provocandomi una fitta di dolore al braccio.
Mi lascia andare sfiorandomi il viso per portare via le poche misere gocce che sono finalmente uscite dai miei occhi e lascia la stanza per poi chiudersi la porta alle spalle.
Nel frattempo arriva un'infermiera che mi attacca al braccio la prima delle tre flebo della giornata.
Daniel's Pov
Riesco ad arrivare in commissariato giusto in tempo.
Le ho promesso di tornare indietro entro cinque minuti e non mi va l'idea di lasciarla troppo da sola. È scossa e temo che possa avere una crisi, come quella avuta da Diana qualche giorno fa.
Un agente mi si avvicina e mi chiede cosa cerco.
"Scusi, la signora Gabriella Fioretti e il signor Matteo, che ha lo stesso cognome, sono ancora qui?"
"No, sono stati liberati circa due settimane fa per buona condotta." mi risponde l'agente. "Ma è successo qualcosa?"
"Non so se loro abbiano a che fare con questo, ma... ricorda la ragaoza che è venuta qui a testimoniare che sfruttavano dei bambini per un tornaconto personale? Beh, le stanno arrivando messaggi anonimi con minacce e insulti."
Mentre gli spiego la faccenda mi assale un senso di panico, quasi un presentimento... come se fosse successo qualcosa di grave all'ospedale.
Torno lì correndo di gran carriera, entro nella stanza e vedo la ragazza bruna cercare di strapparsi via la flebo, senza risultato, e tremare come una foglia. I suoi occhi sono sbarrati e in una mano regge il cellulare, tenuto a mezz'aria. Non so cosa pensare, ma quando le tolgo di mano il cellulare e clicco su un punto a caso dello schermo, oscurato come sempre, per poco questo non mi scivola di mano.
E questo video?
Francesca's Pov
Ho la flebo attaccata al braccio quando sento il classico suono che annuncia l'arrivo di un nuovo messaggio.
"WhatsApp: Numero anonimo ti ha inviato un video."
Questo è quello che mi appare nella notifica e ad essere sincera ho molta paura di aprire il video. Temo che ne abbiano fatta un'altra delle loro. Anzi... ne sono più che sicura!
Faccio un respiro profondo e clicco sulla notifica per aprire l'applicazione. Ci vuole un po' di tempo perché il video venga scaricato, tempo che trascorro con il batticuore e una maledetta paura di aprire quel file che tra poco sarà tra i Media di WhatsApp. Dio mio, non voglio aprirlo, non voglio guardare.
Apro la chat di Daniel e rileggo i messagg@ per calmarmi un po'.
È assurdo, solo lui, attraverso una cosa semplice come un messaggio, è in grado di calmarmi.
Dai Francesca, puoi farcela, è solo un video!
Impongo a me stessa di calmarmi, riapro la chat del numero anonimo e controllo a che punto è il download del video. Questo è stato appena completato e quando vi clicco sopra mi tremano le mani.
"Piacere! Sono Francesca Bernardi e con la mia faccia d'angelo riesco ad accalappiare chiunque!" dice una voce femminile, palesemente modificata con non so che programma. "Sono una ragazza cieca e le persone che mi stanno accanto lo fanno solo per pietà. Io non valgo niente. Nessuno mi vuole bene."
"E nessuno te ne vorrà mai, ridicola ragazzina!" dice un'altra voce, quella di un uomo, anch'essa modificata.
"Per favore, ho bisogno di essere aiutata!"
"Pensaci da sola, ragazzina! Nessuno starebbe mai accanto ad una stupida come te! Fai soltanto compassione!"
"È vero! Faccio compassione e tutti mi credono una ragazzina innocente, ma la verità è che io ne approfitto!"
"NO, BASTA!"
Sbarro gli occhi ed inizio a tirare la flebo, nel disperato tentativo di strapparla, con il telefono nell'altra mano.
Quella mano che trema come non aveva mai fatto.
Trema, come del resto fa tutto il mio corpo.
E intanto sento la voce di quella donna dire: "Delle persone mi minacciano mantenendo l'anonimato e a breve finirò in una clinica, perché loro mi faranno impazzire... ma anche questa è solo una bugia!"
"PER FAVORE, BASTA!" grido disperatamente.
Sento qualcuno togliermi di mano il telefono e cliccare sullo schermo, ma le parole del video si ripetono soltanto per qualche secondo.
Ricomincio a piangere con tutta la disperazione che mi è possibile.
Tiro la flebo e scalcio, ma non cambia nulla, finché non sento una presa molto delicata e rassicurante sui polsi.
"Basta piccola, è tutto finito. Non ti lascio, capito? Non ti lascio andare."
Quelle parole e quel timbro di voce tanto familiare mi tranquillizzano.
"Ehi! Calmati, va tutto bene!"
"Con la mia faccia innocente riesco ad accalappiare chiunque! Tutti mi credono una ragazzina innocente, ma la verità è che io ne approfitto e mi faranno rinchiudere in una clinica perché mi arrivano messaggi minatori e sto impazzendo... ma anche questa è solo una farsa!"
Lo sento posare le labbha sulle mie, come per chiudermi la bocca ed evitare che io continui a ripetere le parole di quel maledetto video.
"Ti prego, non dire queste cose perché non c'è niente di vero!"
Lo sento muovere le dita tra i miei capelli, escludendo i pollici, fermi sulle mie tempie che battono per il nervoso. La flebo è ancora al suo posto e la cosa un po' mi solleva visto che non voglio sentire dolore anche per colpa del glaucoma. Mi bastano gli anonimi.
Poco a poco mi calmo sotto quel tocco e lui mi chiede: "Posso prendere un attimo il tuo telefono?"
Annuisco. Lui sa come utilizzare il mio cellulare, gliel'ho fatto vedere una volta in cui me l'ha chiesto, in caso di necessità, e questo è un caso necessario.
Anche se ha tolto il volume credo che abbia inoltrato il video al suo numero dato che lo sento sorridere, credo per il nome con il quale l'ho salvato.
"Che carina! Non immaginavo di essere questo per te!" mi dice infatti.
"Beh... ecco... il motivo non dovrei dirtelo."
"Perché ti vergogni, vero?"
"Anche, ma soprattutto perché lo conosci già, quindi..." dico.
"Non ti arrabbi se ti dico che preferisco vedirti diventare rossa come un pomodoro piuttosto che in lacrime per... Quello?"
Sorrido timidamente a quell'uscita e mi sento meglio.
Anch'io preferisco mille volte sentirmi in imbarazzo che sentirmi la persona peggiore che esista sulla Terra. È davvero una sensazione orribile, che non auguro a nessuno.
Sento la porta aprirsi e una ragazza dire: "Oddio, non sapevo che foste qui."
"Ginevra, calmati, entra!"
Che amica speciale che ho!
Si è sentita di troppo anche se non eravamo in una situazione compromettente e mi fa sorridere sapere che è in imbarazzo per questo.
"Non sai quanto mi renda felice che tu sia venuta qui. Sei una vera amica" dico sottovoce.
"Visto? L'hai detto tu stessa: una vera amica! Questo vuol dire che lei non ti abbandonerà, quindi non rimarrai da sola come hai detto! Cosa ne dici?"
Ginevra mi si avvicina e mi abbraccia forte.
Un'infermiera entra nella stanza, controlla la flebo e me la stacca di dosso.
Subito dopo di lei, però, entra anche un'altra persona che riconosco dal passo affrettato e dal filo di voce che viene fuori dalle sue labbra mentre cerca di recuperare un po' di ossigeno.
"Ragazzi... è urgente!" dice Franco.
"Che cosa è successo?" chiede Ginevra.
"Serena..." riesce a rispondere lui.
"Serena... che? Cos'è successo a Serena?" chiedo iniziando a preoccuparmi.
"L'hanno aggredita!"
L'hanno aggredita! Hanno fatto un'altra vittima soltanto per avermi in pugno!
Prendo il telefono, attivo la voce-guida e appena questa si ricollega alla Barra Braille tolgo l'opzione Audio per poter scrivere.
"Che vuoi fare, Francesca?" mi chiede Franco.
"Voglio sapere chi si nasconde dietro questo numero! Non c'è bisogno di un genio per capire che è l'anonimo quello che ha fatto questo..."
Clicco sul tasto: "Chiama" e aspetto. Nessuno risponde, quindi attacco. A questo punto decido di sfidare l'anonimo. Sono stufa di subire i suoi insulti.
Io: "Chi sei?"
Poi ricordo il video e ripenso a quelle voci modificate che per un attimo mi sono sembrate molto familiari.
"Che cosa si vede nel video?"
Quella domanda nasce spontanea.
Ho un disperato bisogno di sapere se loro hanno commesso l'errore di mostrare le loro facce in quella registrazione.
Sento che nella stanza la tensione si fa quasi palpabile.
Lascio che una lacrima mi bagni la guancia destra mentre le parole del video, sussurrate visto che il volume è quasi minimo, mi giungono comunque nitide alle orecchie, e mi rilasso quando sento due labbra posarsi sul mio viso e bere quella lacrima solitaria. Sono tranquilla perché ho capito che si tratta proprio di QUELLE labbra.
"Si sono fatti vedere, tesoro."
Quasi mi strozzo con la saliva quando me lo dice. Hanno fatto un passo falso... si sono fatti vedere.
"Sono quei due. La maestrina e il professore."
È un diminutivo dispreggiativo, lo capisco dal modo in cui mi stringe il polso mentre lo dice.
"Quindi sono stati loro a..."
"Ad attaccare quel cartello e ad aggredire sia Dì che Sery."
Sento Franco grattarsi con forza le mani mentre lo dice, quasi volesse picchiare qualcuno, e non è necessario un genio per capire il perché di quella reazione.
"Sono usciti di prigione, non è vero?" chiedo.
"Purtroppo è così, piccola." mi risponde Daniel. "Sono andato a chiedere informazioni in commissariato ed è stato quello che mi hanno detto. Li hanno liberati per buona condotta."
"Buona condotta che hanno dimostrato solo dietro le sbarre e che hanno completamente dimenticato appena ottenuta la libertà."
"E che bruceranno se ne fanno un'altra" afferma Franco con convinzione per poi saltare in piedi.
"Che vuoi fare, Franco?" chiede Ginevra.
"Voglio andare a spaccare la faccia a quel professore e a dire due paroline a quell'altra strega! Quei due maledetti che hanno fatto del male alla mia ragazza non possono passarla liscia!"
"Quel professore con i pugni ci va giù pesante, se fai una sciocchezza simile andrai a far compagnia a mia sorella in un letto d'ospedale. Non fare cavolate!"
Posso quasi immaginare Daniel che blocca Franco par un polso per impedirgli di fare qualche mossa avventata.
Ha ragione. Il professore è bravo a colpire.
"Non importa... mi farò rompere tutte le ossa!"
"Franco, ti prego!" cerco di fermarlo, ma mi accorgo che il suo corpo sfreccia dall'altra parte della stanza e sento la porta cigolare. Io, Ginevra e Daniel proviamo a raggiungerlo, ma inutilmente.
Sono caduta tre volte per corrergli dietro e ora lui si sta mettendo in pericolo, maledizione!
Sento una ragazza gridare: "Franco!", e riconosco subito quella voce: è Serena!
Entriamo in una stanza e quando sono abbastanza vicina al letto sul quale credo si trovi in questo momento la sento gemere.
"Serena! Cosa ti hanno fatto?"
La mia migliore amica ha un tono sconvolto, cosa che mi porta a pensare che Serena sia piena di lividi.
Serena's Pov
Il ricordo di quell'uomo che mi colpisce e mi graffia il viso mi fa salire le lacrime agli occhi e mi provoca brividi.
Quando Ginevra mi chiede cosa mi abbiano fatto non resisto più e mi metto a piangere. Lo schiaffo di mio fratello non è stato niente in confronto a questo. Ernesto mi ha colpita, ma una volta sola. Quell'uomo mi ha presa a botte dicendo che gli servivo per far stare male una persona e che mi colpiva perché anch'io, una volta, ero stata uguale a quella persona, quindi ho capito. Era Francy quella da far soffrire!
Quando l'ho realizzato mi sono ribellata e anch'io l'ho preso a ceffoni.
Piango e sento qualcuno avvicinarsi, ma mi rannicchio su me stessa. Ho paura che mi tocchino, sul serio, ho paura!
"Piccola, calmati, non vogliamo farti del male!" mi dice mio fratello, che è dietro Ginevra.
È stata lei a toccarmi?
"Ho paura" dico in un sussurro.
Ginevra allunga lentamente il braccio verso di me, ma mio fratello vi posa sopra una mano.
"Lascia che sia lei a cercarti. Adesso è molto scossa e ha paura del contatto fisico, non ce l'ha con te." le spiega.
Ginevra annuisce e quando mi accorgo di quello che sto facendo dico: "Ginevra, io... sono ancora un po' spaventata."
"Sery, va tutto bene, davvero!"
"Cara, temo che dovrai comunque permetterci di toccarti. Dobbiamo disinfettarti le ferite" mi dice un'infermiera.
"Preferisco che s'infettino piuttosto che sentire tante mani addosso!" esclamo, più decisa che mai.
"Sery, calmati. Loro non vogliono farti alcun male." mi dice Francesca.
"Dovranno farmi l'anestesia per toccarmi, non ce la faccio..."
Sento l'infermiera avvicinarsi e quando mi sfiora piano la pelle dei brividi mi assalgono e piango con maggior disperazione. È come se quel contatto mi facesse rivivere il dolore e la paura che ho provato poco fa.
"Aspetti! La prego, si fermi! Non ha niente per sedarla, che possa essere preso per bocca, o qualcosa del genere?"
"Sì... qualcosa in effetti ci sarebbe."
"Ed è qualcosa che può farle male?"
"No, può stare tranquillo. Non le farà male."
L'infermiera va via ed io mi volto verso mio fratello per sussurrargli un: "Grazie" che spero con tutta me stessa che lui abbia sentito.
"Non voglio che la cura sia peggiore della malattia." dice lui in risposta.
L'infermiera torna nella stanza con un bicchiere che lascia sul comodino accanto al letto su cui sono distesa. Mi alzo sui gomiti, lo afferro e ne bevo il contenuto che mi provoca immediatamente un senso di stanchezza. Mi ridistendo e non mi accorgo di addormentarmi...
Franco's Pov
La rabbia mi brucia nel petto da quando ho visto la mia Sery trascinarsi verso l'ospedale e sfuggirmi come se si fosse scottata al mio tocco quando mi sono avvicinato per aiutarla. Il mio cuore è andato in pezzi quando ho visto il suo corpo pieno di lividi.
Eccolo là! Matteo Fioretti, un finto professore di musica, nemico dei più deboli. Sempre che loro si possano considerare deboli.
"Ma guarda chi si vede! Franco Fritzenwalden, il ragazzo di Serena Bernardi, vero? Cosa ti porta da queste parti, giovanotto?"
Non rispondo. Serro i pugni e contraggo la mascella. Provo una rabbia che trattengo a malapena e se gli rispondessi dovrei prenderlo a pugni, senza pensarci troppo.
"Sei qui per la tua ragazza, non è vero? Poverina! Cosa le è successo?"
"Non faccia l'ipocrita! Lei l'ha sbattuta contro un muro e l'ha riempita di lividi solo per far soffrire il suo vero obiettivo, e sappiamo entrambi bene di chi parlo!"
"Ma sei proprio intelligente... e cosa vorresti fare, genietto? Ora che lo sai come la metti?"
"Così!" rispondo per poi tirargli un pugno in pieno viso, mossa alla quale lui reagisce subito.
Mi arriva un destro dritto sullo zigomo e sento la zona colpita scottare e sanguinare... cavolo, no, non posso crollare!
"Per la mia ragazza..." dico tirandogli un secondo pugno al fianco. "Per mia cognata Diana" aggiungo colpendolo di nuovo su un labbro. "E per la mia migliore amica Francesca!" Per lei raddoppio la razione, perché è quella che sta pagando più di tutti noi messi insieme. È lei a ricevere messaggi minatori. È lei che è nel mirino di quest'uomo e della sua complice. È lei quella che si è rialzata e ha rimesso il video che la descriveva come una specie di Dottor Jekyll e Mister Hyde.
È stata lei a permetterci di scoprire chi le dava il tormento e quindi anche chi ha aggredito Diana e Sery.
Mi accorgo del pugno che mi arriva allo stomaco soltanto quando ne sento il dolore e guardando negli occhi quell'uomo lo vedo ridere.
Vedo un'espressione lieta nei suoi occhi e mi fa tanta rabbia che mi alzo e lo colpisco fino a far diventare le mani rosse. Lo faccio per me, per la mia ragazza, per la mia migliore amica e per mia cognata. Ma soprattutto lo faccio per me... lo faccio perché non posso sopportare quello che fa quest'uomo spregevole e merita di sentire almeno la metü del dolore che hanno provato loro.
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