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118: Concetti, colori e parole gentili

Francesca's Pov
Ci sono momenti in cui ti senti sprofondare... momenti in cui inizi a precipitare in un pozzo senza fondo, forse senza acqua, niente. Cerchi qualche appiglio, ma non trovi niente, e continui a cadere, sempre più in basso, fino a perderti del tutto e a pensare che crollerai al suolo e non riuscirai più a tornare in superficie. Hai perso tutte le speranze quando, all'improvviso, senti qualcuno afferrare le tue mani e aiutarti a risalire, piano piano. Ti ritrovi accanto qualcuno che ti dice: "Ehi, ti aiuto io, vieni con me!", e ti aiuta a scalare quella specie di parete dalla quale stavi scivolando pochi secondi prima. E lui, (o lei), ti accompagna per mano, fino a ritornare in superficie, e non ti abbandona neanche dopo... ti sta accanto, ti vuole bene e tu ti fidi ad occhi chiusi di quella persona. Ti fidi, perché sai che quella persona non ti farà mai soffrire, almeno non facendolo di proposito. È questo che provo io adesso.
Mi sentivo sul punto di cadere da un precipizio a causa delle parole del dottore, del rischio di perdere l'unica parte oculare vera che ho, del sentirmi rinfacciare e strarinfacciare il fatto che non ci vedo, come se fossi una specie di criminale, come se non meritassi alcun riguardo.
Mi sono sentita sbagliata, inutile, di troppo. Mi sono sentita come se stessi per crollare, per perdere tutti coloro che amo, e tutto per delle parole non molto delicate.
Poi, di punto in bianco, ecco che arriva lui, mi abbraccia come se fossi davvero la sua bambina o, come dice lui, la sua "piccola Francesca", mi promette che farà di tutto per non farmi perdere l'occhio e mi fa ridere con poche, semplici parole.
""I tuoi occhi, veri o no, sono bellissimi"..."
Lui non ha detto esattamente questo, ma sono più o meno queste le parole che mi hanno fatta sorridere.
Lui è di fronte a me, sulla sedia che di solito viene messa accanto ai lettini degli ospedali. Per calmarmi del tutto lui ripete un gesto che fa spesso, scompigliandomi i capelli e scuotendoli con delicatezza. In questo modo si formano dei ghirigori di cui non conosco il significato, ma mi rilasso ogni volta che lui fa questo e me l'ha detto lui stesso appena due giorni fa...
""Ti piace molto fare così, vero?"
"Quanto a te rilassa quando lo faccio"..."
Siamo ancora così, fermi, lui muove solamente le mani tra i miei ricci scomposti, io resto al mio posto e gli lascio fare quello che vuole perché non mi dà per niente fastidio, anzi, mi fa star bene.
Improvvisamente, però, mi viene una curiosità.
"Di che colore hai gli occhi?" gli chiedo di punto in bianco.
Lui mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi prende le mani per poi dire: "Vorrei fartelo vedere."
"Immaginavo fossero belli... ma io non posso vederli." dico.
"Ma no piccola, che tenera che sei! Non intendevo dire proprio questo!"
"Non capisco... come faccio a vedere il colore dei tuoi occhi se..."
Mi blocco da sola, non è lui a fermarmi. Sono davvero imbarazzata, non so che fare.
""Guardare" e "Vedere" sono due cose diverse nonostante siano associate" dice mimando le virgolette con le dita, dettaglio che ho capito perché lui mi ha preso le mani e me l'ha fatto vedere. "Guardare è quello che sto facendo io adesso con te. Guardare negli occhi qualcuno o guardare a terra, per vedere se c'è un ostacolo. Per vedere basta un senso qualsiasi: l'udito, il tatto... le sensazioni. Ma, se ci pensi, dire: "Quella ragazza che non guarda" suona piuttosto male."
"È vero, ma non ho ancora capito bene che cosa vuoi fare."
"Ora ti faccio vedere, come ha fatto il tuo amico Chicco con Flam."
Sento un rumore di carta, poi qualcosa mi viene passato sulle guance. Qualcosa di liscio, molto liscio.
"Ora passati le dita sulle guance e poi sulla bocca." mi dice.
Faccio quello che mi dice e sento il sapore della cioccolata bianca, che poi è la mia preferita... ma, ora che ci penso...
"Hai scelto il cioccolato bianco, giusto?"
"Esatto... quindi?"
"Io so che la cioccolata è marrone... ma il bianco del latte mi fa pensare al... castano chiaro!"
"Quanto è furba la mia piccola! Sì, è questo il colore! Dai, ora prendila!" mi dice mettendomi tra le mani la tavoletta di cioccolata. "Questa in genere tira su di morale e a te serve, tesoro!"
A momenti me la faccio sfuggire di mano al suono di quella semplice parola.
Arrivo letteralmente ad inghiottirla e lo faccio perché sono totalmente in imbarazzo.
"Se vuoi andare in cortile magari ti faccio vedere un'altra cosa... ti va?"
"Ma... con la faccia in queste condizioni come faccio ad uscire?" chiedo.
Ho appena il tempo di finire la frase poiché sento i nostri volti sfiorarsi.
Lui mi pulisce il viso con un fazzoletto, poi vi lascia dei piccoli baci e dato che qualche giorno fa mi ha detto una cosa davvero stupenda tremo leggermente all'idea di non riuscire a rispondere a qualunque cosa lui mi dirà. Divento rossa e lui se ne accorge, prima di tutto perché credo mi stia guardando, e poi perché io e lui siamo ancora viso contro viso ed io ho la pelle in fiamme.
"Sei dolcissima quando fai così." mi dice.
"Vorrei fartelo anch'io un complimento, ma ho paura che mi venga male." gli dico di punto in bianco. "Che faccio, te lo dico?"
"Ormai l'hai aperto il discorso, quindi provaci, tanto so che qualunque cosa tu mi dica mi piacerà." mi dice sorridendo con dolcezza.
"Cinque secondi fa... tu mi hai detto che sono dolce quando divento rossa... tu invece con me lo sei sempre." dico tutto d'un fiato per togliermi da questo imbarazzo. "Cioè, non dico che con gli altri non..."
Sento le sue mani afferrare le mie, mi attira a sé e mi lascia un bacio sulla guancia. Ho la tachicardia, il mio cuore parte in quarta e mi sento leggera... mi sento bene!
"Ho capito cosa vuoi dire, stai tranquilla. Ti è riuscito alla grande ed è stato un pensiero davvero dolce, come la tua faccia."
Non saprei dire se intenda la mia espressione, la pelle di per sé, ma sorrido.
Ultimamente, escludendo i momenti di dolore, non faccio altro, e questo da quando ci siamo rivisti. Forse per questo lui è stato così gentile da farmi notare che sembravo molto... radiosa! Ecco, radiosa, come mi ha detto lui...
""Wow! Ma come siamo radiose questa mattina"!"
"Dovresti aver finito con le visite per oggi, vero?" chiede.
"Dovrei... Sì, dovrei aver finito" rispondo timidamente.
Beh, come se fosse una novità!
Ah... benedetta voce interiore!
"Ti fidi?" mi chiede.
"E come potrei non fidarmi di te?" gli chiedo.
Lui mi sorride, poi mi prende la mano e mi porta in cortile mentre io ho un sorriso dipinto in faccia e mi sento un'idiota.
Ma... la verità? Mi sento bene... un'idiota felice!
"Attenta." mi dice di colpo, stringendomi il braccio dato che mi sono assorta per la seconda volta nei miei pensieri.
Lo scalino del cortile è un po' rotto a quanto pare, infatti di punto in bianco mi sbilancio e tiro un sospiro di sollievo quando mi sento stringere di nuovo il braccio e riesco a riacquistare un equilibrio più o meno stabile, per quanto il mio naturale senso dell'equilibrio me lo permetta.
"Stai bene?" mi chiede Daniel.
"Sì, tranquillo, sto bene... grazie."
"Accidenti, sei proprio fissata con questa parola!"
"Meglio con questa che con altro, ti pare?"
"Su questo puoi essere sicura!"
Ci fermiamo di colpo e lui mi dice: "Dovresti inginocchiarti, altrimenti come farai a vedere il prossimo colore?"
Faccio come mi dice. Lui porta le mie mani verso il basso e io tocco l'erba.
"È verde!" esclamo felice.
Sembro una bambina, ma non m'importa. Sono davvero felice!
"Verde!" mi ripete lui, dandomi la conferma e aiutandomi a rialzarmi.
"Wow! E... adesso?" chiedo.
Lui si mette alle mie spalle, mi solleva il mento e mi fa girare leggermente il viso verso sinistra.
"Cosa senti?" mi chiede.
"Il Sole..." rispondo con il viso che mi s'illumina nel pronunciare quelle parole.
"Lo sai come ci sembra agli occhi di giorno? Ce l'hai un'idea?"
"Giallo, da quanto mi hanno detto" rispondo.
"La sera, invece, diventa come la tua faccia quando ti si dice una cosa bella o credi di aver fatto una brutta figura."
Sorrido pensando a quante volte sono arrossita in due giorni... anzi, in un anno intero, da quando lo conosco, da quando ho ricevuto il mio primo bacio... dal rossore sul viso per la febbre a quello per le cose stupende che lui continua a dirmi, facendomi sentire davvero come se fossi una principessa.
"Quel colore lo conosco bene... ci sto avendo a che fare tutti i giorni!" dico.
Mentre parlo rido e so che lui mi sta guardando. Non so come né perché, ma so che lui mi sta guardando.
"Ti porterei a vedere il Mare, so bene quanto ti manca, ma non ti fanno uscire da qui, purtroppo." dice all'improvviso.
"Non fa niente. Per ora mi accontento della fontana, poi magari andrò a vederlo quando starò meglio..."
Lui mi attira a sé e mi stringe forte, come se avessi detto la cosa più bella del mondo. Rimango stupita da quel gesto, ma non per questo non ricambio.
"Mi fa piacere sentirti dire: "Quando starò meglio". Anche se io credo che tu starai bene."
"Ovvio! Ce la metterò tutta... ma prima di star bene del tutto dovrei sentirmi meglio, non credi?" gli chiedo ridendo.
"Questo è poco ma sicuro, scricciolo" dice lui, e io mi convinco definitivamente del fatto che per lui sono un po' piccola, altrimenti i diminutivi non sarebbero quelli che vanno per la maggiore. E poi uno scricciolo è qualcuno di corporatura minuta o magra... almeno credo. Ma non mi dispiace. Lui mi può chiamare come vuole, mi basta che mi faccia capire che parla con me e siamo a cavallo.
Addirittura Francé, che per me è indice di rabbia o problemi, detto da lui non mi dispiace.
"Grazie mille!"
"Why do you say this thing?" ["Perché dici questa cosa?"]
Si mette a fare l'americano, adesso?
"Ehm... ho davanti sempre un ragazzo che porta il nome di Daniel Bernardi?"
"Chi sarebbe?" chiede lui, sempre con quello strano accento inglese.
Spalanco gli occhi di colpo e faccio un salto indietro per la sorpresa, rischiando di andare a sbattere contro qualcosa.
"Ehm... allora chi sei, come mi conosci?"
"Forse ho capito di chi parli, ma io sono il suo Sosia" mi dice.
"Il suo... che? Il Sosia?"
Oddio, non ci capisco più niente!
"Piacere, Alexander."
"Oddio, scusami tanto" gli dico stringendogli la mano. Ma cavolo, stesso tocco, stessa voce, io come faccio?
"Ehi piccola... non ti agitare, stavo solo scherzando!" mi dice di punto in bianco.
Scoppio a ridere e torno a gettarmi tra le sue braccia.
"Ti viene bene l'accento americano!" gli dico.
"Davvero? Beh, allora proviamo con il tuo preferito!"
"Che?"
"El español. Por ejemplo... mi amor, que carita linda que tienes!" ["Lo spagnolo! Per esempio... amore mio, che bel faccino che hai!"]
"Quieres que me ponga roja como un tomate?" ["Vuoi che diventi rossa come un pomodoro?"]
"Siempre eres maravillosa." ["Sei sempre meravigliosa."]
Okay. Tra poco svengo, giuro!
"Hai mai pensato di scrivertele tutte le cose che mi dici?"
"Perché?"
"Perché... sono molto... belle" balbetto. "Tipo la descrizione che hai fatto ieri."
"Veniva dal cuore, piccola."
"Ti conosco, lo so che veniva dal cuore."
"Ed è stata soddisfacente?"
"Sì... perché molti dei dettagli di cui mi parlavi non li conoscevo..."
"Per esempio?"
"Beh... l-la... pelle di seta o le labbra rosse e carnose, gli occhi espressivi... o anche la... parte finale..."
La cosiddetta "parte finale" non ho la forza di ripeterla... non ho nemmeno saputo rispondere!
Per tutta risposta lui mi regala un sorriso.
Arrossisco per l'ennesima volta in questi giorni e cavolo, vorrei saper fare qualcosa in più di arrossire o sorridere come un'ebete. Parlare, ad esempio.
"Ho capito di che parli. Dai, ora vieni che torniamo dentro" dice prendendomi per mano.
Credo che lui abbia capito che sono un po' imbarazzata. Lui sa sempre cosa dirmi, come e quando dirmelo, e lo stesso vale per le cose da fare.
"Mi dici come fai a capirmi sempre?" chiedo.
"Non ci vuole tanto. Sei trasparente." mi risponde lui sfiorandomi una guancia e iniziando a formare dei cerchietti su di essa.
E, cavolo, amo questo contatto!
Ricordo quel giorno in cui c'eravamo soltanto noi due su una spiaggia e io gli avevo raccontato un mio incubo. Poco dopo, per scaldarmi le guance, lui aveva iniziato a toccarle piano, muovendo le palme delle mani su e giù, e il contatto mi era piaciuto eccome!
"Piccola... ricordati sempre che tu non puoi guardare, ma puoi vedere, e sai come fare se ne hai voglia."
Lo so che posso vedere. Lo so, grazie a te, ma non ho il coraggio di dirtelo, perché sono troppo timida per farlo, ma spero che tu riesca a leggerlo nei miei occhi, come fai ogni volta, con ogni mia emozione, con ogni sorriso, lacrima o espressione.

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