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128: La Caccia al Tesoro

Francesca's Pov
Quando torno a casa di Giorgio mi siedo su dei gradini, quelli del giardino, e scrivo un messaggio a Daniel.
Io: "Ehi! Va tutto bene?"
Mi Angel: "Sì piccola, Diana sta molto meglio."
Io: "Mi fa piacere. E tu?"
Mi Angel: "Io sto bene. Tu?"
Io: "Anch'io."
Mi Angel: "Oh, meno male! Novità?"
Io: "Sì. Però vorrei darti la notizia da vicino... Torno domani, quindi te lo dirò quando ci rivedremo."
Mi Angel: "Va bene, piccola."
Tempo qualche secondo e mi arriva un altro messaggio.
Mi Angel: "Ho anch'io una sorpresa per te, picckla Francesca!"
Passo più e più volte le dita sulla scritta: "Piccola Francesca", come se temessi che quello fosse un miraggio, tattile ma pur sempre un miraggio.
Per l'ora di pranzo torno giù e vado ad apparecchiare la tavola.
È più o meno lo stesso di ieri.
Giorgio, Sofia e Ginevra sono appena andati via e la signora Rosa sta lavando i piatti o qualcosa del genere.
"Signora Rosa, lasci, ci penso io!" dico andandole vicino e capendo dall'acqua aperta e dalla posizione leggermente inclinata del suo corpo che sta lavando i piatti.
"Tesoro, lascia stare!" mi dice lei.
"No, sul serio! Faccio io." le dico mettendomi al suo posto e prendendole delicatamente di mano il sapone, la spugnetta ed i piatti.
"Sei davvero un tesoro" mi dice la signora Rosa, sorridendomi.
"Un tesoro..." ripeto in un sussurro, parlando quasi a me stessa prima che a lei.
Tesoro! Oh cielo... perché?
Che mi succede?
"Domani torni a casa?" chiede la signora Rosa per spezzare il silenzio imbarazzante che si è insinuato tra di noi.
"Beh... sì. Domani torno a casa." rispondo.
"Verrai a trovarci, cara?"
"Oh... beh... sì, ovvio, se le fa piacere sì!"
"Dimmi... lui?"
"L-lui?" chiedo balbettando.
"So che uno dei ragazzi della CSC è molto legato a te... è vero?" domanda.
"Ah..." dico in un sussurro. "E lei sa chi è?"
"Sì Francesca, e lo conosco... è una bella persona. Anzi, un'ottima persona, fidati! È stato questo a conquistarti, non è vero?" mi chiede ancora la signora Rosa mentre sfiora i miei capelli con il dorso della mano, facendomi rabbrividire leggermente.
"Almeno non sono l'unica che lo vede così... e... Beh... mi sono... messa a tremare, perché quello che ha fatto lei lo fa spesso anche lui quando ci vediamo. E comunque sì, è stato questo..."
"L'ho capito. Sei diventata rossa, mia cara" dice la signora Rosa mentre io continuo ad asciugare i piatti e provo a calmare almeno un po' il tremore delle mie mani.
Passo la giornata con la famiglia De Martino e quando giunge il momento di andare a letto preparo lo zaino e lo metto là, accanto a quel letto che smetterò di occupare domani.
...IL GIORNO SUCCESSIVO...
È ora di andare via ed io sto salutando tutti.
"Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?" mi chiede Alberto appoggiando una mano sul mio braccio destro.
"No, non ti preoccupare. Ti ringrazio" dico per poi voltare il mio corpo verso di lui e stringerlo forte a me.
"Ti raggiungeremo domani, Sister" dice la mia migliore amica, poi io vado verso di lei, affidandomi alla sua voce dolce come il miele, ad abbracciarla.
"Ciao sorella del cuore!" le dico, ma non ho proprio la forza psicologica di affrontare i brividi salutandola con un bacio sulla guancia, quindi continuo solo ad abbracciarla.
Mi stacco da lei per voltarmi verso gli altri e salutare anche loro.
"Tornerai a trovarci, Fra?"
Oh, ma quanto è dolce Sofia!
"Ovvio che tornerò a trovarti, amica" rispondo mentre abbraccio anche lei.
"Sei sempre dolcissima, tesoro!" mi dice il signor De Martino dandomi un bacio sulla testa.
"Grazie." gli dico timidamente per poi chinare la testa in avanti.
"Non sentirti in imbarazzo" mi dice la signora Rosa, "è solo la verità, sai?"
Arrossisco di nuovo e sorrido.
L'abbraccio, poi il mio caro amico siciliano si aggrega e mi bacia la fronte.
"Vai, e goditi la tua sorpresa" dice per poi sciogliere l'abbraccio.
"Perché, tu sai cos'ha in serbo per me Daniel, per caso?" gli chiedo esitante.
"Io so tutto... ma non ti dirò niente, capito?"
"Va bene." dico facendo la voce da bimba triste e gli occhi ugualmente tristi.
"No, dai... non farmi quel faccino, altrimenti mi farai spifferare tutto e poi lui mi darà dello spione!" mi dice imitando una voce triste alla stessa maniera della mia.
"Tranquillo, va bene, tanto io amo le sorprese, soprattutto le SUE sorprese!"
"Se vuoi glielo dico!"
"No no no no no, per favore!"
Giorgio scoppia in una risata.
"Come sei carina quando fai così!" dice.
Arrossisco violentemente, perché anche lui lo dice spesso.
E con: "Lui" non intendo il ragazzo che ora mi sta di fronte.
"Sempre gentile tu, eh?" chiedo retoricamente dato che è l'unico modo che ho per ricambiare il suo complimento.
"Va bene, ora è meglio che vada o perderò il traghetto e a casa ci dovrò andare a nuoto!"
"Francesca, okay che sei sportiva e che pratichi il nuoto, ma non sarà un po' troppo?" mi chiede Alberto.
"Appunto per questo devo correre!" dico.
Prendo la bicicletta e, rivolgendo un sorriso alla famiglia De Martino, mi dirigo verso la nave che mi riporterà a Napoli.
Salgo su quella nave, metto la bici nella zona veicoli e salgo aiutandomi con l'occhio a rotelle, come sempre, insomma.
Mi siedo in un posto isolato. Mi vergognerei troppo di mettermi seduta accanto a qualcuno che non conosco, giuro!
E poi, complessata come sono, se mi capitasse di cedere alla stanchezza credo che sarei sempre terrorizzata da quello che eventualmente ho detto o fatto.
Prendo la mia Barra Braille, la metto sulle ginocchia e inizio a leggere per far passare più velocemente il tempo.
Ripenso a quanto siano stati tutti molto gentili con me durante la mia permanenza a Palermo: la famiglia De Martino al completo, il medico (o luminare o specialista o come vi pare), le persone che ieri Sofia mi ha presentato... sono stata bene in quel quartiere!
Dopo un po' sento il sonno arrivare, chiudo la custodia della Barra Braille e mi addormento...
Mi risveglio sentendo la nave cambiare il movimento e il Sole battermi sul viso.
Accidenti, ma che ore sono?
Prendo un sorso d'acqua da una bottiglietta che porto sempre con me e mi alzo per chiedere informazioni.
Mi avvicino ad un posto casuale e tendo la mano per capire se c'è qualcuno.
"Chiedo... chiedo scusa..."
"Dimmi cara, c'è qualcosa che non va?" chiede una ragazza (o una giovane donna, non so.)
"Quanto manca per arrivare a Napoli?" chiedo timidamente.
"Siamo arrivate cara." risponde lei per poi prendermi a braccetto. "Vuoi che ti aiuti?"
"Ah... no, grazie, faccio da me! E... mi scusi tanto per il disturbo, è stata davvero gentile!"
"Figurati! Ma perché stai andando alla zona veicoli?"
"Perché devo recuperare la mia bicicletta."
"Dai, scendiamo insieme allora. Io devo andare a riprendere la macchina." dice la ragazza.
A quel punto annuisco sorridendo e scendiamo insieme, ma senza camminare a braccetto.
Appena arrivate lei mi saluta con un bacio sulla guancia e a quel gesto mi compare sul viso un sorriso enorme, prima di tutto perché lo apprezzo molto, soprattutto per il fatto che ci siamo conosciute durante il tragitto, e poi... sempre la stessa ragione!
"Ciao Francesca!" mi dice.
"Ciao Bianca!"
Scendiamo dalla nave, poi io sento la voce di Nicolas che mi chiama. Ma... Nico? Che cosa ci fa lui qui?
"Ehi Francesca!" mi chiama da lontano, ed io vado verso di lui.
"Ciao Nico!" dico abbracciandolo.
"Senti... avrei una cosa da darti!" mi dice.
Mi mette tra le mani un biglietto accuratamente piegato.
Lo apro e noto che è scritto in Braille.
"Bentornata a casa, principessa! Ti senti pronta per immergerti in quest'avventura? Se è così, per trovare il prossimo biglietto, vai a cercare tra le braccia di cemento che hanno sempre protetto te e i tuoi genitori."
"Le... braccia protettive?" chiedo tra me, mentre stringo al petto quel foglietto. "Braccia di marmo... protettive... me e i miei genitori... DEVO ANDARE A CASA!"
"Okay, ma non è il caso di gridarlo ai quattro venti!" mi dice Nicolas con un sorriso.
"È vero, scusa" dico. "Io vado a cercare questo biglietto! Ci vediamo Nico, e grazie di cuore per essere venuto fin qui a portarmi questo!" dico agitando l'altro biglietto.
Salgo sulla mia bici, scrivo la destinazione e mi dirigo verso casa.
Una volta arrivata noto che non c'è nessuno, vado in camera mia e inizio a cercare il biglietto che trovo tra un mucchio di... petali, credo. Sono piccoli, morbidi e delicati al tatto.
"Hai già trovato il secondo biglietto, vero? Lo immaginavo: sei molto brava con questo tipo di cose, anche se non lo sai, principessa. Comunque la prossima destinazione è lo spazio dei giochi, quello in cui si può correre credendo di cadere giù da un burrone o prendere uno zucchero filato. Lì ti è stato detto che sei meravigliosa, anche se non ti piaci, e qualcuno dice che per i grandi divertimenti ci vuole sempre un grande parco."
Cerco di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Correre fino a pensare di cadere giù da un burrone, prendere lo zucchero filato, per i grandi divertimenti ci vuole un grande parco... il fatto che là mi è stato detto che sono meravigliosa anche senza piacermi... il Luna Park!
Ricordo quella strada, quindi afferro di nuovo l'occhio a rotelle e le chiavi di casa e mi dirigo verso il Luna Park.
Appena arrivata vengo fatta accomodare e un responsabile mi dice che sta per arrivare una persona che deve portarmi non so dove.
Mi sento prendere la mano e mi viene dato il terzo biglietto.
Stavolta ci sono scritte soltanto due parole: "Ruota panoramica."
Ruota panoramica? Ma perché dovrei andare là?
"Vieni Fra!" mi dice il mio accompagnatore che altri non è che Salvatore Bonaventura: un altro Angelo delle Risate come... No, basta!
Mi prende di nuovo per mano e mi porta vicino alla ruota panoramica.
"Ora io ti lascio qui, va bene? C'è un'altra persona che mi sostituirà a breve, tranquilla" dice prima di lasciarmi un bacio su una tempia e andare via.
E, ironia della sorte, tempo pochi secondi e mi sento afferrare di nuovo la mano.
"Quello era l'ultimo biglietto." dice colui che mi ha presa per mano.
Riconosco il suo timbro di voce quasi istantaneamente.
"Quindi... la sorpresa era vederci qui?" gli chiedo con un sorriso enorme.
"Ma no, piccola Francesca! La vera sorpresa è là!" mi dice lui, facendomi sfiorare la ringhiera di ferro che mi separa, credo, dalla ruota panoramica. "Vuoi vederla?"
Rimango un po' sconcertata a dire il vero, ma acconsento.
"Aspetta" dico, voltandomi nella sua direzione, "prima ho una cosa da fare."
"Sarebbe a dire?" mi chiede lui.
"Questo!" rispondo per poi gettargli le braccia al collo e lasciarmi stringere come una bambina.
Non ho capito qual è la sorpresa, ma la mia prima sorpresa è stata la caccia al tesoro, perché non me l'avevano mai fatta fare.
Accidenti! Con lui sto facendo tante cose che altri mi avrebbero impedito di fare soltanto perché non ci vedo, quando basta poco, così poco!
"Grazie" dico in un sussurro per poi farmi riprendere la mano e, godendomi quel tocco delicato, farmi trasportare fino alla giostra sulla quale lui mi aiuta a salire e mettermi seduta.

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