124: La gita più bella di sempre!
Francesca's Pov
"Ehi Francy, mi senti?"
Sono ancora intontita dal sonno, ma quando riconosco chi mi sta chiamando rischio di cadere dal letto.
"Attenta!" dice aiutandomi a rimettermi sdraiata per poi prendermi una mano.
"Sei... solo?" chiedo.
"Per adesso sì. Tua madre ha già preparato tutto, deve solo firmare dei moduli e dovresti toglierti quell'affare dal braccio." mi spiega Daniel, alludendo probabilmente all'ago.
"Non vedo l'ora che lo tolgano! Sta iniziando a darmi davvero molto fastidio!"
Mi alzo dal letto cercando a tentoni un appoggio, poi vado a lavarmi e cambiarmi. Beh, più che lavarmi semplicemente dovrei dire a compiere una delle Dodici Fatiche di Ercole, primo: perché sono sempre molto precisa in queste cose; secondo: perché con un semplice lavabo è un'impresa da eroi rinfrescarsi decentemente.
Mi sfrego forte il viso con acqua e sapone, (più acqua però), e scelgo l'acqua fredda perché sono sfinita e ho bisogno di attivarmi. Vado a sbattere un paio di volte con la fronte contro uno specchio che secondo me è stato piazzato a caso qui dentro.
Mi vesto, prendo il resto delle mie cose e torno nella stanza.
"Tesoro, sono qua!" mi dice la mamma, e io mi avvicino per mettere il resto delle mie cose nel borsone.
Andiamo a togliere quell'ago e tutti ridono quando mi sfugge un sospiro di sollievo.
Torniamo a casa mia, dove trovo tutta la banda.
"Ehi Francesca!" Giorgio mi viene incontro e mi stringe in un abbraccio fraterno. "Sai che tra più o meno una settimana dovrò farti da guida?"
"Ah, vero! Lo specialista si trova nella tua Terra!"
"Ehi piccolina, io credo che tu dovresti andare a prepararti... c'è una sorpresa per te" dice Giorgio.
"Una sorpresa?"
"Sì, piccola Francesca!"
Quasi mi strozzo con la saliva quando mi chiama in quel modo.
"Okay, okay, mi sbrigo!" dico andando a prepararmi, come ha detto lui.
Cinque minuti e torno in camera mia, dove i ragazzi mi stanno aspettando.
Io, Ginevra, Giorgio e Daniel andiamo a vedere la famosa sorpresa.
Sento una mano afferrare la mia e dopo aver sceso esattamente tre gradini mi trovo su un pavimento che... dondola?
"Perché ho la sensazione che sotto di me ci sia l'acqua?" chiedo dubbiosa.
"Forse perché è vero." risponde Giorgio. "Sei molto intelligente, lo sai?"
Mi lascio sfuggire un: "Eeeh" che è indice di imbarazzo, e chi mi conosce lo sa benissimo.
"Siamo... siamo su una barca?" chiedo.
"Esatto!" mi risponde Ginevra. "Tutti sappiamo che non hai mai fatto un'escursione in questo modo, o meglio: che non te ne ricordi... quindi..."
"Wow! Grazie!"
"Vieni biondina, mettiamoci all'opera!" dice Giorgio.
Lui e Ginevra sono da un lato dell'imbarcazione, io e Daniel siamo al lato opposto. Mi godo il vento che mi scompiglia i capelli e mi passa sul viso e le onde che scuotono il pavimento sotto di me.
"Sei così bella con quel sorriso da sognatrice!" mi dice di punto in bianco il mio angelo custode.
"Eh... beh, ecco, io..."
Perché non riesco a dargli una risposta che abbia un senso?
"Posso scattarti una foto?" mi chiede all'improvviso.
"Se ti fa piacere va bene" rispondo. "Ti devo un favore."
"Insisti, insisti!" scatta Daniel, facendomi ridere come mai prima.
Sento il classico Click, quello delle foto, e subito dopo lui si siede al mio fianco e mi circonda le spalle con un braccio, come al solito. Un solito che io amo con tutta me stessa.
Stavolta, però, lo sento sollevarmi, fino a farmi trovare sulle sue ginocchia.
"Piccola, tutto bene?" mi chiede stringendomi a sé con un braccio e sfiorando le mie mani con la sua libera.
"Io..." dico a bassa voce, "sto bene, davvero!"
"Sicura?"
"Ehm... sì, sì" rispondo.
"Ehi, ehi, come siamo agitate!"
Ecco, appunto! Proprio questo mi mancava!
"Più che agitata io direi che sono... sono emozionata" cerco di giustificarmi.
Lo sento prendermi il viso tra le mani e baciarmi dolcemente una guancia. Mio Dio, altro che agitata, se va avanti così ancora un po' io giuro che andrò di nuovo all'ospedale, ma per tachicardia invece che per il mio glaucoma.
Sento Giorgio e Ginevra bisbigliare e ridere tra loro.
Ridono, come se non ci fosse un domani! Almeno la mia migliore amica ha potuto superare quello stadio di imbarazzo estremo. Io non ci riesco, ma allo stesso tempo sono così felice con lui da voler sentire il cuore che scoppia, il respiro accelerato, le mani che tremano come foglie sul punto di cadere dall'albero. Voglio agitarmi e arrossire tutti i giorni se questo vuol dire rimanere in contatto con la sola persona al mondo che mi ha guardata davvero, che mi ha fatta sentire speciale come nessuno mi ci aveva mai fatta sentire.
"Grazie." gli dico sottovoce. "Grazie per aver fatto in modo che anch'io potessi vedere i colori. Grazie per aver visto oltre il buio perpetuo dei miei occhi."
Non so neanche io dove ho trovato la forza di dirgli tutto questo. Forse il fatto di trovarmi vicina al Mare, anzi, sopra di esso, su un'imbarcazione, che oltretutto si muove come se stesse lottando per non cadere, mi ha dato una grande forza che mi ha permesso di dirgli quello che penso da quel giorno in cui ci siamo conosciuti e che sono tornata a pensare dal giorno in cui ci siamo "ri"-conosciuti.
"Grazie a te... per avermi dato la luce del tuo cuoricino." mi dice di rimando.
No! No, okay, sul serio Francesca, controllati!
Ma controllati cosa, controllati? Lui mi ha detto una cosa bella, bellissima, e io dovrei controllarmi?
"La... luce del mio cuore?" gli chiedo stupita.
"Tu non sai quanto puoi dare con una parola, con un brivido, o più semplicemente con un abbraccio di quelli che solo tu sapevi e sai dare a mia sorella."
"A Serena?"
"Sì, quando lei soffriva per il continuo scontro con Ernesto o quando si è ritrovata al buio all'improvviso."
"Ma... ma io ho fatto quello... che s-sentivo."
"Non è soltanto questo. Ti sei fidata subito e mi hai raccontato quanto stai male quando i tuoi litigano, parti oscure della tua vita di quando eri bambina. Mi hai raccontato quanto ti fa male sapere che spesso anche chi vive più o meno come te, nel buio, non vede neanche in altri modi, perché si ferma all'apparenza, e vuole apparire. Insomma, chi si fiderebbe di qualcuno solo perché gli ha toccato la mano? Forse nessuno, o forse solo tu che sei davvero incredibile..."
Sento gli occhi allargarsi come se fossero... non so, comunque mi brillano per l'emozione che mi fanno provare quelle parole che di preparato in anticipo non hanno nulla, ma di dolce hanno ogni lettera, ogni singola vocale o consonante, ogni sillaba o virgola. Io non ho fatto nulla, ho solo seguito il mio cuore... ma forse questo a lui sta bene.
Reagisco ancora d'istinto, mi volto del tutto verso di lui e lo stringo in un abbraccio. Lui non esita un secondo a ricambiare e mi sento meglio quando lo sento stringermi a sé.
Scendiamo dalla piccola imbarcazione quando Giorgio dice: "Ci siamo!", e ci dirigiamo non so dove.
"Posso farvi una domanda?" chiedo agli altri tre ragazzi che mi camminano accanto o alle spalle mentre mi faccio strada con l'occhio a rotelle.
"Avanti piccola, parla!"
Ecco, adesso ci si mette anche Giorgio! Bene!
"Vi siete mai sentiti bene in circostanze un po'... Strane?"
"In circostanze strane?" ripete Ginevra.
"Sì... insomma, io sto passando gli ultimi giorni prima della scuola in ospedale, ma non riesco a smettere di ridere o, alla meglio se vogliamo dire così, sorridere. E poi tra una settimana dovrei salire su di un caval... Su di un caaaavolo di traghetto per arrivare fino in Sicilia, che mi piace da matti come posto a dire il vero, ma dovrò passare il tempo all'ospedale... ma... beh... io mi sento bene!"
"Talmente bene che stavi per dire una cosa al posto di un'altra." dice Giorgio.
"Perché stavo pensando al fatto che prima di partire vorrei andare al maneggio a dare un saluto a Gabriele, Giada e Beth."
"Ah, okay. Ora andiamo che c'è un'altra sorpresa che ci sta aspettando!"
Arriviamo ad un boschetto, o almeno credo.
I ragazzi mi fanno appoggiare con la schiena ad un albero e iniziano a correre qua e là per sistemare tutto.
"Pronta?" mi chiede Ginevra.
"Non so a cosa, ma sono pronta" rispondo.
Ginevra mi prende la mano. È fredda e morbida la sua mano, ha una stretta rassicurante. Sarà per questo che è la mia migliore amica. Mi sono fidata subito di lei... quasi come con Daniel.
"Ecco! Siediti qua." mi dice.
Mi siedo dove mi ha indicato e lei si mette al mio fianco, al lato destro. Sono seduta tra lei e Daniel. Giorgio credo sia seduto accanto alla mia migliore amica.
"Avete preparato un picnic?" chiedo.
"Sì. Tutto per te" mi risponde Ginevra.
"Ehm... beh..."
Arrossisco come sempre. Sembro una bambina. Anzi, lo sono!
Diamo inizio al picnic e parliamo del più e del meno.
"Ragazzi! Cosa ne dite di fare una foto tutti insieme?" chiede Giorgio.
"Dovremmo chiedere a Francesca." risponde Daniel prendendomi una mano. "Cosa ne dici, piccola?"
"Avete un programma per fare le foto per poi parlare?" chiedo.
"Credo di sì." risponde Giorgio. "Ce l'ho io!"
"Quindi... il selfie delle coppiette che scalarono le montagne!" dico.
"E brava la mia piccola Francesca!" mi dice Daniel tirandomi a sé. Wow! Quando me lo dice lui mi sento come se mi dovesse saltare via il cuore dal petto da un momento all'altro, santo cielo!
Giorgio mette l'autoscatto e il programma per le voci e subito dopo lo scatto della foto, dividendoci le "parti", veniamo fuori con la frase: "Hasta la felicidad! Olé!" [Fino alla felicità!"]
Siamo stretti in un abbraccio a quattro e, sinceramente, come potrei chiedere di più?
"Ragazzi... c'è un laghetto!" dice Ginevra. "Che ne dite di andarci?"
In effetti fa caldo, ma io non sapevo nulla... non ho niente che vada bene per l'acqua.
"E io come faccio? Non ho preparato nulla" dico.
"Ci abbiamo pensato noi!" mi tranquillizza Giorgio. "Vieni con me."
Mi porta in una casetta e mi dice: "Puoi cambiarti qui, io ti aspetto fuori, va bene?"
"Va bene."
Sento la porta chiudersi, mi avvicino ad una parete che ho alle spalle e mi cambio in fretta, indossando anche la fascia che mi ha dato Ginevra il giorno del mio compleanno.
Esco e Giorgio mi prende prontamente per mano e mi dice: "Sei carina, lo sai?"
Abbasso il viso sentendo le guance ardere e lui ha imparato, spero, che è il mio modo di dire: "Grazie."
Raggiungiamo gli altri e mi sento prendere l'altro braccio.
"Non prendertela se ti do anche io una mano, ma qui è un po' difficile scendere..." mi dice Daniel.
"Non so perché dovrei prendermela, ma d'accordo."
I ragazzi mi aiutano a scendere per poi fare lo stesso con Ginevra, da quanto mi ha detto e ho potuto capire.
Iniziamo a gettarci l'acqua addosso, ma non in faccia, ci limitiamo a fermarci all'altezza dello stomaco, anche perché con la mia malattia ricevere dell'acqua in un occhio non è la cosa migliore che possa capitare.
Quando siamo un po' più stanchi e calmi mi sento sollevare, poi mi trovo un braccio che mi sostiene la testa e un altro poco più giù delle spalle. Sono distesa sull'acqua, come fosse un letto, e c'è qualcuno che mi sta portando avanti e indietro. Mi sento rigida e a quanto pare non sono l'unica ad averlo notato.
"Rilassati." mi sento dire, ed è allora che capisco chi mi sta tenendo.
Faccio come mi ha detto lui, mi rilasso il più possibile, anche se la sensazione dell'acqua fredda dietro il collo mi rende le cose un po' difficili e il fatto che sia proprio lui a tenermi in questa posizione mi fa star bene e al tempo stesso mi fa sentire leggermente in imbarazzo. Sento Giorgio dire le stesse cose a Ginevra, segno che anche lei è nella mia stessa posizione.
"Ti senti davvero felice?"
Mi stupisco nel sentirmi porre quella domanda.
"Sì. Mi sento bene ogni volta che ci vediamo."
Sorrido timidamente dopo aver pronunciato quelle parole.
"Anche a me fa bene stare con te, tesoro mio."
"Ah... e... Io posso ringraziarti in qualche modo per tutto quello che fai per me?"
"Ma tu non devi ringraziare proprio nessuno, capito? Quello che io sto facendo per te è dettato da questo!" mi dice per poi lasciar andare il mio corpo con delicatezza e portare la mia mano destra sul suo cuore.
Lo sento attirarmi a sé e farmi posare la testa sul suo petto per poi posarmi il mento proprio sulla testa.
"Piccola... per favore, non ti nascondere." mi dice Daniel per poi tirarmi su la testa. Lo sento abbassarsi verso di me e le sue labbra a contatto con le mie. Quelle labbra che sanno trasmetterti tranquillità con una parola o, addirittura, con un bacio, dovunque esso sia dato.
"Ricorda sempre che se hai bisogno ti basta dirmelo, okay?"
"Grazie." ripeto ancora contro le sue labbra, mentre Giorgio e Ginevra continuano a schizzarsi e stuzzicarsi a qualche passo da noi.
Siamo le coppie che hanno scalato montagne per raggiungere la felicità. Siamo gli amici che si aiutano sempre tra loro.
E io? Sono felice. Troppo!
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