121: Buone notizie e messaggi inquietanti
Francesca's Pov
Ora sto bene. Sto bene, dopo giorni di sola angoscia. Sto bene, grazie ad una cosa semplice come un abbraccio: il suo abbraccio! Sì, perché lui, per potermi confortare, mi ha abbracciata. Semplicemente, ma anche meravigliosamente. Non ha cercato grandi parole. Solo tre... Tre parole, ma fondamentali... e quelle magiche parole sono: "Non ti lascio."
Mi basta questo, perché io gli credo.
"Francesca Bernardi!" Il mio nome viene pronunciato in un modo che potrei quasi definire metallico! Sì, è quello il termine: metallico!
Mi alzo di scatto e l'infermiera di turno mi dice: "Il dottor De Martino ti sta aspettando... per la visita."
Annuisco semplicemente prima che le mie dita s'intreccino con quelle del mio angelo che mi conduce nel solito studio.
"Ehi, ciao Francesca!" mi saluta il dottore. "Buongiorno anche a te, Daniel."
"Salve dottore" lo salutiamo all'unisono.
"Okay. Cara, dovresti metterti seduta" dice il dottor De Martino, e Daniel mi aiuta a raggiungere quella sedia.
Appoggio la testa a quel macchinario che il dottor De Martino usa per farmi stare più comoda e per consentirgli una visuale più chiara dell'occhio, o almeno credo, visto che in genere lui me lo apre facendomi appoggiare lì.
"Vedo che va molto meglio. Forse domani potremo anche dimetterti, sai? E ho anche un'altra notizia da darti."
"Ovvero?" chiedo, iniziando a sentirmi veramente ansiosa.
Sento le dita del ragazzo che è accanto a me tracciare dei ghirigori sulla mano destra, ovvero quella che adesso lui mi sta tenendo per infondermi coraggio.
"Ho contattato quel mio amico e lui mi ha detto che ti aspetta nel suo studio."
"Ah... e... e dove si trova lo studio?"
Lui mi consegna un biglietto da visita, o almeno credo sia tale. Bene! Questa persona che dovrei incontrare opera a Palermo da quanto mi ha detto Daniel. Alleluja, per una volta dovrò scendere, (nel senso di andare più al Sud), e non salire come negli stereotipi che dicono che le cose migliori accadono al Nord.
"Magari ne approfittiamo per far visita a Giorgio e Sofia." mi dice Daniel.
"Tu... conosci Sofia? La sorella di Giorgio?" chiedo, molto piacevolmente sorpresa da quella novità.
"Ovvio che la conosco... Sai, Giorgio è venuto con lei la prima volta."
"La prima volta che... a-avete lavorato insieme alla CSC?" gli chiedo timida.
"Esatto!" mi risponde lui con dolcezza.
"Bene! Quando volete potete contattare il mio amico alla mail che è sul biglietto che ti ho dato prima... c'è un bel gruppetto che può leggerlo se vuoi" dice gentilmente il dottore. "E salutatemi la piccola Sofia."
"Siete parenti?" chiedo.
"Parenti no, ma ci conosciamo da un po'." risponde il medico. "Anche se, visto che portiamo lo stesso cognome, si può pensare che siamo parenti. Ora passiamo alle cose serie, così ti lascerò libera un po' prima. Metti la testa indietro, okay?"
Appoggio la testa alla sedia e sento le mani del dottore aprirmi quell'occhio e premere delicatamente su di esso con la macchinetta per la pressione. Per sicurezza l'operazione viene ripetuta un paio di volte e il dottore dice: "Sembra che vada abbastanza bene. Credo che domani potremo dimetterti..."
Mi accorgo solo ora del fatto che mentre il dottore mi teneva l'occhio aperto con le dita anche Daniel ha contribuito, tenendomi la mano libera sulla fronte. Rabbrividisco, rendendomi conto soltanto adesso del fatto che lui non ha ancora spostato la mano... sento la sua mano morbida in contrasto con la benda ruvida sul mio viso.
"Quella... Non puoi ancora toglierla?"
"Non lo so, piccola. Per caso ti dà un po' fastidio?" mi chiede dolcemente.
"No, è che mi dispiace" dico sottovoce.
"Almeno questa volta non sei qui per la febbre, sei fresca" mi dice sorridendo.
"Eh... v-vero."
Cavolo, adesso mi metto anche a balbettare! DI NUOVO!
Andiamo insieme nella stanza e trovo una folla ad attenderci... ma che cosa...?
Il primo a venirmi incontro è Giorgio. Lo capisco dal suo modo di tenermi stretta, forte ma non troppo.
"Come sta la bella malatina?"
Per un momento rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva.
"La mala... che? Com'è che mi hai detto?"
Lui lo ripete e io, fingendo di alzare gli occhi al cielo, dico: "Scusate, state per caso facendo una gara per capire chi mi toglie più centimetri di altezza a suon di diminutivi?"
Giorgio scoppia a ridere.
"Ah, sai una cosa? Il medico che mi ha visitata mi ha detto che il dottore che s'intende della mia malattia opera a Palermo. Magari uno di questi giorni fai uscire Sofi visto che è da un po' che non la vedo."
"Anche tu manchi alla mia sorellina, sai?"
Il classico suono che annuncia l'arrivo di un nuovo messaggio mi fa sussultare e, con le mani che sento tremanti come fossero foglie d'autunno, prendo il cellulare e la Barra Braille.
Sento le mani dei ragazzi posarsi sulle mie spalle per sostenermi. Leggo il messaggio e per poco non svengo.
Numero anonimo: "Povera bimba! Che c'è? Ti sei spaventata?"
Sento il sangue ghiacciarsi nelle vene ed il battito del mio cuore aumentare la sua corsa. Tremo, mi sento pallida, non so che mi succede.
"Francesca! Francesca!" Il mio angelo custode mi chiama più volte per riscuotermi dal mio stato di trance, ma il suono del mio nome pronunciato da lui è troppo lontano. Sì, è troppo lontano!
"Piccola..." mi sento chiamare, ma questa volta questa parola è accompagnata da due mani che mi scuotono molto forte le spalle.
So che lui non vuole farmi del male, sta solo cercando di farmi riprendere dal mio torpore da sveglia.
"Un altro messaggio." dico in un sussurro.
"Okay. Io vado a chiamare il dottore" dice di colpo Giorgio.
Lo sento uscire dalla stanza, o almeno credo sia lui dato che sta correndo.
Sento la pelle diventare fredda come se fosse fatta di ghiaccio e temo di non riuscire a stare in piedi ancora per molto.
Mi sento sollevare da terra e qualcuno mi porta sul letto, facendomi sedere.
Qualcuno entra nella stanza e sento addosso uno sguardo, poi un bicchiere di non so cosa mi viene appoggiato alle labbra e io butto giù il contenuto, sentendomi più rilassata dopo qualche secondo.
Mi distendo sul letto, raggomitolandomi per farmi più piccola possibile, poi mi addormento...
Daniel's Pov
Accidenti, ho avuto davvero paura quando ho visto la mia piccola sbiancare, tremare e diventare fredda come un pezzo di ghiaccio. Giuro che non so chi potrebbe essere tanto perfido da prendersela con lei. Non per i suoi occhi, per la sua dolcezza e la sua innocenza che la fa sembrare una bambina, "nel senso più buono della parola"...
Mi avvicino alla ragazza che è sdraiata su quel letto e le sollevo il mento per guardarla meglio.
"Per quanto tempo quella medicina la farà dormire?" chiedo.
"Almeno un paio d'ore" risponde il dottore che le ha dato quel sedativo o qualsiasi altra cosa sia.
Prendo il telefono dal comodino accanto al letto e leggo il messaggio che l'ha sconvolta.
Le parole che sono scritte in quel maledetto messaggio mi risuonano nella testa come un eco.
""Povera bimba! Che c'è, ti sei spaventata"...?"
Ovvio che si è spaventata! Questo tizio ha la faccia tosta di contattarla, minacciarla e schernirla!
Le sfioro piano una guancia, bagnata per l'ennesima volta dalle lacrime, poi le spazzo via con le dita.
"Non lasciarti abbattere gioia, ti prego!" le dico per poi lasciarle un bacio sulla fronte. "Ci siamo noi qui a proteggerti."
Non so se lei può sentirmi o meno, non lo so davvero, ma le parlo lo stesso.
Le parlo perché il cuore mi dice che lei può ascoltare, che può capire quello che dico.
Salgo sul letto mettendomi accanto a lei e la stringo forte a me. Ho il mento sulla sua testa, i suoi capelli che mi solleticano il viso, ma mi piace, non mi dà alcun fastidio.
"Sono qui. Sempre" le dico abbracciandola.
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