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101: Incubi ricorrenti e presentimenti

Francesca's Pov
Sono passate già due settimane. Luglio è appena terminato e lui (capiamoci) è dovuto partire, insieme al mese.
Beh, lui è partito prima, a dire la verità.
Durante questo periodo ho avuto soltanto incubi ed ogni mattina mi sveglio terrorizzata. Le mie notti, invece... sono a dir poco orribili! Ho il terrore di addormentarmi, i pensieri mi perseguitano e gli incubi non sono da meno. Ma che cosa mi succede?
Questa mattina è stata ancora la stessa storia. Ho sognato dei bambini che venivano maltrattati e io ero legata e non potevo fare nulla per aiutarli. La donna che li trattava male aveva il volto coperto, credo da una maschera, almeno a giudicare dalla voce, ma io l'ho riconosciuta lo stesso. Era la donna che mi ha fatto innalzare un muro di granito riguardo alcune cose, la donna che mi ha rovinato la vita. Qâella denna che io non nominerò. Mai!
Anzi, forse la nominerò, perché porta lo stesso nome di una persona che conosco: il fratellino di Giada! Si chiama Gabriella!
"NO, NO, NO!" grido per poi ritrovarmi sul pavimento.
Sento qualcuno tirarmi su e due braccia stringermi forte ad un petto robusto.
"Ehi!" mi sento chiamare da una voce familiare.
Ashton? Ma che cosa ci fa qui?
"Ash" sussurro.
"Allora, che ti è successo, meravigliosa creatura?" mi chiede Ashton.
"Un i-incubo... l'en-nesi-mo in due settimane!"
"Da quando sei entrata in quel commissariato, è così?" chiede ancora il ragazzo che è di fronte a me e mi tiene stretta tra le sue braccia. "Sei rimasta bloccata a quel giorno?"
Annuisco contro il suo petto e cerco di tranquillizzarmi. Inutile dire che non mi serve a niente.
"Piccola, cerca di stare calma" mi dice Ashton con un sorriso.
Un sorriso che però si spegne appena la sua testa si abbassa e il mio viso viene sollevato.
Deduco che abbia visto un'espressione triste sul mio viso.
Faccio un respiro profondo e finalmente mi tranquillizzo. Sento gli occhi del mio amico bruciarmi addosso e per questo abbasso subito la testa.
"Perché non ne parli con lui?" chiede Ashton.
Capisco subito chi è "lui" e, con una nota di tristezza nella voce rispondo: "No, non voglio parlargliene... lo farei preoccupare, lui è lontano e non lo lasciano più tornare, perché il personale è pochissimo... ed i giorni liberi che aveva a disposizione ora sono finiti, lo capisci? E poi perché... perché io dovrei farlo venire qui? Lui non potrebbe fare nulla, perché devo distruggere i miei demoni!"
"E perché i tuoi demoni sono dentro di te... non dentro di lui. È questo che vuoi dirmi?"
"Sì... e poi... ho un terribile presentimento!"
Finisco appena di dirlo poiché qualcuno mi chiama al cellulare. Afferro il telefono e la macchinetta e il nome: "Luke" mi fa ghiacciare il sangue. Che gli sia successo qualcosa di grave? Dio mio!
"Pronto?"
"Francesca... è molto urgente!"
"Perché hai quella voce? Ti è successo qualcosa?"
"Ho bisogno che tu venga qui."
"Ma non so dove sei!"
Lui mi dà l'indirizzo del luogo in cui si trova adesso ed io mi ci dirigo subito. Sento dei gemiti e riconosco la voce della persona che se li sta lasciando sfuggire: Luke!
M'inginocchio accanto a lui e tendo le mani verso il suo viso, sfiorandolo piano.
"Luke! Ma che ti hanno fatto?"
Sento il sangue sotto le dita e rabbrividisco. Devono averlo picchiato forte!
"Luke parlami!"
"Francesca..." sussurra Luke. "Samuele ha preso Matilde!"
"Samuele cosa?"
Mi avvicino a lui per curargli le ferite e capisco perché quell'angoscia mi tormentava da tanto tempo.
"Era con te?" gli chiedo.
"Sì, io e Mati eravamo insieme quando Samuele è venuto a portarsela via."
"Com'è andata?"
"Lui l'ha presa per un braccio, stringeva forte la presa, e poi io ero talmente fuoposo che l'ho colpito..."
"E lui ha reagito e ti ha distrutto, vero? È andata così, Luke?" chiedo.
"Sì." risponde.
Peccato che sembri pentirsene solo un secondo dopo.
"Ahi!" sussurra portandosi le mani alla bocca.
Lo so per certo per il modo in cui parla.
"Luke... Forse io so dove quel maledetto tiene mia cugina" gli dico, "però ora tu stai calmo!"
Lo aiuto ad appoggiarsi a me e lo accompagno a casa sua, sapendo dove vive. Michael e Calum mi aiutano a portarlo dentro.
"Ma che cosa ti è successo?" lo interroga subito Michael.
"Samuele... sta seguendo un corso di pugilato e visto che non aveva un sacco a portata di mano ha deciso di sfogarsi con me" risponde Luke.
Nonostante la battuta la situazione non è adatta per farvisi su una bella risata.
"Ragazzi, io... io devo andare" dico con un filo di voce.
"Sei impazzita? Se lui ha preso tua cugina potrebbe sequestrare anche te!" salta su Luke.
"Hanno sequestrato Matilde?" domanda Ashton.
Dev'essere appena arrivato, di sicuro non è venuto con me.
"Ragazzi, non abbiamo tempo!" dico girandomi e dirigendomi verso la porta.
Non conosco benissimo casa loro, quindi cammino anche là con il mio occhio a rotelle per non andare continuamente a sbattere.
Caro angioletto custode, Tu che mi proteggi sempre, non abbandonarmi ora che ho più bisogno di te... ora che mia cugina Matilde ha più bisogno di te!
Continuo a camminare con il cuore in trepidazione e le grida di una piccola me nelle orecchie. O, ancora, quelle di una me più grande, di poco meno di un anno fa. Ricordo che Samuele mi ha sbattuta al muro e non so quali intenzioni avesse, ma giuro che non ho mai avuto così tanta paura e provato tanta rabbia in tutta la mia vita!
Ricordo un'occasione in cui quel ragazzo mi ha umiliata!
""Ma che bella bambina!" tornò a schernirmi.
"Samuele... per favore, non farmi del male!"
"Ma no! Non ti farò nulla, mia piccola cieca!"
Provai rabbia per il modo in cui mi aveva chiamata. Ma chi si credeva di essere? Chi?
"Vieni, siediti qui, piccolina" disse prendendo il mio braccio per poi farmi sedere a forza su di una sedia di plastica.
Iniziai a tremare e sentii dei latrati. Il mio cuore balzava nel mio petto e quando i miei polsi furono legati da un laccio iniziai a gridare.
Un pezzetto di scotch mi fu applicato alla bocca ed iniziai a morderlo, ma poi sentii dei corpi afferrarmi le caviglie e a quel punto iniziai ad agitarmi sulla sedia. Oltre a questo mi arrivò un secchio d'acqua gelida dritto in testa.
Morsi lo scotch e ricominciai a gridare come una matta. Proprio in quel momento arrivò la maestra e Samuele disse: "Le giuro che non ho fatto niente, signora! Stavamo parlando quando lei si è legata le mani e ha chiamato i cani! Dico davvero!"
"So bene com'è questa mocciosa" disse la maestra. "E tu... vieni subito con me"!"
Mi risveglio da quel flashback, accorgendomi di essere arrivata accanto alla porticina dello scantinato che dà accesso alla casa e che Samuele non chiude mai.
Mi avvicino ad essa, m'inginocchio e vi appoggio contro l'orecchio...

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