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126: Viaggio, accoglienza, conoscenze e clima familiare

Francesca's Pov
Si è fatto giorno e Diana sta iniziando a svegliarsi. L'effetto del sedativo deve essere in dirittura d'arrivo. In parole povere, deve essere quasi finito... credo.
"È ora?" chiedo rivolgendomi a Daniel che, nonostante tutto quello che è successo, è ancora lì per sostenere la sua piccola Lady, come a lui piace chiamare sua sorella.
"È ora. Tu hai un viaggio da fare per curarti e io ho un "arrivederci" da dirti" risponde lui per poi stringermi a sé.
"Arrivederci!" mi sussurra all'orecchio.
"Arrivederci..." rispondo in un sussurro, come ha fatto lui.
"Adesso ti faccio rivivere un momento dello scorso anno: ti va?"
"Wow! Magari!"
"Mi raccomando: abbi cura di te, tesorino..."
"Era da un bel po' che non mi chiamavi così." gli faccio notare, anche se mi trema troppo la voce.
È stato un momento bellissimo, escludendo il fatto che i miei avevano litigato furiosamente e che per questo io piangevo come una bambina tra le sue braccia.
Il bello è stato proprio il mio confidarmi con lui, quel modo gentile in cui mi aveva trattata quel giorno, il suo abbraccio a metà dato che con un braccio mi teneva vicina a sé e con la mano libera mi scompigliava i capelli... e poi quella frase... quella semplice frase che aveva fatto palpitare il mio cuore in modo a dir poco assurdo... Era stato così bello!
"Allora a presto, piccola Francesca!"
Ecco! A quest'ora dovrei essere alta al massimo pochi millimetri per quante volte lui, Giorgio, Alex ed altri mi hanno chiamata così... ma mi sta bene!
"Allora io sono una nanetta!" dico, fingendomi una bambina offesa.
"No, è che sei dolcissima e non sei una gigantessa buona quindi..."
"Quindi sono piccola e il mio nome all'anagrafe... è Francesca..."
Ho dovuto separare le due parole, perché a pronunciarlo come lo dice lui non ci riesco.
"E io come ti dovrei salutare? Non ho un nome alternativo da darti" gli dico.
"Mi hai già salutato, con la frase che mi hai detto prima" mi dice lui, "e quando salirai sul traghetto... porta con te anche questo!" E mi stampa un bacio sulla guancia, poi uno sulle labbra.
"Lo terrò stretto qui!" dico incrociando le mani sul petto, come per dire che terrò "questo", come ha detto lui, stretto al cuore tutto il tempo.
"Però... adesso è meglio che vada, altrimenti altro che confusione, dovrò andarci veramente a cavallo fino all'ospedale..."
"Non so fino a che punto ti conviene, però!"
In effetti...
Mi stacco dall'abbraccio e lui mi dice: "Vai principessa, e lotta come solo tu sai fare. Va bene, Francy?"
Okay, uno di questi giorni quando lui mi chiamerà con questo nome, con il mio nome completo o in altri modi mi scioglierò sul posto, quant'è vero che mi chiamo... No, questo è meglio non usarlo! Quant'è vero che non so camminare sui tacchi! Sì, questo va bene, perché io con quelli cado anche da seduta!
"Promesso!" gli dico portandomi gli indici alla bocca come faceva una bimba in un libro che ho letto e che si chiama: "Io non ho paura"... anche se io ho paura, eccome se ho paura!
Ho paura che il medico che incontrerò domani mi tratti come l'altro, che mi dica le stesse cose che mi ha detto lui.
Ho paura che l'unico modo per togliermi questa maledetta malattia sia togliere il male alla radice, come sostiene il dottore che mi ha visitata qui.
Dio mio, ti prego, fai che non succeda!
Ho chiesto ai miei di lasciarmi andare in Sicilia con Giorgio e Ginevra. Loro partiranno prima per guadarmi in questo viaggio.
Devo arrivare al porto. I ragazzi mi hanno detto di andare lì verso le 9.
Salgo sulla mia bicicletta, torno a prendere tutte le mie cose e torno a prendere la bicicletta per arrivare al porto più in fretta.
All'inizio volevo andare in albergo, ma Giorgio mi ha detto, anzi, si è impuntato come non aveva mai fatto prima almeno da quando lo conosco nel dire che, come già ha fatto con Ginevra, che mi ospiterà lui.
Arrivo al porto e sento il rumore di un'automobile che mi si ferma proprio accanto.
La seguo e arrivo nel deposito veicoli di una nave, poi sento due persone scendere e, come avevo immaginato per il rumore del motore di quella macchina, sento le voci di Giorgio e Ginevra.
"Brava, lascia la bici accanto alla macchina!" dice Giorgio.
"Oh, Giorgio!"
Lo abbraccio, poi mi stacco e vado a salutare anche Ginevra.
"Ragazze belle, adesso andiamo" dice quel dolcissimo e folle siciliano.
Prende me da un lato e Ginevra dall'altro e, credo tenendo entrambe sottobraccio, ci porta di sopra.
"Ecco, siamo arrivati a destinazione!" ci avverte lui, poi mi crolla sulla spalla battendo la testa e dandomi un colpo piuttosto forte proprio con quella.
"Giorgio, io ho passato la notte in bianco, ma tu stai peggio. È successo qualcosa?"
"Ho saputo di Diana." spiega.
"Eh già! Quei due che l'hanno aggredita hanno tenuto tutti in piedi!" conclude Ginevra. "Povera Diana, non merita una cosa del genere. È così buona!"
Ha ragione. Diana non lo merita, e nemmeno i suoi fratelli. E tutto questo perché dei tizi si sono messi in testa di dare il tormento a me? E poi... cosa ho fatto di così sbagliato?
Cerco di non pensare troppo e seguo i miei due amici che mi si sono appoggiati addosso, quindi deduco che si siano addormentati, anche per il petto che si alza e si abbassa regolarmente, in sospiri a stento percettibili anche per me.
Mi addormento, lasciandomi cullare dai movimenti della nave che va verso la destinazione che unisce tutti i passeggeri, anche se per motivi differenti.
Mi setno tranquilla come non mi ci sentivo da tempo, anche se per quella tranquillità completa manca qualcuno... meglio che non dica chi è.
Mi addormento e aspetto di arrivare a destinazione...
Mi sveglio per il calore del Sole che mi passa sul viso come una carezza e sento le mani dei miei amici afferrare le mie.
"Eri proprio stremata, vero?"
Questo lo dice la mia migliore amica.
"Abbastanza, ho passato la notte in ospedale." rispondo abbassando la testa per non mostrare gli occhi ancora incrostati.
Sento Giorgio prendermi una mano e compiere movimenti circolari sul dorso per poi dirmi: "Se stai pensando che la colpa sia tua non me lo dire!"
"Come fai a leggermi nel pensiero?"
"Non ti leggo nel pensiero, so quello che pensi perché ti conosco bene..."
"È che con la mia malattia, i messaggi minatori degli ultimi giorni, e poi quello che è successo a Diana... è troppo per me... Sì, è troppo!"
Decidiamo di cambiare discorso e andiamo avanti tra chiacchierate e film trasmessi sulla nave per tutto il giorno.
Una volta arrivati andiamo a recuperare le nostre cose, saliamo in auto ed usciamo dalla zona stabilita.
"Ginevra, io mi occupo di Zora, va bene?"
"Chi è Zora?"
"È... la nostra cagnetta... ma non ti preoccupare, non la vedrai nemmeno!" mi tranquillizza Giorgio. "Ginevra, resta con lei, io vado e torno."
Detto fatto! Giorgio torna poco dopo e dice: "Ho fatto rientrare Zora nella sua casetta! Vieni Francesca, non preoccuparti..."
"Sei sicuro?" chiedo tremando.
"Tranquilla, ho avvertito anche Sofia e lei ha detto che non è un problema per lei... e poi... non la facciamo entrare in casa e in genere resta nella sua casetta. Ti fidi di me?"
"Come la cagnetta di mia cugina?" chiedo.
"Esatto! Stai tranquilla, okay?"
"Okay."
Faccio un respiro profondo per poi lasciare che i ragazzi mi prendano le mani per condurmi in casa.
Sento l'abbaiare di quella che credo sia Zora. Il mio cuore salta un battito.
"Va tutto bene" dice Giorgio.
Finalmente entriamo in casa e sento una voce gridare: "Eccoli, sono arrivati!"
Sofia!
Quando mi sento più sicura vado verso di lei e l'abbraccio forte.
"SOFI!" grido.
"FRANCY!" urla lei di rimando.
Mi stringe forte, come solo lei sa fare.
"Ah, tu sei la ragazza di cui Giorgio e Ginevra parlano tanto!" mi dice la voce di una donna più grande.
"Lei è la signora De Martino?" le domando con timidezza.
"Sì. Però non essere timida, mi puoi chiamare Rosa" mi dice.
"Wow! È un bel nome" commento.
"Anche Francesca lo è" dice di rimando abbracciandomi.
Sorrido timidamente, ma non esito a ricambiare e lei mi conduce verso una sedia.
"Accomodati, non essere timida" mi dice.
Infatti sono ancora in piedi.
Mi decido a sedermi mentre la donna si gira e torna, credo dal borbottio della pentola, ai fornelli.
Sento qualcuno prendere dei piatti, Ginevra immagino, o magari Giorgio, Sofia, non so.
"State apparecchiando?"
Odio non sapere cosa mi succede intorno o dover andare ad intuito, ma a volte può essere divertente... escludendo il dover chiedere se quel qualcosa sta accadendo o meno.
"Sì." risponde Ginevra. "Io ho i piatti in mano."
"Posso darvi una mano?" chiedo.
"Tesoro, non serve." dice la signora Rosa.
"Non è un problema... solo che mi servirebbe sapere dove mettete le posate, i bicchieri... e ho un problema con i coltelli."
"Dei coltelli mi occupo io" mi dice Sofia. "Vieni, ti faccio vedere dove sono le stoviglie, okay? Vieni, vieni!"
Sofia mi prende per mano e mi fa vedere dove sono le stoviglie.
"Per quanti devo apparecchiare?" chiedo.
"Per sette." mi risponde Rosa.
"Tu, Ginevra, mia sorella Sofia, mia madre, mio padre, mio fratello Alberto ed io."
Giorgio ci tiene a farmi sapere proprio tutto.
"Grazie Giorgio." dico.
"Ah! Parli del diavolo..." dice di punto in bianco Giorgio e io apparecchio velocemente la tavola per poi cercare di star dietro a Sofia.
"ALBYY!" grida quella meravigliosa ragazza.
Ha la mia età e concentra in sé l'allegria di una bambina e la maturità di una donna.
"Ciao scricciolo!" la saluta Alberto.
Scricciolo? Ma è un vizio, allora! Prima Daniel e adesso anche Alberto.
"Devo farti conoscere una persona stupenda Alby!"
Non sta parlando di me, vero? No, è impossibile!
Forse Ginevra... che Alberto conosce già, ovvio!
"Eccola!" dice avvicinandosi sempre di più a me. "Lei è Francesca, la migliore amica di Ginevra!"
"Molto piacere" dice per poi prendermi una mano e stringerla nella sua. "Sofia mi parla spesso di te e i due fidanzati non sono da meno..."
"Cretino!" dice Giorgio, alquanto seccato dalla battuta di suo fratello.
"Beh... che esagerazione..."
Abbasso il viso sentendo le guance bruciare.
Poco dopo la porta sbatte di nuovo ed entra un'altra persona. Il padre di Giorgio, (che ho scoperto chiamarsi Guido, mi accoglie cordialmente, come gli altri.
Ci riuniamo tutti intorno alla tavola per la cena e scopro che Giorgio non è solo l'animatore dei residence, ma anche delle cene familiari per quante ne ha combinate!
"È sempre così, Ginevra?"
"Sì, è sempre così."
"A volte anche peggio" salta su Alberto.
"Ma no, è molto bello... almeno secondo me! Vi giuro che siete una famiglia a dir poco meravigliosa..."
"Però! La nuova componente della famiglia è in vena di complimenti oggi!" dice il signor De Martino.
"Non ho mai visto una famiglia così unita, davvero!"
No! Non l'ho mai vista e ogni volta che penso ai miei vorrei che fossero uniti come loro.
Poi mi colpisce un altro pensiero.
"Francesca. Va tutto bene?" mi chiede Alberto posandomi una mano sul ginocchio in modo protettivo.
"Sto bene, solo che sto pensando alla visita che ho domani mattina."
"Ah. Tesoro, Giorgio ci aveva accennato qualcosa riguardo la tua visita." mi dice gentilmente la signora Rosa. "Sta tranquilla perché noi conosciamo quel dottore, è molto disponibile e conosce a fondo la tua malattia. Vedrai che andrà bene, eh?"
Mi accarezza la guancia e provo subito un senso di calma.
"Grazie mille!"
Loro mi stanno vicino, molto vicino, e sono molto gentili.
Verso le undici andiamo tutsi di sopra e io mi sistemo in camera con Ginevra e Sofia dato che la signora Rosa e il signor Guido non hanno voluto che ci sistemassimo in una delle camere riservate agli ospiti.
Non c'è che dire: la famiglia de Martino è unica!

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